
Non esiste più la parola che può convincere. Siamo invasi da parole. Dovunque io mi trovi non faccio che ascoltare suoni che hanno perso lo scopo originario: ossia trasmettere qualcosa all'altro. La parola è infiorettata, nei migliori dei casi. Viene lavata e vestita e sembra bellissima. Alcune volte è un grido di solitudine, una nenia di lamenti inerti ed incolori. Ma non si distingue nulla dai suoni e dai segni sui fogli anche virtuali.
Io non sento niente del rumore che mi circonda. Delle pagine che leggo. Per quanto si respirino bisogni, per quanto la parola mostri significati già discussi, c'è un risparmio emotivo inconsapevole. C'è un silenzio di emozioni che impoverisce i suoni ed i segni.
Non mi interessa la scrittura. la parola. La forma . Non mi interessa l'affabilità. Il suono suadente mi annoia.
Sarà presto messo al bando dalle nostre coscienze questo sistema d'esserci invadente e nullo. Già alcuni di noi fremono e si schiantano su muri invisibili , su sguardi trascesi oltre la nostra immaginazione. Inutile e flebile, tra l'altro, questa nostra immaginazione: si dissolve in un attimo.