mercoledì 23 aprile 2008

bvook di frank





book di Francesco












































































































































































martedì 22 aprile 2008

Sono Intera



Oggi sono intera. Di nuovo intera. Uscivo spesso dall'ufficio come avessi perduto una battaglia determinante. Umiliata.
Sulla strada ho trovato i passi e la direzione. Andavo a timbrare. ebbene si. Volevo timbrare.
La piazza s'era appena illuminata del sole scomparso da giorni. Era una piazza sorpresa dal cielo azzurro, non più sommersa d'acqua. Ero intera. Ero con me, non mi lasciavo. Mi volevo. Mi seguivo passo passo come bimba da tutelare. Io ero fiduciosa. Mi sentivo protetta. Senza paura.

Arrivavo davanti alla timbratrice e venivo fermata da un tipo. Cominciava subito a parlarmi di lavoro. io lo ascoltavo commossa. Ero lì, lo ascoltavo. Ero presente. Ero di nuovo io . Non ci potevo credere. Sarebbe durato? sarebbe durata la mia presenza reale? il cuore all'unisono col mio respiro? La mia vita esistente nell'attimo, la mia vita senza ansia e trepidazione sempre alla ricerca dello scopo. Ma cosa? COSA cercavo mai?

Ho cominciato a rispondergli e volevo rispondere con tutto il buon senso che mi ispirava la situazione. con tutta la gratitudine che gli dovevo. Non avrebbe saputo che non ero mai stata lì, che avrebbe potuto non trovarmi in quel giubbotto azzurro in quei jeans anonimi e rassicuranti. Invece eccomi. Mi aveva trovata. Ero lì anche per lui. Quale gioia! Mi chiedevo se sarebbe durato ed intanto gli sorridevo conciliante.

lunedì 21 aprile 2008

Sono tranquilla

Adesso sono tranquilla come un 'anatra sul lago.
Sono senza sofferenza. Ma davvero.
Ho visto mia figlia ed era bellissima. Non ha preso la strada che temevo e invece , come se ancora sentisse il mio richiamo, sta facendo quello che più volevo per lei. Seppure non mi vuole parlare, non importa.
Il destino dei figli è di stare lontano dai genitori. Il destino dei genitori amorevoli è quello di lasciarli andare. Non voglio nulla per me. Non voglio riconoscimenti, grazie. Non è questo il campo dove posso cercare adulazioni. C'è in gioco una cosa troppo importante per cui io mi possa cantare: la vita dei miei figli.

Non cerco gratificazioni, davvero. Non ho dolori, adesso, non è questo il legame da cui io possa pretendere lusinghe. E' un gioco che lascio agli amanti. E' troppo grande il sentimento che pulsa nel mio cuore per cercare di rivendicare uno spazio. Sono tranquilla, si vede. Senza disperazioni. Ho il prezzo della solitudine, ma chi mi aveva garantito altro? Chi mi aveva fatto intravedere elogi? Chi mi ha mai predetto acclamazioni?

Il destino del genitore amorevole è esultare per la gioia dei figli, non mi spetta altro. Questo è il mio premio. Questo è il mio risultato. Ho molto di quello che c'è stato tra me ed i miei figli. Ho il ricordo. I loro visi bambini. Le loro voci ed i sorrisi. I miei splendidi anni di giovane madre inesperta. I prati brillanti di primavera con le loro corse di piccoli esploratori. Il destino dei genitori amorevoli è di essere un varco. Sono tranquilla, ora. Non ho sofferenza. Davvero. Molti mi dicono " Mi dispiace per te " perchè non comprendono l'incanto.

La strada dei genitori amorevoli è quella con il cartello " deviazione" lungo il sentiero dei figli.
La strada dei genitori amorevoli è in mezzo all'oceano. Nave nomade e misteriosa, ancora dovrai incontrare i tuoi fantasmi e scrutare l'acqua oscura con il tuo vecchio canocchiale da pirata.

domenica 20 aprile 2008

Ti darò il mio numero di telefono.

ti darò il mio numero di telefono, se tu mi telefoni o mi parli tra la musica e le cuffie, tra il seguirti oltre il divano. nelle altre stanze. Non mi parli? Ma mi senti. Anche se non parlo e guardo se mi guardi, se c'è una risposta.
Tu cammini altrove e disegni sui muri. Qualche volta chiedo ma non ascolto che la musica nelle cuffie. Tu fumi ed ascolti la stessa musica.
Vorrei spiegarti se ce n'è bisogno o aspettare di ascoltarti. Di avere delle risposte. Ma tu fumi dopo aver guardato tra i colori , i compagni. Tu ridi di cose inutili. Sei lontano, lontanissimo.
Tra trombe e suoni ci incontriamo senza toccarci. Ci parliamo parlando agli altri. E sei pieno di occhi e di movimenti veloci. Sei pieno di gesti.
Ti siedi accanto a me con le gambe allungate di gigante stanco. Sei fatto di parole e di strani sguardi serrati.
Ti guardo sempre, con invidia.
Mi sembra di toccarti spudoratamente. Mi sembra di raccontarti le mie tristezze, mi sembra di urlarti.
Sembra che tu urli, sembra che tu Chiedi. Ma ti darò il mio numero di telefono. Se cambierò il numero o le storie.

giovedì 17 aprile 2008

E' andata così

E' andata così:
Eravamo in un letto assolutamente senza restrizioni. Tutto sarebbe stato possibile. Era facile. Poteva essere subito. Il mio desiderio era vigile. Ma incredibilmente proprio questo mi ha fermato: al desiderio sembrava la cosa troppo in accelerazione.
Da Sempre la mia voglia è profonda ma pignola. E' meticolosa : attraversa ogni percorso con maniacale attenzione. Non tralascia di prestare attenzione ad ogni battito di ciglia. ad ogni granello di polvere della strada. Come una domestica solerte e puntigliosa, non si fa sorprendere a sonnecchiare davanti alla televisione, ma è precisa e pedante, ispeziona e pulisce in silenziosa devozione. E così il desiderio, sorpreso ed anticipato nella sua primordiale essenza, s'è tirato indietro. Avremmo avuto un rapporto sessuale, sarebbe stato semplicissimo, la tecnica la conosco. Ma poi? sarebbe durato nulla: la frazione di una mezz'ora dispersa nella macchia nera nei mille momenti della mia vita. Cosa sarebbe stato per me il ricordo? Il desiderio sarebbe stato appagato prima di essere evocato, già conclamato prima di essere sofferto, richiamato quindi, deluso forse. esaurito. Vinto. Ho pensato così, ma non era un vero pensiero con lui di fronte a spingermi ed a chiedermi.
Era la mia anima che implodeva.
Ho sentito che preferivo il desiderio stretto nelle mie viscere, che preferivo non lasciarlo andare, non lasciarlo morire così per nulla in un secondo di respiro, per un gesto, un amplesso che non valeva i miei palpiti. E' andata così: ho trattenuto il desiderio. L'ho preferito a questo uomo. L'ho scelto. L'ho conservato . Ora è presente. Altrimenti Sarebbe morto, sarebbe scomparso.
Invece è con me. col ricordo di quello che non è avvenuto che posso inventare che posso costruire. Più vero di quello che sarebbe accaduto e più esaltante. Il desiderio me lo propone, lo inventa e lo rinnova.
E' andata proprio così. E meno male.

sabato 12 aprile 2008

Si era fermato per darmi un passaggio.

sulla strada della Toscana si era fermato per darmi un passaggio. Avevo lo zaino ed ho aperto la portiera dietro. Subito avevo notato una bottiglia sul fondo del sedile. Salivo al fianco del conducente. Aveva la barba lunga e l'aria depressa. " posso portarti solo per una decina di chilometri" Aveva detto. Non è andata così. Parlava continuamente. Sua moglie lo aveva lasciato qualche anno prima, ma non riuscivo a capire da quanto poichè il fervore che metteva nelle parole era fuorviante. Sua moglie lo aveva lasciato per un altro. vecchia storia :lei non ama più lui. ma spesso lui non ha mai amato lei. Oppure lei non è ricambiata, lei è infatuata di uno stupido idiota. E poi, quasi con compiacimento,. mi racconta che lei, la moglie, aveva avuto una bimba handicappata dall'altro. Dal rivale. Una storia triste:il marito senza più ragione di vivere. La moglie con un ulteriore fardello. Lui parlava e mi trasmetteva tanta tristezza. Mi accompagnò sino a Grosseto. Entrammo in un bar e restammo tutto il giorno lì a bere ed a parlare. Ero biondissima ed abbronzata. eppure lui non mi vedeva affatto : era troppo disperato. Avrei voluto prenderlo in braccio e consolarlo come un bambino riottoso, anche se sembrava un vecchio. Non avrei voluto lasciarlo più. Avrei voluto essergli amante. Avrei voluto fargli intravedere altre possibilità, ma il sole stava tramontando ed io ero arrivata alla mia meta. Era così tardi, poi. Soprattutto per lui.

giovedì 10 aprile 2008

L'investimento ad interesse passivo del 5%



Quando parli di investire nei rapporti mi viene voglia di inforcare i miei occhialini e prendere la calcolatrice. Mi viene il desiderio di sottrarre e moltiplicare le cifre del mio conto corrente bancario. non ho studiato i logaritmi. Scusami.


Non è così, non è così che intendo, capisci. Dov'è la pianta dentro di noi che spinge fuori la propria essenza? Dov'è la radice profonda ? Come puoi dirmi che non ho investito? Non è il compito del desiderio. Non è il ruolo del sentimento. non è compito della mia anima: questa vive "adesso." vive il momento come fosse eternità.
Non esiste il progetto. Non esiste la pianificazione. Come fai a dirmi queste cose? Sono lontana da questa dimensione. Non è la radice profonda di noi che ha questo ruolo del costruire, programmare, stabilire. Il seme secerne il calore, la spinta. L'anelito. Il respiro.

Il resto lo fa quella parte di noi che il seme si trascina dietro fatta di strutture sociali, modelli comportamentali acquisiti, di ruoli sociali.
Non posso disquisire a questo punto. Non ho, per quello di cui parlo , il senso di costruire. Non ho il senso dell'investire. di "fare" ma di "sentire", "ora" : in questo momento eterno, di vita e di essenza fondamentale.
Non trascinarmi nel terreno del " quanto tempo" , del "dove", del " come ", delle posizioni da adottare.
Come puoi avere dimenticato? come puoi avere rimosso? O forse che tu non hai mai inteso l'amore in questo modo? e c'è un altro modo per intenderlo?! Non conosco il termine " investimento". Si vive l'ebbrezza con grande passione. nell'unico modo possibile: totalmente: ossia col senso eterno dell'attimo, del respiro, della vita intera senza limiti. Trasecolati. consumati. Spogli. Come puoi ridurre tutto ad un senso di "tempo" e di "cose costruite"? L' essenza profonda non se ne consola. Lei si trova tutta nel sentimento, non ha altri riferimenti .E' l'autentica. La vera e l'unica realtà.
Cosa mai si può esprimere di più essenziale della propria anima, del proprio senso di eternità, del sè profondo?





Il mio regno per un cavallo.


E' questo: ti sembra ora di sapere cosa faresti col tuo tempo se solo ti fosse permesso. Ti sembra d'avere delle risposte sicure. Ti sembra di avere delle risposte che possano sopravvivere allo scorrere del tempo.
Ti pare, con la certezza nello sguardo e nel cuore, che quello che vuoi, lo vorrai per sempre, almeno per molto tempo ancora. Ma quante volte hai preso questo treno e con quanta determinazione hai cavalcato questo destriero? Ti sei spianata la strada a colpi di macete: tra rovi e sterpaglie hai segnato il sentiero. Tu per prima , tu ad ogni costo. Non ricordi quanto ti è costato. Non ricordi neppure cosa ti ha spinto, ora in questa langa non più rigogliosa, non più ridente, non più fertile , per te lontana, straniera, ora , ed inerte.


Eppure lo volevi. eccome lo volevi. Volevi questo silenzio? Volevi questa desolazione?! E ora ? Cosa ne faresti ora di quello che con i denti hai strappato al suo destino? Era distante da te, in un altra vita, in un altra abitudine. Non ti cercava. E tu Sei fuori di nuovo. sei assente. Estranea.
Che faresti ora , ora , dico, che quello che hai cercato non ti è più di misura? Cosa faresti mai se ti fosse permesso di voltare le spalle come ti fossi trovata in una strada chiusa?

Non ho decisioni di sorta in mente. Potrei rinunciare a tutto, dico, a tutto tanto sento fragile e precario questo momento quanto dirompente e irrefrenabile il desiderio. E' questo in fondo che è incredibile. lo so. Tutto il mio regno. Darei tutto il mio regno per un cavallo. Anzi, per un ronzino

venerdì 4 aprile 2008

C'è qualcosa di tribale


C'è qualcosa di irriverente e tribale che origina il mio desiderio.
Non desidero mai un uomo che stimo. Quando comincio a parlarci ed a trovare i suoi pensieri in sintonia con i miei metto la bestia nella cuccia e do una doppio giro di chiave alla porta.
Allora posso aprirmi completamente. allora possiamo disquisire su tutto. Diventa il mio alter ego. un fratello di sangue. Un compagno di martirio.
Mi tolgo l'armatura ed abbasso i coltelli affilati. Ho mani calde e le mie carezze sono materne. i miei abbracci sono candidi. I miei pensieri sono solidali e complici. La mente è calma. il mio letto, una culla.
Non desidero mai un uomo di cui apprezzo l'operato, la professionalità, l'intelligenza. Perchè il desiderio è una forma di violenza. Il desiderio è prevaricazione. Il desiderio è una violazione. Il desiderio è una competizione. Perdi la misura, incontri la tua animA NERA. Cominci la tua danza di guerra. A volte tutto è semplice, senza ansie. A volte è un tormento. Ma dubbi il desiderio non ne ha. Preferisce stramazzare al suolo sconfitto, delirante, urlante. Ostinato, illuso e cieco. Ma non ha dubbi. Quello è. Non altro. Non altro.

martedì 1 aprile 2008

Posso



Posso distruggere : ho le parole, ho i contenuti. So come si può scrivere per ferire, so come si può ferire senza darlo a vedere. Ho in mano gli strumenti, ho in mano le competenze. ho l'esperienza per non perdere . Ho l'abilità di chi ha deviato scudisciate , di chi ha percorso sentieri difficili. Di chi si è voltato spesso per controllare le spalle. fin troppo facile fin troppo facile. Io parlo e scrivo. Io so parlare e scrivere. Alzo la testa ed ho la forza della prudenza. So come muovermi. So come colpire. Attendo a volte come per gioco. Ma è difficile prevedere la mia malignità . Ho impiegato troppa fatica per accudirla. Ho accumulato troppe sconfitte per non saperla adoperare. Posso distruggere. Non si deve sottovalutare. il desiderio è feroce e non ha pietà. Non aspetta le decisioni degli altri. si avventa sulla preda. la divora.Sono la serpe appiattita sul selciato della strada che porta alla casa. Sono morbida ma l'arco è teso e vibrante. Sono angelica, ma un fuoco maligno mi scalda il sangue . Sono silenziosa, ma la presenza è vivida perchè sono la biscia che attraversa minacciosa il percorso di casa. Sono la vipera velenosa.Non ho insicurezze. non ho ripensamenti. Non ho alibi. Non ho remore.