domenica 11 maggio 2008

Lasciatemi lamentare stasera


i giorni passano velocissimi.
sono sempre più lontana dal tempo che possa giustificare il mio bisogno.
i giorni sono implacabili. Sono fatti di piccole azioni simili a quelle dei giorni prima.
Il caffè al bar con i colleghi, la lettera da scrivere, il testo da pubblicare, la lavatrice da svuotare. I giorni non si distinguono tra loro. Trasformano i sentimenti in momenti sconvenienti, esauriti, trasformano i sentimenti in occasioni mancate, non più proponibili.
Per questo, mi dico, che sempre meno, sempre meno io dovrò avere bisogno. E mi dispiace anche. Di allontanarmi. malgrado non sono io che fuggo ma il tempo che mi trascina. Sono un passo dietro a questo tempo. Lui mi prende per il polso come fossi un monello da redarguire e mi strattona per la strada mio malgrado. Questo tempo è invisibile ma costante . sempre in movimento. Sempre nel momento. Sempre presente. E' un tempo vuoto. Non ci sono dentro. Sono da un 'altra parte a ricordare. Ma non ricordo quasi il mio bisogno di te. Me lo sto raccontando come fosse una vecchia favola. Una favola noiosa senza colpi di scena, senza una trama continuativa, ma solo attimi sfilettati, troppo fievoli per incrociarli e renderli elementi per una storia vera. Non ho una storia vera. Non ho motivo per i miei bisogni. Infondati, inutili, ridicoli persino. Scompariranno, lo so. Domani, forse. Domani sarò senza smania. Domani o dopo domani ancora. Non ricorderò più nulla. starò meglio. sarò nuova. sarò liberata. Ma non stasera, no stasera . Stasera lasciatemi stare con questo mio bisogno, con questa attesa. Con questo buco. Lasciatemi liberare il mio lamento come suono di sirena impercettibile, inerte e soffocato in questa notte torbida. Questa notte che mi odia e non mi lascia. Domani forse starò bene. Domani. Ma lasciatemi lamentare stasera.

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