giovedì 23 febbraio 2012

UN POSTO AL SOLE





Eccoci qui. Non ho mai parlato di  questa signora  perché mi pareva che così facendo l’avrei degnata di troppa attenzione: lei che è una figura dall’aspetto dimesso, insignificante,  una donna di mezza età, ma quella mezza età portata da sempre come fosse  un tempo  interminabile , ordinario e trasparente che già da anni la rendeva invisibile, (mentre l’altra mezza età è francamente inutile) o ancora meglio di quella visibilità che ti faceva provare un po’ di  pietà, un po’ di irritazione  che si preferisce ignorare. Suscitava quella sensazione di disfatta femminile, di fallimento generazionale  che faceva venire un po’ di inquietudine , ma  in fondo donne di tal fatta (male) non ne fanno  ed allora va bene così  e non si stia tanto ad indagare.
Questa donna, piena di piccoli malanni, di ansie mal represse, di solitudini  incancrenite, non ha mai avuto nulla a che fare con me : distante e grossolana, senza interessi particolari, senza talento alcuno, con velleità illusorie di buona conversatrice e  desideri di maternità di fatto frustrate. Probabilmente io , con due gravidanze di qualità di  origine controllata e l'addome straordinarimente piatto ,  dovevo farle un bell'effetto.

  Insomma non c’era nulla in lei che me la facesse pensare . Ho dovuto invece pensarci perché lei ha pensato a me . Probabilmente non le piacevo per  tutti i motivi elencati sopra, che la mia presenza  metteva ancora più in luce. Ma devo confessare che non avendola mai guardata non so neppure il motivo del suo risentimento.

. La mia arma è ben più greve  e si chiama “esposizione dei fatti“ e si chiama: “rivelazione della realtà“ e quella sì che oltraggia, quella sì che denigra e distrugge quando apre le sue ali e distende il suo corpo lungo e sinuoso davanti agli occhi del mondo.  
E quale realtà è più crudele  e matrigna di quella che tutte le mattine la vede solitaria e inerte davanti al mondo, che la vede indifesa e  prigioniera della sua  mente scialba e mediocre, che la vede torcersi  tra i gridolini di vecchina inconsapevole e  i sospiri  affannosi  e indolenti di una moglie rifiutata e disprezzata?

 Un pomeriggio ero nel negozio di scarpe del paese.  Devo dire che ero tutta vestita carina con una bella gonnellina corta sulle calze velatissime. 
 Recupero qualche modello di mio gradimento  e mi accingo a misurarmi prima una poi l’altra scarpa con grande impegno e concentrazione. Nel mio daffare, con la testa china tra le ginocchia ecco che vedo la sagoma di un uomo che si torce  in modo vistoso per far giungere il suo sguardo voglioso tra le mie cosce. Mi viene subito d’istinto di tirar su la testa per dirgliene quattro . E’ in quel momento che riconosco  il contorsionista della storia: era il marito della di lei signora che, sorpreso a compiere  un tal temerario  e boccaccesco gesto subito si ricompone e  mi rivolge un “ciao“ alquanto imbarazzato come un bimbo sorpreso con le dita nella marmellata  e, guarda un po', la marmellata era la mia.   Angelo d’oro. Quei mariti cari ed affettuosi , già me li immagino a casa tra il bar del  circolo  e la tivvù a far passare la giornata con la moglie in  cucina a rassettare od  ancora peggio sul lavoro ad uggiolare .
 In quell’occasione , ricordo, di avere sorriso con indulgenza. Ma adesso comprendo perché  la signora si  interessa  tanto alle esternazioni delle  donne più avvenenti.  
Il motivo per cui  suo marito, invece,  guardasse di sottecchi le cosce  delle  altre donne  l’avevo già intuito. 
Poveretta…và.

lunedì 20 febbraio 2012

SEI TU CHE MI HAI RUBATO IL CUORE




Ho seguito Sanremo  in modo discontinuo. Impossibile non fare zapping  e NON IMBATTERSI  in quella trsmissione  dato che non c’era nulla da vedere nelle altre reti.
Celentano, che è sempre stato bravo manager di se' stesso, in questa vicenda si è bruciato definitivamente  quel ruolo di predicatore delle folle che per tanti anni gli aveva permesso grandi successi e vendite di dischi. 
Nella sua ultima performance, sembrava quasi non sapesse neppure lui dove sarebbe andato a parare mentre biascicava  discorsi sul destino, sul volto di Dio ( il " volto" ?)  e sulla morte  che ci attende ( e se non ce lo diceva lui non ci arrivavamo da soli);  pareva   proprio che si fosse trovato  in un delirio confuso ed inconcludente .
Un  giudizio veramente pessimo  va ai giornalisti,  che hanno montato alla disperata la storia della farfallina di Belen proponendola per i giorni seguenti in tutte le salse: ingrandita, allungata con e senza mutande, insomma confezionando  una vera e propria  leggenda su una vicenda che alla fine interessava  una minima parte della categoria maschile  ( infatti: considerando che la maggioranza degli italiani è di sesso femminile  a quante persone  può interessare davvero  dove tiene le farfalline la Belen? )  
Morandi è una brava persona: onesta, educata e leale: qualità apprezzabili ma che non fanno di una persona un buon presentatore e  infatti Morandi non è un presentatore vivace, dinamico carismatico  e soprattutto  non è un presentatore che riesce ad intrattenere il pubblico nei momenti di vuoto scenico.
Le canzoni non le giudico affatto. Ognuno ha i suoi gusti come per i quadri o gli uomini: io mi scelgo i miei  e probabilmente non sono i migliori della piazza.
Ma questa canzone me la voglio ricordare: I Matia Bazar insieme a Platinette presentano una  storia di amore e  di sofferenza che recitata e cantata  così dolcemente ha attirato la mia attenzione.
Insomma: mentre molti ci raccontano la crisi economica e le difficoltà del vivere ecco che questa canzone ci parla di dolore, passione e sofferenza ossia  di tutto ciò che  suscita nell’uomo le sensazioni più autentiche, più profonde che nessuna altra dimensione della nostra vita ci può offrire. 
Tramite l’amore  l’uomo esprime la propria anima e le permette di vivere e di crescere dentro di se’. L’amore autentico porta sempre con se ' una parte di sofferenza e di inquietudine ma  nello stesso tempo  è proprio in questo modo che svela la nostra personalità , ci scopre e ci cambia anche quando è crudele e doloroso.  
Una canzone quale riconoscimento agli attimi  in cui  l'amore ha  attraversato la mia vita.

venerdì 17 febbraio 2012

SONO SOLO PAROLE



Ho letto un libro. Un bel libro . un libro che magari conoscerete: "Odio gli Indifferenti" di Antonio Gramsci. Non voglio proporre ai miei adorabili lettori  il discorso sugli indifferenti che avrete sentito e letto chissà quante volte. Invece  scriverò una frase di David  Bidussa che apre e presenta il libro come non potrebbe essere fatto meglio.
Bidussa scrive di politica e di potere. Dice: " La politica non è solo forza.  Chi ha il potere non sempre può tutto. Almeno non può ottenere la stima . La politica è anche autorevolezza. E l'autorevolezza dei "senza potere" si chiama " intelligenza"  Persino quando si è puniti per la propria intelligenza. E il proprio coraggio
Ebbene, io che sono una  persona " senza alcun potere" io che sono " bistrattata  e maltrattata ",   provo una grande consolazione a sapermi non ancora battuta  e mai sottomessa. 
In questi due giorni io me ne vado ad Acqui Terme a fare il bagno turco e poi lunghissime  nuotate nella piscina con l'acqua calda .  
Per chi  dovrà rimanere tra le strade grigie ed i  polverosi palazzi per garantirsi quella fetta di  necessaria visibilità e di apprezzamento illusorio  provo solo un misto di pena /disprezzo ed una sincera voglia di fancularlo.
Bye.

martedì 14 febbraio 2012

IL DEFAULT DELLA PAROLA


Sinceramente: i manifesti in giro non li leggo mai e quando sento parlare i vari  rappresentanti di ruoli istituzionali,  non li  ascolto neppure un po' a meno che non decidano di raccontarmi in concreto in cosa consiste una manovra o un'altra. E quindi mi dico: chi cazzo  avrà voglia di ascoltare me?
 O meglio: mi chiedo se la mia parola  è credibile   o se,  PER CASO , un  mio discorso può ritenersi affidabile.
Non lo so davvero.
 Io racconto di malefatte  che vedo in giro e con malefatte intendo cose fatte malissimo, ma poi , alla fine, sento che  tutto questo parlare non serve  a niente : è fuori di me,  è laggiù oltre quello che stiamo vivendo e magari, ci va anche di ascoltarlo e  di leggerlo, ma sembra sempre che poco ci riguardi,  e che  si tratta d'altro. di beghe lontane, di storie che  sembrano promozione più che contatto e costruzione.
Potrei dirne ancora e non aggiungerei niente di nuovo a questa uggia che ci rende tutti stranieri ed indifferenti ai disagi degli altri.
Sento in tivvù che ai dipendenti pubblici greci sarà decurtato il 50% del loro stipendio ed  il primo pensiero che mi sorge spontaneo è di una perversione unica: " Speriamo che non succeda in Italia"  ma invece, eh sì, sappiamo di essere altrettanto vulnerabili ed altrettanto vittime  innocenti e che questa nostra immobilità , questa nostra  apatia non  potrà salvarci dalle oppressioni e dalle conseguenze di una politica contro la povera gente.
Anche in Grecia la classe ricca continuerà ad essere ricca. Con i Greci abbiamo molte similitudini. Ma a parte la situazione tragica della Grecia,  il problema di fondo  si trova  in questa incredibile affluenza di parole, di visibilità costante, di manifesti e locandine e voci continue e gesti  ed ostentazioni di certezze che  hanno vinto la mia pazienza.
Odio anche chi dice e scrive: " Vergogna" come se bastasse una parola, ancora parole parole per poter definire un tempo e farlo fermare. si  fa appello alla vergogna . Ma Vergogna di che? Proprio dal greco, guarda un po',  deriva questa parola che significa:  testuali parole " timore all'esposizione"!. Insomma: avete capito benissimo: " timore di esporsi" e vi pare mai che qualcuno abbia paura della visibilità? di  essere sotto i riflettori? di farsi vedere od applaudire? A me non sembra proprio. Guardateli lì: son tutti pronti ed in prima fila sui palchi  sino ad arrivare al microfono o davanti alla telecamera.
Invocare la Vergogna non significa nulla. Voglio sentire critiche fattive. da parte dei dettrattori del potere. Voglio sentire come, voglio sentire quando, voglio  vedere alternative, pianificazioni.  Bisogna tornare al tempo, se mai c'è stato , in cui  le azioni , le buoni azioni contavano più delle parole. Il pubblico non deve essere sedotto dai colori di una comunicazione divenuta pubblicità, ma da un fatto divenuto risultato.Da un problema   risolto, da un danno riparato.
 Insomma: una giornata così da schizoide repressa, la mia. Ma va meglio rispetto a ieri, pensate un po'.