giovedì 26 giugno 2008

Gli anni eroici

Avevamo camminato per ore.
Il sentiero di montagna era stretto e camminavamo in fila indiana. Avevo uno zaino pesante ed ero stanchissima. Non parlavamo. Nel silenzio i grilli e gli insetti cantavano. Eri davanti a me e io seguivo esattamente le impronte dei tuoi passi . I tuoi scarponi erano un riferimento. Io pensavo a quando ci saremmo fermati. Con gli altri avremmo mangiato. Tu eri dolcissimo ed io ti amavo. Non sapevo che non sarebbe stato per sempre. La luce si infiltrava tra le fronde numerose e l'erba sotto i piedi si piegava docile ad ogni pressione del mio piede. Di lì a poco avremmo trovato una cascina isolata. Avremmo mangiato ed ascoltato i Genesis. Tu eri dolcissimo ed io ti amavo molto. Avremmo posato gli zaini, avremmo parlato di musica, avremmo riso e giocato nell'erba. Alcuni avrebbero subito dormito . Avremmo diviso tutti insieme il letto a due piazze. I suoni dei campi riecheggavano tutto intorno. A gambe incrociate nel prato credevo che sarebbe durato per sempre. Io ti scattavo tante fotografie. Tu ridevi felice. Le montagne ci appartenevano: eravamo gli esploratori, i guerrieri, gli indigeni di quella valle amica. Il sole sarebbe tramontato ed il buio ci avrebbe avvolto serenamente tra i canti e le risa. Non c'erano ombre oltre il sentiero. Non c'erano minacce che avrebbero potuto intimorirci. Eravamo i conquistatori di quella laguna agreste. Eravamo i pionieri.

sabato 21 giugno 2008

Un bel momento

i Bicchieri nella lunga tavolata scintillavano. C'era un suono di piatti, forchette, conversazioni.
Il vino passava di mano in mano, di bicchiere in bicchiere. Qualcuno offriva, altri passavano le pietanze. Qualcuno rideva. L'aria era leggera. L'aria era rilassata e serena. I colori del cibo e dei vestiti ci inebriavano
Stavo lì e pensavo: "questo è un bel momento". Ma non era vero. Avevo detto, avevo contribuito. avevo risposto e riso.
Ma per me quello non era un bel momento.
Non era servito. Non potevo non accorgermi. Nulla sarebbe stato come prima. Ero andata avanti. Avevo cambiato strada. E per quanto questa strada intrapresa mi fosse odiosa e dolorosa non potevo ingannarmi. Sarei stata così adesso e per molto tempo ancora. sarei stata ad attendere, a pensare, a non provare più gusto nel vivere. Sarei stata così per molto.
Era andata in questo modo. Forse prima avrei potuto fermarmi. Tornare indietro. Avrei potuto non accettare. avrei dovuto preservarmi. Immaginare. Prevedere. Oramai era tardi.
Sarei stata a chiedermi ancora. Sarei stata sola anche in mezzo alla gente. Avrei mangiato alla tavola senza allegria. Avrei sorriso appena. Avrei ringraziato. Avrei cercato il silenzio e la solitudine.
Guardandoli mi sorprendevo che continuassero a trattarmi come se nulla fosse successo. Avrei voluto dir loro : "Ma non vedete il volto? non vedete il cambiamento? non sono più io , non sono quella che credete"
Ma come avrebbero potuto capire? Forse con gli anni , fra molti anni mi avrebbero incontrato e avrebbero detto: " ma sei proprio tu ? La stessa persona di quella cena? sei proprio tu che conoscevamo? "
No, non era quel che si dice propriamente " un bel momento" per me.

mercoledì 18 giugno 2008

Irregolarità

Dei giorni, a colazione, mentre lui sta ingurgitando con suo solito modo di fare irritante, il suo caffelatte e biscotti mi verrebbe voglia di rovesciargli la tazza colma sulla faccia. Diventa ad un certo punto della tua vita così determinate che lui, dico lui, per inzuppare i biscotti, la smetta di infradiciarsi tutte le dita. Ti accorgi, come presa da una ossessione demoniaca, che non potresti sopportare un secondo di più, dico un secondo di più , di vedere il biscotto ed il latte e le dita nel latte. Vorresti urlare.
Altre volte hai riso ( ma questo era tanto tempo fa, sembrava così esilarante questa piccola trivialità) altre volte hai spiegato, disquisito sul galateo, le buone maniere. Così non va per amor mio... per amor mio... Macchè... t'accorgi che è passato tanto tempo. Ne è passato troppo. Come hai potuto e ieri e l'altro ieri passar sopra ad una cosa così ripugnante?
E poi la sera.. lo spazio nel letto. Lo senti stretto stretto. Non ci stai più.. non ci stai più. Sei forse diventata più grande? sei forse cresciuta? il letto si è forse rimpicciolito? e le coperte troppo piccole. La stanza soffocante. Aneli a spazi aperti. Aneli la solitudine. La luce accesa ti infastidisce. Ditemi: c'è qualcosa che non mi infastidisce?
Ogni giorno ancora un particolare. Ogni giorno come sorpresa, come meravigliata di tante irregolarità.

Sono io

Sono io . Quella che è passata di qua. Prima di voi.
Sono io vedete ? Non ingannatevi dall'aspetto mansueto. Sono io che ho le frecce e l'arco per lanciarle. Sono io che ho camminato per prima sulla sabbia vergine. Cancello le impronte. Voi non mi vedete. Ho il passo silenzioso da guerriero
Sono dietro ai cespugli. Non sono nuova di qua. Ho già visto. Ho già combattuto. Ho già vinto altre battaglie simili . Conosco la procedura.
Sembrava...... vero? sembrava di potermi battere. Quale sbaglio! Io questi sbagli non ne faccio mai. So stimare il nemico e non lo sottovaluto.
Egli è mio pari sino a che non l'ho battuto. Non abbasso la guardia. Sono tesa e attenta. Non mi illudo d'avere terreno migliore. Per tutto il tempo sono concentrata sulla battaglia. Ed anche quando le luci si attenuano e la tregua fa respirare un poco, io rimango con gli occhi aperti e ascolto i suoni ed i rumori pronta a scattare al primo segnale di pericolo. Poi quando l'ho sconfitto posso schiacciarlo come un insetto. Ma solo allora canto vittoria.
Mi vedevi affettuosa, cordiale: lo sguardo dolce , la testa reclinata sulla spalla, ma ti sei ingannato. Ero sempre io la bestia feroce. Con gli artigli retrattili. Sempre io. . Se non mi trovavi a volte era perchè, come falco perlustratore, mi ero alzata in volo. Non te l'aspettavi vero? Adesso sei trasecolato. Adesso sei dispiaciuto come un ladro colto in fragrante. Chiedi perdono.
Nessun perdono. Hai perso, vedi. Dovevi pensarci. Credevi d'essere stato il primo a tradire? a mentire? Il primo a cercare di ingannare? a cercare di ingannarmi?
Non si è mai i primi nelle malefatte. Ricordalo. Sono io che sono passata prima di te. Ma ho cancellato le impronte.

sabato 14 giugno 2008

Ti ho visto

Ti ho visto: eri molto vecchia e camminavi con difficoltà. Eri nel Viale dell'ospedale, quello pieno di alberi e con il grande marciapiede.
ti ho visto: eri debole e stanca. Eri irriconoscibile. Ma il viso, il tuo viso più di tutti mi ha colpito: l'espressione severa e quasi irritata si intravedeva tra i solchi della carne.
Irrimediabili .
Dov'era la bimba? Dov'era il salto gioioso intorno alla pozzanghera.? dov'era la leggerezza nello sguardo e nei modi?
Ti ho visto a fatica: ma eri tu? non c'eri ...non c'eri lì, tra le ossa e la pelle asciutta. Avevi amato ieri? avevi forse mai goduto nel letto, tra le braccia morbide e forti del tuo amante ? Ti ho visto piena di tristezza. Ti ho visto persa e lontana.
Non avevi più desideri allora? oppure c'erano, ma costretti, vinti, rabbiosi, nascosti e camuffati dalla impossibilità e dal disordine degli anni, dei giorni e delle azioni ? Ti ho visto senza attesa o peggio ancora, nell'attesa più angosciante. Ti ho visto nella tua aria oramai consueta di odio soffocato, di solitudine costretta: ti ho vista camminare senza percorso. Non hai speranze, non hai più storia. I ricordi non sono nulla. Sono invenzioni da raccontare e noiosi, lo sai. Noiosi da ascoltare per te e pure per me . Ma ti ho visto davanti a me e t'ho lasciato andare. T'ho amato, cara. Ti ho persino perdonato, Antonella, per questi giorni infernali che mi fai vivere.

domenica 8 giugno 2008

Michele

Dove sono gli angeli? Sono in mezzo alla gente venuti chissà da dove. Ma non hanno vita facile qua sotto , tra gli alberi e le città e le nuvole intorno. Hanno occhi grandi e, da bimbi, una speranza gioiosa. Sono pieni di solitudini e di tristezze.
Come può un angelo mescolarsi e confondensi tra le persone? E' impossibile. Vengono riconosciuti, isolati, presi e feriti.
Michele è uno di questi. L'ho individuato. Per le vibrazioni della sua sensibilità, per l'anima che traspare dagli occhi chiari e dalle ciglia lunghe e sottili. L'ho seguito nei suoi movimenti di preda innocente, dai silenzi delle sue azioni immacolate. Dai suoi piccoli sorrisi di ieri. Temo per lui e lo amo. mi chiedo ancora come ha fatto a sopravvivere. lo sento come si trovasse in una giungla nera , braccato e perseguitato. Senza speranza.
Ma forse mi sbaglio perchè gli angeli hanno risorse nascoste e luci e colori che diventano corazze a difesa.
Allora lo vedo , lui, Michele, attorniato dai suoi draghi blu e verdi e gialli che lo custodiscono e lo abitano. Lo vedo avvolto da quel dilagante colore nero del suo dipinto scolpito nel cuore e lo so al sicuro perchè avverto il leggero fruscio delle ali mentre s'allontana.

Sono sazia

Non posso mangiare.
Mi sto nutrendo di questa mia frenesia disperata, di questa energia inconcludente. Faccio molti sbagli per questo. E passo il tempo a cercare di rattoppare le cose che ho distrutto mentre mi muovevo rabbiosa scalciando nel vuoto.
Dei giorni sono immobili . Silenziosi, inerti. Questi giorni sono buii, inutili e non illudano nessuno per la loro calma apparente, per il clima salottiero che emanano: sono giorni pieni di veleno. Sono giorni in cui affilo le armi .
Dei giorni sono rumorosi, pieni di azioni, di cose da fare e da dire. Pieni di rivalse, di vendette attuate. Di schiocchezze. Mi ritrovo a urlare oppure a piangere miseramente. Mi ritrovo a sbagliare continuamente. Mi ritrovo ad allontanare, ad odiare ed a perdere.
Per esempio oggi è un giorno buio. Questo è un giorno da resa dei conti. La verifica è in perdita. Ho davanti a me sempre cose da rimediare. Me ne sto tranquilla. Senza parole. Sono sazia. Gonfia. Sono gravida.Sono immobile ma guardinga come un alligatore assassino.
Potrei squarciarmi con un machete come fossi un sacco di grano e svuotarmi dei miei semi sterili. Cadrebbero nel terreno senza germogliare nulla. ed io mi affloscerei alfine senza più nulla che mi sorregga.
E' un giorno così: di merda