giovedì 19 novembre 2009

L'AMORE CHE NON C'E'.






Sono forte , sono volenterosa, la mia attenzione è al massimo . Sono piena di pensieri che nascono improvvisi e fertili come sgorgati dalle immagini del mondo. Un fervore mansueto mi muove e mi agita nei gesti e nello sguardo. Tu mi vedessi. Tu mi ascoltassi. Avrei tante cose da dire. da condividere.
Sono nuova, anche. In questi giorni Il cielo è grigio e nebbioso, eppure ogni momento si riempie di significati luminosi. Mi trovo a guardare ciò che vivo con una grazia stupefatta, con un cuore trasognato, con una gioia raccolta.
Mi meraviglio quasi di non essere più governata dalla mia familiare inquietudine e dal senso di perdita che mi ha sempre caratterizzato. Mi contento di questo silenzioso gemito del pensiero che mi comanda e mi crea diversa, placata e oramai risolta.
Vivo ora di questa propensione a godere della soavità dei miei pensieri quieti e sereni.
L'amore ti distrae con la sua potenza esclusiva e vorace. Con i suoi bisogni urgenti. con le sue pretese imperiose. Con il suo desiderio irrealizzabile. Con i suoi sogni totalizzanti.
Invece questo tempo m'appartiene interamente e mi trova presente e lucida tra le foglie colorate e leggere del dolce autunno ovattato. Perchè questa armonia definisce la cadenza lenta e mite dell'amore che non c'è.
"L'amore che non c'è " ti permette di espanderti nelle cose e di non distrarti dalla vita.
Questo è L'unico amore possibile per vivere nel proprio tempo profondamente.

sabato 14 novembre 2009

LO SCERIFFO JONNY RASSELL NELLA PICCOLA CITTA' DEL SELVAGGIO WEST

Questa storia è ambientata nel west di uno Stato ricco di laghi, mari, fiumi, luoghi magici e di campanili. Questa Storia è la storia di Johnny Rassell , lo sceriffo di una piccola cittadina selvaggia e trascurata dove la Legge della disoccupazione incombeva spettrale in ogni angolo di casa, in ogni negozio, in ogni laboratorio orafo.
Rassel si aggirava per le strade battute a porfido di questo paese martoriato, senza mostrare un benchè minimo disagio, ma anzi, ostentando una sicurezza ed una virile baldanza quasi trasognata. Se ne andava corpulento e baldanzoso per le vie della città col suo ilare sorriso tra i denti fittissimi e non s'avvedeva della imminente avvenimento che presto avrebbe coinvolto il paese.
All'orizzonte le nubi oscure avanzavano inesorabilmente e presagivano l'inevitabile arrivo dell'uragano Germany, non immaginava, lo sceriffo, che molti del paese attendevano con ansia questo uragano per porre fine alla siccità che incombeva da diversi anni sulla cittadina dell'ovest .
D'altronde lo sceriffo Johnny Rassell non s'era avveduto di nulla in tutti questi anni. Molti avevano sperato in un cambiamento nella città e che questa avesse potuto risorgere a nuova vita tramite un suo intervento attivo e come aveva promesso, speravano che la città si fosse sviluppata a livello economico e culturale tramite iniziative che avrebbero potuto giungere in soccorso delle aziende orafe locali e quindi avesse contenuto il numero dei disoccupati, oppure che in città , come da programma elettorale , lo sceriffo avesse predisposto per i giovani attività e promozioni per coinvolgerli nel mondo del lavoro.

Lo sceriffo Johnny, aveva parlato di intercettare i fondi europei per la creazioni edilizie, per la realizzazione nelle valli del fiume di un parco urbano, di parcheggi per le carozze che intasavano la via centrale, aveva promesso ( nel suo programma elettorale) di incentivare la comunicazione e l'informazione rivolta al cittadino, aveva parlato di " un 'ottica di rete che potesse valorizzare il ruolo dei diversi servizi formativi nel territorio" . Aveva persino parlato di avviare nel paese la raccolta differenziata dei rifiuti che in poco tempo avesse potuto comprendere tutte le zone del paese puntando su una politica di riduzione dei rifiuti verificando le possibilità di un'azione incisiva partendo dalle grandi utenze. Invece non aveva fatto niente di ciò che aveva promesso .
La città si era indebitata anche grazie all'acquisto di azioni di società fantasma già in bilancio sospetto e gravate delle spese di doppi consigli di amministrazione e ne aveva dovuto ripianare i bilanci .
Lo sceriffo non era cattivo, solo non si rendeva conto delle necessità della città perchè era un uomo semplice, amante della tavola e delle chiacchierate al saloon con gli amici ed anche quando si occupava della cosa pubblica lo faceva con la leggerezza di una serata di bevute goliardiche.
Se ne andava pacioso e opulento come se nulla fosse successo. ma a Marzo avrebbe dovuto risponderne ai cittadini del west . Come si sarebbe giustificato? Avrebbe nuovamente fatto appello al Santo?

martedì 10 novembre 2009

IL PERBENISMO, IL FILO SPINATO ED IL CROCEFISSO


C'è, nell'universo, il senso dell'ordine inteso come processo che permette l'esistenza della vita in assoluto. Questo pensiero è avvallato dal fatto che si susseguono in modo coerente le trasformazioni climatiche, le nascite della specie di animali, dell'uomo, delle sventure e dei ripari. Ciò che devìa da questo flusso continuo sembrerebbe far parte dell'elemento disordinato quindi in eccedenza, al di fuori della norma. La regola è l'ordine, il bene, lo scorrere compatto e concorde dell'universo che in questo modo si esprime e si manifesta.
Ma non è così: la devianza è più che un incidente raro perchè anche questo è costante e perseverante. la crudeltà è una presenza stabile che si confonde e si misura con l'ordine divenendone spesso elemento imprescindibile.
Per questo la società si tutela imponendo dei percorsi che hanno l'intento di prevedere la degenerazione dell'ordine non potendo definirne la devianza poichè essa non ha parametri di riferimento.
Ma diventa quasi drammaticamente consequenziale suggelare questo percorso in una corazza di definizioni moralistiche che possono tranquillizzare, nello stesso tempo finiscono per attraversare la nostra esistenza come un lungo e contorto filo spinato da cui non riusciamo più a liberarci e, quindi, ad espanderci.
Non dobbiamo chiederci cosa possiamo mostrare nelle nostre chiese, nelle nostre case, nelle nostre scuole. Dobbiamo permetterci, invece, di aprirci alle emozioni ed all'accettazione dell'altro; a quel punto non avremo bisogno di simboli della nostra passione ma solo della possibilità di nutrirci di essa.