mercoledì 23 gennaio 2013

QUANDO LA POLITICA COLLASSA MA SCRIVE SU FACE BOOK


Non crediate che sia arrabbiata per le vicende succedutesi in questi giorni sia  per quanto riguarda la questione del Cinque Stelle di cui parlerò una volta consultatami  con i miei amici e sia con altre vicende il cui spessore morale non permette neppure, per ora, di menzionarle.

Ma mentre il primo caso è essenzialmente una questione politica, per quanto riguarda  tutto il resto credo proprio di no.

 Mi dispiace, cari lettori adorabili che ho abituato a leggermi estrapolando le verità dai miei testi confusi e sibillini. Lo dovrete fare anche per questo testo. 

Dunque, caro M. , rassegniamoci :  non tutto è politica.

Con l'avvento dei social network e con questa nostra facoltà di essere presenti con un click nel mezzo di una discussione generale di piazza, ci pare di avere un posticino  politico nel mondo sociale. 
Ci pare che,  se faccio le mie ferie nel paesino dei dintorni, questo sia "politica", oppure se metto il fatidico " mi piace" sul post di tizio o Caio  allora io faccio politica e divento protagonista di una scelta che pare fondamentale ed invece è solo un pulviscolo di anelito inconcludente tra i tanti che volteggiano nell'area virtuale del web.

La politica invece è l'arte di governare. La politica è l'arte di saper governare una città, una nazione, un continente.  

Bisogna diffidare di coloro che affermano che in politica bisogna cercare disemplificare. 

Perchè la politica implica una capacità di analisi delle questioni economiche, morali e sociali che non permette un atto leggero, pedestre, impulsivo.

La politica è passione, competenza, responsabilità, onestà, dovere.

Non si diventa un "politico" perchè si lavano bene i bicchieri alle feste di partito e neppure se siamo gli ultimi a chiuderne le porte. Questo caso mai può  farci diventare dei bravi custodi di masserie o camerieri di sala. 

Siamo stati abituati a vedere, putroppo, , che un autista solerte, affettuoso come Belsito divenisse il tesoriere, il consigliere nelle società più importanti d’Italia, l'uomo più fidato del leader. Ma è un abbaglio di cui DOBBIAMO liberarci. 


Non diventiamo "politici" se azzecchiamo un post ed abbiamo tanti contatti e  tanti : " wow!!!" 
 Non diventiamo bravi politici  se stiamo in un angolo e cerchiamo di raggirare la gente  sorridendo e tacendo con i nostri stivaletti a punta. 

Noi possiamo essere bravi politici se ci impegniamo in un progetto di governo funzionale, credibile e vantaggioso per la città e per la sua gente.


Una volta l'impegno politico era faticoso, gravoso (fisicamente e moralmente), 
si sentiva il "peso" di chi faceva politica, si andava a scuola a imparare a fare politica cioè GOVERNARE: sapere di cose amministrative, di Leggi e procedure, di circolari e commissioni, di dibattiti e di relativi accordi d'intesa. Sapere ascoltare le ragioni dell'altro,studiarle, riflettere. 

Adesso tutti si credono in grado di amministrare: che ci vuole? "Se lo fa lui posso farlo anch'io",  la segretaria di un dentista che prende appuntamenti per le carie o la commessa dell'esselunga che passa la barra elettronica , diminuendo sempre più il livello di competenza e capacità.

Chi fa politica non può che fare politica a tempo pieno. Sembra una eresia? 
Che significa allora a tempo pieno?
Significa che devo in ogni istante della mia vita pormi come un uomo o una donna, dalla moralità integerrima, che i miei giochetti da “cagnetta in calore” frustrata me li devo scordare, che i raggiri, i piccoli gossip di paese devono essere un passatempo per chi ha tempo vuoto da perdere, una cosa di un altro livello. Basso.

La politica mi fa artista  nell'atto di creare un'opera d'arte. 
l'arte modifica la vita, la trasfonde, la complica, la sfiletta, la rivoluziona, la migliora. La definisce. Ed anche impegnarsi nel pettegolezzo bieco e nelle malignità di cortile ti definisce.E PER SEMPRE.
Senza possibilità di redenzione. 
NON ESISTE: NON LO FACCIO PIU':  SE VENDI STRACCI SEI UNA STRACCIAROLA. SE SPACCHI IL VASO , IL VASO E' ROTTO. E' TEMPO DI PUNTARE AD UNA MORALITA' INTATTA NON DA INCOLLARE COL VINAVIL, CARO M. 

Sono anni che siamo abituati a fidarci di chi tradisce ed accetta i tradimenti come una cosa inevitabile in "politica". 
Sono anni che siamo abituati agli inetti, agli improvvisati operatori del sociale, agli ideatori della nuova Italia, ai militanti graduati dagli anni e non dai meriti.
Ora Basta. 
Non vuoi  guardare all'onestà, alla rettitudine, al rispetto degli accordi, al senso di fiducia piena che ti lascia una relazione vera? 
La competenza di un politico sta nella FORZA della sua empatia con la vita dei cittadini, nella frequentazione dei luoghi di vita della città e dei suoi servizi e non quindi nella pelosa curiosità dei vizi e delle piccole pruderie di quartiere per farne usi ricattatori. 

Chi fa questo non può fare politica fa spazzatura.  Allora lo faccia fuori dalla politica .Non ti pare? 


martedì 22 gennaio 2013

MARIAROSA L'INVIDIOSA


Si precisa che questo sonetto medioevale non riguarda affato la mia cara marinella che pur lontana per incomprensioni mi è sempre vicina al cuore

BEL ALTRI SOGGETTI IMBRATTANO IL MONDO DI CUI TOCCA CANTAR
LE NENIE!!!












Triste la vita di colei che capisce la sua 
incompetenza,invidia e bruttezza. 
Riesce a nascondere agli altri
questa sua condizione fino a che
incontra una donna che invece
è ogni cosa
che lei non è, a cui tutto riesce, 
   bella, intelligente, coraggiosa
focosa e magari scoposa !!
Ormai  l'invidia  più non trattiene,
 le rode il cuore ad ogni istante  
sempre di più sempre di più fino a
 che il gesto diventa 
irreversibilmente la prova della sua vita mancata. 
Il vaso è scoperchiato, al dunque! Ormai sarà davanti ai suoi occhi senza rimedio  
la sua vera natura nefanda!
Sempre andrà accompagnata
dal rodimento.


L'invidia vive la vita degli altri



  e non costruisce mai per se'   

      STOLTO COLUI CHE NON SE NE AVVEDE E NON PROVVEDE 

mercoledì 16 gennaio 2013

AMORE, COMPRAMI UNA POLTRONA!

Qual'è lo sconfitto a queste elezioni 2013? Senza dubbio l'elettore. In tutti questi anni i nostri deputati , pagati fior di quattrini,  per lavorare a Palazzo, non sono riusciti a dare forma ad una Legge Elettorale dignitosa e,  per questo,   torneremo a votare con il famoso Porcellum . 
Con questa Legge chi vota non può nulla se non decidere a malapena  lo stemma che più le aggrada. Neppure la coaliione, no, su quella non ci farei affidamento. Le liste preparate a puntino lasciano le prime 15 posizioni alla scelta dell'appartato centrale, non possono che definirsi una barzelletta di lista. Ma non è finita qui. tramite il Porcellum è più facile poter sistemare qualcuno che spinge in qualche modo per avere una  posizione ragguardevole. Non lo immaginate come? 
Ora vi proporrò un mio vecchio post e non per pigrizia.: mi sembra più che mai attuale. eccolo qui: 


 Ebbene è così: non c'è più nessuno che vuol rimanere nell'ombra.
Ormai il motto principale dell'uomo del ventunesimo secolo è " essere visibile , costi quel che costi" e non parlo di "costi" a caso. Ormai tutto si può (e per qualcuno, si deve) comprare. Perchè l'apparire si può ottenere a prezzo dell'essere e tanto più in quei casi in cui l'essere non è poi così corposo, finisce che si riesca, per un briciolo di notorietà , anche a perdere la propria dignità ed il proprio decoro.
C'è chi va in televisione ad esprimere opinioni stereotipate e lontane dalle proprie consuetudini, c'è chi mette su you tube filmati banali di ogni genere, c'è chi va a cene particolari sperando in questo modo di rivoluzionare la propria vita. Perchè si chiama "vita " solo tutto ciò che si mostra, che si ostenta e che si riflette nel mondo, mentre tutto il resto, il proprio percorso emotivo, psicologico, interiore non può essere considerato " vita " poichè invisibile,sotterraneo , non reale, quindi.
C'è oggi un nuovo scenario, un nuovo orizzonte, ma forse non è poi tanto nuovo ma , diciamo , che è diventato più frequente come metodo, per vincere la paura di non esserci nel mondo: quello di entrare in politica.
Oggi, chi ha la possibilità di investire, potrebbe considerare un investimento di profitto assicurarsi una poltrona.
C'è chi sarebbe disposto a pagare centinaia di migliaia di euro per un incarico politico non considerandolo più un servizio al cittadino, ma solo uno strumento di potere e, di conseguenza, un'occasione UNICA per apparire e non, quindi, una possibilità di rendersi utile allo Stato ed alle Istituzioni.
La politica è divenuta solo un modo per accendere i riflettori sulla propria immagine.
Potrebbe succedere allora, ( chissà.. magari chissà ...se da queste parti è già successo) che la moglie sciocca e annoiata di un facoltoso imprenditore , chieda al marito come regalo invece che la solita pelliccia di volpe argentata, una poltroncina a palazzo e che il povero marito , acconsenta ad allargare i cordoni della borsa per comprarle infine quella visibilità che pare oggi la cosa più preziosa che ci sia.
Per questo, non domandiamoci più, (quando non riusciamo a comprendere l'enorme incompetenza che dilaga tra certi scranni), per quale motivo è stato messo quello o quell'altro in quel ruolo di comando: chiediamoci invece quanti migliaia di euro gli è costato. Confidando, intanto, nelle svendite di fine stagione.

lunedì 14 gennaio 2013

COSI' E' SE PARE ( AI GIORNALISTI)





I giornalisti , alla fine , li capisco. Tengono famiglia e la concorrenza è spietata. 
Devono necessariamente rendere reale ciò che avviene dentro la tivvù perchè è un mondo inscatolato accessibile solo ai privilegiati che vogliono rimanere tali.
E poi ci siamo noi. Gente comune. Gente che va a lavorare, che litiga col marito , che hanno colleghi incompetenti.  I soliti. E poi la coda dal panettiere. Il figlio  che esce di scuola, il genitore del suo compagno che ti vuole parlare, la bolletta della luce scaduta ieri e così via.
Ci siamo noi con la vita vera,  o meglio: con la vita che ci tocca vivere dove non c'è molto  spazio,  anzi pochissimo  per  sapere cosa fa Berlusconi e cosa pensa Bersani.
Dovremmo interessarci di più. Dovremo, lo ammetto. cominciare a vedere ciò che accade con occhio attento e smaliziato.
Dovremo interpretare i gesti, le azioni, i risultati.
Invece ci sono i giornalisti che vivono di tivvù. Che vivono delle storie che nascono dalla tivvù ,  che crescono in tivvù e che morirebbero in tivvù  se non ci fossero migliaia di cittadini ad accendere la tivvù per farli esistere.
Per questo, ve lo dico sinceramente., per questo,  i giornalisti, i conduttori, gli ospiti dei conduttori hanno tutti un piano strategico da seguire: convincere noi brava gente che la vita  è quella che si svolge dentro quel mondo di cavi e di telecamere, che lì ci sono i giochi, le decisioni, i progetti veri, le azioni decisive, le ragioni della nostra esistenza , il motivo della nostra miseria e per questo noi, gente comune dobbiamo rimanere ben bene  concentrati e non perdere neppure una sillaba di quello che ci viene detto. Noi dobbiamo ascoltare.
Dov'è che succede che Berlusconi vince?
Che Diamine! Ma in tivvù! Lo hanno detto quelli della tivvù!
E che Bersani decide di aprirsi a Monti? Caspita! Che domande! Sempre in tivvù. Tutto accade lì, cari miei. A volte  ci dimentichiamo persino che abbiamo un parlamento,  che le Leggi seguono iter amministrativi  e che alla fine intervengono sulle strade e le città,  perchè la tivvù è più forte delle Leggi. la tivvù ci racconta  quello che crediamo di aver visto tanto bene da farcelo sembrare un'altra cosa. L'immagine viene  trasformata in racconto ed il racconto ha la voce degli abitanti dello schermo , voci autorevoli, voci di cristalli liquidi proveniente dall'universo via cavo.
Berlusconi rimonta, Vendola accetta Monti, Monti si accorda con Casini e Casini dice di essere il più forte. I giornalisti  non ribattono ed allora noi crediamo che tutto procede per il meglio. I salotti mordidi, le sedie chiare, i tubi innocenti, le luci e la musica accomodante.
 Domani andremo in banca a vedere se hanno accettato la richiesta di mutuo, ma quello che ci risponderanno non sarà così influente come la cronaca vera di una puntata di Servizio Pubblico.
Vera perchè la raccontano i loro abitanti, quelli che stanno in tivvù, che vivono la tivvù , che mangiano in tivvù  che consumano  in tivvù il tempo che regaliamo loro , chissà perchè.
Sembra tutto così, così così. .....vorrei, vorrei mettervi in guardia, adorabili connazionali.