Il capo che stressa in continuazione il dipendente, con un ''continuo e pressante stillicidio finalizzato a sminuirne le capacità professionali', lo deve risarcire per i danni patiti.
Parola di Cassazione che invita i capi irascibili a mettere mano ai ''freni inibitori'' in ufficio, diversamente dovranno rimborsare il lavoratore che a causa delle vessazioni ha subito uno ''stress emotivo''.In questo modo la quarta sezione penale (sentenza 23923), pur dichiarando l'intervenuta prescrizione del reato, ha confermato che Luigi D. M., funzionario dirigente della pretura di Imperia, dovrà risarcire un'operatrice amministrativa che lavorava presso il suo ufficio, Rita C.,per lo "stato ansioso depressivo con tachicardia in stress emotivo" causato dalle continue vessazioni in ufficio.
Come ricostruisce la sentenza di Piazza Cavour, Luigi D. M., in sostituzione di una funzionaria in congedo per maternità, per cinque mesi dal novembre '98 al 4 maggio '99, aveva svolto le funzioni di dirigente della Pretura di Imperia e, come tale, dava ordini alla operatrice amministrativa Rita C.
Il fatto è, sottolinea ancora la sentenza della Cassazione, che l'uomo in quei cinque mesi aveva preso a vessare l'impiegata offendendone l'onore e il decoro e dicendole: ''Lei è una falsa, non finisce qui, gliela farò pagare... E' un'irresponsabile, non si vergogna''.
Risultato, Rita certificato medico alla mano, era stata costretta a prendere sette giorni di riposo e cura e successivamente altri 15 giorni per ''stress emotivo'' causato dalle continue vessazioni del dirigente. Immediata la denuncia dell'impiegata e la condanna di Luigi D. M. a 20 giorni di reclusione (pena sospesa con la condizionale) nonché al risarcimento dei danni in favore della donna.
Sanzione inflitta dal Tribunale di Imperia il 15 dicembre 2003 e convalidata dalla Corte d'Appello di Genova il 30 novembre 2005.
Il dirigente, ricorrendo in Cassazione, si è salvato soltanto per quel che riguarda la condanna penale essendo maturata nel frattempo la prescrizione del reato. Tuttavia il dirigente dovrà risarcire la sua dipendente per lo stato di stress causato dal mobbing anche perché, come sottoscrive la Suprema Corte, ''appare di intuitiva evidenza che, sotto il profilo della prevedibilità, quel comportamento addebitato'' al capo ''potesse sfociare nelle conseguenze lesive lamentate. Tra i doveri di un Dirigente vi è infatti quello di mantenere il benessere dei suoi dipendenti durante l'orario di lavoro e di gestire ossia appianare i conflitti
1 commento:
La cultura dirigenziale in Italia,, cara Anto, è ancora, come si dice dalle mie parti, "...arretrata come la coda del maiale..." :-)
Credono ancora che l'autoritarismo e la vessazione siano strumenti che portano a una qualche efficienza...dovrebbero imparare tutti dall'esempio di Adriano Olivetti, che aveva invece importato tutto sul coinvolgimento personale, sulla soddisfazione del dipendente, sul suo farlo sentire integrato e protagonista del proprio lavoro...
Son contento per questa sentenza...
Bacini coinvolti :-)
Posta un commento