giovedì 29 aprile 2010

DOMANI NON SARA' COSI'

A volte mi dimentico, lo ammetto, mi dimentico di non sprecare il mio tempo, me ne sto ore a pensare cose completamente inutili , a voler raggiungere obiettivi che non riguardano il pulsare della mia anima, ma che riguardano, invece, piccole diatribe meschine come quella di voler convincere gli altri della bontà delle mie idee, come quella di poter concludere un compito ambizioso. A volte sto lì a spiegare, a disquisire, ad almanaccare su questioni da fare su come lavorarci su, su come trovarne le soluzioni. Mi ritrovo lì a fine giornata con una oscura sensazione d'averla consumata lasciandomi galleggiare su un involucro oltre al quale c'è ciò che conta, insomma la vita da intendere. La mia dimensione più profonda. Mi sto allontanando, mi sto allontanando dal punto fondante della mia esistenza. E mi dico: " Domani non sarà così, domani mi occuperò di me, andrò a fondo di me, comincerò a trovarmi." Ma l'indomani ugualmente il tempo scorre su piccole incombenze, sulle personali rivendicazioni, su posizioni ostinate, su visioni ossessive. Su DISCUSSIONI ACCALORATE..
EPPURE, LO SO, la vita non è lì, la vita non ha traguardi sociali.La vita non vuole raggiungere il successo.
La vita si dispiega nella rivelazione della propria anima, nell'individuazione del proprio desiderio che è progetto , che è nutrimento del proprio spirito , che è la spinta a muoversi sentendosi all'unisono col respiro ed il battito del cuore. Ma domani, non sarà così. Domani mi occuperò di me, andrò fino in fondo di me e comincerò a trovarmi.

mercoledì 28 aprile 2010

IL MONDO CHE C'E'

Amo il silenzio. Amo il silenzio che vuole opporsi al cumulo di costruzioni dei fatti. Perchè la parola descrive il mondo e nello stesso tempo lo determina, lo limita e lo ri - inventa oltre il fatto che avviene. . Ciò che accade diventa il suono dell'interpretazione che lo descrive: non è più ciò che è. Informare spesso significa costruire il senso dell'accadimento. Perchè oltre il racconto ci deve essere l'ascolto, l'attenzione, la necessità di abbandonare l'opinione e di guardare al fatto e non al senso che mi ispira e mi realizza.
Persino il nostro dolore non è che l'espressione della parola che lo quantifica, l'identità che sovrasta la nostra impotenza. E' il protagonista della trasfigurazione di ciò che immagino che sia il senso dei fatti. Non è mai accaduto d'avere sofferto per un amore immaginato? Un amore che col tempo si era rivelato un perfetto bluff. Smettila di raccontarti la vita.
Invece attendi. Invece rimani a guardare le cose. Invece cedi al silenzio del mondo che si muove all'unisono con il tuo palpito corporale.
Oltre la visione del mondo è proprio lì che il mondo è.

martedì 27 aprile 2010

SE NON PARLI NON VINCI

Dunque parliamo: Non ci facciamo mancare le parole in una rincorsa crescente di termini e etimologie senza limiti. Le parole ci forgiano e ci fanno spazio come macheti taglienti IN una vegetazione rigogliosa di silenzi. Dunque diciamo. Diciamo , convinti di trasmettere il senso che abbiamo dato al suono confuso delle nostre idee fattesi voce , trasformatesi in richiami imperiosi che vogliono sedurre in un incontro che non sarà deciso dalla parola. Ma quale senso andiamo svelando se non la nostra realtà interpretata dal bisogno e dal sogno che ci abita?
Non mi convinci, no. Non mi convinci. Smettila di parlare. Quale effetto può germogliare da un mondo trasceso e il cui codice mi è ignoto? Non c'è scambio , quindi, se non nel silenzio che ne è il suo reale aspetto fondante. La parola sacrifica il mondo che può svelarsi a se stesso quando non viene definito. Mi affido al silenzio.

domenica 25 aprile 2010

PER CHI SUONA LA CAMPANA


E' così: non esiste il deus ex machina, non esiste colui che tutto può e che tutto risolve. Esiste il controllo sociale, l'impegno della politica, il lavoro costante nel territorio. Esiste un gioco di squadra unitario e sinergico. Questa deve essere l'ottica per la rinascita di un paese.
Ricordiamoci: ci sono le istituzioni, i suoi fedeli servitori , l'attenzione costante alla cittadinanza, il servizio svolto in comunione, l'incoraggiamento che ispira l'alleanza di idee e di programmi, la condivisione di intenti.
Siamo stati abituati a figure alle quali si attribuivano ruoli da protagonisti nella soluzione dei nostri problemi, e nello stesso tempo siamo già stati abituati alla conseguente scomparsa di queste meteore nei cieli della politica valenzana. E' capitato per le elezioni della Provincia con Stefania Novello del PD ( che non si è mai più interessata delle vicende valenzane appena abbandonata la speranza di essere eletta in Provincia) ed ora si replica la stesso modello comportamentale al dì seguente delle elezioni comunali.
Alla commemorazione della liberazione dell'Italia dai nazifascisti svoltasi a Valenza vi è stata una singolare defezione da parte di chi per un mese circa aveva continuamente ribadito la sua grande devozione alla città e la sua volontà di lavorare per essa. Ora alla prima occasione già mostra di abbandonare il campo. Ma questo è solo un particolare di cui personalmente non mi sono stupita più di tanto e che sicuramente non ha condizionato la buona riuscita dell'evento.
Questo ci faccia capire che chi si offre quale unica persona in grado di risollevare le sorti di un paese commette un errore di valutazione determinante.
Chi può aiutare un popolo ad uscire dalla crisi non può essere che il popolo stesso , non possono essere che le idee condivise e attuate in cooperazione concertata e armonica., non possono essere che le assunzioni di responsabilità di una squadra che abbia come unico obiettivo il benessere dello Stato e non la fotogenia di un leader.
Non vi sarà la manna che verrà giù dal cielo, nè un gigante buono che lavorerà per noi e ci toglierà dalla melma dove siamo sprofondati. Non dobbiamo allontanarci dal territorio, dalla comunità, dalle voci che lo abitano, dalle speranze che lo visitano.

La vita non è una promessa, ma una forza motrice che necessita di impulsi , di spinte dinamiche e di un progetto concertato. Nessuno farà il tuo lavoro. Non ti resta che partecipare. E chi se ne va , tanti saluti, ma per il futuro, per favore, risparmiateci almeno lo strazio delle dichiarazioni di amore incondizionato per la città!
Ho l'animo sensibile ed anche, diciamolo, un po' scoglionato.

sabato 24 aprile 2010

I 365 GIORNI DELLA LIBERAZIONE D'ITALIA


Che festa è il 25 aprile? Inanzitutto dobbiamo ricordare che il 25 aprile 1945 fu una data scelta per commemorare la liberazione dell'Italia dall'occupazione tedesca . Fu scelta quella data perchè proprio in quel giorno molte città dell'Italia settentrionale furono liberate. ( Milano, Torino, Brescia)

Per quanto a questa festa sia stata ATTRIBUITA una connotazione di partito e di settore, lo SPIRITO , che l'aveva mossa inizialmente, era legato ad un grande momento di unità tra tutte quelle forze sociali che si erano riunite nel Comitato di Liberazione Nazionale e che poi scrissero insieme la costituzione: comunisti, socialisti, cattolici, liberali e rappresentanti del partito di azione, tanti combattenti e cittadini comuni.

In questi anni si è voluto dare una identità politica ad una commemorazione nazionale.

Infatti, una parte della sfera politica, perdendo visibilità e pure a volte credibilità, ha iniziato a muoversi in questo giorno con un sentimento di orgoglio storico e di forte desiderio identitario, rivendicando i diritti di una proprietà esclusiva per quella che deve essere invece una festa di tutti, una festa scevra da ogni tensione politica, da ogni posizione elitaria che la nostra nazione non merita in questo periodo di crisi profonda.

Invece di disquisire su quale tipo di canzone debba far da colonna sonora alla commemorazione, sulle dinamiche da non modificare del cerimoniale tradizionale , cerchiamo di capire perchè a questa festa i ragazzi non si avvicinano, perchè la gente comune la diserta perchè coloro che vi partecipa sono sempre quelli del settore delle associazioni ed i rappresentanti delle Istituzioni. Chiediamoci perchè questo momento non è sentito dalla comunità. Perchè l'ANPI che pure vive nel territorio è un 'associazione quasi sconosciuta alla comunità e che si relaziona raramente con essa nella vita di tutti i giorni.

Il 25 aprile del 1945 è il giorno che si vuole fissare per conservare intatto il senso dell'unità della nazione intesa come comunione di intenti e di progetti di un popolo. Eppure attualmente il 25 aprile sembra diventato un momento per sottolineare le differenze ed i contrasti anzichè rafforzare le passioni e le speranze comuni.

Perchè noi tutti si possa davvero riavvicinarci al giorno della liberazione, questi non deve essere vissuto solo in quel giorno, ma deve essere il traguardo di un percorso di recupero del senso di fedeltà allo Stato, alle sue Istituzioni, di rispetto per il suo popolo, di salvaguardia della democrazia e della libertà così duramente difesa e faticosamente conquistata. Non si raggiuge un obiettivo così ambizioso in un solo giorno, tramite un'orazione nostalgica di quegli anni eroici, ma è un processo a cui siamo chiamati ogni giorno, su cui gli educatori, gli insegnanti, le istituzioni, devono porre un'occhio di riguardo durante tutto l'anno per giungere al 25 aprile come fosse il risultato finale di una applicazione laboriosa avvenuta attraverso l'educazione alla giustizia ed al rispetto delle Leggi. Solo con questo atteggiamento di dedizione costante allo Stato e di riconoscimento del diritto di ogni cittadino di considerarsi un uomo libero, solo in questo modo, allora, avrà senso giungere tutti insieme a festeggiare una giornata trasformata in un ovazione alla pace anzichè al ricordo, alla felicità anzichè al dolore, alla libertà comune anzichè alle differenze che ci dividono.

I giovani non si interessano della festa perchè non hanno bisogno di ulteriori momenti di dissidio, nè comprendono la natura nostalgica di un giorno ormai vissuto e ricordato dai pochi superstiti di un tempo lontano. Dunque usufruiamo di questa occasione per promuovere ogni giorno il valore della democrazia e della partecipazione attiva attraverso la passione e la forza eroica dei nostri concittadini degli anni 40. Festeggiamo quel giorno attraverso un impegno costante per la pace e la serenità del nostro popolo.

giovedì 22 aprile 2010

I MESSI IN PIEGA


E' così: il tempo incombe, la primavera fiorisce lungo il Po, la nuova Giunta comunale si sta insediando, abbiamo lasciato alle spalle antiche diatribe politiche (relegando nel dimenticatoio molti sgradevoli personaggi) e tutto prosegue nell'armonia generale . Anch'io vivo la mia giornata seguendo i ritmi ormai acquisiti durante tutti questi anni: divisa tra lavoro, figli , marito , blog e svago insomma tutto nella norma. La mattina, dunque, vado a timbrare poi entro in ufficio e così via. Nel locale dove è posta la timbratrice si trova la sede dei nostri messi e, più precisamente il centro di smistamento delle loro attività che qui di seguito elencherò:

1) distribuire le pratiche e la posta agli uffici di riferimento.
Punto.
Eppure anche per questo, spesso , sembrano avere delle reticenze, non so come definirle, delle difficoltà morfologico/cerebrali, dei dubbi amletici, delle angustie organiche, insomma: delle perplessità; per cui molto spesso si appostano vicino alla timbratrice con la pratica in questione tra le mani ed appena passa il malcapitato impiegato referente per timbrare ecco che scendono in picchiata su di lui come falchi predatori e si rivolgono al malcapitato in tal guisa: " Già che vai nel tuo ufficio ti do questa pratica da portare"
Ora, personalmente quando vado a timbrare sono sempre disordinatamente carica di orpelli di ogni genere: dal pc portatile, alla macchina fotografica, i testi scritti a casa, il cellulare, le chiavi dell'ufficio, gli occhiali da vista, la sciarpetta ormai inutile ed altre cose ancora, tutte rigorosamente in mano.
In queste condizioni ti passo davanti ai messi col mio cartellino da timbrare sperando di non essere invitata a raccogliere ulteriore bagaglio: la speranza risulta subito delusa, la solerzia dei messi , (che spesso viene meno) in questo caso non si fa sorprendere ma risulta viva e vigile per l'occasione. Ecco che un messo mi ferma con la fatidica offerta: " Già che vai in ufficio puoi portare le tue pratiche"
Fulminata sulla strada di Damasco , ormai senza più l'illusione di sfuggire all'evento, mi volto verso di lui a braccia aperte mostrando il mio carico già oneroso: " sono già stra - carica, mi dispiace. " e vado nel mio ufficio.
Di lì a qualche ora ecco che intravedo con la coda dell'occhio il mio interlocutore che si aggira all''interno del palazzo, ma ahimè senza portarsi appresso la pratica da consegnare. Mi chiedo per un breve istante il significato di questa defezione, ma poi faccio spallucce: perchè arrovellarsi il cervello su questioni irrisolvibili? Per un attimo, però avrei voluto trasformarmi da splendida squaw dai capelli d'oro in Ministro della Funzione Pubblica , ma è stato solo un istante di TRASOGNATA FOLLIA.

martedì 20 aprile 2010

L'AMORE CHE TRADISCE

Mi sono ascoltata in una conversazione in cui dibattevo vivacemente di politica e società. Avevo un tono così accorato e passionale che ho avuto compassione di me cioè di questa persona distante e sconosciuta che stava percorrendo un momento ormai consumato e quindi inutilmente sanguinante.
Tutto era risolto. Non aveva più senso il mio smarrimento animoso, il mio coinvolgimento tenebroso. Ero oltre il sentimento che mi aveva chiamato al patimento ed allo struggimento. Non ero più io. Ero un 'altra. Perchè ciò che siamo è tempo che si svolge e si realizza nella trasfigurazione dell'istante. Noi siamo un movimento che diventa ciò che è mentre continuamente si trasforma e si evolve. Noi non attraversiamo il sentiero: noi siamo il sentiero che si struttura durante il percorso che intraprendiamo di attimo in attimo.
La mia voce registrata mi è estranea . Cosa stavo dicendo? Quale ardore mi ha mosso? Quale interpretazione del mio palpito oscuro? Avevo sofferto, dunque? o ero stata rapita da un'idea? dalla opinione su una realtà immaginata, ma irriconoscibile, sfiorita, sgretolata dal tempo e dal cammino? Che brutta voce ed arcigna, e prepotente e suadente e tesa alla seduzione alla volontà di imporsi di esserci, di lasciare un segno su una strada che diventava altro , che si dileguava come ladro furtivo, come progetto plasmato su una realtà già abbandonata.
Potrei disamorarmi di me e tradirmi con un' altra . Lo sto già facendo.
Ma durerà?


giovedì 15 aprile 2010

IL MIO CORPO E BASTA.

E' successa questa cosa : in questi giorni ho indossato una bellissima maglia dallo stile molto particolare, infatti scivola lungo la schiena e lascia scoperte le spalle. Bel modello, direte voi. Ma a causa di questo suo lasciarmi libere le spalle , da due giorni, sono stata colpita da un forte male al collo . Non posso più muovermi come vorrei: ogni movimento del capo mi causa forti dolori. E' così che ho pensato:

" Ma come osa questo dolore giungere a modificare l'idea che ho di me e delle mie possibilità? "


Dunque il mio corpo non mi appartiene, è soggetto ad ordini e limitazioni che non sono io a dettare. Allo stesso tempo, questo corpo che mi compie con certezza E mi fa essere ciò che sono, diventa una cosa ancora diversa dall'organismo che pulsa autonomamente nel tempo, perchè è ESPRESSIONE della mia anima ed è quindi, l'esistenza che promuovo. Questo mi permette di essere nel mio corpo ed essere questo interamente e senza ombra di dubbio.


Ma allora cos'è questo male al collo lacerante che non mi lascia e che dimora in me anche se non l'ho chiamato e non lo voglio? Eppure non posso scacciarlo, ma anzi devo lasciare ad esso un posto all'interno di me, nel mio corpo e tra i miei pensieri permettendo che questi si modifichino in relazione a ciò che il mio corpo sente, ma che non mi appartiene e non si sviluppa nella mia anima pur modificandola.


I miei pensieri, dunque, subiscono una evoluzione non voluta. Prestano attenzione ad ogni fitta clandestina che mi significa e costruisce il mio tempo. Dunque chi sono io realmente se sono un corpo non governato da me, ma soggetto ad influenze e destini imprescindibili da ogni volontà dell'anima? Dunque cos'è questo involucro che mi fa esistere e senza il quale la mia anima non crescerebbe pulsante e appassionata e dolce e amorevole ? Ossia che fa di me ciò che chiamo il mio esistere che è poi tutto ciò che sono io. Il mio corpo e basta.

mercoledì 14 aprile 2010

SIAMO NATI PER NASCERE

Quando abbandonerai il villaggio dei padri per nascere veramente?
Pablo Neruda ha scritto: " E' per nascere che siamo nati"
E' vero che la tua individualità danza tra le cose infinite in un vortice senza indirizzo in cui nessun elemento ha la priorità , ma proprio in questo senso comune alla fine dovremo imparare a conoscere la nostra condizione. Non essere prudente, perchè non sarà nei confini tranquilli della tua anima che incontrerai ciò che questa è in grado di esprimere. Non è dunque necessario per te più che acquisire una conoscenza , imparare a pensare ciò che conosci? La sofferenza non deve trovare il senso, ma deve dipanarsi nella tua coscienza fino a confondere la sua virulenza nella dimensione della morte che ti appartiene, che tu lo voglia o no.

Non fare economia della tua inquietudine, ma scioglila dalle catene e incoraggiala a perlustrare il bosco fitto della tua anima. Non hai scelta, comunque. Colui al quale sfuggirai ora, domani ti verrà a cercare . Non avrai scampo dovunque. La tua vita ha la meta già a te destinata : ti è solo data la possibilità di sperimentare il percorso per raggiungerla. Il tuo dolore non è che il segno di una iniziazione a cui sei stato chiamato , a cui il tuo cuore ha già risposto.

La foto è di Michele Mariani

venerdì 9 aprile 2010

LISTA SIEPE : SE A TAVOLA TI PASSANO IL SALE



Ho voluto, in questo momento della mia vita , pensare a qualcosa di grande. O meglio: ho voluto immaginare, come John Lennon , un mondo migliore in una città migliore. Ma più che immaginare , ma più che sognare , ho voluto programmare una città quasi perfetta con la presunzione che attraverso l'individuazione di progetti scevri da tutti i giochi speculativi che li frenassero e liberi da condizionamenti ideologici che li appesantissero, si potesse, alfine, giungere ad una visione comune di interventi e di iniziative dirette alla città.
Novello Platone, mi arrogavo il diritto di rendere l'idea, anzi, il sogno, una speranza di tutti, una realtà condivisa.
Ma oltre questo non ho pensato che c'è poi l'essere umano che deve rendere attuativo ciò che è stato ideato ed allora devono intervenire quei precisi fattori come : la passione, l'onestà , la capacità, l'etica profonda e insita nelle azioni e nella determinazione del passo.
Il percorso è giunto al termine. Era già terminato il 29 marzo, per me.
L'ex candidato sindaco della lista " Valenza , la tua città" ormai escluso dalla competizione, Settimio Siepe, ( malgrado non sia riuscito neppure ad ottenere l'apparentamento ufficiale) domani ( sto scrivendo a notte inoltrata) farà un comunicato ai giornali sulla sua volontà di sostenere la signora Zavanone che pare si sia innamorata di alcuni stralci del programma da me stilato. Farà una dichiarazione anche sulla lista precisando non so il numero o chi della lista appoggia quanto e quando (anche se è chiaro a tutti noi partecipanti la lista quante e quali differenze sostanziali caratterizzano i componenti sia in relazione alla scelta di voto sia in relazione alla propria dedizione politica)
Non è certamente questo importante. Per quanto mi riguarda , dopo due giorni di grande abbattimento morale e di uno sconosciuto senso di svuotamento, sono riuscita a ritrovare il piacere che mi aveva spinto a lavorare per un progetto rivolto alla mia città ed ai miei cari concittadini.
Non devo pensare ad altro che al compimento di questo progetto gioioso e vitale pensato non per qualcuno in particolare, ma come risposta ad un richiamo profondo del giusto e del buono.
Ho avuto dei cattivi momenti . Qualcuno mi ha minacciato . Nel senso che, scontento delle mie dichiarazioni di privato cittadino, ha voluto approfittare del fatto che fossi una dipendente comunale per compiere intimidazioni al ruolo che ricoprivo e al servizio che svolgevo.
Qualcuno mi ha tradito. Qualcuno parlava mentendo e si smentiva parlando. Ho avuto dei momenti di grande sconforto.
Nello stesso tempo, quando penso di non aver solo spostato oggetti, spento luci o passato il sale in tavola, ma, invece, di avere sperato, elaborato, studiato la possibilità di una nuova partecipazione alla cosa pubblica e che, al di là di tutto, il progetto rimane fulgido ed attuabile come frutto rigoglioso, allora concentro la mia attenzione su questo aspetto e sul futuro. Un futuro diverso. . Migliore, insomma.