martedì 27 agosto 2013

LE OMBRE LUNGHE DELLA SERA

Ho come una ostinazione all’efficienza. 
Faccio.


E quando faccio posso non pensare , posso non patire. La passione è lontana dalla concretezza. E’ fatta di spasimi e di sregolatezze. E’ fatta di recriminazioni, di rinunce e di autocelebrazione
Non ne ho più il tempo.

Faccio.

Nella luce argentata delle mura e dei volti che mi ruotavano intorno ,  io mi adoperavo a spostare oggetti, a disinfettare, con una stizzosa mania all' igiene per compensare la mia inettitudine, la mia incompetenza.

E mentre faccio non c’è altro posto che per il movimento di mani, di occhi , di silenzi e di luci che si spengono e si accendono.
Faccio.

Ma oltre a fare mi cimento in indicazioni, in direttive che diventano spesso sopraffazioni. 


Faccio. Perché l’inazione mi mette davanti alla mia desolazione. Alle mie colpe.

Noi siamo colpevoli. Inutile negarlo.

Noi sbagliamo. Noi esseri umani . Ho raccolto la mia parte di colpa sulle spalle . Non la posso allontanare. Per questo non posso che rimediare con la mia operosità, con la mia creatività .

In ospedale una ragazza assisteva sua madre . L’abbracciava continuamente. Baci , carezze, parole dolci. Ricordi. 
Le prendeva la mano. La madre l’accarezzava , ma non parlava. Lei ripeteva il suo nome. Baci , carezze, abbracci. La luce grigia ci avvicinava e riempiva la stanza dell'ospedale.  Dalla finestra si spegneva un’estate indifferente.

La ragazza mi cede la poltrona. Io l’accetto. Siamo uniti da una solidarietà di inconcludenti.

Non penso. Faccio. Le garze sterili, il disinfettante. Le richieste continue di cose e di informazioni.

Eppure non potrei stare in un altro posto con altrettanta tranquillità. Il silenzio mi rasserena e i respiri mi incantano.

Sono colpevole. E potrei solo, dico davvero, potrei solo consolarmi pensando di condividerla, di accoglierla tra le braccia come una cosa inevitabile.

Sono colpevole. Perché la vita è una condanna e lo dimentico sempre.  Perché la vita è un istinto irrazionale. Perchè ho ascoltato aspirazioni lontane, tronfia e felice,  mi sono distratta , allontana dalla concretezza, dalla purezza del palpito del cuore nell’illusione di trattenere invece che cedere.

Vorrei stare sempre qui.
 Vorrei fare il lava piatti . 
Vorrei essere la mendicante ai piedi della chiesa, con il foulard sopra i capelli e la veste scura tra le gambe. A testa china ,  col il piattino tra le ginocchia piegate.
Mi rincuora la televisione con le sue vicende di animali: falchi colombi e pitonesse. Guardo le immagini come fossero un  racconto per addormentarsi. 

domenica 30 giugno 2013

SE RILANCIAMO LA VERITA' E' MEGLIO !!




Episodi recenti di futile censura e di prorompente divulgazione di notizie PROPAGANDISTICHE   mi hanno fatto meditare sulla questione della comunicazione intesa nel suo significato più nobile che sarebbe la " trasmissione della verità
Il mondo in cui viviamo non è affatto silente.
Ci invade di informazioni, di immagini, di episodi. Continuamente. Ci racconta di qualità, di valori , di vittorie e di  eroiche gesta che ci pare , a volte di essere in mezzo alla storia come protagonisti attivi e informati al dettaglio.
Ma non è detto. Perchè l'informazione, per essere utile , per non  tenere il cittadino all'oscuro e quindi oggetto e schiavo della notizia , deve  scaturire da fatti reali .
E come facciamo a sapere , quindi , se un fatto è vero oppure è propaganda, è mistificazione o  è inganno?
Per poter quindi essere il più possibile attendibile , una comunicazione deve essere il risultato di un  confronto aperto tra  versioni contrapposte , ma dinamiche e leali.
La verità per essere tale , deve poter essere analizzata, sviscerata, contestata e condivisa autenticamente.
Dunque:  diffidiamo di chi allontana il confronto per un concetto confuso di pacificazione,  sciorinando  nel contempo una sua verità come dogma a cui non si può porre critiche e approfondimenti.

Quella , vi assicuro non è verità.

Non è necessario essere un governo totalitario per tenere all'oscuro il cittadino.
Non è necessario  neppure razionalizzare le informazioni.
Anzi. Chi mistifica la realtà è sempre ridondante di  notizie  , di grande parate , di foto celebrative, perchè si sente  unico  detentore della verità e cerca di saturare  l'informazione con la rappresentazione eclatante  della sua versione.
Non solo :  recepisce  l' analisi alternativa dei fatti come una minaccia alla sua verità e vi si ribella  attraverso  censure e accuse di " gravi  provocazioni" 
Ma la verità non ha paura di essere provocata, la verità ama essere scovata e rivelata . 
La verità vuole essere nuda, non ha paura di mostrarsi. Non ha bisogno di imporsi, perchè sa come convincere. 


La verità non ha bisogno di essere VEROSIMILE per essere vera per questo non ha bisogno di autorità per essere autorevole.

Una verità non può essere isolata, ma deve essere portata in mezzo alla gente, strattonata, sfilettata e nello stesso tempo dilatata e sviscerata   attraverso tutte le sue sfaccettature.
Deve poter essere criticata e anche invisa,  pure non accettata , ma lo stesso  se è vera sarà in grado di rimanere salda e inattaccabile.
La verità non ha paura della polemica perchè ha le doti per renderla inoffensiva. Non ha paura delle parole perchè il percorso del linguaggio ha come traguardo il suo raggiungimento, non è vero,  come pensano alcuni , che le parole siano una sorta di gioco dialettico per dar lustro alla menzogna  ravvivandone l' immagine.  
La verità non si sgonfia se attaccata, ma si rafforza  raccontando se stessa perchè la verità non si contraddice, ma anzi trova in se' la coerenza dele gesto che l'ha originata.
I giornali, i nuovi mezzi di informazione ( net work  blog ecc.)  raccontano la verità?
Non lo so. Perchè di volta in volta sta a noi rivelarla, condividerla . parteciparla. Allora se sopravvive alla critica, allo scontro, alla confutazione , all'incontro con la stessa notizia raccontata in modo diverso , possiamo individuarne il  suo valore e la sua forza.
Una fluente  pioggia di parole non sarà convincente se non permetterà la contaminazione pubblica.

E quella necessita di tempo e di parole diverse da  quelle di chi ha cantato per primo la sua verità credendola unica e attendibile.
Attenzione dunque: l'individuazione della verità è un lavoro lungo ed osteggiato da chi soprattutto brama poteri sulle persone e sulle città. Non è sempre facile riconoscerli perchè spesso si spacciano per " salvatori " di popoli e  decantano i sacrifici che fanno per la comunità ( mi alzo presto , lavoro  dall'alba al tramonto, dormo solo 3 ore a notte ecc. ecc)
MA MANCANO DI TENSIONE MORALE, DI EDUCAZIONE SOCIALE, DI RISPETTO PER  CHI LA PENSA DIVERSAMENTE. A LUNGO ANDARE SI PERDERANNO  NEI PERCORSI TORTUOSI DEL LORO STESSO INGANNO.



martedì 25 giugno 2013

IL CAMMINO DEI DIRITTI E LA DIFFICILE IDEA DELLO STATO SOCIALE



Quando parliamo di diritti qualcheduno che ha in mano la gestione della cosa pubblica scambia il loro significato per "disponibilità ad offrire" ma  "il diritto" è un requisito che  spetta alla persona nel momento in cui viene al mondo. il diritto alla salute, alla nutrizione, alla dignità, ad un'esistenza adeguata.

I DIRITTI DIVENGONO CONCESSIONI quando chi governa non li conosce e quando gli stessi aventi diritto non sanno CHE i diritti  GLI DEVONO  ESSERE GARANTITI e che non appartengono  per volere divino ad una minoranza di privilegiati, ma sono ciò che rende l'essere umano di pari dignità verso chi ha l'obbligo di metterli in atto, OSSIA CHI AMMINISTRA LO STATO E LE CITTA'.

Sappiamo che chi fa politica, vale a dire chi amministra, non ha spesso neppure l'idea di maneggiare i diritti degli altri e se li consuma tra le mani come palloncini pieni di aria, sottrae loro il PROFONDO VALORE CHE EMANANO, la  carica universale  che  li rende indistruttibili, non li rispetta per primo svuotandoli dei loro contenuti veri e li snatura cambiando loro il nome.  
 Si trasformano, quindi, non più  in "diritti" ma divengono :
 "beneficenza", "benevolenza", "solidarietà", sono alla fine  "regalie" da parte della politica e del politico in particolare che nasconde l'incapacità ad attuare un piano concreto di osservanza  dei diritti e si muove solo attraverso iniziative facilmente confuse con la carità.
 Chi più dello Stato deve rispettare i diritti, divulgarli, diffonderli e riconoscerli?
Il diritto alla salute, il diritto fondamentale di essere libero dalla fame come recita l'art. 25 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo?
Il diritto alla dignità di persona  debole come può esserlo un bambino, una donna, un disabile, un indigente?
Ma per questo occorre un'educazione personale, una disponbilità morale a riconoscere gli altri  con gli stessi  PROPRI diritti, di uguale valore, di pari dignità.
Solo in questo modo possiamo farci contaminare dalle diversità, non emarginarle, non differenziarle, non accantonarle, SOPRATTUTTO OGGI  CHE SIAMO  COSI'  COLPITI DA UNA CRISI ECONOMICA E SVILITI DA UN MALCOSTUME DIVENTATO ORMAI IL NUOVO SISTEMA DI INTERVENTO  SOCIALE.
 Per molti è difficile comprendere che non si lavora sulla giusta acquisizione dei diritti con un'impostazione paternalista, ma attraverso la convinzione della necessità urgente di renderci  tutti esseri umani alla pari davanti alle difficoltà ed ai bisogni.

Se governo non regalo, ma restituisco.

Gli inabili e gli indigenti hanno diritto ad avere assistenza: questo è il compito precipuo di una pubblica amministrazione che si occupa di welfare.
I risultati si misurano attraverso il miglioramento reale delle condizioni socio/economiche delle fasce deboli della popolazione, non attraverso immagini di feste modaiole, nè con iniziative che invece di eliminare le diversità le rendono ancor più evidenti senza per altro rimuovere le difficoltà che da queste insorgono.

Le  attività di beneficenza  ci stanno  anche, ci sono le associazioni private che se ne preoccupano e non si finirà mai di ringraziarle ma lo Stato, l'Ente pubblico, non può fare beneficienza; lo Stato ha il dovere di erogare  servizi di assistenza costanti e continui, deve predisporre un piano strategico  che preveda l'investimento di risorse umane ed economiche verso chi ha  necessità  e diritto ai servizi. 
E soprattutto non deve permettere di mettere in risalto le difficoltà anche se lo fa con l'animo magnanimo di chi "offre" aiuto.
Il diritto è una condizione umana NON è un obolo.

NON SONO DUNQUE FINITI I TEMPI DELLE CAROZZE  DA DOVE I NOBILI GETTAVANO MELE E MONETE COME ELEMOSINA?

mercoledì 12 giugno 2013

LA POLITICA CHE PROMUOVE SE STESSA

Essere morale, essere etico significa obbedire ad una Legge che si sente propria e che di solito  si instaura dentro di noi sin dall'infanzia tanto da divenire  un flusso naturale della propri anima.
In questo tempo abbiamo visto sia a livello politico che sociale uno sgretolamento della legge morale  che credevo indistruttibile. Ho visto persone vicino a me mentire senza pudore, vanagloriarsi e commettere azioni   a dir poco  imbarazzanti
Mi chiedevo: " Ma non si vergognano? "
Aprivo il giornale a volte e mi pareva  tutto mostruosamente ridicolo sia i volti che  le storie raccontate.

Nietzsche diceva : "  l'uomo agisce in base al proprio metro delle cose e degli uomini. Egli  stesso determina per se' e per gli altri cosa sia onorevole, che cosa è utile e ben fatto. E' chiaro che un individuo rozzo, incivile, non educato ai nobili principi lo intenderà nel modo più rozzo. "
 Mi è capitato di essermi scandalizzata . Di aver detto: " Ma possibile che non vedete? "
Credo  proprio che non vedevano.
Perchè  in quelle azioni non c'era la cultura al sociale, perchè c'era solo la spinta alla personale visibilità ed anche una inconsapevolezza della vita pura dove davvero chi è debole non deve essere "graziato" , ma deve avere il diritto ad una vita di dignità e di rispetto e chi governa non ha il privilegio di decidere, ma il "dovere"  di agire. Tutto il resto non mi interessa. Sono francamente stanca.
Voi pensate che stia  farneticando.
Ma credo anche che i danni della gestione  politica sia tutta qua: nel " non vedere" nel " non immaginare" una società con altri principi che non siano di " elargizioni del potente verso il debole,  che non sia di distanza siderale tra le genti. Che invece  sia di partecipazione reale, di ascolto reale, di mani negli steccati , di attenzione irreprensibile.  . La politica senza la modulazione della virtù è solo merda. Neppure la competenza è sufficiente. Chi sa organizzarsi in piani di azioni sa anche essere un ladro provetto se è privo  del richiamo della virtù che lo guida alla purezza dell'azione ed alla forza della verità.
Vi invito a non raccontarci di voi e di quanto siete stanchi e di quanto eravate carini da bambini  che tanto   noi ce ne freghiamo. Imparate ad ascoltare noi che soffriamo , del territorio che attende azioni, provvedimenti e soluzioni.
Carta straccia quella che non informa , ma incensa, quella che non comunica ma promuove .