martedì 14 dicembre 2010

SOLIDARIETA' POLITICA


Adesso: ditemi. siete stati, in questi giorni, con il nodo in gola a chiedervi cosa mai succederà al Parlamento il fatidico 14 dicembre ? Vero eh?

Già lo vedo: all'ora di pranzo tutti che lasciano le loro sedi di lavoro, le fabbriche, le scuole, gli uffici per correre a casa e vedere la tivvù e sapere a chi la notte ha portato consiglio, a chi invece il pagamento del mutuo ed a chi (PER ORA) puRtroppo la notte non ha portato UN BEL niente e si deve arrangiare a scovare parentele adeguate.

Perchè noi italiani abbiamo veramente a cuore le sorti professionali di tutti quei numerosi deputati che sciamano all'interno del Palazzo alla modica cifra di € 10.000,00 mensili.

Siamo preoccupati: mica ci chiediamo, dall'alto delle nostre posizioni sociali e dei nostri stipendi di BEN mille euro, se ce la faremo a pagare la retta universitaria del figlio o le gomme consumate della nostra utilitaria. Macchè.

Noi siamo in apprensione perchè non sappiamo se Scilipoti, Callearo e similari potranno alla fine prendere ancora il loro ( meritato?) compenso per i prossimi quattro anni. In queste settimane si sono dati tanto da fare. Per legiferare? No. Figurati. Senza chiederci il nostro parere a riguardo ( eh sì che loro agiscono sempre in base alla volontà popolare) hanno chiuso la Camera e buonanotte. In compenso io sono andata in ferie. Ma solo per esprimere solidarietà nel modo più comprensibile possibile per loro. Mica per altro.

lunedì 13 dicembre 2010

MILANO - NAPOLI - PALERMO INDIETRO TUTTA

Allora, io amo Milano. Non so se è il carattere dei milanesi o una cultura radicata da secoli, ma mi piace il fatto che la domenica ci siano gli spazzini con le loro macchinette spazzatutto all'opera.
Mi piace che Milano reagisca alla crisi con lo sfoggio di luci e vetrine addobbate in modo sfarzoso ed allettante.
Su questo, cari napoletani, dovreste meditare profondamente.
Ho visitato Napoli in tempi, diciamo non sospetti quando ancora di spazzatura non si parlava. E ho visitato Palermo e Taormina due anni fa.
Ebbene, a Napoli alloggiavo in alberghi a quattro stelle ( ok, non mi facevo mancare nulla) E SOTTO LE FINESTRE DI QUESTI LUSSUOSI ALBERGHI NESSUNO RITIRAVA I SACCHI DI SPAZZATURA PER GIORNI E GIORNI.
A Taormina ALLOGGIAVO in campeggi altrettanto rinomati E mi ha colpito il fatto che, di fianco a locali di grande prestigio, fossero adagiati con grande noncuranza decine e decine di sacchetti di spazzatura. E sto parlando di Taormina.
Non possiamo far risalire tutto questo solo ad un problema di criminalità organizzata, poichè come ormai abbiamo capito, questa è presente anche in Italia settentrionale. E' una questione , diciamo di VIVERE in un ' ottica fatalista, in una cultura BASATA SULLA rassegnazione, sulla de- responsabilizzazione di alcune parti della nostra nazione.
Adesso qualcuno si offenderà, ma leggendo nei blog in giro di siculi e campani , trovo raramente che venga denunciato questo aspetto così grave.
Insomma, ci sono dei blogger non più giovanissimi, e quindi inseriti almeno cronologicamente nella sfera di quelli che fanno parte del mondo del lavoro ( anche se molti di loro a trent'anni suonati si considerano ancora "ragazzi" Mi chiedo quando mai saranno " uomini". Probabilmente hanno l'idea che le fasi della vita siano così ripartite: prima infanzia, infanzia, giovinezza, giovinezza, giovinezza, morte) che , vivendo in mezzo alla munnezza, si dilettano a parlare di filosofia e arti domestiche, dell'oscuro male di vivere e/o dell'amore , mentre sotto il loro naso la città è umiliata e negletta. Qualcosa dovrà pur significare.


Insomma, cari navigatori e poeti, cercate di aprire gli occhi ed alzare le braccia , organizzandovi in comitati, in associazioni, scrivete di quanto capita sotto la vostra casa : in cielo ci guardiamo dopo che in terra tutto è sistemato.

sabato 11 dicembre 2010

IL LAVORO E IL VOLO


Chi è maestro nell'arte del vivere distingue poco tra il suo lavoro ed il suo tempo libero, tra la sua mente ed il suo corpo, la sua educazione e la sua ricreazione. Il suo amore e la sua religione.
Con difficoltà sa cos'è cosa. Persegue semplicemente ciò che è la sua visione dell' eccellenza in qualsiasi cosa egli faccia, lasciando agli altri decidere se sta lavorando o giocando. Lui pensa di fare entrambe le cose insieme.
( Pensiero Zen)

ma poi ci sono coloro che non pensano mai ed eseguono automaticamente l'ordine impartito, questi a lungo andare danneggiano la comunità.
Un noto manager italiano ha detto durante un 'intervista:
non mi circondo mai di yes man perchè voglio il confronto e il miglioramento nella mia ditta, non lusingare il mio ego.

mercoledì 8 dicembre 2010

IL DIPENDENTE CHE NON JA FA DA SOLO


Il dipendente che non ja fa da solo ha bisogno dell'apporto di numerosi altri dipendenti tra le varie categorie: " inutile", " incazzato", " tremens" " raccomandato " e così via.
Perchè il dipendente che non ja fa non riesce a portare a termine alcun compito con le sue sole forze fisiche e/o intellettuali.
Per esempio, per allestire un qualsivoglia evento, invece di mettersi lì a comporre nero su bianco le varie possibilità sceniche, per poi mettere in pratica il lavoro pensato ecco che chiama a rapporto, operai, cantonieri, magazzinieri, elettricisti, scenografi, dirigenti e quant'altro, per lavorare ad un' opera che per realizzarla sarebbe bastato solamente mettere in funzione un proprio cervello (ammesso che sia stato funzionante.)
Non è raro, quando ti imbatti in un dipendente che da solo non ja fa , trovarsi in mezzo ad una marea di tecnici, operai, impiegati, architetti , tutti intenti a risolvere una sola questione, impegnando così tutte le risorse economiche e cerebrali a disposizione dell'ente.
Tu che, invece, non hai mai chiesto aiuto ai colleghi quando dovevi realizzare grandi manifestazioni e nè quando dovevi mettere a punto scenografie per essere ammirate da migliaia di cittadini, hai un moto di compassione verso il dipendente che non ja fa , vorresti dargli una pacca sulla spalla e fargli coraggio, sempre che in mezzo a tutta quella folla di operatori tu riesca a individuarlo perso com'è nel fondo del fondo di un progetto che non gli appartiene per niente e di cui , probabilmente, rivendicherà la paternità.
Alla fine non lo fai perchè non vuoi togliere al dipendente che non ja fa , l'illusione di aver operato con tutte le sue intellettuali for,ze ad un grande momento utile alla storia della città.
Ma , in cuor nostro, facendo i conti di quante risorse umane sono state impegnate, di quante ore sono state spese, di quanti cervelli sono stati chiamati a raccolta , di quante braccia hanno spostato, trascinato, trasportato, sollevato pesi e idee ci si chiede se alla fine il rapporto qualità / prezzo sia stato realmente equilibrato, oppure il sovraccosto era l'inevitabile conseguenza dovuta al fatto di aver assegnato l'incarico al dipendente che non ja fa. Che non ja faceva proprio da solo. Amen