martedì 13 dicembre 2011

IO E LA BEFANA


Questa storia della befana, la  vecchina che si introfula quale ospite non invitata nelle case delle persone, l'ho sempre vista come una cosa inquietante.  Già da bimba mi ponevo interrogativi riguardo alla spinta che la guidava ed alle ragioni profonde che la trascinavano nella strada a compiere peripezie solo per il gusto di regalare giocattoli  o di punire con il carbone , quale giudice implacabile e senza contraddittorio.
E poi a casa mia c'era un rito particolare: mio padre, uomo di straordinaria bellezza ( io ne sono la fulgida rappresentazione)   e di animo profondamente fanciullesco si dilettava la sera dell'epifania a raccontare storie fiabesche sulle  scorribande della streghetta in scopa volante disegnandola a tratti come una bonaria teppista   che si calava dai tetti per distribuire scherzi e premi a seconda delle circostanze.
Ora, nessuno alla fine si sentiva a posto con la coscienza e  non essendo  noi bimbette da meno in fatto di scaramucce quotidiane , vivevamo queste irruzioni   con una leggera preoccupazione.
Basta. Alla fine andavamo a dormire: le mie sorelle in una stanza ed io , solitaria e temeraria , nella mia stanzetta da sola .
Ma quella notte fui svegliata dalle urla di mia sorella, quella di cui già  ebbi modo di parlare  per un 'altra vicenda che la vide protagonista.  Subito i miei genitori accorsero da lei. Dalla mia stanza udii distintamente la sua voce urlare tra il pianto: " Ho sentito un grillo! Ho sentito un grillo!!!"  e poi  subito un tramestio confuso di passi e di voci consolatorie, di luci che si accendevano, di parole dolci e amorevoli  fino a  rendere  il lamento sommesso, il pianto soffocato.
 Il tono delle voci  si abbassò ed infine  ci fu  nuovamente il silenzio ed il buio.
Tutto tacque . Ma per poco. 
Dalla mia posizione solitaria ed oscura cominciai ad avvertire dall'alto  un minaccioso " cri cri cri" e poi ancora " cri cri cri" insistente ed allarmante . Un frinio regolare, continuo  che mi gelò la pelle.  Nell'oscurità confusa e trasognata  ne dedussi che il grillo,  di cui parlava mia sorella durante il trambusto di poco innanzi , saltellando indisturbato,  aveva trovato la strada della mia cameretta solitaria. Voi direte: " vabbè, che vuoi che sia un grillo! " Ma io ero una bimbetta  inerte ed indifesa ed un grillo diventava un animale scuro e misterioso e poi ero reduce da una levataccia di urla e gemiti. Non volli chiamare i genitori come aveva fatto mia sorella. Mi pareva un segno di  riconoscimento delle proprie debolezze, delle proprie vulnerabilità e già allora  questo tipo di conclusione  mi pareva peggiore della malattia.  Ma, ugualmente, avevo paura. Allora mi incappucciai con le coperte sino in cima al capo,  rannicchiandomi il più possibile su me stessa e con entrambe le mani mi tappai le orecchie per non sentire più quel " cri - cri" maledetto. E poi in quella posizione il grillo non avrebbe potuto balzare sui miei capelli.  Dopo qualche ora mi addormentai , ma  quella fu davvero una notte infernale. 
Il mattino dopo ricordo che mia sorella mi precisò che durante la notte non aveva affatto sentito un " grillo" bensì " un grido" insomma disse" Il grido della befana no? " Fu così che mi resi conto d'essere stata suggestionata da una suggestione di mia sorella oltretutto da una suggestione mal  interpretata . 
Un filosofo , nostro contemporaneo ha scritto che " L'uomo è ciò che pensa"  come dire  che  la realtà è una sua creazione;  per questo, spesso, quando sentiamo un " cri cri " fastidioso, tanto vale tirare avanti senza troppa preoccupazione.

domenica 11 dicembre 2011

SE NON ORA QUANDO?SE NON LE DONNE CHI?

SE NON ORA QUANDO? SE NON LE DONNE CHI?
SE NON LE DONNE CHI? Con questo slogan si è aperta oggi la manifestazione di SE NON ORA QUANDO? Cosa chiediamo? Quello che si è sempre chiesto sin dalla metà del 1800, quando sono iniziate le prime dimostrazioni femministe, quello che si è continuato negli anni successivi e negli '60-70: che la donna sia riconosciuta in quanto essere umano, in quanto persona fisica, in quanto donna. Chiediamo che sia capovolto il modo di vivere e vedere la donna.
Sembra una stronzata, invece non lo è: affrontiamo questo problema ogni giorno. Basta accendere la televisione, guardare una fiction, un film , una pubblicità, un cartone. Guardate...che vedete? Vedete per caso donne non troppo alte con i capelli arrufati, il trucco sfatto, in tuta o in pigiama con un neonato in braccio, un bambino per mano e la borsa del computer carica di fogli e fotocopie da studiare? Vedete la casalinga cicciotta con i bigodini che lotta con il marito e il figlio x avere una mano ad apparecchiare la tavola? Vedete un'operaa? Una segretaria? Una studentessa o che altro? Oppure vedete bellissime ragazze con trucco sempre perfetto anche dopo aver affrontato un travaglio di 4 ore, altissime magrissime, bellissime, di una bellezza e magrezza innaturale? Appunto, vedete quest'ultimo esempio: non è solo una trovata pubblicitaria. La donna non viene immaginata se non in rari e lungimiranti casi nella sua essenza di madre, di donna in carriera, di studentessa: la donna è solo e semplicemente CORPO e quale corpo? Un corpo libero, libero di mangiare, coprirsi e ornarsi come vuole, libero di darsi a chi vuole e come vuole e quando vuole?
Da molto tempo frequento un centro anti-violenza gestito da un'associazione che fa di nome DIFFERENZA DONNA (donne che lavorano per le donne) nata alla fine degli anni 80 sulla scia dei movimenti femministi che diedero luce all'aborto e al divorzio, tra qualche mese diventerò operatrice anche io. Per fare ciò sto studiando molto, moltissimo, nei libri che leggo ci sono testimonianze di tantissime donne, di tutte le tipologie, parlano di prostituzione, di violenza, di botte, di stupri, parlano di storie terribili, di sofferenza. Nella loro diversità tutte hanno qualcosa in comune: L'ESSERE STATA OGGETTO, ogni donna, e sottolineo tutte le donne. Nessuna era libera di dire, di esprimere, di piangere, ridere, nessuna era libera di volere. Nessuna di noi in realtà lo è. Dalle storie che ho letto è uscita questa grande e terribile verità: ogni donna può essere a rischio di QUALSIASI tipo di violenza da parte dell'uomo, per il solo fatto di essere una donna. La donna non viene considerata pari all'uomo, non vene considerata soggetto, la donna NON è una persona. Esistono regole, schemi, taciti, impliciti a cui noi dobbiamo sottometterci: il classico binario o moglie o puttana. La donna non è se non nel suo "habitat naturale", cioè, la casa la famiglia; non appena una donna esce da questo schema diventa o puttana o lesbica; nel caso in cui davvero sia omosessuale è costretta a patire le peggiori sofferenze: la donna lesbica è perversa per antonomasia, è un'erbaccia da estirpare, ma solo una volta che ha agito la sua omosessualità per dare piacere all'uomo che si bea e si eccita a vederla fare l'amore con un'altra donna, dopo di chè...BASTA! Torna ad essere una donna "normale"...lo sapevate che in Sud Africa esste una pratica che si chiama CORREPTIVE RAPE (stupro correttivo), è molto semplice, l'uomo, il maschio virile e forte violenta ripetutamente la donna che si dichiara omosessuale e al termine dell'atto la porta a casa sua x donarle degli "abiti più consoni alla tua nuova condizione", in gergo si chiama violenza buona: la donna deve subire violenza per il solo fatto di essere lesbica, durante lo stupro assaporerà le gioie dell'eterosessualità rientrerà nel binario della donna normale: moglie madre, appunto. Le donne sono così costrette ad appellarsi alle leggi dei bianche che hanno oppresso il loro popolo, per essere tutelate ed ottenere giustizia. Questo non avviene solo nell'incivilissima Africa.
Nel civilissimo occidente siamo costretti a subire immagini di donnine rappresentate sotto un certo stereotipo: la figa stravolgente, in genere una nulla facente che sopravvive unicamente grazie alla sua bellezza (guai a pensare che fosse anche intelligente), la mamma e la moglie di età circa 20 anni (sempre!!!!), bellissima, simpaticissima, bionda e perfetta, rilegata in casa a fare il bucato al marito che il gira il mondo sulla jeep.
Con questo non voglio dire assolutamente DONNE ATTENTE GLI UOMINI TUTTI VOGLIONO ANNIENTARCI, assolutamente, ci sono uomini intelligenti che comprendono l'importanza di una vera parità dei sessi: alla manifestazione oggi c'erano un sacco di uomini.
Cosa chiediamo quindi? Che questo strazio finisca, che finalmente la donna "normale" sia la donna vera, quella che vedete allo specchio quando vi truccate, quella che fa la mamma, ha cresciuto due figli lavorando e tutt'ora lavora, la nonna che l'ha aiutata a crescerli. Vogliamo essere uguali agli uomini, non diventando maschiacci, ma restando donne, in rispetto alla NOSTRA FEMMINILITà. Vogliamo che nel nuovo governo il 50% sia composto da donne. Vogliamo che gli uomini vadano in congedo di patenità per aiutare la mamma con il bambino. Vogliamo che la donna debba più scegliere tra "sposa o troia". Voglia che sia rispettata la parità di sessi!

giovedì 8 dicembre 2011

LO SPOT DEL MAGGIOLINO




Di  persone che si attribuiscono la qualifica di "creativi " ce ne sono in abbondanza, ma coloro che lo sono davvero si contano sulle dita di una mano. 
Bene, nel caso di questo spot non mi resta che chinare il capo davanti a tanta creatività e fantasia.   Non sta a me descrivervi lo spot.  E' geniale. Ancora prima che si intuisca dove voglia andare a parare si è affascinati dall'energia e la vitalità animale che sprigiona l'ambiente selvaggio e incontaminato. Certamente, direte voi, mal si associa ai fumi nocivi che lo scarico di un'automobile sprigiona. Ma questo è un altro discorso: qui parliamo di  inventiva, di fantasia e capacità descrittiva, insomma parliamo di attirare l'attenzione del pubblico in modo elegante e poetico e su questo l'ideatore ci azzecca in pieno .
E poi, personalmente , ho con l'auto un rapporto  quasi freudiano.  Appena mi introduco all'interno dell'abitacolo divento tutt'uno con il mezzo di locomozione. Sono io quella che scivola nell'asfalto aderendo alla strada con la forza delle mie gambe pneumatiche. 
Sono io che piego il corpo nella curva a gomito e mi dilato nel rettilineo lungo e veloce. 
Chi sale nella mia auto non può che essere una persona che mi piace. Non offro passaggi a chi non sento attraente : la perfetta sincronia che ho con i miei sedili e la carrozzeria non mi potrebbe permettere scelte diverse. E lo stesso vale per coloro dai quali accetto passaggi. Salgo solo su auto di persone a me  piacevoli. Sì, lo so, lo so,  certe volte mi avete visto in auto  che non aderivano in tutto a questa categoria, ma erano diciamo, incontri di lavoro. Per il resto, no, non divido i miei sedili se non con persone che potrei  portarmi a letto. Al volante della mia auto sono un animale potente e sensuale, insieme. 
L'attenzione è regolata istintivamente al massimo: non sono mai così concentrata come quando sono al volante. E tutti gli strumenti che mi permettono di navigare  sull'asfalto, diventano prolungamenti  viscerali del mio corpo, della mia energia vitale, del mio appetito profondo e  confuso. 
Dite che è un po' troppo per un semplice ingranaggio di metallo?  Eppure sopra la mia auto divento una predatrice. E' nell'uomo insita l'aspirazione a superarsi  nelle proprie capacità di deambulazione e di potenza: questo è il modo più semplice per farlo. 
Quando lavoro e parlo il mio cervello fa da padrone: riesco ad analizzare con grande minuzia ogni elemento al mio cospetto, sono una calcolatrice superba,  ma quando guido, allora  il volante è nelle mani del mio demone.
Sentite un po': qualche tempo fa vedo camminare rasente il marciapiede una persona che mi piace molto. 
Io ,  giaguaro meccanico, lo punto col mio motore silenzioso e prestante : i miei pneumatici sibilano agili . abbasso i miei finestrini elettrici: " Vuole salire?"   A questa persona  mi rivolgo con il " lei" : questo rende la cosa  ancora più intrigante per la mia anima rombante. Se lui ha avuto qualche esitazione non l'ha dato a vedere.  Sale nell'auto ed io ho finalmente  la mia preda  nella ragnatela. Posso andare dove voglio con il mio bottino e , mentre, svolto velocemente nella strada, il mio demone  si sollazza nelle fantasie più acerrime. La mia preda parla appena: lo trovo adorabile solo perchè indifeso e prigioniero tra le mie spire d'acciaio. Ma la mia esaltazione ha solo lo scopo di sprigionarsi non di nutrirsi realmente. 
Lo accompagno a casa. ma chissà , la prossima volta,  lI mio demone  cosa deciderà.

martedì 6 dicembre 2011

COSA FAI DI ALTRO?


 Lo incontra nella Piazza principale del paese. Lo riconosce subito: il passo dinoccolato, l'espressione docile ed il sorriso vago. Qualche tempo fa era stato il suo uomo. Quando lui le va incontro, lei si prepara ad una conversazione di circostanza. Ma guardandolo attentamente, tutto le torna alla mente in modo distinto e minuzioso.
Lui  Si avvicina : è in abito scuro, camicia bianca e sciarpa in tinta.  Dai bottoni slacciati  della camicia riconosce il torace liscio ed abbronzato. Il suo corpo le è familiare.  Ha già in bocca l'odore della sua pelle. Per mesi, ricorda, d'avere attraversato ogni suo  più piccolo muscolo con le labbra e la lingua:  conosce ogni angolo del suo corpo che, come lumaca innamorata, aveva  visitato lasciando  la sua scia  umida ed ardente. Lui , mentre chiacchiera, gesticola  casualmente. Lei segue con lo sguardo  le sue mani piccole e sottili . Le sue mani morbide, leggere. Rosate.  Le rivede, invece, impetuose,  scivolare sui suoi  fianchi , affondare le dita nella carne accesa, nel silenzio buio di un'auto posteggiata. 
Ascolta i ricordi come unico suono della piazza.
Erano nella campagna deserta di un'estate lussureggiante. Nell'oscurità confusa dei corpi lui l'aveva ribaltata come  piccolo insetto costretto con le zampe all'aria. 
Sprofondando sopra di lei,  l'aveva guardata a lungo mentre all'improvviso miriadi di rivoli sembravano  congiungersi su di lei  come una cascata impetuosa e travolgente.
Lei chiude gli occhi rapita dall'immagine e dal sogno. ma spegne l'incanto, subito,   pensando: " Una delle più belle scopate della mia vita"
Riporta l'attenzione verso di lui che, intanto,  fruga nel suo portabagagli e gli consegna un depliant del suo nuovo lavoro. Lei dice: " Ok, interessante" Lui scrive su un biglietto il suo cellulare . Lei legge gli ultimi numeri: " 73" piega il foglietto " OK" dice  nuovamente.
Dov'è finito quell'uomo di quel tempo?
Chiede allora: " Cosa fai ora?
" Quello che ti ho detto , il rappresentante di...( omissis ) ..." 
"Ma no, intendo di altro
Dice " le solite cose, sai,  fidanzate,amanti
Lei ride.
 Perchè non è più la stessa donna? Perchè  lui non è più lo stesso uomo? 
Di ciò che sono stati  rimane solo  un segno IMMARGINABILE nella pelle violata dalla potenza di una passione ormai inopportuna.