domenica 1 dicembre 2013
venerdì 29 novembre 2013
POLITICA CONSUMISTICA
Che dire ormai della politica ridotta da espressione massima della vita pubblica ad una sorta di luogo di saccheggio da parte dei più disparati avventurieri che si avvicinano ad essa solo per cercare visibilità o peggio per avere uno stipendio per vivere? Nulla.
A questo punto il post potrebbe essere terminato.
Mi pare di avere detto tutto.
Quando mi attivo, in qualche modo per la mia città, giacchè non intendo altro modo la politica se non come azione funzionale e costruttiva rivolta a favore del luogo dove vivo e non come chiacchiere da bar sulla situazione nazionale internazionale di cui sappiamo sempre pochissimo, insomma dicevo che, mentre mi occupo con i mezzi che possiedo della mia città mi pare di confondermi tra i piazzisti della politica, quelli che presenziano nelle piazze e nel web con gli slogans adesso anche reperibili già belli e confezionati per fare effetto nell'italiano pigro e distratto.
Consumisti della politica. Persone incompetenti. direi ignoranti. Ma anche pieni di presunzione, di arroganza e, cosa peggiore, di cattiveria.
Mi pare, infatti, che più che una atmosfera di collaborazione , di creatività, di condivisione si lavori avvolti da una rarefatta animosità che mette disagio.
Delle volte non ne posso più.
Ci sono prati e amori che hanno bisogno di me ed io di loro.
Mi pare che il mio impegno debba essere speso per cose più nobili.
Ho i miei adorati figli e un compagno la cui presenza e sostegno morale mi permette di essere piena di energia e di vitalità.
La politica degli inchini, dei raggiri, delle strategie non è una attività che possa migliorare le cose intorno a noi.
La politica che serve, quella che si compra, che si cede in cambio di favori e di piccoli privilegi ha preso una strada che allontana dalla ricostruzione, dallo sviluppo, dalle buone idee, dalle spinte umanitarie e dallo spirito solidale
Dalla fratellanza. .
Delle volte non ne posso più.
Perchè camminare in questi sentieri alla fine infanga anche i miei stivali
Perchè respirare questa aria mi intossica in ogni caso.
Anche se a volte mi pare che sia possibile muoversi diversamente, allontanare con le mani ed il cuore quest'aria mefitica per poter respirare nuovamente. Ma è un'illusione.
Delle volte non ne posso proprio più. Ora, per esempio.
sabato 23 novembre 2013
LA POLITICA O I PARTITI? COSA SCEGLIERE?
La sensazione di non sentirsi rappresentati dalle forze politiche ed anzi diciamo ancora meglio, partitiche presenti nel nostro territorio, non deve farci sentire disorientati e senza speranze.
Ormai è tacito: Le logiche dei partiti sono soffocanti. Le scelte degli uomini da collocare nei servizi chiave dello Stato non sono dettate da ragioni di competenza, di esperienza e di capacità, ma esclusivamente da logiche di quote spettanti, di livello di potere e di alternanza di ruoli.
Questo influisce sulla funzionalità e l'efficienza dei servizi .
Sono dati di fatto, ma non possiamo rassegnarci a questi schemi ormai collaudati e fallimentari di una politica di partito meccanicistica e neppure lasciarci ammaliare da incantatori ed affabulatori che raccontano di libertà e rivoluzione quando nei fatti mostrano i denti e non lasciano le porte aperte al confronto ed ai dibattiti, anima vera della democrazia.
Tra le persone che abitano le città, tra chi non ha tempo e voglia di cambiare le cose e quando va a votare segna pedestramente una croce su ciò che più si avvicina alla propria identità politica, ci sono, invece, cittadini che sentono fortemente l'esigenza di interessarsi delle vicende del nostro paese, che sentono forte la spinta a ricercare una rappresentanza che risponda alle istanze urgenti che non trovano risposte tra chi ,invece, dovrebbe darle.
C'è forte la necessità di tutelare i beni comuni, di prestare attenzione al reale funzionamento dei servizi pubblici in rapporto a quanto si spende per il loro corretto adempimento.
Non pensate che sia una esclusiva prerogativa dei partiti mettere le mani nella cosa pubblica. Gestire i nostri soldi e dirigere la nave secondo le loro dinamiche ormai strutturate soprattutto per salvaguardare il sistema vecchio di lustri.
C'è la società civile, c'è la cittadinanza attiva che può, in qualche modo, vigilare ed intervenire sulle prepotenze dei poteri forti e organizzatisi da talmente tanti anni da creare un organismo inattaccabile.
Non c'è bisogno di un leader maximo per muovere la gente. c'è solo bisogno di associazionismo, volontà. impegno e consapevolezza che occuparsi di tutelare il bene comune non significa perdere tempo , ma impedire che il nostro tempo sia speso inutilmente mentre lavoriamo , che sia utilizzato solo per rimpinguare le casse di chi , invece che servire, ci fa sentire tutti talmente occupati a sopravvivere da non poter controllare e tutelare il nostro paese.
lunedì 18 novembre 2013
?BARABBAAA BARABBA!!!
Sì, quello stato che ti lascia affondato nella melma di un pensiero fisso che ti ruota intorno e dal quale non provi nemmeno a liberarti, anzi , cominci a tralasciare ogni cosa, ogni altra occupazione che non sia appunto quella di avvitarti su una idea, che più che una idea è uno struggimento, una passione inutile, una vera perdita di tempo.
Eccomi.
Sono qui che non penso. Non reagisco a stimoli, ma mi arrovello su una sensazione di disfatta, di impotenza nera. di confusa percezione di un oscuro errore.
Quando si arriva a questo stato di inquietudine diventi un soprammobile.
Potrebbero spostarmi qua o là come un bambolotto di stoffa, con la testa pesante reclinata su un lato, con gli occhi dondolanti , la bocca aperta, il cuore aggrovigliato da tela juta
Ho letto un testo illuminante " L'invidia e la gratitudine" di Melanie Klein.
Illuminante, dico, perchè associa la gratitudine all'invidia come si può associare il lampo al tuono , ossia come una inevitabile conseguenza.
E non storcete il naso, non pensiate che sia una follia associare due cose all'apparenza così distanti, ma alla fine frutto della stessa pianta che genera una ostinata inconsapevolezza dei propri limiti!
Perchè la gratitudine nasce quando qualcuno ci aiuta e non avremmo bisogno di aiuto se non fossimo deboli, imperfetti ed inadeguati.
Quale manifestazione maggiore della nostra inettitudine se non quella di riconoscere l'appoggio ricevuto, la mano tesa, la spinta necessaria per vivere, alla fine?
Questo mi ha dato da pensare.
Mi ha dato da pensare sul motivo per il quale proprio quelle persone che ho aiutato con tutta la mia amorevole energia e tutto il mio impegno sono state poi quelle che hanno tramato alle mie spalle, che hanno parlato di me con ostilità , che hanno cercato di fregarmi? Ci sta bene qui il termine "fregarmi" ?
ma di questo non mi lagno e nè più mi meraviglio, ormai.
Mi meraviglia di più, diciamolo, la mia ostinata predisposizione alla tutela, alla protezione , alla misericordia gratuita, questa mia capricciosa attitudine alla carità che altro non vuole essere che una sfrontata esibizione della mia intelligenza.
L'ho detto. E' vero. Io sono intelligente.
Oh , questo non è un grosso pregio e spesso è stato un handicap non da poco .
Essere intelligente non è una dote di cui si ha un grosso merito.
E' solo una questione di morfologia delle circonvoluzioni e delle quantità di solchi presenti nella corteccia cerebrale, è una questione di cellule pulsanti, di materia grigia compatta e innervata, di neuroni mobili ed elastici , tenuti insieme dalla forza di un demone che non ti risparmia nulla della sua anima fremente.
Chi è intelligente non può essere furbo, perchè l'intelligenza non te lo concede.
Trova nell'arte della mistificazione, del raggiro, della sopportazione , un non so che di stupido, di irrisolvibile , di involuto.
Invece l'intelligenza spinge alla soluzione , alla evoluzione, al progresso .
Non fa i conti delle opportunità, ma della funzionalità.
L'intelligenza non si lascia nascondere.
Non riesce a fingere una stupidità che disconosce.
L' intelligenza è antipatica. E' Intrattabile. Per questo cerco di scacciarla, di spingerla all''angolo e persino quando si abbarbica intorno ad un brutto pensiero riesce a stupirmi attraverso la sofferenza , attraverso la sua riprovazione, la sua estraneità per l' insensatezza del mio vorticare tra i pensieri.
Non riesce a fingere una stupidità che disconosce.
L' intelligenza è antipatica. E' Intrattabile. Per questo cerco di scacciarla, di spingerla all''angolo e persino quando si abbarbica intorno ad un brutto pensiero riesce a stupirmi attraverso la sofferenza , attraverso la sua riprovazione, la sua estraneità per l' insensatezza del mio vorticare tra i pensieri.
Sono intelligente e bella. Ah, lo dico! Vedete? E non crediate che ne sia felice.
Sul bello a poco a poco mi sto rifacendo. Gli anni che passano mi lasciano la possibilità di vincerlo, di modificarlo, di dimenticarlo. Di distrarmi .
Riesco finalmente a chiacchierare con un uomo senza ricevere puntualmente inviti e ammiccamenti come un tempo. E questo, per me , è molto rilassante.
Riesco finalmente a chiacchierare con un uomo senza ricevere puntualmente inviti e ammiccamenti come un tempo. E questo, per me , è molto rilassante.
Ma l'intelligenza non mi abbandona.
E' sempre lì pronta a raccontarmi la storia che sto vivendo, a spiegarmela come non vorrei, a farmi allontanare dagli uomini indegni, a tenermi distante dalle debolezze altrui per gettarmi in pasto a domande dolorose.
E' sempre lì pronta a raccontarmi la storia che sto vivendo, a spiegarmela come non vorrei, a farmi allontanare dagli uomini indegni, a tenermi distante dalle debolezze altrui per gettarmi in pasto a domande dolorose.
Mi tiene separata dagli esseri umani, lontana dal mondo, in una bolla trasparente fatta di intuizioni non condivisibili.
Mi rende straniera in un pianeta che non conosce il mio linguaggio e con questa mia patetica necessità di rendermi utile per giustificare la mia colpevole consapevolezza, per assolvere la mia energia palpitante e rendere gli altri grati , ma infine gelosi,invidiosi non comprendendo la ragione di una disponibilità indecifrabile.
Ma l'ho detto: non si deve scrivere quando i pensieri si fanno insopportabili.
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