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lunedì 13 maggio 2019

LA MEMORIA NON E' UNA STRADA


Questo è il panorama che vedo dalla mia nuova casa. 

Ho lavorato mesi e mesi per  allontanare immagini dolorose . Ho incasellato oggetti e pensieri malevoli in scatoloni chiusi  scrivendo etichette per identificarli. 
Piatti utili.  Bicchieri  da coktail, flute, e poesie, lettere da non rileggere. Foto da non guardare.
nella nuova casa non apro tutte le scatole. 
Le lascio da parte. 
Non mi servono per vivere.
Ma trattengo il ricordo. Non voglio perderlo. 
Per quanto dolore mi procura,  il tempo mi appartiene. 
E' la mia identità. La mia biografia. Cerco di essere imparziale. Di ricordare i fatti oggettivamente avulsi da ogni interpretazione personale.
E'  Impossibile, si sa.  
Nessuno di noi abita “il mondo”,  ma esclusivamente la propria             “ visione" del mondo.  Che pur ci permette di posizionarci in esso.  Di essere nella realtà, per quanto mistificatrice ed ingannevole.
  la memoria, però, rimane una dimora.  . Una dimora in parte
 costruita . Di cui conosci le stanze, l'arredamento  che vai man mano riempiendo di suppellettili, di clessidre colorate, di foto, di asciugamani sporchi, di piatti scheggiati. 
 Mia madre,  tante cose,  non le ricorda. 
Da principio questo mi faceva incazzare. Volevo ricordasse. Doveva ricordare. La sua memoria era  una stanza della mia casa , una camera arredata  della mia identità fragile. Allora facevo la maestrina saccente. Pedante. del genere: " è successo questo." oppure " qui hai abitato " " in questo prato ricordi cosa è successo? " 
Ho smesso.  Per due ragioni. 
1° perchè un conto è non voler ricordare , un conto è non  poter ricordare quando gli altri ti  raccontano la tua vita. Allora sì che  ti destabilizzi. 
La memoria è mistificatrice. In fondo.  
2° Ho smesso  perchè ho idea che la memoria non serva che a difenderci dagli estranei. dal mondo, insomma. 
La memoria diventa una corteccia che  protegge la pianta che siamo.  Ma è solo un'armatura che in qualche modo ci impedisce di lasciarci andare. Di essere altro da quello che ricordiamo di essere . 
Ora adotto un altro comportamento con mia madre. 
Quando siamo insieme non ricordiamo nulla di quello che siamo state. 
Noi ci godiamo l'istante che è  vuoto. l'istante  che si riempie di raggi di  sole . Di parole calde, affettuose, di premure mai espresse,  nel senso che non le ricordiamo. 
La mamma  che vive l' istante non è severa. Non urla. Non sgrida mai. Non si acciglia.  Non biasima.
Sorride ai fiori del mio giardino. Al picchio che abita il tronco . Alla civetta che di sera  fa sempre  uhu uhu uhu.  Continuamente 

mercoledì 20 marzo 2019

YOU 'RE PIECE OF WORK, MY DARLING





Pensi di poter cambiare ancora la gente?  
Io non ci credo per niente. 
l'unica cosa che personalmente cerco  è di far venire fuori la parte che  il mio interlocutore tiene sommersa. 
Ma solo per compiacere  il mio  istinto di sopravvivenza. 
Non voglio perdere tempo con persone che,  alla fine,  dopo tanto parlare,  si rilevano  non avere grande assonanza con la mia anima.

Per questo  cerco di piantare i miei spilloni nel sacco e far scivolare la ninfa profonda che vi abita .  
Non so.. io non credo, per quel poco che leggo di lei  , poichè mi annoia mortalmente,  che non sia  innocente come vuol far intendere  e che , come si dice a scuola, studia studia ma non ci arriva. E secondo me non capirà nulla di quello che vuoi fare. Ma perchè lo vuoi fare?. Ah ... ah ( non è una risata,  è una  moto di stupore )  anche a te piace giocherellare? .  
Certe volte mi viene voglia di lasciarle un post scimmiottando i suoi, ossia intriso di banalità ed ovvietà  del genere : "  il sole ci offre la sua calda luce "  ma che senso ha offendere persone che non mi interessano? Come dice il giornalista Gregoretti preferisco criticare chi mi suscita interesse.
 Per questo sto scrivendo a  te . Tu sì che mi interessi. E quando avrai  terminato questo tuo progetto del libro on line, allora cercherò , se sarai meno distratto, di attirare la tua attenzione.  
Forse.