lunedì 25 ottobre 2010

PERICOLO


Credete che il malvagio sia facilmente riconoscibile? e che la sua difformità appaia come un'alone preciso e ben identificabile? Chi uccide, fino al giorno prima poteva chiaccherare con il panettiere senza che niente delle sue caratteristiche oscure potessero trapelare dalla smorfia delle labbra o dallo sguardo neutro. c'è Chi, non tollerando la critica, è capace di accumulare odio oltre misura votando LA propria vita alla persecuzione di COLUI CHE ha osato mettere in luce le sue debolezze.
Persino chi si definisce " normale" può essersi trovato all'improvviso in preda a crisi di rancore ed invidia da non poter trattenere.

Le immagini che ci giungono dai volti che ci circondano sono immagini distorte, inquinate dall'oggettivazione che siamo indotti a fare sulle persone.

Queste sono ciò che presentano al di là di un analisi spassionata dell'atteggiamento morale che da loro trapela.

Con gli anni ho adottato una tecnica di sopravvivenza: percepisco l'altro come FOSSE un fenomeno particolare della natura quale un uragano, un' alta marea, oppure una corrente fluviale facendo attenzione alla sensazione di pericolo che mi trasmette. Allora lo rifuggo. Perchè c'è poco tempo nella vita e non posso dedicarlo alla sua salvezza.

Non ho la costanza di confrontarmi con queste persone nè di combatterli. Per poterlo fare ci vuole un interessamento sulle loro sorti che non mi appartiene. Credo, anzi, che sarà la vita stessa a dar loro la risposta adeguata.
Scelgo questa strada sia nel mio lavoro che nella vita personale. Posso dire che sempre , in passato, si è verificato il passaggio del loro cadavere nel fiume in cui mi bagnavo.
Per questo esorto a scrollarsi di dosso i desideri di rivendicazione, le spinte di odio e di rancore per dedicarsi alla distensione della propria anima e alla formazione del proprio carattere.

Il tempo è appena sufficiente.

giovedì 21 ottobre 2010

LA GENTE SCIOCCA

Ho trascinato la mia esile barca a riva, dopo un terribile naufragio. Se appaio senza forze è solo perchè si stanno ritemprando tra gli scogli.
Ascolto le voci intorno a me. CI SONO MOLTE PERSONE. Qualcuno mi piace. Ha la voce profonda e mi ricorda i flutti dell'acqua che ho appena visitato. Qualcuno mi piace e lo guardo con compiacenza. In questi giorni i miei gesti sono lenti , ma gli occhi osservano le cose a largo raggio come fossero radar di un sommergibile da guerra. Ho ormeggiato la barca nella risacca e cammino morbida e silenziosa.
C'è gente sciocca. Ma, si sa, quella c'è sempre stata.
Le persone sciocche hanno l'idea di contare molto, il fatto è che hanno la testa trattenuta dai ceppi incastrati nella caverna della storia. Gli sciocchi hanno un anima che si rigenera continuamente.
Qualche volta, quando ascolto la televisione vorrei che si cominciasse a definire UN'azione in base al grado di comprendonio di chi la commette anzichè inserirla in un discorso ideologico.
Vorrei che si parlasse delle qualità di chi amministra anzichè delle sue posizioni politiche.
La gente sciocca non demorde. Ha una memoria per le ovvietà che sconcerta. Magari non riesce a fare un calcolo algebrico, ma si ricorda che la sua scrivania ha bisogno di una spolverata e ci pensa continuamente.
La gente sciocca accumula rancore perchè non ha una via d'uscita.
Non ha una strada da imboccare, il suo sguardo cade nel vuoto. Chi costruisce non ha tempo per recriminare e maledire : ha il sentiero aperto e la luce che spiana la via.
Ma la gente sciocca non ha speranze di rinnovamento. per questo crede di vivere la sua vincita per sempre.
In queste giornate ombrose affilo le armi e sorrido senza divertimento.
Ho un 'andatura dinoccolata e sembro rassegnata all'immobilismo.
Il mio demone non ama la cautela. Non ama l'economia del mio linguaggio, del mio passo. Ma comprende il momento e si acquatta trasparente e muto tra i gesti leggeri che mi accompagnano, pronto a sgusciare come un lampo accecante e fertile. Non è ancora tempo per liberare il mio spirito vibrante.
E' tempo, ora, della strategia della ragione.
Intanto sorrido e mi godo il suono tintinnante delle voci che mi piacciono.
La gente sciocca non vede la tempesta ed i suoi rigori: esibisce una forza glamour, ma solo chi è forte davvero può mostrare la propria debolezza senza paura.

martedì 19 ottobre 2010

DAMMI OGGI IL MIO PANE QUOTIDIANO



Quando iniziai a lavorare per la pubblica amministrazione essere un dipendente pubblico significava essere una persona stimabile ed affidabile.
Ora, dopo anni di campagna denigratoria contro il dipendente pubblico ed un po' di azioni incongruenti da parte di pochi , essere dipendente pubblico sembra significare automaticamente essere un fannullone.
Non è così , vi assicuro. All'interno della pubblica amministrazione ho incontrato moltissime persone competenti, preparate, scrupolose. Affidabili.
Ho avuto a che fare anche con gli eterni lavativi, con gli sfaccendati ed anche con chi ricopriva alte funzioni di cui non era affatto competente. Ma il torto maggiore non era certamente loro. Era di chi gestiva le risorse interne all'ente. La colpa era di chi non si avvedeva o non voleva avvedersi del lavoro incompiuto, delle inesattezze, delle deficienze, dell'inefficienza dello specifico dipendente.
E' invece necessario credere quanto sia importante adottare un metodo funzionale a gestire le risorse del servizio pubblico. Raramente si nasce fannulloni: lo si diventa, perchè spesso si fa un lavoro di cui non si conoscono gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Ci si sente demotivati, strumentalizzati e quindi frustrati nelle proprie ambizioni e aspirazioni. Dunque, i lavoratori non sono pedine da utilizzare, ma devono essere percepiti come valori con cui confrontarsi, come risorse necessarie e preziose , come collaboratori invece che come meri subordinati con cui ostentare il proprio dominio.
Per far sì che all'interno dell'ente si lavori in modo funzionale è necessario che un coordinatore possa:
1) Porsi degli obiettivi chiari e non velleitari
2) individuare e selezionare il personale per questo o quell'incarico.
3) Addestrare e formare il personale per ciò che necessita all'ente

4) Condividere la meta da raggiungere e i valori prefissi. Il Coordinatore non dovrà far cadere dall'alto un lavoro con un ordine perentorio, ma permettere al personale di appassionarsi al progetto responsabilizzando la sua funzione.
5) Mettere il personale in condizione di lavorare al meglio. E questo è possibile se non vi sono ruoli confusi, dove non è ben chiaro a quale ufficio spetta fare cosa.
Il coordinatore farà in modo che si superino gli atteggiamenti competitivi incoraggiando a lavorare in squadra con ognuno un compito precipuo che non vada a intralciare il lavoro dell'altro. Esempio: ma lo devo fare io o tu? Ricordiamoci: se vi sono rivalità tra uffici la responsabilità è di chi coordinando non sa fare squadra, attribuendo le stesse mansioni a più uffici:
" ma quel lavoro era di mia competenza!" " No, il capo lo ha dato a me!!! "
6) Riconoscere l'impegno assunto ed il risultato raggiunto con l'affidamento ad ulteriori incarichi ( sistema premiante) Non avere paura che le sue capacità possano oscurare quelle degli altri o le sue in particolare. Bisogna ricordarsi che l'obiettivo è il benessere del cittadino non il proprio prestigio personale. Capita che un dipendente viene messo da parte quando opera bene perchè si ha paura che si metta troppo in luce.
Quello che più lamentano i dipendenti pubblici è quello di essere sotto - utilizzati e di non essere valutati adeguatamente.
Il tono minaccioso, autoritario e padronale potrà gratificare momentaneamente colui che ne fa sfoggio, ma a lungo andare penalizza l'ente e lo stesso individuo che lo ha adottato in modo indiscriminato.

In questi giorni il mio grillo parlante non mi sta leggendo come DOVREBBE.
Spero che questo post possa essere motivo di dibattito e di condivisione.
Al mio grillo parlante consiglio di leggere anche il post : Non me ne frega niente della Carfagna fulgido cattivo esempio su come l'uomo si faccia le idee sulla donna.

lunedì 18 ottobre 2010

IL CUORE E LA MILZA


Il ricordo della percezione del mio corpo nell'infanzia è il ricordo di una struttura invisibile.
Quando si è fanciulli , si è solamente spirito indomito e forza prorompente che si lancia nel mondo.
Il mondo è costituito dal cortile sotto casa: misterioso e sconfinato.
Da bambina non sapevo d'essere costituita da varie parti di carne, ossa e muscoli, poichè questi rispondevano all'unisono al sogno ed al bisogno.

Ora individuo i miei organi posizionati nella loro sede specifica ed ad essi presto un'attenzione maniacale. Curo il mio viso con creme rassodanti e antirughe .
Lo scruto allo specchio come elemento estraneo da me, ma che determina la mia giornata . Non manco di proteggere il busto dal freddo e i piedi dall'acqua.
Sono fatta di tanti pezzettini debolissimi. Ora lo so. E tutelo ognuno in maniera esclusiva.
E poi c'è la mia anima.
Pulsa davvero la mia anima in assonanza con questo mondo crudele? Con queste anime maligne? Con questa assenza di cuore? Con queste putride esibizioni del male?
Davvero la mia anima che s'accende d'impulsi improvvisi e magici, che rallenta il passo attratta da visioni dolorose e celesti , davvero non è che una vibrazione di una spinta maligna che si chiama natura?
La stessa natura che uccide, spezza e soccombe sotto i colpi del suo stesso oscuro vigore?
Non posso fermarmi, dunque? Se non neutralizzando il mio desiderio, la mia compassione, la mia misericordia?
E cosa ne è del mio corpo ? Questo, dapprima vagava nel mondo come fantasma giocoso e muto, ora s'aggrappa disperatamente alla mia anima per recuperare quella invulnerabilità che ha perduto.
Ma l'anima, che non vuole esserne la sua dimora, non ascolta le sue afflizioni.