venerdì 17 febbraio 2012

SONO SOLO PAROLE



Ho letto un libro. Un bel libro . un libro che magari conoscerete: "Odio gli Indifferenti" di Antonio Gramsci. Non voglio proporre ai miei adorabili lettori  il discorso sugli indifferenti che avrete sentito e letto chissà quante volte. Invece  scriverò una frase di David  Bidussa che apre e presenta il libro come non potrebbe essere fatto meglio.
Bidussa scrive di politica e di potere. Dice: " La politica non è solo forza.  Chi ha il potere non sempre può tutto. Almeno non può ottenere la stima . La politica è anche autorevolezza. E l'autorevolezza dei "senza potere" si chiama " intelligenza"  Persino quando si è puniti per la propria intelligenza. E il proprio coraggio
Ebbene, io che sono una  persona " senza alcun potere" io che sono " bistrattata  e maltrattata ",   provo una grande consolazione a sapermi non ancora battuta  e mai sottomessa. 
In questi due giorni io me ne vado ad Acqui Terme a fare il bagno turco e poi lunghissime  nuotate nella piscina con l'acqua calda .  
Per chi  dovrà rimanere tra le strade grigie ed i  polverosi palazzi per garantirsi quella fetta di  necessaria visibilità e di apprezzamento illusorio  provo solo un misto di pena /disprezzo ed una sincera voglia di fancularlo.
Bye.

martedì 14 febbraio 2012

IL DEFAULT DELLA PAROLA


Sinceramente: i manifesti in giro non li leggo mai e quando sento parlare i vari  rappresentanti di ruoli istituzionali,  non li  ascolto neppure un po' a meno che non decidano di raccontarmi in concreto in cosa consiste una manovra o un'altra. E quindi mi dico: chi cazzo  avrà voglia di ascoltare me?
 O meglio: mi chiedo se la mia parola  è credibile   o se,  PER CASO , un  mio discorso può ritenersi affidabile.
Non lo so davvero.
 Io racconto di malefatte  che vedo in giro e con malefatte intendo cose fatte malissimo, ma poi , alla fine, sento che  tutto questo parlare non serve  a niente : è fuori di me,  è laggiù oltre quello che stiamo vivendo e magari, ci va anche di ascoltarlo e  di leggerlo, ma sembra sempre che poco ci riguardi,  e che  si tratta d'altro. di beghe lontane, di storie che  sembrano promozione più che contatto e costruzione.
Potrei dirne ancora e non aggiungerei niente di nuovo a questa uggia che ci rende tutti stranieri ed indifferenti ai disagi degli altri.
Sento in tivvù che ai dipendenti pubblici greci sarà decurtato il 50% del loro stipendio ed  il primo pensiero che mi sorge spontaneo è di una perversione unica: " Speriamo che non succeda in Italia"  ma invece, eh sì, sappiamo di essere altrettanto vulnerabili ed altrettanto vittime  innocenti e che questa nostra immobilità , questa nostra  apatia non  potrà salvarci dalle oppressioni e dalle conseguenze di una politica contro la povera gente.
Anche in Grecia la classe ricca continuerà ad essere ricca. Con i Greci abbiamo molte similitudini. Ma a parte la situazione tragica della Grecia,  il problema di fondo  si trova  in questa incredibile affluenza di parole, di visibilità costante, di manifesti e locandine e voci continue e gesti  ed ostentazioni di certezze che  hanno vinto la mia pazienza.
Odio anche chi dice e scrive: " Vergogna" come se bastasse una parola, ancora parole parole per poter definire un tempo e farlo fermare. si  fa appello alla vergogna . Ma Vergogna di che? Proprio dal greco, guarda un po',  deriva questa parola che significa:  testuali parole " timore all'esposizione"!. Insomma: avete capito benissimo: " timore di esporsi" e vi pare mai che qualcuno abbia paura della visibilità? di  essere sotto i riflettori? di farsi vedere od applaudire? A me non sembra proprio. Guardateli lì: son tutti pronti ed in prima fila sui palchi  sino ad arrivare al microfono o davanti alla telecamera.
Invocare la Vergogna non significa nulla. Voglio sentire critiche fattive. da parte dei dettrattori del potere. Voglio sentire come, voglio sentire quando, voglio  vedere alternative, pianificazioni.  Bisogna tornare al tempo, se mai c'è stato , in cui  le azioni , le buoni azioni contavano più delle parole. Il pubblico non deve essere sedotto dai colori di una comunicazione divenuta pubblicità, ma da un fatto divenuto risultato.Da un problema   risolto, da un danno riparato.
 Insomma: una giornata così da schizoide repressa, la mia. Ma va meglio rispetto a ieri, pensate un po'.




domenica 12 febbraio 2012

VABBUO'


 IL MOBBING E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Fenomeni di mobbing si verificano anche nell’ambito del lavoro alle dipendenze delle Pubbliche amministrazioni. Infatti, anche il datore di lavoro pubblico è tenuto ad adottare le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e morale del prestatore di lavoro (ex art. 2087 cod. civ.) ed è responsabile anche per il fatto illecito dei propri dipendenti.
In particolare, ai sensi dell’art. 52 del d.lgs 165/2001, testo unico in materia di pubblico impiego, “il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o alle mansioni considerate equivalenti nell’ambito della classificazione professionale prevista dai contratti collettivi, ovvero a quelle corrispondenti alla qualifica superiore che abbia successivamente acquisito per effetto dello sviluppo professionale di procedure concorsuali o selettive”
Peraltro, è noto che, in seguito all’intervenuta privatizzazione del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, il lavoratore pubblico gode delle medesime prerogative ed ha le medesime tutele del lavoratore privato.
Così, ove vengano violate le disposizioni del testo unico in materia di pubblico impiego e/o del codice civile, lo Stato o l’ente pubblico datore di lavoro è responsabile dei danni causati al lavoratore al pari del datore di lavoro privato.
In questi casi, la responsabilità dello Stato e/o dell’ente pubblico concorre con quella personale e diretta del dipendente autore del comportamento illecito, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 28 Cost., secondo il quale “i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità si estende allo Stato e agli enti pubblici”.

mercoledì 8 febbraio 2012

LO SPREAD DA SOLO NON BASTA


In questi giorni non sono in ufficio. Amareggiata e demoralizzata dall'inconcludenza a cui  sono costretta ad assistere eccomi anche alle prese con  i messaggi che il mio corpo mi trasmette. Sto male. O meglio. il mio corpo soffre ed io sono costretta ad occuparmi di lui. Malvolentieri, lo ammetto. Ma che  altra scelta abbiamo se non  prenderci cura di  questa carne pulsante  che ci permette di  essere immaginazione e spirito?
Eh, l'eterna  dicotomia che ci dilania ! ed intanto non ho più pensieri se non di disfatta e rinuncia, se non di rassegnazione e sacrificio. Buone notizie, insomma per chi giunge in questo spazio  con l'intento di stampare foglietti cospiratori. Niente da fare qui, in questo senso. Fanculo,
per adesso.