venerdì 23 maggio 2008

Non riesco a spegnere

Io cammino veloce. Ho conquistato un' efficienza insospettabile. Telefono e scrivo un file senza interrompermi. Posso sorridere. e impartire ordini ineccepibili. Riesco a portare a termine un progetto alla perfezione. Ma non riesco a spegnere. Non riesco a spegnere . l'acqua deborda oltre il limite . Il vaso è colmo di acqua e di lacrime. Ma non riesco a spegnere. Non riesco a spegnere. Ho motivi e ragioni nelle mie mani. Ho le braccia colme di argomenti. Ho giudizi inconfutabili e fatti che me ne rendono conto. Ma non riesco a spegnere questo fuoco che divampa. Le fiamme si attenuano a volte e mi pare di stare più tranquilla. Riesco a camminare tra le braci accese senza ferirmi.- Riesco a passare inosservata nel silenzio e nel rogo. Ma all'improvviso il fuoco riprende vigoroso e potente, sempre mi attanaglia, mi prende, mi trascina, mi brucia. Mi Uccide. A volte, mi inganno se altri sorridono o parlano o mi amano. Io mi lascio amare e prendere e sorridere. Ma non posso spegnere. Non posso spegnere questo fuoco che divampa. Questo sole che mi incendia. Questo inferno che mi punisce.

martedì 13 maggio 2008

Siamo soli

Siamo soli. Cosa credi? non si creerà mai più quella simbiosi che credevo potesse esistere da bimba. Siamo soli qui nel letto e nel silenzio e nel buio. Sono sola . Non aspetto più da un po' di giorni. Quando mi dimentico e mi metto ad aspettare, mi vergogno delle mie speranze. Vorrei non averlo mai fatto. Cerco di ingannarmi, mi metto a fare delle cose con finta sollecitudine. Ho lo sguardo concentrato e le braccia in movimento. E poi mi dico cattiva: ma chi credi di fregare? non me, sicuro, non me, che ti conosco e ti vedo oltre quello che muovi intorno . Allora mi dispero. mi arrendo . mi siedo . Mi consolo dicendo: non sta succedendo nulla. Questa cascata di sabbia e sassi non ha distrutto le cose e la casa. Questa valanga di fango non mi ha sommersa. Sono pulita ed elegante. Non ho segni visibili dei danni subiti. Ho i capelli lucenti e posso sorridere. I suoni assordanti della fine sono solo stati immaginati. Tutto è tranquillo. Il sole illumina gioioso la cucina. Accendo il gas sotto la caffettiera ed aspetto di sentire il profumo del caffè.

lunedì 12 maggio 2008

L'amore coniugale

cos'è l'amore coniugale? Dovrei essere dotta in materia . L'amore coniugale per me è un metodo per addomesticare la passione.
La passione irrompe nella mia vita e mi possiede interamente. Si arrampica come cucciolo di gatto lungo le caviglie fino al dorso ed ancora ancora più su e su . . Le unghie affilate delle zampette scivolano lungo la schiena, mi graffiano a sangue e riprendono il cammino su ed ancora su attorcigliandosi ai capelli. Dalle spalle il gattino giocherella tra le braccia e va e viene a suo piacimento. Allora lo afferro dalla calotta e cerco di trattenerlo. I suoi occhi obliqui mi stregano. Così che lo voglio portare a casa. Con me. essere io quella che lo sfama. Quella che gli prepara la tana. Il gattino ingrassa ed invecchia. Non mi lascia. Mi ama. Le sono utile. Mi ama perchè le sono utile. Anch'io lo adoro questo mio gattone grande e pigro. E' diventato una cosa di casa. Una cosa stabile. Non mi chiedo se lo troverò ancora. Perchè la passione abita adesso in un posto preciso. E' lì e domani e domani ancora lì. La passione è diventata di famiglia. Non si nasconde e non ferisce. Non mi fa più andare in ansia. Ma noi sappiamo che la vita non è una cosa che sta lì , è una cosa che ti porta. Una cosa che non ti appartiene. E' una cosa che finisce. E' una cosa che trascina. La mia isola da pirata è protetta dalla luce accecante dell'esterno. La mia isola è fatta di frutti sugli alberi e giaciglio sicuro di foglie e piume leggere. La nave è ancorata alla riva. L'onda tenue del mare la scuote appena. Io sento lo sciaquettio dell'acqua sulla darsena e guardo l'orizzonte.. Ecco che cosa è per me l'amore coniugale.

domenica 11 maggio 2008

Lasciatemi lamentare stasera


i giorni passano velocissimi.
sono sempre più lontana dal tempo che possa giustificare il mio bisogno.
i giorni sono implacabili. Sono fatti di piccole azioni simili a quelle dei giorni prima.
Il caffè al bar con i colleghi, la lettera da scrivere, il testo da pubblicare, la lavatrice da svuotare. I giorni non si distinguono tra loro. Trasformano i sentimenti in momenti sconvenienti, esauriti, trasformano i sentimenti in occasioni mancate, non più proponibili.
Per questo, mi dico, che sempre meno, sempre meno io dovrò avere bisogno. E mi dispiace anche. Di allontanarmi. malgrado non sono io che fuggo ma il tempo che mi trascina. Sono un passo dietro a questo tempo. Lui mi prende per il polso come fossi un monello da redarguire e mi strattona per la strada mio malgrado. Questo tempo è invisibile ma costante . sempre in movimento. Sempre nel momento. Sempre presente. E' un tempo vuoto. Non ci sono dentro. Sono da un 'altra parte a ricordare. Ma non ricordo quasi il mio bisogno di te. Me lo sto raccontando come fosse una vecchia favola. Una favola noiosa senza colpi di scena, senza una trama continuativa, ma solo attimi sfilettati, troppo fievoli per incrociarli e renderli elementi per una storia vera. Non ho una storia vera. Non ho motivo per i miei bisogni. Infondati, inutili, ridicoli persino. Scompariranno, lo so. Domani, forse. Domani sarò senza smania. Domani o dopo domani ancora. Non ricorderò più nulla. starò meglio. sarò nuova. sarò liberata. Ma non stasera, no stasera . Stasera lasciatemi stare con questo mio bisogno, con questa attesa. Con questo buco. Lasciatemi liberare il mio lamento come suono di sirena impercettibile, inerte e soffocato in questa notte torbida. Questa notte che mi odia e non mi lascia. Domani forse starò bene. Domani. Ma lasciatemi lamentare stasera.