lunedì 20 febbraio 2012

SEI TU CHE MI HAI RUBATO IL CUORE




Ho seguito Sanremo  in modo discontinuo. Impossibile non fare zapping  e NON IMBATTERSI  in quella trsmissione  dato che non c’era nulla da vedere nelle altre reti.
Celentano, che è sempre stato bravo manager di se' stesso, in questa vicenda si è bruciato definitivamente  quel ruolo di predicatore delle folle che per tanti anni gli aveva permesso grandi successi e vendite di dischi. 
Nella sua ultima performance, sembrava quasi non sapesse neppure lui dove sarebbe andato a parare mentre biascicava  discorsi sul destino, sul volto di Dio ( il " volto" ?)  e sulla morte  che ci attende ( e se non ce lo diceva lui non ci arrivavamo da soli);  pareva   proprio che si fosse trovato  in un delirio confuso ed inconcludente .
Un  giudizio veramente pessimo  va ai giornalisti,  che hanno montato alla disperata la storia della farfallina di Belen proponendola per i giorni seguenti in tutte le salse: ingrandita, allungata con e senza mutande, insomma confezionando  una vera e propria  leggenda su una vicenda che alla fine interessava  una minima parte della categoria maschile  ( infatti: considerando che la maggioranza degli italiani è di sesso femminile  a quante persone  può interessare davvero  dove tiene le farfalline la Belen? )  
Morandi è una brava persona: onesta, educata e leale: qualità apprezzabili ma che non fanno di una persona un buon presentatore e  infatti Morandi non è un presentatore vivace, dinamico carismatico  e soprattutto  non è un presentatore che riesce ad intrattenere il pubblico nei momenti di vuoto scenico.
Le canzoni non le giudico affatto. Ognuno ha i suoi gusti come per i quadri o gli uomini: io mi scelgo i miei  e probabilmente non sono i migliori della piazza.
Ma questa canzone me la voglio ricordare: I Matia Bazar insieme a Platinette presentano una  storia di amore e  di sofferenza che recitata e cantata  così dolcemente ha attirato la mia attenzione.
Insomma: mentre molti ci raccontano la crisi economica e le difficoltà del vivere ecco che questa canzone ci parla di dolore, passione e sofferenza ossia  di tutto ciò che  suscita nell’uomo le sensazioni più autentiche, più profonde che nessuna altra dimensione della nostra vita ci può offrire. 
Tramite l’amore  l’uomo esprime la propria anima e le permette di vivere e di crescere dentro di se’. L’amore autentico porta sempre con se ' una parte di sofferenza e di inquietudine ma  nello stesso tempo  è proprio in questo modo che svela la nostra personalità , ci scopre e ci cambia anche quando è crudele e doloroso.  
Una canzone quale riconoscimento agli attimi  in cui  l'amore ha  attraversato la mia vita.

venerdì 17 febbraio 2012

SONO SOLO PAROLE



Ho letto un libro. Un bel libro . un libro che magari conoscerete: "Odio gli Indifferenti" di Antonio Gramsci. Non voglio proporre ai miei adorabili lettori  il discorso sugli indifferenti che avrete sentito e letto chissà quante volte. Invece  scriverò una frase di David  Bidussa che apre e presenta il libro come non potrebbe essere fatto meglio.
Bidussa scrive di politica e di potere. Dice: " La politica non è solo forza.  Chi ha il potere non sempre può tutto. Almeno non può ottenere la stima . La politica è anche autorevolezza. E l'autorevolezza dei "senza potere" si chiama " intelligenza"  Persino quando si è puniti per la propria intelligenza. E il proprio coraggio
Ebbene, io che sono una  persona " senza alcun potere" io che sono " bistrattata  e maltrattata ",   provo una grande consolazione a sapermi non ancora battuta  e mai sottomessa. 
In questi due giorni io me ne vado ad Acqui Terme a fare il bagno turco e poi lunghissime  nuotate nella piscina con l'acqua calda .  
Per chi  dovrà rimanere tra le strade grigie ed i  polverosi palazzi per garantirsi quella fetta di  necessaria visibilità e di apprezzamento illusorio  provo solo un misto di pena /disprezzo ed una sincera voglia di fancularlo.
Bye.

martedì 14 febbraio 2012

IL DEFAULT DELLA PAROLA


Sinceramente: i manifesti in giro non li leggo mai e quando sento parlare i vari  rappresentanti di ruoli istituzionali,  non li  ascolto neppure un po' a meno che non decidano di raccontarmi in concreto in cosa consiste una manovra o un'altra. E quindi mi dico: chi cazzo  avrà voglia di ascoltare me?
 O meglio: mi chiedo se la mia parola  è credibile   o se,  PER CASO , un  mio discorso può ritenersi affidabile.
Non lo so davvero.
 Io racconto di malefatte  che vedo in giro e con malefatte intendo cose fatte malissimo, ma poi , alla fine, sento che  tutto questo parlare non serve  a niente : è fuori di me,  è laggiù oltre quello che stiamo vivendo e magari, ci va anche di ascoltarlo e  di leggerlo, ma sembra sempre che poco ci riguardi,  e che  si tratta d'altro. di beghe lontane, di storie che  sembrano promozione più che contatto e costruzione.
Potrei dirne ancora e non aggiungerei niente di nuovo a questa uggia che ci rende tutti stranieri ed indifferenti ai disagi degli altri.
Sento in tivvù che ai dipendenti pubblici greci sarà decurtato il 50% del loro stipendio ed  il primo pensiero che mi sorge spontaneo è di una perversione unica: " Speriamo che non succeda in Italia"  ma invece, eh sì, sappiamo di essere altrettanto vulnerabili ed altrettanto vittime  innocenti e che questa nostra immobilità , questa nostra  apatia non  potrà salvarci dalle oppressioni e dalle conseguenze di una politica contro la povera gente.
Anche in Grecia la classe ricca continuerà ad essere ricca. Con i Greci abbiamo molte similitudini. Ma a parte la situazione tragica della Grecia,  il problema di fondo  si trova  in questa incredibile affluenza di parole, di visibilità costante, di manifesti e locandine e voci continue e gesti  ed ostentazioni di certezze che  hanno vinto la mia pazienza.
Odio anche chi dice e scrive: " Vergogna" come se bastasse una parola, ancora parole parole per poter definire un tempo e farlo fermare. si  fa appello alla vergogna . Ma Vergogna di che? Proprio dal greco, guarda un po',  deriva questa parola che significa:  testuali parole " timore all'esposizione"!. Insomma: avete capito benissimo: " timore di esporsi" e vi pare mai che qualcuno abbia paura della visibilità? di  essere sotto i riflettori? di farsi vedere od applaudire? A me non sembra proprio. Guardateli lì: son tutti pronti ed in prima fila sui palchi  sino ad arrivare al microfono o davanti alla telecamera.
Invocare la Vergogna non significa nulla. Voglio sentire critiche fattive. da parte dei dettrattori del potere. Voglio sentire come, voglio sentire quando, voglio  vedere alternative, pianificazioni.  Bisogna tornare al tempo, se mai c'è stato , in cui  le azioni , le buoni azioni contavano più delle parole. Il pubblico non deve essere sedotto dai colori di una comunicazione divenuta pubblicità, ma da un fatto divenuto risultato.Da un problema   risolto, da un danno riparato.
 Insomma: una giornata così da schizoide repressa, la mia. Ma va meglio rispetto a ieri, pensate un po'.




domenica 12 febbraio 2012

VABBUO'


 IL MOBBING E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Fenomeni di mobbing si verificano anche nell’ambito del lavoro alle dipendenze delle Pubbliche amministrazioni. Infatti, anche il datore di lavoro pubblico è tenuto ad adottare le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e morale del prestatore di lavoro (ex art. 2087 cod. civ.) ed è responsabile anche per il fatto illecito dei propri dipendenti.
In particolare, ai sensi dell’art. 52 del d.lgs 165/2001, testo unico in materia di pubblico impiego, “il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o alle mansioni considerate equivalenti nell’ambito della classificazione professionale prevista dai contratti collettivi, ovvero a quelle corrispondenti alla qualifica superiore che abbia successivamente acquisito per effetto dello sviluppo professionale di procedure concorsuali o selettive”
Peraltro, è noto che, in seguito all’intervenuta privatizzazione del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, il lavoratore pubblico gode delle medesime prerogative ed ha le medesime tutele del lavoratore privato.
Così, ove vengano violate le disposizioni del testo unico in materia di pubblico impiego e/o del codice civile, lo Stato o l’ente pubblico datore di lavoro è responsabile dei danni causati al lavoratore al pari del datore di lavoro privato.
In questi casi, la responsabilità dello Stato e/o dell’ente pubblico concorre con quella personale e diretta del dipendente autore del comportamento illecito, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 28 Cost., secondo il quale “i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità si estende allo Stato e agli enti pubblici”.