martedì 14 febbraio 2012

IL DEFAULT DELLA PAROLA


Sinceramente: i manifesti in giro non li leggo mai e quando sento parlare i vari  rappresentanti di ruoli istituzionali,  non li  ascolto neppure un po' a meno che non decidano di raccontarmi in concreto in cosa consiste una manovra o un'altra. E quindi mi dico: chi cazzo  avrà voglia di ascoltare me?
 O meglio: mi chiedo se la mia parola  è credibile   o se,  PER CASO , un  mio discorso può ritenersi affidabile.
Non lo so davvero.
 Io racconto di malefatte  che vedo in giro e con malefatte intendo cose fatte malissimo, ma poi , alla fine, sento che  tutto questo parlare non serve  a niente : è fuori di me,  è laggiù oltre quello che stiamo vivendo e magari, ci va anche di ascoltarlo e  di leggerlo, ma sembra sempre che poco ci riguardi,  e che  si tratta d'altro. di beghe lontane, di storie che  sembrano promozione più che contatto e costruzione.
Potrei dirne ancora e non aggiungerei niente di nuovo a questa uggia che ci rende tutti stranieri ed indifferenti ai disagi degli altri.
Sento in tivvù che ai dipendenti pubblici greci sarà decurtato il 50% del loro stipendio ed  il primo pensiero che mi sorge spontaneo è di una perversione unica: " Speriamo che non succeda in Italia"  ma invece, eh sì, sappiamo di essere altrettanto vulnerabili ed altrettanto vittime  innocenti e che questa nostra immobilità , questa nostra  apatia non  potrà salvarci dalle oppressioni e dalle conseguenze di una politica contro la povera gente.
Anche in Grecia la classe ricca continuerà ad essere ricca. Con i Greci abbiamo molte similitudini. Ma a parte la situazione tragica della Grecia,  il problema di fondo  si trova  in questa incredibile affluenza di parole, di visibilità costante, di manifesti e locandine e voci continue e gesti  ed ostentazioni di certezze che  hanno vinto la mia pazienza.
Odio anche chi dice e scrive: " Vergogna" come se bastasse una parola, ancora parole parole per poter definire un tempo e farlo fermare. si  fa appello alla vergogna . Ma Vergogna di che? Proprio dal greco, guarda un po',  deriva questa parola che significa:  testuali parole " timore all'esposizione"!. Insomma: avete capito benissimo: " timore di esporsi" e vi pare mai che qualcuno abbia paura della visibilità? di  essere sotto i riflettori? di farsi vedere od applaudire? A me non sembra proprio. Guardateli lì: son tutti pronti ed in prima fila sui palchi  sino ad arrivare al microfono o davanti alla telecamera.
Invocare la Vergogna non significa nulla. Voglio sentire critiche fattive. da parte dei dettrattori del potere. Voglio sentire come, voglio sentire quando, voglio  vedere alternative, pianificazioni.  Bisogna tornare al tempo, se mai c'è stato , in cui  le azioni , le buoni azioni contavano più delle parole. Il pubblico non deve essere sedotto dai colori di una comunicazione divenuta pubblicità, ma da un fatto divenuto risultato.Da un problema   risolto, da un danno riparato.
 Insomma: una giornata così da schizoide repressa, la mia. Ma va meglio rispetto a ieri, pensate un po'.




3 commenti:

Anonimo ha detto...

“Nella vita talvolta è necessario saper lottare, non solo senza paura, ma anche senza speranza.” - Sandro Pertini

Gillipixel ha detto...

A volte anche io, Anto, mi sento come preso in questa sensazione di inutilità del dire...a parte che, per le cose che scrivo io, l'inutilità è insita nella cosa stessa :-) ma forse è proprio per questo...come diceva Bennato, io di risposte non ne ho, io faccio solo rock'n roll :-)

A parte le facezie, è vero: si dovrebbe parlare meno e meno a sproposito...il silenzio andrebbe rivalutato come dimensione in cui ci s'impegna in prima persona facendo...ed internet in questo senso scatena un istinto cloacale al dire più insulso...tutti buoni spunti di riflessione, hai fatto bene a tirarli fuori...

Bacini non detti :-)

Altro anonimo, europeista ha detto...

In Grecia si stanno facendo le prove come agire nei paesi P.I.G.S. ed altri che si aggiungeranno per piegare la volontà del popolo sovrano e portarlo ad avere retribuzioni cinesi, il fine è diventare competitivi nel mondo all’insegna della crescita nel post consumismo occidentale i cui capitali (finanza europea: Germania, Francia, in piccolo la latina) non sono riusciti a conquistare la Cina, per contro ne vengono fagocitati nelle loro stesse nazioni d’origine. E bando ai sensi di colpa che ci fanno pure sentire! Lo volesse il popolo europeo, che non esiste, con due dogane si potrebbe risolvere molto, purtroppo l'unico popolo è l'alta finanza