lunedì 26 ottobre 2015

2015 - RITORNA LA FESTA DI HALLOWEEN A VALENZA !


RITORNA LA FESTA DI HALLOWEEN
“DANZA, MISTERO E MAGIA”



Sabato 31 Ottobre, attesa sempre di più, di anno in anno, ritorna la Festa di Halloween a Valenza, tra danza, mistero e magia, dove la paura si unisce al divertimento. 

A partire dalle ore 17,00 le vie del centro si riempiranno di bambini ed adulti mascherati i quali, tra un “dolcetto o scherzetto” e l'altro, potranno assistere alle esibizioni di danza preparate per l'occasione ed eseguite in Piazza XXXI Martiri dagli allievi di alcune scuole di danza valenzane (Valenza dansè, Vietata Riproduzione, GMA Dance Academy, Fusion Line).

Ad offrire ulteriori momenti di intrattenimento sarà il Mago Pancione che presenterà il suo “Baule magico”, uno spettacolo per tutti, con magie, giochi curiosi, pupazzi dispettosi e tanto, tanto divertimento! Nel suo baule segreto, il Mago Pancione custodisce alcuni fantastici esperimenti magici che appassioneranno e divertiranno bambini e adulti di tutte le età. 

Nato come “Street Theatre”, il Baule Magico riesce a creare un’atmosfera di grande coinvolgimento e allegria, in qualunque spazio scenico e in ogni situazione. Uno spettacolo divertente e misterioso, che stupisce i bambini e meraviglia anche gli adulti.


A chiudere la festa, un carro mascherato partirà da Piazza Gramsci ed attraverserà Corso Garibaldi, come momento di apertura di un ricco e numeroso corteo, per giungere in Piazza XXXI Martiri, cuore della festa.

Sempre in piazza saranno anche allestiti diversi stand con truccabimbi, per creare un'atmosfera festosa e di partecipazione. Sarà presente la Croce Rossa e la protezione Civile che ringraziamo!!!




La manifestazione è organizzata dall'Assessorato al Commercio e Turismo, in collaborazione con l'Associazione Pro Loco, i commercianti, le scuole di danza cittadine, e con l'ausilio dei Volontari della Protezione Civile.

Per informazioni: U.R.P. - 0131 945246 - urp@comune.valenza.al.it


domenica 11 ottobre 2015

LA VITA ERA COMINCIATA


La prima immagine della mia esistenza nel mondo fu la grande terrazza della casa. Mi pare di aver avuto tre anni. 

Era una grande terrazza al piano terreno di una città con salite e discese . La mia realtà era tutta lì e la città era Perugia. 
Il palazzo condominiale sul retro si trovava  al piano terreno mentre nella facciata davanti era  nel sottoscala.
Ma la mia vita era soprattutto in  questo grande terrazzo. qui ho imparato ad andare nel triciclo ed era bello pedalare avanti ed indietro in questo grande spazio.  
Mia madre  non aveva la lavatrice per questo chiamava delle signore a lavare le lenzuola. Queste lavavano  nella vasca ed io  ero molto interessata a questa attività tanto che rimanevo tutto il tempo a guardare. 
Mi ero fatta l'idea  che fosse un lavoro che mia madre non voleva fare, che fosse un lavoro poco edificante invece il motivo era solo che  aveva l'artrosi alla schiena ma questo a tre anni non lo sapevo. 
Di tutte le donne che  erano passate dalla casa  una mi piaceva in modo particolare . 
Era magra e molto alta, oppure ero solo io che la vedevo alta. Aveva mani grandi ed  indossava sempre un vestito leggero a fiori piccolissimi . China sulla vasca   chiacchierava sempre amabilmente  facendo battute simpatiche. Pensavo fosse vecchissima , ma ora posso benissimo rappresentarla sui 30 anni. 
Di lei, l'ultimo ricordo che ho  non è piacevole. 
Ero nel piazzate davanti alla casa dove spesso con le mie sorelle andavamo a cercare degli amici per giocare . Ad un certo punto mi sento tappare gli occhi con forza e rimanere nell'oscurità più completa. Ho subito provato un balzo al cuore.  Poi la presa si scioglie e la signora con i  fiori piccolissimi si palesa davanti a me ridendo. Ma ero troppo piccola per conoscere quel gioco e mi spaventò  a morte. 
Non so come  giunse la lavatrice, un oggetto che mi piacque da subito.

Allora mia madre, qualche volta, per uscire portava delle scarpe rosso scarlatto . Erano scarpe lucide e con un tacco  molto alto. Quando le indossava mi  sembrava un 'altra donna. Non mi sembrava più la mamma dolce che vedevo in casa. Una mattina vedendola allontanarsi con quelle scarpe fui felice di rimanere a casa. Rappresentavano  per me il male supremo e le ho sempre odiate. 
 Quel tempo , oltre la grande terrazza e il cortile davanti alla casa c'era una collina poco distante piena di papaveri e fiori gialli. Ora la collina è stata spianata per far posto a  numerosi palazzi condominiali. 
Ma allora erano prati che puntavano al cielo e con le mie sorelle spesso ci arrampicavamo in cima a raccogliere erbe e fiori. 
Sembra in effetti strano che a tre anni ( le mie sorelle ne avevano rispettivamente due e cinque ) girassi da sola eppure allora sembrava una cosa molto naturale. 
Anche questa collina  mi lascia un ricordo amaro. 
Mi ero seduta sulle pieghe di un prato scosceso e mi gustavo le voci delle persone  e dei giochi intorno, quando dall'alto dei ragazzi fecero rotolare una grossa pietra che fermò la sua corsa proprio contro la mia gamba . Subito sentii un dolore atroce. Un  dolore mai provato prima nella mia vita. Fu soprattutto quello, l'incontro con il dolore, che mi sconvolse. Perchè alla fine, non credo che fosse stata poi una gran pietra dato che mi misi a correre a perdifiato verso la casa. Quindi niente di rotto.
Corsi, corsi, piena di dolore e paura e sgomento fino da mia mamma dove invece trovai una signora anziana , chi era non ricordo , una parente, credo,  e mi accolse tra le sue braccia , mi  fece impacchi con l'aceto. e restai lì ancora piangente ed addolorata.
 Credo proprio che fu in quell'istante che presi coscienza con grande ansia, che  l'esistenza non mi avrebbe tutelata e protetta . Insomma
 La vita era cominciata. 

mercoledì 23 settembre 2015

VECCHIO SAGGIO


Non crediate.  Anche se mi vedete ritratta in questa foto. L'ho fatta per voi che ogni tanto sbirciate  in questo fantastico blog , luogo di memoria e di lode alla vita. Per farmi vedere che sono viva. Ci sono eh. 
 Ma non ho più la passione delle immagini.    L'utilizzo del social  face book , detta tra noi così tanto sopravvalutato, mi è servito per liberarmi dell'idea che l'immagine ci rappresenti.
 Alla fine, ve lo dico sinceramente.
 Io mi vedo più " vecchio saggio con barba e baffi. "
Mi vedo un  vecchio saggio molto attraente. Alto magro, quasi rinsecchito. .
 Mi sento un saggio  molto maschio là dove " maschio" è sinonimo di " forza" e "  coraggio" . Perchè, sappiate, per una femmina anche matura è molto più macchinoso riuscire a convincere della propria forza e determinazione. 
La forza si fa forte per un 50 % della forza vera e propria e per il restante della capacità di millantare tale forza . Il risultato è una persona imbattibile. 
Ecco: le femmine questo restante 50% se lo devono  sudare il triplo di un uomo.  Cosa c'entra questo? Niente 
Sono ormai sfilacciata, sciolta, insomma , non ho  pensieri conseguenziali . Si vede no? Ho deciso di  assecondarmi in questo nuovo viaggio senza meta all'interno di una me completamente liberata. 
Liberata da cosa direte voi? Oh beh, liberata dai pensieri appassionati, dalle speranze di un futuro agognato, dalle convinzioni sul bene ed il male così ostinate e sfacciatamente pretenziose. 
Libera dalla  convinzione di poter migliorare il mondo o me stessa o il quartiere o i miei amici, conoscenti o vicini di casa. 
Mi appunto diligentemente pensieri sparsi alla rinfusa senza  che vi sia alcun nesso tra uno e l'altro, Li ascolto attentamente, oh , non me li lascio mica sfuggire: mi appartengono . Li acchiappo , li macero, li consumo, li metto da parte. Sono puzzle confusi ma pronti ad essere interpretati , goduti all'occasione se ci sarà questa occasione. 
Siamo in questo mondo per cosa? 
Un' idea me la sono fatta. 
Siamo qui per costruire e completare l'essenza variegata e  splendida che siamo. Siamo qui a costruire l'evoluzione dell'anima dell'uomo. 
Faccio la mia parte . Preziosa e laboriosa 
Per questo prendo appunti. ed accolgo i segnali inspiegabili di questa esistenza paradossale.



giovedì 16 luglio 2015

NESSUN DOLORE



In questi giorni sono stata afflitta. 
La mia non è stata  una afflizione rabbiosa, ostile che cerca un rimedio , che vuole la lotta per  giungere  ad un obbiettivo.
la mia è stata  una afflizione prevista, annunciata da tempo e per questo accolta amichevolmente come un appuntamento dal dentista che ti cura il dente malato. Per stare meglio. 
Quando dico  agli altri che la nostra amicizia è finita alcuni alzano le spalle come fosse una cosa da nulla.
Mi dicono: " non ci pensare " 
Infatti io non penso a te caro Ivano o all'ultima volta che ci siamo visti. Alla scenata che ti ho fatto , a come tu hai urlato, a come io ti ho scacciato , a come tu ti sei allontanato. 
Quella scena ormai non ci apparteneva più. Eravamo già estranei, già diversi . Non eravamo più amici.
Tra la fine ufficiale di una amicizia trentennale come la nostra e la fine reale di questa amicizia scorre un periodo doloroso  che come gioco maligno è costituito da vari livelli prima di giungere al suo epilogo. 
Dapprima non ti accorgi della separatezza, della distanza , del vuoto che incombe tra il tuo cuore ed il suo, quello del tuo amico.   E questo è il primo livello. 
Ti dici : è sempre lui, quello di prima . E' vero , è cambiato , ma gli amici , oh gli amici si accettano sempre come sono , l'amico non  si giudica , si vive , gli si sta al fianco.
Cazzate. 
L'amico deve danzare con  te sulla terra . E la nostra musica ormai si era spenta.   
Eravamo stati nei campi di neve e non sentivamo freddo. 
 Ci eravamo arrampicati su sentieri dove nessuno aveva osato e , davvero, noi ridevamo. 
Eravamo stati eroici. Eravamo stati banditi. 
Eravamo stati battuti. 
Tu, quando hai cambiato strada? o peggio, ti sei fermato? 
Hai cominciato a credere che la vita era già stata tutta scoperta e che ora era arrivato il tempo di manipolarla.
 Di inventarsi abilità e competenze ed esperienze che non ti servono mica. sai. Le esperienze esibite e inutilizzabili diventano patetiche e sfrontate.  
Da qualche anno io ti vedevo.  Soffrivo perchè non eri più il mio amico .  La mia isola era stata risucchiata dall'oceano e niente valeva fingere di stendersi nella sua duna sabbiosa e calda. 
Cosa è successo? 
Forse nulla ed è proprio questo che ti ha convinto di sapere fare tutto e che quel tuo modo di vivere, il non vedere nulla fosse la vita stessa.
Non ascoltavi mai se  non la tua voce ostinata. 
Questo mi avrebbe distrutto. Dovevo andare.  Forse avresti preferito incontrarmi come un passante qualsiasi al quale si da il passo dal panettiere? 
La strada è impervia e ci vuole amore e coraggio.
 Ci vuole speranza .
Ci vuole l'aspirazione al bene. i pensieri malevoli , gli intrighi , gli odi, le ostilità le dipendenze non fanno che perdere il sentiero . 
Tutti noi ne abbiamo uno.
 E' nostro.  
Lo dobbiamo percorrere. Ed il tempo si fa  stretto. Il sentiero si fa breve . 
 Non possiamo distrarci.
Così tu non eri più il mio vecchio amico da un bel po'. 
Ma come fare a dirlo ad un estraneo ? 
Così , quando , due settimane fa  ce lo siamo detti, sai? davvero,  non ho sentito nessun dolore.
Eri già andato via da tanto. 
Quando ti ho visto andar via  tirandomi degli insulti a casaccio , ho provato sollievo. 
Proprio perchè non avevi capito niente  anche  per questa ultima volta .