lunedì 4 marzo 2019

IMMAGINE ALL THE PEOPLE



Cercavo  una immagine che potesse descrivere, o meglio, sintetizzare, il disordine che SI CREA  quando   cominci a liberarti degli oggetti della tua vita.
Avrei potuto scattare una foto agli  ingombranti scatoloni ammassati nel soggiorno, che non ha più l'aspetto di un confortevole e rassicurante soggiorno , ma piuttosto di un magazzino o ancora  di una chiesa sconsacrata dove sono stati  abbandonati  senza ordine   e logica oggetti  liturgici  utilizzati.
nel riempire gli scatoloni  opero con grande fretta. 
Devo dire che più che altro butto via. 
 Il mio cervello è rigoroso :  ragiona sullo spazio  senza clemenza, ma il cuore palpita un passo indietro. 
Non è tanto il dolore legato a qualche antico ricordo quanto lo strappo che si crea con le cose,   cioè,  proprio  con la materia pesante che occupava spazio e che neppure sapevi ancora di possedere. 
Credo che si tratti di una oscura percezione della morte ed è questa che ci fa restare aggrappati agli oggetti che ci appartengono. 
 E' una illusione.
Ho pensieri continui su questo argomento.  
Ma così sfilacciati, così incoerenti . Impossibile rincorrerli. 
Di fatto metto in discussione tutto. 
la vita quale abbaglio. Gli errori fatti. 
Quando traslochi si muore di più  di quando parti e basta  ( eh, sì, partire è un po' morire ) . 
Quando traslochi , devi scegliere da cosa vuoi allontanarti invece partire è più che altro:  " aggiungere un luogo  a tutto ciò che ti appartiene". 
Quando sono  presa dal dividere , buttare, spazzare riporre allontanare custodire, salvare ricordi sento che  sto lottando , che vorrei tornare indietro  che sarebbe in ogni caso una perdita  e intanto sono in mezzo alla tempesta ,  raggiungere la riva non si può più. 
Tra mio marito e me ci sono sempre più discussioni. 
Lui punta a conservare e per me invece il conservare vanificherebbe il nostro trasloco. 
Gli ho detto in uno dei nostri , ahimè, innumerevoli litigi: 

"Non stiamo solo cambiando casa, devi capire che stiamo cambiando vita!" 

Mentre lo dicevo sapevo di trascinarlo mani e piedi in una  visione  esclusivamente mia come in un baratro  oscuro e senza fondo. 
 Ero io che volevo cambiare, anzi,  ero io che volevo morire, mentre  per lui la vita continua senza interruzioni. 
Quando penso che si tratta solo di un momento transitorio, so di ingannarmi: ho assaporato la reale condizione  dell'essere umano: quella di abbandonare , di lasciar andare, di perdere persone, sentimenti  ed oggetti  il resto invece è solo aleatorio.
Comodi appartamenti   strutturati  e puliti   come sepolcri imbiancati : essi sono belli a vedersi ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume  "

  




2 commenti:

Gillipixel ha detto...

Forse la vita è tutto un proiettarci nelle cose di cui ci siamo circondati, un lasciare patte di noi su di esse...quando non rimarrà più un briciolo di noi da proiettare, saremo diventati il mondo stesso, ci saremo confusi con lui :-)

Gillipixel ha detto...

"patte" sarebbe stato "parte"...mi è uscita un po' come lo zio di Johnny Stecchino :-D