martedì 27 aprile 2010

SE NON PARLI NON VINCI

Dunque parliamo: Non ci facciamo mancare le parole in una rincorsa crescente di termini e etimologie senza limiti. Le parole ci forgiano e ci fanno spazio come macheti taglienti IN una vegetazione rigogliosa di silenzi. Dunque diciamo. Diciamo , convinti di trasmettere il senso che abbiamo dato al suono confuso delle nostre idee fattesi voce , trasformatesi in richiami imperiosi che vogliono sedurre in un incontro che non sarà deciso dalla parola. Ma quale senso andiamo svelando se non la nostra realtà interpretata dal bisogno e dal sogno che ci abita?
Non mi convinci, no. Non mi convinci. Smettila di parlare. Quale effetto può germogliare da un mondo trasceso e il cui codice mi è ignoto? Non c'è scambio , quindi, se non nel silenzio che ne è il suo reale aspetto fondante. La parola sacrifica il mondo che può svelarsi a se stesso quando non viene definito. Mi affido al silenzio.

domenica 25 aprile 2010

PER CHI SUONA LA CAMPANA


E' così: non esiste il deus ex machina, non esiste colui che tutto può e che tutto risolve. Esiste il controllo sociale, l'impegno della politica, il lavoro costante nel territorio. Esiste un gioco di squadra unitario e sinergico. Questa deve essere l'ottica per la rinascita di un paese.
Ricordiamoci: ci sono le istituzioni, i suoi fedeli servitori , l'attenzione costante alla cittadinanza, il servizio svolto in comunione, l'incoraggiamento che ispira l'alleanza di idee e di programmi, la condivisione di intenti.
Siamo stati abituati a figure alle quali si attribuivano ruoli da protagonisti nella soluzione dei nostri problemi, e nello stesso tempo siamo già stati abituati alla conseguente scomparsa di queste meteore nei cieli della politica valenzana. E' capitato per le elezioni della Provincia con Stefania Novello del PD ( che non si è mai più interessata delle vicende valenzane appena abbandonata la speranza di essere eletta in Provincia) ed ora si replica la stesso modello comportamentale al dì seguente delle elezioni comunali.
Alla commemorazione della liberazione dell'Italia dai nazifascisti svoltasi a Valenza vi è stata una singolare defezione da parte di chi per un mese circa aveva continuamente ribadito la sua grande devozione alla città e la sua volontà di lavorare per essa. Ora alla prima occasione già mostra di abbandonare il campo. Ma questo è solo un particolare di cui personalmente non mi sono stupita più di tanto e che sicuramente non ha condizionato la buona riuscita dell'evento.
Questo ci faccia capire che chi si offre quale unica persona in grado di risollevare le sorti di un paese commette un errore di valutazione determinante.
Chi può aiutare un popolo ad uscire dalla crisi non può essere che il popolo stesso , non possono essere che le idee condivise e attuate in cooperazione concertata e armonica., non possono essere che le assunzioni di responsabilità di una squadra che abbia come unico obiettivo il benessere dello Stato e non la fotogenia di un leader.
Non vi sarà la manna che verrà giù dal cielo, nè un gigante buono che lavorerà per noi e ci toglierà dalla melma dove siamo sprofondati. Non dobbiamo allontanarci dal territorio, dalla comunità, dalle voci che lo abitano, dalle speranze che lo visitano.

La vita non è una promessa, ma una forza motrice che necessita di impulsi , di spinte dinamiche e di un progetto concertato. Nessuno farà il tuo lavoro. Non ti resta che partecipare. E chi se ne va , tanti saluti, ma per il futuro, per favore, risparmiateci almeno lo strazio delle dichiarazioni di amore incondizionato per la città!
Ho l'animo sensibile ed anche, diciamolo, un po' scoglionato.

sabato 24 aprile 2010

I 365 GIORNI DELLA LIBERAZIONE D'ITALIA


Che festa è il 25 aprile? Inanzitutto dobbiamo ricordare che il 25 aprile 1945 fu una data scelta per commemorare la liberazione dell'Italia dall'occupazione tedesca . Fu scelta quella data perchè proprio in quel giorno molte città dell'Italia settentrionale furono liberate. ( Milano, Torino, Brescia)

Per quanto a questa festa sia stata ATTRIBUITA una connotazione di partito e di settore, lo SPIRITO , che l'aveva mossa inizialmente, era legato ad un grande momento di unità tra tutte quelle forze sociali che si erano riunite nel Comitato di Liberazione Nazionale e che poi scrissero insieme la costituzione: comunisti, socialisti, cattolici, liberali e rappresentanti del partito di azione, tanti combattenti e cittadini comuni.

In questi anni si è voluto dare una identità politica ad una commemorazione nazionale.

Infatti, una parte della sfera politica, perdendo visibilità e pure a volte credibilità, ha iniziato a muoversi in questo giorno con un sentimento di orgoglio storico e di forte desiderio identitario, rivendicando i diritti di una proprietà esclusiva per quella che deve essere invece una festa di tutti, una festa scevra da ogni tensione politica, da ogni posizione elitaria che la nostra nazione non merita in questo periodo di crisi profonda.

Invece di disquisire su quale tipo di canzone debba far da colonna sonora alla commemorazione, sulle dinamiche da non modificare del cerimoniale tradizionale , cerchiamo di capire perchè a questa festa i ragazzi non si avvicinano, perchè la gente comune la diserta perchè coloro che vi partecipa sono sempre quelli del settore delle associazioni ed i rappresentanti delle Istituzioni. Chiediamoci perchè questo momento non è sentito dalla comunità. Perchè l'ANPI che pure vive nel territorio è un 'associazione quasi sconosciuta alla comunità e che si relaziona raramente con essa nella vita di tutti i giorni.

Il 25 aprile del 1945 è il giorno che si vuole fissare per conservare intatto il senso dell'unità della nazione intesa come comunione di intenti e di progetti di un popolo. Eppure attualmente il 25 aprile sembra diventato un momento per sottolineare le differenze ed i contrasti anzichè rafforzare le passioni e le speranze comuni.

Perchè noi tutti si possa davvero riavvicinarci al giorno della liberazione, questi non deve essere vissuto solo in quel giorno, ma deve essere il traguardo di un percorso di recupero del senso di fedeltà allo Stato, alle sue Istituzioni, di rispetto per il suo popolo, di salvaguardia della democrazia e della libertà così duramente difesa e faticosamente conquistata. Non si raggiuge un obiettivo così ambizioso in un solo giorno, tramite un'orazione nostalgica di quegli anni eroici, ma è un processo a cui siamo chiamati ogni giorno, su cui gli educatori, gli insegnanti, le istituzioni, devono porre un'occhio di riguardo durante tutto l'anno per giungere al 25 aprile come fosse il risultato finale di una applicazione laboriosa avvenuta attraverso l'educazione alla giustizia ed al rispetto delle Leggi. Solo con questo atteggiamento di dedizione costante allo Stato e di riconoscimento del diritto di ogni cittadino di considerarsi un uomo libero, solo in questo modo, allora, avrà senso giungere tutti insieme a festeggiare una giornata trasformata in un ovazione alla pace anzichè al ricordo, alla felicità anzichè al dolore, alla libertà comune anzichè alle differenze che ci dividono.

I giovani non si interessano della festa perchè non hanno bisogno di ulteriori momenti di dissidio, nè comprendono la natura nostalgica di un giorno ormai vissuto e ricordato dai pochi superstiti di un tempo lontano. Dunque usufruiamo di questa occasione per promuovere ogni giorno il valore della democrazia e della partecipazione attiva attraverso la passione e la forza eroica dei nostri concittadini degli anni 40. Festeggiamo quel giorno attraverso un impegno costante per la pace e la serenità del nostro popolo.

giovedì 22 aprile 2010

I MESSI IN PIEGA


E' così: il tempo incombe, la primavera fiorisce lungo il Po, la nuova Giunta comunale si sta insediando, abbiamo lasciato alle spalle antiche diatribe politiche (relegando nel dimenticatoio molti sgradevoli personaggi) e tutto prosegue nell'armonia generale . Anch'io vivo la mia giornata seguendo i ritmi ormai acquisiti durante tutti questi anni: divisa tra lavoro, figli , marito , blog e svago insomma tutto nella norma. La mattina, dunque, vado a timbrare poi entro in ufficio e così via. Nel locale dove è posta la timbratrice si trova la sede dei nostri messi e, più precisamente il centro di smistamento delle loro attività che qui di seguito elencherò:

1) distribuire le pratiche e la posta agli uffici di riferimento.
Punto.
Eppure anche per questo, spesso , sembrano avere delle reticenze, non so come definirle, delle difficoltà morfologico/cerebrali, dei dubbi amletici, delle angustie organiche, insomma: delle perplessità; per cui molto spesso si appostano vicino alla timbratrice con la pratica in questione tra le mani ed appena passa il malcapitato impiegato referente per timbrare ecco che scendono in picchiata su di lui come falchi predatori e si rivolgono al malcapitato in tal guisa: " Già che vai nel tuo ufficio ti do questa pratica da portare"
Ora, personalmente quando vado a timbrare sono sempre disordinatamente carica di orpelli di ogni genere: dal pc portatile, alla macchina fotografica, i testi scritti a casa, il cellulare, le chiavi dell'ufficio, gli occhiali da vista, la sciarpetta ormai inutile ed altre cose ancora, tutte rigorosamente in mano.
In queste condizioni ti passo davanti ai messi col mio cartellino da timbrare sperando di non essere invitata a raccogliere ulteriore bagaglio: la speranza risulta subito delusa, la solerzia dei messi , (che spesso viene meno) in questo caso non si fa sorprendere ma risulta viva e vigile per l'occasione. Ecco che un messo mi ferma con la fatidica offerta: " Già che vai in ufficio puoi portare le tue pratiche"
Fulminata sulla strada di Damasco , ormai senza più l'illusione di sfuggire all'evento, mi volto verso di lui a braccia aperte mostrando il mio carico già oneroso: " sono già stra - carica, mi dispiace. " e vado nel mio ufficio.
Di lì a qualche ora ecco che intravedo con la coda dell'occhio il mio interlocutore che si aggira all''interno del palazzo, ma ahimè senza portarsi appresso la pratica da consegnare. Mi chiedo per un breve istante il significato di questa defezione, ma poi faccio spallucce: perchè arrovellarsi il cervello su questioni irrisolvibili? Per un attimo, però avrei voluto trasformarmi da splendida squaw dai capelli d'oro in Ministro della Funzione Pubblica , ma è stato solo un istante di TRASOGNATA FOLLIA.