
Saremo ricordati per i nostri anni eroici.
Gli anni della giovinezza , della potenza.
Gli anni in cui pensavamo che il tempo sarebbe trascorso come lo stavamo vivendo, con la stessa pelle di rugiada, con la stessa speranza, con la stessa forza e resistenza. Con gli occhi limpidi e impavidi. Nessuno prima di noi aveva camminato sulla spiaggia deserta, nessuno calpestato la sabbia vergine. La prima impronta, la prima volontà, il primo progetto. Il bagno a mezzanotte d’estate. Noi i primi, noi i pionieri. Lo sguardo che sfida, sfrontato. Crudele. Il passo veloce. Senza indugio. La gamba tesa . il piede guadagna la strada, la possiede e la domina. L’iride limpido. Guarda lontano. Le labbra turgide sempre graziose. Nella smorfia o nel sorriso. Piacevoli.
E’ bello guardare un giovane. E’ bello il viso gentile. La pelle soda e liscia. Il corpo slanciato al cielo. Il muscolo tonico e forte. L’espressione del viso suscita un senso di leggerezza ed armonia. adeguata al vento leggero. Al colore dei fiori, dei petali morbidi. La giovinezza è tutt’uno con l’universo. Le colline splendenti, il grano dorato. E’ L’orizzonte perso in lontananza come un velo leggero e trasparente. Il giovane è fatto delle cose della terra. Ha ragione di essere.
Il vecchio. Invece.
Il vecchio ha paura. Non ricorda quanto tempo fa, ma un giorno, ponendo la gamba tesa, il piede deciso , era stato colpito. Lo avevano ucciso o ferito, non ricorda neppure bene cosa mai sia successo…Ma da allora ha paura..Allora cammina guardingo. Cammina lentamente. Non vuole sbagliare , adagio un piede davanti all’altro, cauto lo sguardo. L’occhio giallo. L’occhio velato. Non guarda troppo lontano. Non si dirige troppo lontano.
Non è bello l’anziano signore. tiene il capo chino. Eppure potrebbe alzare ancora la testa. Ma mantiene il capo chino. Parla piano ... spesso non parla affatto. E anche se sorride resta serio: rimane una smorfia tra le labbra sottili viola pallido. Diventa uno sfregio delle guance secche e pesanti. A te pare che sia sempre stato brutto, inconcludente, timoroso, inutile .A te pare sia sempre stato immobile, a guardare la luce del sole stretto al suo maglione peloso, a scuotere la testa. A negare. Invece no….. Un tempo era bellissimo.
Aveva Gli occhi verdi, vibranti. Il corpo teso ed agile sui campi distesi . Rideva spesso. I denti candidi , luccicavano. Non è molto tempo fa. Era un vincitore. Vinceva il freddo e le intemperie, con i muscoli tesi ed il torace gonfio. Vinceva l’orco cattivo oltre il buio, la sera nella casa.
Adesso ha fame. Si siede lentamente alla tavola. Assapora il panino con il prosciutto crudo. Guarda la televisione. Lo sai, Giulia, la guardavo con lui. Mi sedevo a fianco. Durante le giornate in ospedale. Mi sedevo a fianco del suo letto. Lui era stato tanto male. Noi eravamo pieni di spavento . Quei pomeriggi erano arrivati con questi presupposti. Presupposti di dolore e di paura.Io mi sedevo accanto a lui. Lui era disteso nel letto dell’ospedale. Non parlava. Accendevamo la televisione e lui guardava. Io speravo che potesse trarre da quelle immagini, quelle parole continue , un po’ di conforto. Un po’ di pace. Di oblio. Ero accanto a lui. Nessuna parola. Il sole filtrava tra i palazzi grandi dell’ospedale. Il silenzio , la televisione, i suoi occhi , lui disteso. Le voci piene di senso di normalità giungevano dallo schermo. Era Mio padre.
L’anziano non è bello. Non ricorda. Oppure ricorda male. Ricorda altre cose. Sembra lontano dalla vita sociale.. Perché soffre della mancanza di vita. Comprendo la sua sofferenza solo adesso..I Era il 17 febbraio. 2003. Lo so, non l’ho mai detto. Non l’ho mai scritto. Non l’ho mai accettato. Mio padre non si lamentava. Non riusciva a respirare. Adesso lo capisco. Voleva stare seduto perché non riusciva a respirare. Si è aggrappato alla mia spalla per tirarsi su il più possibile. Ma non si lamentava, non diceva: "non riesco a respirare" Invece ha chiesto: “ mi dai un goccetto di vino.” Ha detto proprio " goccetto” Un goccetto di vino.
Io vedevo che mio padre non stava bene. Registravo questo, ma la mia ansia di uscire cresceva, si mescolava allo spavento. Volevo uscire, andare via da quel martirio, ma da allora sono ancora lì con lui in quella stanza di ospedale. .Non ne sono più uscita. Il dolore è grande ed immobile. Il dolore è’ uguale a quella stanza. Le pareti chiare. La vernice lucida. Sono seduta nella sedia accanto al letto in una ripetizione di gesti uguali, di espressioni sofferenti, di respiri miei che respiro al posto di mio padre. E’ uguale ad una cantilena sussurrata. Che parla di gesti e di rituali, il bere, il tirarsi su dal letto ,il respirare. Vivere. Potessi, caro papà , coprirti con il mio corpo, respirarti con il mio sospiro, generarti con la mia sofferenza. Versarti il vino . Un goccio di vino. Potessi regalarti Metà del mio respiro. C’è solo il suono della mia voce c’è solo l’immagine che richiamo. Non rimane il gesto, non rimane il tuo respiro e la tua sofferenza. Afferro il corpo - afferro il suono - afferro il respiro, ma non rimane nulla. Mio padre è morto. : e il giovane sfrontato? Quel giovane lontano con il polso fermo, la voce potente? La risata sguaiata. La sua voce. Il giovane che sollevava la bimba al cielo. ?Il giovane allegro. Il padre forte e sicuro.
Dov’è finito il tempo eroico?
Ma il tempo eroico, Giulia, non è di chi solleva l’ascia e la sferza più lontano, non è di chi ha la forza nei muscoli delle braccia e la mette alla prova cercando nemici da battere……Il tempo eroico è il tempo del passo incerto o della mancanza di forze e di coraggio eppure è il tempo che non fa rinunciare alla lotta . che non fa smettere di spingersi sempre più intensamente avanti verso l’abisso senza cedere, senza ritrarsi senza urlare e senza perdere la propria anima. Perché l’anima possa rimanere vergine nello spavento, nel passo ultimo. L’anima possa rimanere candida e protesa verso i propri cari i per sempre. Possa essere mio padre ancora ed in ogni attimo, per i giorni futuri.
Non voglio spostarmi. Il mio tempo mi troverà qua seduta, il sole alla finestra ed il silenzio. Seduta accanto al suo letto, le pareti chiare.Sono qua . Mio padre è con me . Il momento si è fermato. Il respiro impercettibile. La sua presenza è vivida: mi sembra di esserne sormontata. Sono qua