mercoledì 28 aprile 2010

IL MONDO CHE C'E'

Amo il silenzio. Amo il silenzio che vuole opporsi al cumulo di costruzioni dei fatti. Perchè la parola descrive il mondo e nello stesso tempo lo determina, lo limita e lo ri - inventa oltre il fatto che avviene. . Ciò che accade diventa il suono dell'interpretazione che lo descrive: non è più ciò che è. Informare spesso significa costruire il senso dell'accadimento. Perchè oltre il racconto ci deve essere l'ascolto, l'attenzione, la necessità di abbandonare l'opinione e di guardare al fatto e non al senso che mi ispira e mi realizza.
Persino il nostro dolore non è che l'espressione della parola che lo quantifica, l'identità che sovrasta la nostra impotenza. E' il protagonista della trasfigurazione di ciò che immagino che sia il senso dei fatti. Non è mai accaduto d'avere sofferto per un amore immaginato? Un amore che col tempo si era rivelato un perfetto bluff. Smettila di raccontarti la vita.
Invece attendi. Invece rimani a guardare le cose. Invece cedi al silenzio del mondo che si muove all'unisono con il tuo palpito corporale.
Oltre la visione del mondo è proprio lì che il mondo è.

1 commento:

Gillipixel ha detto...

la parola è uno strumento sostanzialmente fallace ed impotente, è vero Anto...è anche vero che non ci rimane che questo scarso strumento per lanciare precari ponti fra le isole che ciascun essere rappresenta...
Il punto è tuttavia possedere la consapevolezza della precarietà del comunicare...non cedere all'illusione, alla pretesa, di aver "detto davvero", quando ci si mette in comunicazione con gli altri...se si tiene sempre bene a mente questo limite invalicabile, tutto il resto può essere un bellissimo gioco di "parole amanti", che si cercano a vicenda senza mai raggiungersi veramente
:-)
Bacini filosofici casalinghi :-)