giovedì 29 gennaio 2009

NON POSSO SOPPORTARLO


Io confondo.

Ho i ricordi di visi ed amori molto simili tra loro. Non distinguo le personalità e i litigi. Confondo i desideri che avevo dei loro corpi.
E poi ripenso ad un'amica. Aveva lasciato il marito perchè lui la tradiva da tempo. Lei aveva cominciato ad uscire con un uomo con cui cercava di ricostruire gli stessi gesti e le stesse consuetudini che aveva diviso col marito. Io la osservavo quasi scandalizzata. Volevo dire: " Non farlo! è un altro uomo!!". Ma era poi vero? Io stessa ripropongo l'abbraccio e la dinamica severa che sempre mi ha caratterizzato nelle relazioni.
Anche ora. Anche adesso. Per questo mi sono venuta a noia. Preparo la valigia e lascerò qui questa Antonella tra il divano e la lunga sedia nera in pelle.
La vedo sempre al mattino, Lei si volta nel letto svogliatamente e preme il pulsante della sveglia. Si alza per andare in bagno. Spreme il tubo della crema idratante e se lo passa sul viso. Rimane un poco in attesa senza fare nulla con i pensieri inutili di sempre. Poi, tutti i giorni, lei cambia stanza e si veste frettolosamente senza attenzione : I fuseaux neri , gli scaldamuscoli, la maglia di cotone e il maglione NERO sopra tutto..La VEDO scendere dall'auto ed entrare nell'edificio per timbrare il suo cartellino. Dietro il centralino c'è Susi. Ha spostato la scrivania ultimamente. Ha fatto bene. Adoro le misteriose iniziative dei comunali. Poi c'è Mauro ( il massaggiatore) Lui le si rivolge subito con un tono pieno di energia inquietante. ( piccola disgressione: un dipendente, che non definisco collega giacchè sono di livello superiore, ( ma sì.. finiamola con questo ugualitarismo comunista!!) credeva parlassi di lui: preciso che non parlo per chi e di chi non ha l'intelligenza di comprendere sarebbe tempo e spazio virtuale sprecato . Oh! vi potesse essere un sistema che oscurasse la lettura agli idioti!!! ma lo invito gentilmente a non leggermi please, perchè consumare quel suo piccolo neurone in cose troppo distanti da lui? Già compie uno sforzo indicibile per svolgere malamente le piccole incombenze che gli spettano !! ( che poi sarebbe traslocare un foglio dal piano di sotto al piano di sopra oh yeah) Mah ! misteri inspiegabili del web ) E poi... come poteva pensare che avessi parlato di lui come "colui che possiede energia" ? Se mai l'avesse posseduta sicuramente in Comune non l'ha mai mostrata! voilà! ora ho parlato di te, baby e d'ora in poi le tue prurigini fattele grattare da tua moglie ( cof.. cof...) e fatti spiegare anche la parola " prurigini"
Il cielo in questi giorni è scurissimo.
C'è stata la neve ed il vento gelido dell'inverno. La vedo attraversare la piazza principale. Lei cammina velocemente. Gli stivali chiari cadono pesanti nel lastricato . Lei non guarda mai. Eppure per quanto non offra lo sguardo le pare d'avere sempre lo stesso suono e le stesse immagini tutto intorno.

Lei non parla con Silvio. Mai. Scrive e prepara i fogli . Apre e chiude faldoni. Accende e spegne stampanti e luci. La vedo e non la sopporto. Vorrei dimenticarla. Lei non mi è simpatica. Non si interessa e non si allarma. Ho quasi paura di lei. Lei sa individuare la macchia nera sotto la veste. Lei non riesce a perdonare la consueta indifferenza delle ore e dei minuti silenziosi del giorno. Lei non si rassegna alla molestia del cuore appesantito dalle abitudini. Ma io non la comprendo, in fondo e
non la scuso.
Lei crede di essere sincera quando racconta le sue favole pensate. E le storie agiscono in lei alla fine prodigiosamente vere. Io non la sopporto. Eppure le sue argomentazioni hanno un autorevolezza che non posso negarle.
Eppure, a volte , la sera , quando s'accuccia nel calore delle braccia di lui sembra incorruttibile. Devo lasciarla. e la lascerò per un poco. Riempirò la valigia di tutte le sue cose che, di fatto , non gli appartengono.
Mi guarderò dietro le spalle e controllerò che non mi segua. Non potrei sopportarlo. Questo proprio non potrei sopportarlo .

martedì 27 gennaio 2009

STARE AL MONDO

Voglio star sola” diceva, ma non era questa la voglia.
Aveva in fretta sparecchiato la sua tavola ed era sazia di quel che aveva trangugiato . O meglio. Aveva altri appetiti. Non li conosceva bene e si muoveva confusamente in quei giorni. Quel che si rimproverava spesso era questa sua concentrazione ossessiva che non lasciava tempo a nulla. Ora che aveva perso il languore iniziale si dimenava nelle stanze sempre con l’idea di allontanarsi e con la voglia di non essere in alcun luogo.
Aveva sempre assecondato i richiami della sua indole brada, e questa aveva governato le sue scelte alfine sconsiderate.
Anche adesso non riconosceva il senso di questo suo impulso ancestrale che proveniva dal ventre ed era diventata la sua nuova distrazione. Ma, anche in questo caso, compiaceva il trasalimento della pelle e del cuore senza discuterne il pregio.
Si lasciava spingere dal corpo leggero che sapeva esattamente dove dirigersi . Aveva un indirizzo segreto e un impulso feroce e risoluto. Era carne e pelle e respiro . Era fluido sinuoso, caldo, colante e avvolgente. Si infiltrava lungo le pieghe intime del corpo e si rintanava in esso come nuova autorità, come nuovo comando.
Non si illudeva . Non celebrava il canto gioioso del corpo, ma lo faceva respirare fremente e vigoroso. Lo incitava a sciogliersi ed a godere.
Nulla altro siamo , in fondo, che sangue bollente e straniero nelle viscere invisibili che conducono la nostra esistenza.
Non siamo al mondo che palpitanti e vitali bisogni carnali . Non si trasgredisce la legge del primigenio istinto che siamo.
Ascoltava il suono . Ascoltava l’incanto. I pensieri che l’avevano accompagnata in quei giorni di esistenza deduttiva erano diventati scartoffie polverose. Erano diventati pensieri inutili. Lo erano sempre stati , ma lei ne aveva fatto i balocchi per i suoi giochi perversi. Per le sue redenzioni. Per le sue giustificazioni. Erano stati il pretesto per i suoi errori irrimediabili.
Sapeva che questo rifluire aveva un percorso laconico, ma intanto il corpo rispondeva all’energia ed all’istigazione e questa era una seduzione a cui lei non si sarebbe sottratta.

lunedì 26 gennaio 2009

IL CORPO

La sua fisionomia ti si era presentata davanti e tu , che eri intenta a scrivere al computer le avevi dato solo un occhiata distratta e superficiale. Era a fianco del collega più alto e si era posto davanti alla scrivania , in piedi, a gambe larghe. Sorrideva appena. Allora la sua presenza fisica s'era identificata come oggetto evanescente e trasparente. Lui era invisibile. Tu eri tranquilla , guardavi al di là del suo corpo tra gli scaffali e le pratiche. Molto tempo più tardi, riprendendo l'immagine dell'incontro, rimpiangevi di non avere guardato più a lungo, più a lungo sostato sui tratti del viso e sull'espressione dello sguardo, sui movimenti delle mani e dei fianchi. Rimpiangevi di non aver assaporato il momento in cui per te lui non era nessuno per poter confrontare il senso di essere "nessuno" con il senso di essere "tutto" per te.
Tu eri sempre stata presa da te ed in qualche modo ti vedevi camminare e parlare. Tu ti osservavi cantare le tue canzoni. Tu ti piacevi nell'osservarti fare l'amore .
Ti adagiavi nei letti guidata dalle tue lunghe gambe e dalla flessione dei fianchi e delle spalle arrotondate.
Gli altri erano solo corpi in movimento intorno a te, erano i tuoi spettatori poco interessanti. Ma tutta tua era la rappresentazione e il colpo di scena finale.
Non amavi sederti alla tavola conviviale con gli altri. L'atto di cibarsi ti sembrava talmente intimo e privato, che evitavi con cura di condividerlo con gli estranei.
Gli altri sono tutti estranei. Corpi uguali e occhi piccoli . Gli altri avevano braccia lunghe e comportamenti e parole noiose. Gli altri. sono invisibili . Le bocche che si protendono al cibo, le mani sul pane e le forchette leccate. No. Tu non amavi dividere i pasti con gli altri. Avevi repulsione del respiro degli altri. Della loro umanità collegiale e fatale. Tu gli altri non li guardi negli occhi.
Il tuo sguardo così collegato alla tua concentrazione sensibile non può impegnarsi in una osservazione di interiorità consuete. Corpi indeclinabili ed uguali aneliti.
Ma poi , (e non sai il motivo e non c'è il motivo) poi hai distinto il moto ed il respiro. Hai trattenuto i riccioli scuri e gli occhi neri. Potesse essere, Lui, nessuno ancora per te! Potesse significare lo stesso significato del gesto delle mani che sempre ha avuto per te la percezione dell'altro! Invisibile. ancora invisibile. Trasparente. Ma vale dirsi che ha mani e braccia e fattezze domestiche ed avulse ? Il tuo occhio non risponde ai segnali della memoria che fa degli altri una sola identità omogenea. E tu non perdoni al cuore di aver guardato.

giovedì 22 gennaio 2009

COMUNICAZIONE ED INFORMAZIONE - COMUNE DI VALENZA


La comunicazione nella Pubblica Amministrazione.

Con l'entrata in vigore della legge del 7 giugno 2000 n. 150, e l'emanazione del Regolamento di attuazione del 21 settembre 2001 n. 422, le Pubbliche Amministrazioni hanno l’obbligo di potenziare ed armonizzare i flussi di informazioni al loro interno e concorrere ad affermare il diritto dei cittadini ad un'efficace comunicazione.
Ma cosa significa comunicare per un ente pubblico?
C’è chi pensa che la comunicazione sia immagine e che, quindi, serva soprattutto per presentarsi nel modo migliore possibile e per costruire consenso.
C’è chi è convinto che comunicare significhi rappresentare la propria identità, ossia fornire la propria visione del mondo.

Ma comunicare per un ente pubblico deve significare soprattutto questo:


a) illustrare e favorire la conoscenza delle disposizioni normative, al fine di facilitarne l’applicazione;
b) illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento;
c) favorire l’accesso ai servizi pubblici, promuovendone la conoscenza;
d) promuovere conoscenze allargate ed approfondite su temi di rilevante interesse pubblico e sociale;
e) favorire processi interni di semplificazione delle procedure e di modernizzazione degli apparati nonchè la conoscenza dell’avvio e del percorso dei procedimenti amministrativi.


Un ente pubblico non si può dimenticare che gli anni passano e che i mezzi di informazione e comunicazione si sono evoluti ed aggiunti.

Negli favolosi anni '70 si stampavano volantini e cartelloni ed in questo modo si comunicavano al cittadino gli eventi ed i nuovi ordinamenti.

Grazie al Web, la voce dell'informazione è diventata più democratica, cosmopolita ed immediata, trasformando la comunicazione tra chi scrive e chi legge non più a senso unico ma interattiva. Lettore e giornalista si incontrano, integrano e approfondiscono le notizie, le modificano migliorandole, attraverso una libera circolazione di idee. L'internet generation ha quindi diversi modi di informarsi, senza dover attendere l'uscita del giornale; accede con un click ai quotidiani online di tutto il mondo, si aggiorna sulle ultime notizie in qualsiasi momento ed in ogni luogo, accedendo a video, foto e audio dell'evento.
Cosa dovrebbe fare un ente Pubblico alle prese con un mondo nuovo che continuamente minuto per minuto si aggiorna e si informa? Dovrebbe inanzitutto PREDISPORRE un PROGETTO PER L' INFORMAZIONE AL CITTADINO ossia:


1) progettare e realizzare attività di informazione e comunicazione destinate ai cittadini e alle imprese;
2) procedere ad una rinnovata ingegneria dei processi di comunicazione interna e adeguare i flussi di informazione a supporto dell'attività degli uffici che svolgono attività di informazione e comunicazione, e il loro coordinamento, già individuati dalla legge 150/ 2000;
3) produrre e fornire informazioni, promuovere eventi che, tenendo conto dei tempi e dei criteri che regolamentano il sistema dei media, possano tradursi in notizie per i mass media tradizionali e nuovi – come i giornali on-line -e altri mezzi di diffusione di notizie di interesse pubblico.
4) illustrare e favorire la conoscenza delle disposizioni normative, al fine di facilitarne l’applicazione;

5) illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento;
6)favorire l’accesso ai servizi pubblici, promuovendone la conoscenza;
7) promuovere conoscenze allargate e approfondite su temi di rilevante interesse pubblico e sociale;
8) favorire processi interni di semplificazione delle procedure e di modernizzazione degli apparati nonchè la conoscenza dell’avvio e del percorso dei procedimenti amministrativi;
9) promuovere l’immagine delle amministrazioni, nonchè quella dell’Italia, in Europa e nel mondo, conferendo conoscenza e visibilità ad eventi d’importanza locale, regionale, nazionale ed internazionale.
10) garantire la reciproca informazione fra l’ufficio per le relazioni con il pubblico e le altre strutture operanti nell’amministrazione, nonchè fra gli uffici per le relazioni con il pubblico delle varie amministrazioni.



In particolare, secondo uno schema funzionale:
la trasparenza, la semplificazione, la qualità dei servizi, la tutela della privacy, rappresentano gli obiettivi di una pubblica amministrazione che sappia adeguarsi alle nuove esigenze sociali e tenere il passo con le altre realtà europee;
le nuove tecnologie informatiche e telematiche, offrono gli strumenti più idonei per sviluppare questi processi di ammodernamento;

Le attività concrete di informazione e di comunicazione sono affidate normalmente al portavoce, all’ufficio stampa, all’ufficio per le relazioni con il pubblico (urp), al sito web, allo sportello unico, allo sportello per le imprese.
Queste strutture operative hanno la responsabilità di mettere a contatto l’odierna realtà amministrativa, cui si ricollegano tutti gli elementi innovativi sopra descritti, dalla semplificazione alla tutela della privacy, dalle nuove tecnologie telematiche alla formazione, con il cittadino e con la società in genere.

La direttiva si propone di contribuire al perseguimento, da parte delle pubbliche amministrazioni, delle seguenti finalità:
- sviluppo di una coerente politica di comunicazione integrata con i cittadini e le imprese;
- gestione professionale e sistematica dei rapporti con tutti gli organi di informazione (mass media tradizionali e nuovi);
- realizzazione di un sistema di flussi di comunicazione interna incentrato sull'intenso utilizzo di tecnologie informatiche e banche dati, sia per migliorare la qualità dei servizi e l'efficienza organizzativa, sia per creare tra gli operatori del settore pubblico senso di appartenenza alla funzione svolta, pieno coinvolgimento nel processo di cambiamento e condivisione nelle rinnovate missioni istituzionali delle pubbliche amministrazioni ;
- formazione e valorizzazione del personale impegnato nelle attività di informazione e comunicazione;
- ottimizzazione, attraverso la pianificazione e il monitoraggio delle attività di informazione e comunicazione, dell'impiego delle risorse finanziarie.


Questa direttiva, pertanto, richiama e impegna la responsabilità dei vertici delle amministrazioni pubbliche all'applicazione della legge n. 150/ 2000 e alla definizione di strutture e risorse necessarie per:
- progettare e realizzare attività di informazione e comunicazione destinate ai cittadini e alle imprese;
- procedere ad una rinnovata ingegneria dei processi di comunicazione interna e adeguare i flussi di informazione a supporto dell'attività degli uffici che svolgono attività di informazione e comunicazione, e il loro coordinamento, già individuati dalla legge 150/ 2000;
- produrre e fornire informazioni,, tenendo conto dei tempi e dei criteri che regolamentano il sistema dei media, possano tradursi in notizie per i mass media tradizionali e nuovi – come i giornali on-line -e altri mezzi di diffusione di notizie di interesse pubblico.


La direttiva NAZIONALE , inoltre, pone all'attenzione dei dirigenti degli Uffici stampa e degli Urp, così come delle analoghe strutture previste dalla legge 150/ 2000, la ricerca dell'efficienza e dell'efficacia nei processi di produzione della comunicazione, quale obiettivo della loro attività.
Le pubbliche amministrazioni, attraverso gli Uffici Stampa, i Portavoce e gli Urp e le analoghe strutture, dovrebbero:
1) garantire un'informazione trasparente ed esauriente sul loro operato;
2) pubblicizzare e consentire l'accesso ai servizi promuovendo nuoverelazioni con i cittadini;
3) ottimizzare l'efficienza e l'efficacia dei prodotti-servizi attraverso unadeguato sistema di comunicazione interna.

....... E L'INFORMAZIONE NEL COMUNE DI VALENZA

Ma abbiamo sognato: qui niente di tutto questo avviene.

Nei lontani anni 70/ 80 l’amministrazione comunale si occupava di realizzare spettacoli e concerti in prima persona predisponendo uno stampato con l’elenco degli spettacoli da inviare alle famiglie.
Ora tutto ciò dovrebbe appartenere alla preistoria.
L’organizzazione delle attività artistiche sono state delegate al TRA Fondazione Teatro Regionale Alessandrino ente di diritto privato disciplinato dalle norme del codice civile il cui patrimonio è stato disponibile dal Comune di Valenza e dal Comune di Alessandria e da quelle figure giuridiche (banche e/o privati) che hanno contribuito anche successivamente alla realizzazione della fondazione.

La fondazione ha un suo consiglio di amministrazione, dei suoi responsabili ed uno staff che si occupa totalmente dell’organizzazione degli spettacoli, degli eventi e della campagna promozionale.

Il Comune e il suo Assessorato non se ne occupano affatto. D’altra parte vi è uno staff più che numeroso e retribuito a far sì che l’ingranaggio organizzativo e pubblicitario si muova autonomamente .


Ma il Comune soffre di nostalgia ed invece di occuparsi (come sarebbe l'ora) ed improntare un programma di comunicazione si limita a stampare ben n° 1.500 volantini per pubblicizzare gli spettacoli di cinema e teatro già ampiamente propagandati dalla Fondazione.


N° 1.500 volantini, + ore lavorative del personale comunale + materiale di proprietà comunale (carta, inchiostro, ecc.) + spese di spedizione ad indirizzi di una mailing list che comprende più di un nominativo per famiglia ( doppione costoso) per una spesa non solo rilevante ma superflua perché già gestita da chi ha questo incarico . In questo tempo di vacche magre non è ammissibile che si perseveri in una spesa inutile solo per compiacere il moto nostalgico del suo amministratore


Eppure la comunicazione e l'informazione al cittadino del Comune di Valenza, si esplica solo in questo modo.
Non esistono altri strumenti e canali di comunicazione tra ente e cittadino. Forse che L'AsSessore all'InFormaZione non ha presente come si fa comunicazione negli Enti Pubblici?
Venga giù all'ufficio informazione e partecipazione che così ne parliamo

martedì 20 gennaio 2009

NON C'E' STORIA

Era immobile.
Era immobile mentre tutto un groviglio di pensieri turbinosi si aggiravano disordinatamente davanti agli occhi, dentro la stanza, oscurando i mobili e le pareti intorno scalciando e sgomitando ferocemente l’uno contro l’altro senza smettere neppure un attimo di lievitare e sprigionare scintille irruenti .

Era immobile e sembrava quieta nella sua espressione pacata e ferma tanto che non si poteva immaginare la lotta e il fastidio che la attanagliavano. Lei aveva sempre giocato con le parole e ne aveva fatto letteratura. Lei aveva sempre fatto conto sulla sua immagine poderosa , sensuale e seduttiva.

Lei lo sapeva anche se non era , sicuramente lei non era, nelle braccia accoglienti, nelle gambe lunghe , negli occhi languidi e nei fianchi flessuosi . Ma da sempre aveva utilizzato il movimento lieve delle ciglia ,il richiamo carezzevole del suo corpo, l'esibizione del portamento.

Quando decideva , non indugiava ad utilizzare la sua esperienza e l’abilità della struttura in suo possesso. Ma erano frasi già sperimentate, condotte collaudate, risultati sciupati.

Lei spesso aveva pianto. Lei spesso aveva sofferto . Lei spesso aveva veramente desiderato.

Il pianto era sincero, neppure lei avrebbe saputo riconoscere nell’ansia, il disappunto per il fallimento di una fantasia capricciosa e pelosa.

L’amore era sincero, ma breve, epidermico. Di passione e sangue. Non era fatto della vita e dei segni degli occhi e della mani intese e protese in un progetto. L’amore era un respiro inconsapevole ed inerte tra il petto ansante e le pieghe della carne calda e ancestrale. Era oltre la continuità delle giornate e delle stagioni scandite. Non aveva avuto un tempo, ma solo una densità profonda e animosa. Aveva solo una dilatazione di ameba che si appropriava automaticamente dello spazio e del corpo come una malattia.

Non era restato nulla . Nulla.

Lei non ricordava (e se lo faceva era la storia di un'altra) gli uomini nel suo letto. Non ricordava il desiderio. Non ricordava il motivo. Nella rievocazione i gesti e gli abbracci, i corpi pesanti nell'atto e nel movimento gli erano sgraditi.

Era una fantasia straniera che l’aveva avvicinata senza ambizione. Eppure c’era stata ed era presente, vera e trasparente. l’amore è capace solo di sfiorare appena con le sue labbra leggere, ma di fuoco , il sogno e l’intenzione e lascia che gli uomini armeggino nelle azioni come apprendisti improvvisati di bisogni necessari e di virtù agognate.

Non poteva. Ma lei lo sapeva benissimo. Perché non la riguardava e quindi non poteva procedere. Aveva già conosciuto gli stessi sentieri. Avrebbe aggiunto per sé una triste e malinconica distrazione ai suoi sensi oramai inalterabili. Si conosceva, anche se spesso si meravigliava dei suoi nuovi dolori e delle sue nuove lacrime. Ma aspettava paziente come ad un semaforo pulsante. Non si sarebbe fidata delle sue emozioni viziate. Perciò rimase immobile. Vedi ?

venerdì 16 gennaio 2009

LA VITA SI VIVE

Questi giorni di freddo gelato mi fanno arrotolare su me stessa come un lombrico schiumoso. Sono nascosta da maglioni e calze e grosse sciarpe. Non mi vedo e non mi riconosco. Non mi guardo quasi mai attorno e mi interesso di nulla. La città sporcata di neve e ghiaccio mi fa orrore e non le presto la minima attenzione. Sono sempre distratta da pensieri di cosa potrebbe essere il mio tempo non riconoscendo nessun momento che mi possa appartenere in questo presente .
L'altro pomeriggio attraversavo, in l'auto, le colline del Monferrato. Queste si allungavano distese e bianche tra camini fumosi e casette colorate. Io correvo sull'asfalto e osservavo attenta il quadro appassionato di cielo ed inverno tutto intorno. Ma ancora di più il senso lieto di immagini ed atmosfere candide irrompevano nella mia esistenza inconcludente e paralizzata. Ancora di più mi ricordavano la mia attesa inutile ed i miei frutti sterili. Le case e i campi orgogliosi trattenevano i miei inefficienti progetti irrompendo con la loro forza incombente e operosa . Dicevano:
" Sciocca! hai pensato, hai immaginato e ti sei inventata favole consuete. Hai sprecato il tuo tempo in emozioni alterate. Hai parlato d'amore per non riconoscere la noiosa routine dei tuoi giorni sfaccendati .

Noi , case e colline e cielo , noi siamo la vita per quanto tu non ci voglia riconoscere e ti voglia ingannare. La vita è questo campo solitario e silenzioso e laborioso sotto le zolle di germogli guizzanti per ciò che deve essere e deve crescere e quindi cresce in ogni secondo , in ogni palpito di tempo acceso e fremente. Non ci fermiamo a meditare, a soffrire, a perdere. Noi siamo la vita in movimento. Noi siamo la realizzazione dell'esistenza . L'amore non si racconta mai. La vita si vive ."

giovedì 15 gennaio 2009

MI HAI LASCIATO ANDARE


Me ne stavo seduta davanti a te ed i miei movimenti si limitavano ad un fruscio impercettibile delle dita sul tavolo ed alla leggera perlustrazione dello sguardo nel locale. Volevo dare al processo della mente e del corpo un degno significato. Non ho tempo per vivere il superfluo. In questo senso mi sono già spesa durante le mie curiosità giovanili. Ho cercato e conosciuto.
Ho dato sbrigativamente tutto ciò che m'apparteneva. Non ho badato a spese.
Ricostruendo la mia immagine e il senso della mia vita tutto ora mi è più caro.

Non lo cedo. E non mi appassiono affatto. Ho ascoltato il tuo orgoglio raccontarsi e disperdersi nella stanza. Non m'ha scosso e non m'ha scaldato. Invece ero attenta ai tuoi occhi ed alle tue mani scarne e leggere. Ero viva nel sogno e nel desiderio. Ma non era, quella che t'ascoltava, la stessa che ti voleva e che ti avrebbe aspettato i prossimi giorni per molto tempo ancora.
Hai lasciato andare entrambe ed è stato un vero, UN VERO peccato, darling

martedì 13 gennaio 2009

IL LUPO CATTIVO


Il lupo cattivo non ha fauci aguzze e orecchie grandi. Non s'aggira dietro l'ombra delle fronde folte. Il lupo cattivo non ha cappello a larghe falde e impermeabile grigio.


Quella volta, con le parole ed i gesti, l'avevi invitata nella tua casa notturna. Il cielo era scurissimo e gelato. La strada s'era fatta lunga e veloce. Aveva parcheggiato l'auto di fianco il marciapiede della piccola città deserta. Aveva preso l'ascensore, aveva sostato nella stanza principale. S'era seduta compiacente e silenziosa nel divano bianco. Le mura avevano ospitato i suoni lievi e gli odori nuovi. Aveva occhi dolci e grandi . Aveva labbra calde e accoglienti. Tu avevi accettato i doni senza meraviglia e senza timore. L'essere umano non si chiede mai cosa veramente gli spetta. Non sapevi perchè, ma hai raccolto ugualmente le erbe ed i fiori nel bosco palustre. Senza sospetti.
Hai risposto alla voce , ma non hai prestato abbastanza attenzione a ciò che avveniva intorno.
Sei stato imprudente. La leggerezza del tuo cuore non t'ha dato tempo di afferrare ed abitare lo spazio . Non t'ha dato il tempo di renderti conto della sua audacia selvaggia. Del suo istintivo languore.

Il lupo cattivo aveva orecchie sensibili e attente. Ha deciso di entrare. Ha deciso di prendere. Ha deciso di lasciare.

Quando si allontanò dal divano, dalla stanza e dalla strada di quella città deserta , il lupo cattivo aveva già consumato il suo pasto frettoloso e truculento tra le felci di quel campo innevato.
Aveva già deciso, perchè il lupo cattivo non ha coda lunga e pelo irsuto e grigio, ma fianchi morbidi e labbra ardenti .
Il lupo cattivo è solitario ma non si inganna.
Perchè il lupo cattivo, sai , sono io.

venerdì 9 gennaio 2009

NON SENTO NULLA

Allora mi sono accorta che non era vero. Io non avevo amore palpitante. Non avevo calore e braccia tese e frementi . Ero solo io che immaginavo. Ero io sola tra me e me che mi inventavo le ragioni di vivere e di restare. M'addentravo nelle vite degli altri come primo attore e come spettatore che capisce tutto e crede di conoscere la fine della commedia.
Ero uno spettatore che si gusta l'opera come critico magnanimo. Un critico che vuole recensire al meglio una storia che sa già di approvare.

Ma le cose intorno non ubbidiscono alle voglie personali. Gli altri hanno inventato le loro storie , hanno cantato le loro canzoni. Nessuno incontro. Nessuna consolazione. Vorrei prendermela con chi non mi ama, ma non è colpa di chi non sente, non è colpa di chi non comprende.
Non ho avuto parole, invece, non ho avuto propensione, ma solo compiacimenti personali. Ho accolto senza darmi, ho negato senza rifiutarmi.

Adesso presentarmi di nuovo a vivere mi sembra una follia.
Non si può riprendere un viaggio che non hai mai intrapreso anche se sei già a metà strada. Dov'eri? non ricordi. Non ricordi.
Hai solo un senso di perdita oscura e maligna. Hai tra le mani solo il risultato di un errore che hai commesso. Poi nulla. Nulla. Rimani in attesa di punizioni che nessuno ha tempo di infliggerti. Sarebbe una consolazione al tuo dolore che invece non ti puoi permettere.

Adesso ritornare sul palco mi sembra inutile.
Le luci sono spente. Solo in lontananza percepisco dei suoni e delle risa , ma non mi riguardano.

Non sento più nulla. Non sento nulla. Non ho neppure nessuna immagine da offrire.

mercoledì 7 gennaio 2009

IL DEMONE

Se devo perdere qualcosa voglio riconoscerne la parte più nera. So che c'è e riesco ad individuarla immediatamente.
Dobbiamo avere sempre in mente questa parte oscura. Io la porto sempre con me quasi con disinvoltura.
Non mi interessa la scenografia allestita nel palco. So che c'è dell'altro anche se non viene messo in scena. Ma è vivo e pressante sotto lo sguardo.
Il mio demone ha visto il fuoco scintillare sotto le ciglia più scure . Il mio demone non si fa ingannare dai toni e dai modi educati.
Non aspetta, ma incita all' emersione dell'ombra . Forse spera che non sia così crudele come s'era immaginato .
Invece arriva. Ed esplode . Il veleno è fascino e bellezza. . Il male ha un attrattiva inedita.
Ci si innamora immediatamente di lui .
Ma conoscerlo e sfuggirgli è tutt'uno con la sofferenza e la passione . E quando s'allontana il suo demone dal mio , io so che non avrebbe potuto essere altrimenti. Mi rassegno alla perdita. Ora so perchè.

venerdì 2 gennaio 2009

CUBA



Quel sentimento che aveva per tanto tempo definito "
amore palpitante " s'era, in quei giorni e anzi, direi, in quelle settimane, come raggomitolato su se stesso quasi chiudendosi in un bozzolo di quiete rassegnata e acquiescente.

Aveva partecipato ai suoni . Aveva condiviso pacificamente le giornate di dormiveglia e di silenzio . L'amore palpitante non strattonava più come un tempo. Non chiedeva di uscire e di mescolarsi alla gente nelle strade, tra i negozi. Lei l'aveva un po' redarguito a suo tempo e se l'era portato dietro come allibito spettatore delle sue trame da romanzo. Lui s'era accucciato sulla poltrona ed era restato a guardare scuotendo un poco la testa. Non urlava e non rivelava più il suo sdegno e la sua animosità sofferta. In quelle occasioni , invece, aveva osservato muto e paterno, sapendo di non avere oramai più alcuna influenza sul suo cuore.

L'amore palpitante aveva subito una metaformosi inevitabile. Era uscito dal suo guscio di terra e sangue sotto forma di una smania molle e pigra. . Una inquietudine curiosa ma piena di speranza. Era diventato un'ansia giocosa e vendicativa. Lei voleva assolutamente assecondarla. Se l'era presa tra le ginocchia e l'aveva accarezzata e baciata con lacrime leggere e con labbra calde. Non l'avrebbe perduta. L'avrebbe portata sulle spiagge lunghe e bianche della splendida Cuba.

L' avrebbe accompagnata in quel suo viaggio periglioso. Da intraprendere ad ogni costo. Un viaggio nuovo . Un viaggio diverso.

Lei sarebbe andata via.
Lei sarebbe andata via.

Forse non domani. No . Forse ci avrebbe messo ancora un po' di tempo, ma sorrise perchè, intanto, il viaggio era già cominciato

giovedì 1 gennaio 2009

NON ME NE FREGA NIENTE DELLA CARFAGNA



Non me ne frega niente della Carfagna. Ma non capisco questa opera di denigrazione che avviene su di lei.

Di politici al limite della sopportazione ne abbiamo moltissimi. Ma appena si parla della Carfagna ecco che partono filmati o foto che la ritraggono nuda od in pose molto erotiche come per dire: " Guardate qua che schifo , come si permette. Ecco chi ci governa. "

Attenzione donne: non alimentate questa visione limitante e limitata sulla donna. Non ci conviene.

La Carfagna ha pure un bel culo, ma me ne può fregare di meno. Mi scandalizza di più uno Schifani o un Veltroni che non solo appoggia le esternazioni del Papa , ma le professa quale nuovo unto del Signore.
Mi preoccupa, devo dire, questa idea malsana che chi mostra o ha mostrato le gambe o il sedere sia a priori poco seria ed affidabile.

Questo aspetto riguarda il senso di esibizionismo che è in ognuno di noi. Di mostrarsi e di piacere.

Chi non si piace a sua volta cerca di non apparire . Ma non mi interessa personalmente.

Non è detto che chi ha un bel pancione e la crapa pelata può essere più competente di chi ha una bella coscia. Ma questo conviene ai maschietti. Perchè è il maschio che detiene il potere e non lo cederà se non dopo una dura e sleale lotta. E nella slealtà mettiamoci pure questo deridere il corpo della donna che si mostra: poco scaltra la donna che se ne fa portavoce credendo di portare avanti la tesi del rigore morale e del buon costume . Ingenue.

E' una piccola corda che si stringerà intorno al nostro esile collo.

Chi contesta alla Garfagna queste sue foto dice: "Ma il tizio ( maschio ) non va in giro a mostrare il pancione nudo." Grazie.

Non mostra nulla. Nè la mano che s'allunga sui soldi pubblici , nè, in modo plateale, la sua incompetenza. Anzi, Ci indica il culo della Carfagna così ci distraiamo e lui continua il suo operato. Tutto vestito elegante, però. Of course. Un vero gentleman. Thank you. Very much