venerdì 24 agosto 2012

QUESTO MONDO NON BASTA



Non riesco ad illudermi più. Questa barriera di vetro finissima e trasparente non si lascia oltrepassare.
A volte cerco di ingannarla. 
Conosco i modi e i linguaggi del mondo e mi adatto a questi come una scolaretta scrupolosa. 
Ho educato i miei figli oltre il muro trasparente ma questo  non mi permette una reale contaminazione.  
Mi sento circondata da  persone che sapete,  inadempienti, ignoranti, ignari della propria volgarità che proliferano spudoratamente senza avvedersi della  miseria che trasmettono attraverso le loro parole ed i loro gesti che avverto come  insopportabilmente osceni.   
Questa separatezza , malgrado sia sofferta e sgradita,  non può che essere inevitabile. Ora che riesco a definire  lucidamente  la mia diversità  quasi  fossi un algido ragioniere di condominio, ho perso finalmente la dimensione del mio corpo all'interno di questo ingranaggio estraneo ed ostile. Non ci sono più dentro e non ci provo nemmeno. 
Quella che poteva sembrare una simulazione, quando invece era solo disponibilità, non ha più ragione di esistere  rivelando alla fine  questo divario che pare  irrimediabile.
Incredibilmente questa presa d'atto non mi addolora. Sono rassegnata a non forzare il blocco ed a non farmi  vincolare dal sogno di una fusione impossibile. 
Caso mai venite voi da questa parte. 

giovedì 16 agosto 2012

L'INFORMAZIONE AI TEMPI DELLA RECESSIONE





Già da anni ,i giornali,  poichè giungevano nelle case a informare su ciò che succedeva, hanno sempre avuto un grande potere sulle persone. perchè  conoscere significa poter valutare e valutare significa poter prendere le decisioni più idonee.

 Questo  sarebbe giusto e lecito in un  mondo perfetto. 

Ma non siamo  in un modo perfetto.Ii nostri governanti si sono rivelati degli approfittatori, i 
giornalisti degli uomini al servizio dei potenti di turno.

Abbiamo scoperto che una notizia a seconda di come viene riportata può essere messa in cattiva luce o al contrario suscitare enormi consensi ed applausi. 

 Mi è capitato per esperienza personale di avere avuto a che fare con un certo tipo di giornalismo. quello fazioso, di parte, quello prezzolato che  indirizza la sua penna sempre a favore di chi  siede nella poltrona a prescindere dall'argomento. 



Sono stata costretta a vedermi dipinta come la moglie di un qualcuno dopo tanti anni di servizio e  di una lunga e specchiata professionalità .Eppure il nero su bianco è stato implacabile e senza ombra di dubbio. Che fare in questo caso?

Chi scrive  in modo fazioso , si sa,  non  ammette  repliche . Chi si vende, si sa, vuole che il suo giornale non contenga un contraddittorio.  Cosa  può fare  chi, consigliere di minoranza , deve  informare il cittadino delle proprie iniziative, delle mozioni presentate in consiglio, delle proposte e delle prese di posizione che lo hanno impegnato nel suo  compito di servitore dello Stato?

Molti consiglieri cercano di comprare dei pacchetti offerti ordinariamente dai giornali locali .

A mio parere non  è  un' azione funzionale. Personalmente credo che la migliore cosa sia cercare  strumenti alternativi per  informare il cittadino.  far diventare in questo modo  il giornale un modo obsoleto, superato , inutile per fare informazione. 

Bisogna glissare con  studiata indifferenza lo spazio invadente che attualmente  occupa la carta stampata  e dare volume e credenziali  invece, alla voce diretta , all'azione sul campo,all'intelligenza ed all'intuito delle persone. 

 Io, nel mio piccolo non ho cercato di fare alcuna smentita  alle dichiarazioni faziose del giornale locale in questione.


Credo che se tutti i cittadini cominciassero a  servirsi di altri strumenti per conoscere ed  informarsi, alla fine il potere della carta stampata ( e delle tivvù che è la stessa cosa)  si affievolirebbe gradatamente fino a diventare un insignificante  reperto archeologico.


 Il punto è questo. Non spostiamo il problema .  

mercoledì 15 agosto 2012

DIVERSAMENTE VIVA




E' questo.
 Un giorno, avevo otto anni,  ho cominciato a prendere coscienza della presenza costante di  una irrimediabile  assimetria  tra ogni mia percezione e quella  raccontata in modo disinvolto da tutti gli altri. Ma,  ancora meglio,  sembrava  quasi io fossi l'interprete bizzarra di un linguaggio di cui avevo imparato perfettamente  la sintassi senza apprenderne  il senso reale.
 Ero io in terra straniera? 
Da bimba ero convinta di avere sbagliato strada, d'avere perso l'indicazione , d'essermi distratta, attardata tra i cespugli e le rose dimenticando le indicazioni per giungere alla meta.
Ora no. 
La terra rimane straniera, ma non me ne faccio un cruccio. Non dipende da me  ma dalla natura atipica  del pensiero che mi costruisce e mi rinnova.
Non mi chiedo più   quale sia la vera identità del mondo. 
Spesso dimentico questo dislivello ed allora  soffro nel vedere tutto piccolo, distante inafferabile, inadeguato all'occasione , indegno del mio palpito , della mia emozione.
 Tutto mi  appare discordante  e lo sguardo non lo percepisce affatto.  Lo rifugge , lo dimentica , non lo riconosce. Per questo lo odia, lo minaccia, lo tradisce. Lo abbandona. Lo  crede colpevole.  Ma non è il mondo colpevole. 
Non  è colpa neppure  del  luogo, Non è colpa del tempo. Non è colpa della cosa piccola e sventurata nè del mio strano temperamento.
 Quando sono nei miei momenti migliori non faccio altro che prendere consapevolezza di  questa differenza dolorosa e, come vi fosse davanti a me  un cristallo trasparente ma infrangibile,  rimango ad osservare il mondo lontano e straniero con una specie di indulgente malinconia che alla fine mi permette se non di comprenderlo, almeno di  amarlo. 
E Stasera è uno di quei momenti fantastici