giovedì 24 marzo 2011

LE PIZZETTE CALDE

Eh. Tesoro, come adoro i nostri periodici meeting per le vie della città chiacchierando con quella leggerezza disinvolta che ci può essere solo con gli amici più cari! Allora sciolgo gli ormeggi della mia nave da guerra  e la conversazione si svolge a ruota libera senza più alcuna preoccupazione di difendermi.   Ci muoviamo  sfaccendati e distratti tra i negozi del centro saltando da un argomento all'altro, interrompendo il flusso delle parole per indicare un vestito in vetrina o per  chiacchierare con un conoscente incontrato nella strada.  Ma ieri, proprio ieri pomeriggio, mentre nel dehor del bar della piazzetta ci stavamo raccontando di tua madre, delle terapia che dovevi somministrarle, del tuo mal di schiena che non ti dava tregua, d'un tratto, trascinata con te in un altro tempo , ti ho chiesto: "Ma com'è che siamo passati a questi discorsi da vecchi?  Quando è stato che le malattie, i disagi, i dolori hanno preso il posto delle cronache delle nostre notti di fuoco? "
Ricordi? Dicevi: " Lei mi fa di tutto"  Ed io, petulante e giocosa, ti  incitavo a scendere in particolari, a raccontarmi  l'apologo di una favola bella! E quella volta, di un giorno pieno di neve che  ci eravamo addentrati in una strada di sassi ed acqua per inseguire una tua storia d'amore?  L'auto  sobbalzava  instabile e fumante  pressata dalla nostra ostinazione, ma non ci  eravamo arresi se non davanti allo spazzaneve che chiedeva il passaggio.  
Eppure siamo ancora noi e non siamo affatto più saggi. Ma  le voglie si sono impigrite, la curiosità  non ci appartiene più. In questi giorni ricevo telefonate misteriose da un ambiguo sconosciuto. Un tempo  sarebbe stato un divertente argomento di conversazione.
Adesso, seduti al bar del centro, ci limitiamo ad esultare per le pizzette  calde che  il cameriere ci posa sul tavolo.

mercoledì 23 marzo 2011

GRAZIE PER LA COLLABORAZIONE




Cuor di Leone, si sa, ha una visione tutta sua dell'attività lavorativa. per esempio la collaborazione , lui, la intende in una maniera ben precisa. Ossia: uno pensa, progetta e realizza e lui ci mette, come si suol dire, il cappello sopra. Scrive: " Cuor di Leone in collaborazione con  l'associazione  vattelapesca  presenta...."........  e la cosa è fatta.
In questo modo risulta nella carta  un bel numero di suoi interventi. Ma lui non progetta nulla . Si accoda . Lui, si accomoda. E si mette anche in prima fila.  Povero. E che fatica attendere la creatività degli altri.  Cercare di arrivare ai primi posti come se conoscesse il prodotto, fare lo gnorri  per posizionarsi nel palco. 
Ma la voce lo tradisce: è un falsetto ammiccante e nervoso che racconta di lui  ciò che vuole nascondere: incompetenza, arroganza, incapacità al confronto, zero professionalità.
Realizzare è ben altra cosa: è metter giù un bel po' di contenuti in senso logico. E' pianificare  le azioni trasformandole in cose attraenti: in cose che piacciono: che richiamano genti.  Magari chi partorisce un 'idea non sta sotto i riflettori: ma quando vede la sua creaturina, modellata ed inventata nei minimi particolari, quando appunto, vede la sua opera  che si muove,  da prima timorosa ed incerta ,  prendere via via corpo e potenza tanto da divenire una forza autonoma e vibrante , allora  è come se la luce si accendesse sul  capo  del suo creatore illuminando la sua anima, è come se un canto  magico si sprigionasse  sopra di lui, così,  senza microfono e casse di amplificazione.  Un vero risparmio di energia elettrica.

lunedì 21 marzo 2011

LA QUERCIA E L'AMORE ( con la O)



E' così: il demone per quanto malevolo e perfido aveva in se' una eccitazione vitale e dinamica. 
Mi  ha  trascinato in avventurose dolorose, eppure  appassionate e fruttuose. Ora è stato defenestrato da una misteriosa presenza , docile e determinata che s'è sviluppata come Quercia  dai lunghi rami e radici profonde. Si è levata all'improvviso  ed ha squarciato la terra per  ergersi alta e fiera verso il cielo. 
Dico : " All'improvviso" ma probabilmente era da anni che stava lavorando, quale  seme fervido e vitale, nella profondità delle mie viscere.  Ha esteso le sue radici con  dolce lentezza. Ha issato il suo tronco forte e morbido. Non ha interferito  nelle azioni allucinate di questi anni. Ha atteso pazientemente e senza ansia. Così che mi sono ritrovata con questo nuovo elemento di me che ormai mi nutre e mi governa senza sforzo.
Non ha la veemenza del demone nè la sua vivacità primordiale. Non ha neppure i suoi sentimenti  vibranti. Anzi, non ha quasi sentimenti. Rimane  immobile e non  si tormenta mai. Non rovescia il capo all'indietro e non si strugge di amore e di dannazione. Ascolta con un senso benevolo di  solidarietà e di comprensione  le trame che  vengono raccontate. E' capace di parole d'amicizia e di confronto, ma senza quelle spinte distruttive che mi avevano sempre dominato.
Lui, il demone,  non si rassegna: ogni tanto mi strattona, piega il capo e sorride  ammaliante , cerca di essere la donna di sempre. Da appuntamenti e numeri di cellulare.  Ma non riesce ad andare.  Le radici avvolgono il suo cuore e la  fronda risponde solo al  vento.  Leggero.

giovedì 17 marzo 2011

QUALE ITALIA ( BENCHE' IL PARLAR SIA INDARNO)

Riflettiamo. Nella nostra vita lavorativa  ci interfacciamo con colleghi di diverso genere. Appena assunti, tutti noi abbiamo dovuto imparare il lavoro, imparare il programma informatico che l'ufficio e/ o l'azienda stava utilizzando e così via. In questo percorso spesso siamo incappati in colleghi che, invece di aiutarci  in questo percorso di adattamento e di addestramento hanno cercato in tutti i modi di rendercelo ancora più difficile,  nascondendo informazioni indispensabili ed anche quelle logistiche come la possibilità di reperire una pratica o  la cancelleria  ecc. ecc. insomma incrementando le criticità anche a scapito del buon funzionamneto di un servizio. Perchè, si sa, prima il collega impara il lavoro , prima risulta più produttivo e utile al servizio. ma a questo tipo di collega non interessa il servizio. Sono forse  questi lavoratori  che investono di tasca propria  sull'attività di quell'azienda e/ o di quell'amministrazione pubblica? No,davvero. Loro, se il servizio deficita, se langue,  possono ben dare la colpa al nuovo funzionario o chissà cos'altro. 
Ma invece , credono, di avere molto da perdere se il collega prende familiarità con le pratiche da gestire. Soprattutto se loro ,  invece , non sono riusciti a fare ed a innovare. più di tanto.  Allora ogni nuova risorsa umana diventa un pericolo. Per questo si adoperano in continue e reiterate azioni di guerriglia amministrativa. 
Cosa fa questo tipo di impiegato precisamente?  Rispondo: Non condivide le informazioni ricevute, trattiene per se' le pratiche, non fa conoscere  i documenti e le normative sino ad arrivare a comportamenti ancorà più deprecabili come  creare tensioni gravi e pesanti all'interno dell'ufficio che non permettano mai un'atmosfera di collaborazione e di serenità necessaria per lavorare  correttamente. Solitamente coloro che fanno così, lo sappiamo, sono persone incapaci  di portare a termine un lavoro in modo   adeguato e  che finora l'hanno scampata grazie ad un sistema di omertà e di malcelata rassegnazione di tutto l'apparato amministrativo che ha permesso il prodigarsi di una stagnazione di risultati e di progetti.
E poi questi, come  boicottano i colleghi capaci, allo stesso  modo ( ossia con determinazione e costanza)  e nello stesso tempo praticano un'opera di lusinghe e adulazioni verso i potenti di turno  per coprirsi le spalle.  ( e purtroppo, sappiamo come siano sensibili i potenti ai cicisbei)    
Ma , guardandomi indietro, chè, nella mia vita ne ho incontrati molti, mi accorgo che questi personaggi, alla fine,  non sono diventati nessuno.  Alcuni sono morti ( uno di  loro è deceduto prematuramente) e gli altri si aggirano, solitari pensionati, nella città . Sono senza amici,  senza un apparato sociale intorno che li protegga e li sostenga moralmente e psicologicamente.   A cosa è convenuto inimicarsi i colleghi?
Io li vedo e sorrido. Perchè  il tempo sta restituendo loro il trattamento che per anni hanno serbato a chi , invece , oggi , cerca di rispettare e vivere con gli altri realizzando che la soddisfazione nel lavoro non ti giunge dai ruoli  prestigiosi ma dalla capacità di fare squadra e di creare un ambiente affettivo e sereno intorno a te. 
Pirla.