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martedì 2 settembre 2014

NON TOCCATE QUESTO CORPO !




Avevano accarezzato il tuo corpo interamente. Ricordi? 
Nei primi mesi di vita era un corpo meraviglioso. Lucente, roseo, morbido. 
Eri un corpo  nuovo. 
Di  velluto dorato. 
Liscio. 
Non c'era una parte di te, ossia del tuo corpo, che non fosse da mordere , accarezzare , baciare.
Perchè tu eri il corpo. Ma non lo sei stato per molto tempo. E' stato un tempo brevissimo dove le sensazioni erano il corpo . Il piacere, la gioia ed il dolore provenivano da lì dalla pelle leggera , densa , compatta . Sensibile. la pelle del tuo corpo.
Ne è passato di tempo da allora  ed ora tu non solo non sei più quel corpo, ma si rivolgono a te non più per coprirti  con buffetti leggeri il piccolo ventre, e le  gambe e le braccia , , ma per incontrare te  lontano dal tuo corpo ed a patto che  sia definito come si intende generalmente un corpo di uomo maturo, un po' sovrappeso, curvo , autorevole, certamente, ma estraneo alla voce ed al gesto,  fatto per essere ignorato , per disconoscerlo . Il corpo ora è solo   l'involucro che ti ricopre e che non ti rappresenta, da non toccare assolutamente.  
Nessuno ha memoria del tuo corpo. Tu stesso spesso te ne dimentichi. 
Gli altri se ne disinteressano. 
 Potresti essere una voce invisibile  e magari questo  va anche bene.   Va bene perchè ora il corpo da prendere in considerazione deve essere un corpo adatto a ciò che tu rappresenti , che non parla di te, proprio di te delle tue gioie e dei tuoi dolori, ma di quello che rimanda la tua immagine ed i tuoi anni. Più che mai se  sei una femmina il tuo corpo non ti  appartiene. Dolce, sinuoso, snello, delicato, procace. E' fatto d'altro ossia di attenzioni pelose, di espropriazioni segrete. Di voglie. Non tue , ma lo devono diventare. 
I desideri sono il corpo  se no, non esisti.
Ormai, tu, anziano, dicono, hai un corpo che cammina da solo. 
Nessuno trova " meraviglioso" il tuo gesto di procedere innanzi come bimbo tenero e corposo. Tutto avviene in te automaticamente. Il passo greve, il sospiro.  il piacere ignorato delle lenzuola nella pelle. Passi davanti allo specchio che rimanda solamente  il tempo che trascorre nell'attraversarlo , non te, ma la percezione fastidiosa di un corpo estraneo come un pulviscolo nell'occhio che ti impedisce di vedere davvero. Che ti impedisce la percezione di te come sei: perchè ti senti un'anima evanescente.
Non sei più corpo. Chi lo accarezza? chi lo sfiora ? 
Agiti le mani davanti al tuo corpo. 
Ed il gesto diviene un discorso convenzionale che disconosce il corpo ma lo muove.
E ti immagini di correre incontro ad altri corpi e coprirli di baci e carezze e di fondere la tua pelle solitaria con la pelle degli altri corpi perchè non siamo che questo  ( un corpo a corpo) e questo presto ci abbandonerà non permettendoci di sopravvivergli per quanto  facciamo finta di esserne separati.
Quanto  sono più saggi gli animali che si rotolano giocosi e feroci per toccare ed odorare e sentire tra peli e zampe la massa calda che è l'altro e riconoscerlo e mugolare con lingua e denti il nome dell'altro corpo per sconfiggere la morsa feroce del pensiero, lui sì evanescente ,lui sì, osceno e sconveniente perchè parla di morte e tu non lo sai!!

mercoledì 17 ottobre 2012

DIARIO DI BORDO










Lei aveva paura,


lo si leggeva in volto, negli appunti, nel suo diario di bordo,  era molto simile ad una nave incapace di attraccare, di fermarsi, di assestare la sua indomita marcia nel procelloso oceano del sentimento.

Sì, la paura la rendeva molto simile ad un gatto: si nascondeva, tendeva agguati, affilava le unghie, gonfiava il petto  ma era incapace di offendere.
 La sua specialità era difendersi: ergeva torri invisibili ma facilmente sormontabili da chi era abile a decifrare il suo segreto, quell’àncora che la rendeva unica: l’amara dolcezza del suo interloquire.



Era capace di scrivere le più entusiasmanti note – che sempre erano la traccia del suo misterioso vissuto – ma quando osava parlare si difendeva, si nascondeva, si celava dietro quella sua voce sottile e chiara che destava – in chi aveva l’ebbrezza di ascoltarla –  una inquietudine misteriosa.





Lei era come sospesa tra desiderio e repulsione: ogni cosa aveva in se'  il movente  per attrarre  ed il gesto che l'avrebbe  allontanata. Per sempre. 

Eppure  i suoi sensi erano la locomotiva del pensiero, lasciava spaziare in ogni dove ogni traccia di lui per averne percezione, per,  e qui usava un’espressione a lei molto familiare, averlo addosso.
Dove quell’averlo stava per custodirlo, preservarlo e possederlo. Il senso del possesso era il solo modo per fugare ogni dubbio, ogni tentennamento, ogni possibilità di rinuncia.
Aveva deciso, sì, aveva tagliato dalle fondamenta del suo pensiero ogni eventuale differimento.
E la paura iniziale – perché l’accompagnava in ogni decisione anche se lei era in grado di dissimularla meglio di un attore – ben presto lasciava il posto alla scrittura di quel romanzo che aveva iniziato a pubblicare a puntate nel suo segreto spazio planetario.
Cercava non il finale, ma il testimone, per dare al suo infinito racconto un’impronta, un’immagine che fosse la cifra di sé e del suo impeto che ondeggiava.