lunedì 17 ottobre 2011

TO', LA VIOLENZA ! LA SOPRAFFAZIONE ! E CHI SE L'ASPETTAVA?



Oh, io non mi meraviglio affatto delle violenze e delle ingiustizie, in genere.
Tutti i giorni, pago in prima persona i tentativi di sopraffazione di persone incompetenti.  Parlo di quelli che non sanno lavorare , ma che, invece di  restarsene bravi bravi a far lavorare gli altri, si mettono anche a dare direttive su questa e quell'altra cosa come fossero delle persone che se ne intendono invece  una minchia di niente che se ne intendono!
Una mattina questi esseri inadeguati alla professione per cui sono retribuiti,  si svegliano ( qui qualcuno si aspetterà un " bella ciao"  )  ed , in virtù di un titolo guadagnato  chissà come e quando, cominciano a vesseggiare quelle persone di buona volontà che hanno ancora in senso dello Stato e del Servizio pubblico.
Trovate molta differenza tra questi incapaci e d incompetenti dei piani alti e  quelli che hanno sfasciato le macchine dei poveri cittadini? Io no, scusate. 
Le sopraffazioni, o meglio  le violenze hanno molte facce e tutte ugualmente disastrose e deleterie per la comunità.   si comincia  a subirle nei luoghi pubblici, quelli silenziosi ed ovattati da i tappeti  e dal profumo di lavanda , fino a vederle  scatenarsi con spranghe e cappucci su una strada di città. 
Le angherie, le vessazioni hanno lo stesso movente, la stessa personalità confusa e meschina  sia che operi su una poltrona vellutata sia che decida di  esprimersi  sotto una benda nera e casco di protezione. 
Allora dobbiamo  veramente smetterla di meravigliarci della violenza che si attua davanti ai nostri occhi. E dire : " Oh tò, non me l'aspettavo proprio!!!"
Dobbiamo smetterla di visitarla  e fotografarla come  fossimo turisti giapponesi, ma  dobbiamo puntarle il dito addosso,  chiamarla col suo  vero nome, non bisogna mai ignorarla e sottovalutarla.  E' necessario, invece  denunciarla. Perchè la violenza , dapprima si mescola tra la folla per non farsi notare. Azzarda persino sorrisi e toni garbati. Ma poi, quando si accorge d'avere spazio e  forza necessaria,  quando s'avvede che hai abbassato la guardia,  che su qualche ingiustizia sei disposto a chiudere un occhio,  all'improvviso getta la maschera. E  se cominciamo ad accettare la violenza, quella sottile, sotterranea, ma anche spudorata, arrogante quella nei  posti di lavoro, nelle fabbriche,  negli ospedali poi non dobbiamo lamentarci se la troviamo anche nelle strade anche se  con altre voci ed altre caratteristiche.
Per questo dobbiamo vigilare  che la violenza non si propaghi  nel luogo  in cui  lavoriamo e persino nel luogo che più  amiamo perchè sarà proprio in quel luogo che la prevaricazione  potrebbe schizzare  il suo veleno mortale, che ci  potrebbe attaccare senza tregua  fino a lasciarci esausti e sconfitti. Non ci credete? Se lasciamo spazio alla violenza perchè è ancora  sopportabile,  ancora leggera  diamo ad essa la possibilità di lievitare
Succederà sempre perchè sempre è successo. Nelle piazze, negli uffici, nelle scuole, nei bar, e d addirittura  in famiglia.  Mettiamoci in quest'ottica perchè tutto questo  non deve ,  eh,  non deve farci  trovare impreparati.
Cazzo.

venerdì 14 ottobre 2011

COME BERE UN BICCHIERE D'ACQUA.


Anche se il demone non ha corpo, esprime lo stesso un eroticità tangibile che si muove attraverso la sostanza   che lo  ospita come inquietante  pellegrino. 
O meglio ancora: non è  tanto la forza profonda che  si accuccia nel corpo quanto il corpo che si impianta  in questo cosmo di piccole luci pulsanti   e lo  trattiene dentro un involucro conformandolo  come fa il biccchiere con l'acqua  contenuta  nel vetro.
Il demone è così forte che  riesce a rappresentarsi  nel mondo e a farsi vedere ,  malgrado sia invisibile. 
Si fa vedere attraverso la potenza della sua passione, del suo struggimento, della sua inquietudine, ma soprattutto della sua immaginazione. 
Ecco.  In questo senso il desiderio  passionale prima e carnale poi , ha bisogno di una coreografia , ha bisogno di una storia  immaginata, di un miraggio fantastico per venire alla luce.
Infatti  non mi capita mai di provare il desiderio al di là di un contesto culturale. E per culturale intendo ciò che lega l'individuo al tessuto sociale. datemi un  tema, quindi. una trama.
Quale  soggetto affetto dalla sindrome di cenerentola la mia sceneggiatura  ha dei ruoli attinenti  all'argomento.  
Un maschio di potere ha per il mio demone un incanto incontrastabile.
Oh, non  si tratta di soldi o di forza, ma invece di   ruolo  e di collocazione.  Sembra una cosa deplorevole,  sembra una cosa  turpe. Ma non facciamoci ingannare dalle apparenze . il mio demone non si fa corrompere : agisce d'istinto e vive di intuizioni. 
Il mio demone  si ciba dell'istante attraverso il suo impeto viscerale. Lo afferra con i denti aguzzi di lupo selvaggio. Qual è stato il richiamo primordiale? Quale la spinta? S'avventa diabolico sullo spazio che l'ha determinato, sul bicchiere che lo ha composto. Si scioglie , si smembra , si confonde con la terra , nella città e nelle strade. Non è più me , ma nel paesaggio intorno,  e' fuori di me , ma ancora dentro. l'ho perso di vista. 
Non crediate che ciò che nasce in un contesto sociale si sviluppi come elemento imprescindibile dal sistema.
Il demone non si vende, ma si consuma.  Dilapida la sua energia nell'ossessione ma  al termine del pasto s'allontana . E' dentro e fuori. E scompare  senza avvertire.



mercoledì 12 ottobre 2011

IN FONDO SEMPRE PIU' SU SEMPRE PIU' SU



E'  ormai pacifico per me. Ho una forza interiore che è  paradigma dell'essere  visibile che sono. Potrebbe essere definita "guida", ma sarebbe un termine fuorviante. Perchè non mi da indicazioni chiare su come procedere, invece è una spinta che diventa energia che muove la mia immagine nel mondo.

In questi giorni ho avuto delle rappresaglie da parte di chi, non sapendo raccapezzarsi  sul lavoro che dovrebbe svolgere,  ha   intrapreso una serie di operazioni sterili ma determinate contro la mia persona. Devo dire che questa cosa mi ha fatto perdere le staffe. Ecco. Il termine che sembra retorico ha invece un contenuto profondo ed inquietante. 
Come ho scritto, ho ormai realizzato d'avere una energia misteriosa ma vitale  dentro di me che governa la mia coscienza  diventando  ciò che mi significa nel mondo e che mi rappresenta nei gesti e nell'indole. Ho creato, alla fine, una relazione di rispetto e  di pacifica convivenza tra la forza che mi macina dentro e la mente superba e funzionale che sono. Ma  quel giorno in cui, come ho voluto sottolineare , " ho perso le staffe" ,il  contatto s'è improvvisamente interrotto e mi sono sfilacciata, dispersa come acqua di sorgente in mille rivoli, frantumata in pezzettini finissimi tanto da divenire sabbia  inerte e muta. Muta di fatto non lo sono stata troppo  perchè parlavo vivacemente , ma non ascoltavo il profondo me strappato alla contemplazione della mia anima immacolata. 
Sono stata staccata, divisa , frammentata ed allontanata da me ,  quindi per questo  incontrollabile e perduta .  Vedendomi così mi sono allarmata. Mi sono fermata. Ho cercato la voce smarrita. Non la sentivo , schiacciata com'era  da azioni che non mi appartenevano ma che facevano da padroni nel mio presente .
Non trovavo la forza occulta  che era l'etica della mia vita e che mi aveva permesso di progredire. 
Per tutto il giorno  di ieri è stato così.  Ma oggi pomeriggio camminando in silenzio col mio caro amico, mentre lui chiacchierava della mostra del fumetto che a breve avrebbe visitato, allora il suono delle sue parole divenne all'improvviso  l'eco della mia voce interiore che sorgeva gorgogliando dal fondo  per salire su sempre più su fino a deflagrare nel mio petto per ricongiungersi alla fine con l'altra parte di se' e  permettermi , così, di ritornare in vita  tutta intera.

martedì 11 ottobre 2011

DOVE SI DIRIGE CHI NON SA DIRIGERE? LA STORIA CONTINUA...

......Ma non solo il Generale  mandò quella missiva sconcertante all'indirizzo  del soldato che dovette governare il disatro. Ma per...,  come si dice in gergo militare, pararsi il culo, ne inviò una successiva in cui si lamentava del tono  del soldato semplice, che non andava bene che  avrebbe dovuto rendere conto di ciò e così di seguito. Sembra una storia di fantascienza. Non crediate: è così che si muove, anzi, che non si muove colui che ha compiti direttivi e  non sa fare: si barcamena giorno per giorno con temi sempre campati in aria, con problemi creati ad hoc.
Perchè lo fa? Perchè non ha nulla da fare. Chi è incompetente non si avvede delle questioni che ci sono da risolvere. e passa il tempo un po' inquietamente cercando di trovare qualcosa che gli faccia trascorrere la mattinata, qualcosa da leggere e su cui disquisire.
Nei campi di concentramento spesso seviziare  i detenuti diventava un'attività vera e propria  per occupare il tempo.
Ora,  per certi responsabili trovare qualcuno con cui sfogare le proprie frustrazioni di persona  accantonata in un angolo senza alcuna vera mansione direttiva da svolgere è   l'unico toccasana che rimane. Accanirsi contro   qualcuno.
Che fare? Ma resistere, resistere, resistere .
Il tempo mi ha dato sempre ragione, in questo senso.  PERO'  CHE PALLE EH!