venerdì 7 ottobre 2011

LA DOLCE VITA DEI RESPONSABILI





Immaginate un po'. So che lo potete fare , che siete fantasiosi, voi, miei adorabili lettori!  E poi non è difficile: la situazione per noi italiani è molto critica non sarà poi così complicato   pensarci  presenti al dì del grande attacco di Pearl Harbour. 

Cominciamo a individuare le condizioni storiche.

Il soldato semplice  Zaccaria è di stanza alla base navale statunitense. Ecco che  riesce a scorgere  in lontananza un'aereo e poi  di lì a poco  spunta dal cielo  minacciosa la divisone aerea giapponese.  Non crede ai suoi occhi. Guarda ancora. Capisce cosa sta per succedere. E' un attacco. 
Allora invia un dispaccio urgente al suo generale che si trova  a diverse miglia dalla base. Vuole indicazioni, direttive, esortazioni. Scrive velocemente.Il testo è asciutto, veemente, ma chiaro e crudo. dettagliato.  Parla di un probabile attacco delle forze giapponesi: un attacco a sorpresa, repentino,  probabilmente catastrofico. descrive la presenza di corazzate potenti, di incrociatori pesanti che stanno sopraggiungendo a grande velocità. Alla fine invia il comunicato ed attende ordini.
La scena cambia .  Ora immaginate tutto un altro clima.
Siamo nella tranquilla residenza del Generale. Zaibrisk . La villetta è circondata da un parco lussureggiante. gli uccellini cinquettano soavemente. La stanza arredata in ciliegio lucido è adornata di dipinti e tappeti pregiati. Dov'è il Generale?
Eccolo qui. Seduto alla grande scrivania sgombra da  quelle inutili scartoffie che troviamo  sempre nelle scrivanie dei sottoposti. E' tanto pulita  da scorgere le lieve venature del legno con il suo colore marrone  chiaro e scuro di  tronco millenario . Il generale legge. E inaspettatamente sorride a denti stretti. Con una calma placida e indolente prende penna e calamaio e scrive:
" Caro Soldato semplice Zaccaria non riconosco lo stile della tua scrittura. Eh Eh .. non è il tuo solito cordiale e gioviale tono . Da chi ti fai scrivere le lettere? Chi le ha pensate? Non ti sei mai rivolto a me, che sono l'illustrissimo e eccellente Generale con un tono che , mi consenti, esprime una vivacità che non ti riconosco e con questo ho TERMINATO. NON AMO PERDERMI IN CIANCE. "
Come è andata a finire LA QUESTIONE  lo sapete già.

mercoledì 5 ottobre 2011

LO STILE GIUSTIFICA I MEZZI




EH sì... in questo grave periodo storico tutti quanti siamo chiamati ad un impegno maggiore ed una maggiore responsabilità.  per questo ci si aspetterebbe che ognuno, a seconda del ruolo che copre , cercasse di dare il meglio di se'.
Le grandi figure professionali che faranno mai in questi momenti? Massì quelli retribuiti  in modo eccellente perchè spingano con efficacia la grande macchina pubblica?
Diamine che domande!
Sicuramente immaginate di vedere gli  alti  funzionari  dissertare su quella grave questione  da risolvere, sulle soluzioni da individuare,  sulla gestione di conflitto, sulla coordinazione  del personale? Macchè. cavolo. Troppo facile. Invece qualcuno  fa ben altro . Fa lo scienziato , lo studioso  dell'animo umano.  Troppo semplice accogliere la richiesta di consulenza e di coordinamento dei  collaboratori!  Non è abbastanza trEndy  se pur funzionale e risolutivo. e poi per far quello ci vuole competenza, preparazione, impegno , profusione !   Tutte cose mai conosciute in tanti anni perchè cominciare ora ?
C'è chi  ha deciso perciò di prendere le cose un po' alla larga.
Ossia  si diletta  a studiare la personalità del dipendente sullo stile della  scrittura.  Che cavolo.  Ecco la procedura:
Prende il testo scritto  da un dipendente e, come prima regola non si occupa affatto della  firma in calce al foglio o delle ragioni della missiva.   Ci mancherebbe altro! Se no che analisi  creativa sarebbe? Invece   si  sofferma esclusivamente sulle ipotesi  di identità o meglio di paternità del documento. Così tutto diventa più fico. Vuoi mettere?  Altro che affrontare le vere questioni !Tsè...
Lo stile è raffinato, un po' ficcante? allora và , magari l'ha scritto  la signorina Rossi. Oppure è uno scritto goliardico, cameratesco, gioviale ? Checazzo ! Questo è   il Ragionier Sandri! e così via . Il contenuto del testo  diventa un fatto secondario agli occhi di questi  aspiranti studiosi di anima e il tapino che ha scritto e pensato per avere invece  consigli  sul tema esposto  ecco che   si ritrova nel lettino di Freud  e senza nemmeno un trasfert. O l'indennità di rischio,  che magari ci vorrebbe proprio. E dire che sono consulenze di un certo spessore. ma non vi dico quanto.

Và, non ci credete? Carta canta, purtroppo!
Ed il Ministro Brunetta s'è mai chiesto come fanno i  famosi fannulloni a prosperare? Ma ovvio: perchè affiancati da una classe dirigente altrettanto sagace e laboriosa no? 

lunedì 3 ottobre 2011

LA MORTE NON E' NIENTE


E' qui. Incombente e  quasi padrona dello spazio che occupo.

 In questi giorni ho camminato , o meglio ho smaniato nei corridoi e nelle strade  della città sempre accompagnata  dal pensiero di lei, ma più che un pensiero era un peso fatto di carne ed ossa che mi apparteneva  tanto che ero io, alla fine, che  significavo IL TEMPO finito,  ero io che  pesavo sull'esistenza come un miraggio mai nato.
Ho smesso di protestare  per le cose che non andavano. Chi ero io per  permettermi di  adeguare il flusso disordinato degli eventi  e   porli al centro di una vita transitoria e quindi dubbia e avventata?
Ho camminato a lungo, dunque,  ma la strada non portava da nessuna parte. Tornavo indietro , alla fine,   perduta nell'equivoco e sopraffatta dall'ansia di avere consumato un sentiero senza destinazione.
Con l'auto , poi, pareva ancora più semplice esaurire   il tempo che scandiva l'asfalto sotto le ruote.  Andavo, andavo portandomi dietro senza rimedio la condanna cucita addosso.
Ed intorno a me il calore generoso della rinnovata estate struggente e miracolosa s'appoggiava sul cofano dell'auto in corsa per rallentare e soccorrermi ed io invece, no, no, non volevo , perchè dovevo capire la fine maligna  di un VIAGGIO   ingenuo e perverso , infine, perchè pieno di illusioni e disperazioni.
Tornando.... 
tornando da quelle divagazioni dolorose ritrovavo i luoghi familiari ed allora realizzavo istintivamente  che sarebbe stato lì, nell'abbraccio inerte ma armonioso  del mondo, che avrei dovuto accogliere quell'avventura definitiva.

giovedì 29 settembre 2011

IN MEMORIA di PAOLA SCAGLIONE





Quando muore una persona,  qualsiasi cosa si dica diventa patetica e  inutile. Perchè non può chiarire il senso di disorientamento e di  dolore che  causa l'accadimento.
Quando muore una persona, al di là del mistero terrificante che accompagna l'evento,  è come se  la stessa mano maligna ti sottraesse una parte dei tuoi anni ormai monchi di quegli episodi che appartenevano a te e a lei,  ossia  a quella persona che è scomparsa.   
Ecco,  " scomparsa" è il termine che meglio identifica l'assenza oscura, la notizia devastante che non si può controllare, che non puoi pianificare.
 E' altro dalla malattia e dal lungo calvario della sofferenza fisica che rimane, pur nel martirio,  vibrante e vitale.
Oh, è vero che la morte ci accompagna ogni istante, che fa parte di noi e incombe come  destinazione inevitabile, ma rimane sempre al margine della strada e pare non ci debba mai incrociare: è qualcosa che appartiene ad altri, agli sconosciuti viandanti che appunto come esseri separati e stranieri, possono  avere caratteristiche che non ci interessano e non ci feriscono mai. Che non possono interferire coi nostri piani strabilianti.
Invece la morte  é lì per noi, soprattutto per noi anche se muta e trasparente.  E' parte integrante delle tue storie. Si appropria della  tua speranza  di  ritornare indietro.   Perchè se la vita scorre, come si dice, tu ti illudi sempre di poterti voltare all'improvviso e riprendere vecchi discorsi o vecchie abitudini ,di riprendere a scherzare con gli altri come facevi qualche tempo fa e a sorridere su questioni che una volta ti davano gioia. In tutto questo, la presenza delle  persone con cui dividi ed hai condiviso la vita è essenziale. 
Senza di loro nulla può ritornare ed il ricordo è solo un racconto immaginato.  
Diventa un sogno pauroso e la memoria  si trasforma in un inganno di una mente ormai mutilata.
La morte mi ha portato via una cara persona con cui ho diviso dieci anni di ufficio.
Quegli anni sono finiti. 
Scacciati dalla storia, irrimediabilmente. Chissà dove sarai, cara, Paola. Chissà  dove sono finite  le nostre  lunghe conversazioni  nei momenti della colazione e quei guizzi improvvisi di ingegno  giocoso che accompagnavano i tuoi sguardi ed il tuo cuore! E' così che si muore? Portando via pezzetti di anima di chi ha vissuto con noi?