E' qui. Incombente e quasi padrona dello spazio che occupo.
In questi giorni ho camminato , o meglio ho smaniato nei corridoi e nelle strade della città sempre accompagnata dal pensiero di lei, ma più che un pensiero era un peso fatto di carne ed ossa che mi apparteneva tanto che ero io, alla fine, che significavo IL TEMPO finito, ero io che pesavo sull'esistenza come un miraggio mai nato.
Ho smesso di protestare per le cose che non andavano. Chi ero io per permettermi di adeguare il flusso disordinato degli eventi e porli al centro di una vita transitoria e quindi dubbia e avventata?
Ho camminato a lungo, dunque, ma la strada non portava da nessuna parte. Tornavo indietro , alla fine, perduta nell'equivoco e sopraffatta dall'ansia di avere consumato un sentiero senza destinazione.
Con l'auto , poi, pareva ancora più semplice esaurire il tempo che scandiva l'asfalto sotto le ruote. Andavo, andavo portandomi dietro senza rimedio la condanna cucita addosso.
Ed intorno a me il calore generoso della rinnovata estate struggente e miracolosa s'appoggiava sul cofano dell'auto in corsa per rallentare e soccorrermi ed io invece, no, no, non volevo , perchè dovevo capire la fine maligna di un VIAGGIO ingenuo e perverso , infine, perchè pieno di illusioni e disperazioni.
Tornando....
tornando da quelle divagazioni dolorose ritrovavo i luoghi familiari ed allora realizzavo istintivamente che sarebbe stato lì, nell'abbraccio inerte ma armonioso del mondo, che avrei dovuto accogliere quell'avventura definitiva.
tornando da quelle divagazioni dolorose ritrovavo i luoghi familiari ed allora realizzavo istintivamente che sarebbe stato lì, nell'abbraccio inerte ma armonioso del mondo, che avrei dovuto accogliere quell'avventura definitiva.
2 commenti:
Bella e significativa foto, sentimenti adeguati.
Personalmente ritengo che vivere o morire sono solo una parte marginale dell'essere.
Per rinascere si deve prima morire.
Ciao bacio
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