sabato 5 novembre 2011

MOBBING !





Avviso: ok, sono finiti i bei tempi dei post  ameni e rilassanti come questo qua sotto:  Ormai è ufficiale: sono finita sotto Mobbing  che non  è come finire sotto un camion , ma poco ci corre.  Io sono una guerriera e perciò la strada per farmi soccombere  sarà molto   irta di ostacoli.
 Ormai la parola " MOBBING" la conoscono tutti, ma non tutti sanno come sia subdolo ed invisibile questo sistema :non si vede ma pesa come un macigno. 

Nel mio caso si tratta di MOBBING VERTICALE:
il mobbing verticale è spesso messo in opera da dirigenti inadatti al ruolo che rivestono, o che comunque nutrono il timore di non essere all'altezza dei compiti da svolgere. Tali dirigenti hanno l'ovvio problema di non palesare questa reale o supposta deficienza e, da sempre, il sistema scelto per raggiungere lo scopo è quello di emarginare, mettere in ombra, in una parola, mobbizzare, il collaboratore capace e intelligente che possa, con la sua sola presenza efficiente, evidenziare l'incapacità a dirigere.
CONSIGLI AL "MOBBIZZATO"
( non dimentichiamoceli)
 • tieni conto che chi ti sta mobbizzando è una persona disperata, insicura del suo ruolo, e di intelligenza spesso inferiore alla tua, quindi può essere pericolosa perchè disperata. Inoltre come tutti i mediocri ha un altissimo concetto di sé e ambizioni proporzionali.

 Cerca di raccogliere più dati possibili ( mail vessatorie, lettere, minacce scritte, episodi da memorizzare ecc.potranno servirti per una relazione chiara e precisa nelle date e nei dettagli) ricordati che un episodio isolato non si può riconoscere come mobbing , ma se affiancato ad altri 10 ecco che il mobbing viene alla luce.
• se non sei sicuro di avere prove certe su cui contare non avventurarti sul piano legale o delle pubbliche proteste ( personalmente ho già raggranellato un bel po' di prove per denunciare il fatto)

• ricorda che se ti senti inferiore, sarai trattato come tale
• nella scelta del tuo ruolo nella vita, ricorda che ai fini della tua salute globale, è meglio essere una piccola cosa autentica che un autentico grande bluff

• non esiste persona di successo che non abbia incontrato e superato il "mobbing" 
         VI AGGIORNERO' 
DIVENTA UN OBBLIGO MORALE LOTTARE CONTRO IL MOBBING 
 

mercoledì 2 novembre 2011

CUORE DI BLOG



 IL POVERO Piero scrive:

                                                   ACHTUNG !

Tu puoi diffamarmi. Puoi linkare questo blog o altri e dire quello che vuoi su di me e su quello che scrivo.
IO NO.
Io sono di una razza inferiore, sono un brutto ceffo, un deficiente, un soggetto pericoloso. Sì pericoloso.
Tu puoi collegarti e farti forza su quello che trovi in rete, PUOI CITARLO. IO INVECE NO...
Perchè? Perchè è così, tu no io sì. Io non lo merito.
Ti linkerò ugualmente, non cambierò una riga di quello che hai scritto su di me e linkerò le fonti TUE.
Dici che sono un criminale pazzo, impotente e plagiatore. Una merda di individuo. Lo dici e lo scrivi da due anni sul tuo blog e lo racconti ai tuoi "amici"
Ed io linkerò tutto questo.
Questo non è un blog, è un tazebao. Su queste pagine non si commenta non c'è nulla da dire, da riflettere forse ma sono fatti vostri.
Non mi è permesso inteloquire nè da te nè dai tuoi sodali: bene ti ripago con la stessa moneta.
Di quello che avete da dire qui NON ME NE FREGA NIENTE.
Del destino di queste righe sul web non me frega niente.
Dell'eventualità che siano copiate falsate e usate non me ne frega niente, io non ho nessun copyright.
Sono stato sottoposto a un massacro mediatico inaudito senza aver fatto niente di strano.
Ci sono alcuni in rete che ritengono doveroso mandarmi in giudizio perchè affermo una verità diversa e perchè cerco di difendermi come posso: tu puoi continuare a smerdarmi come ti piace ed io non devo dire basta.
SIETE TUTTI IMPAZZITI.


Sì tesoro,  ti voglio tanto bene pure io

lunedì 31 ottobre 2011

LA FOLLIA DEL CORPO




Parli di corpo. Ma quale corpo?  Tanto tempo fa non avevi questo corpo, tu,  ma quello candido, rannicchiato,  quello caldo e disarmato. Non lo ricordi? Quel corpo racchiuso in un vagito di forza e vita?   Quel corpo  non c'è più ora. E quello di ieri?  Il corpo di ieri era altro ancora . Ma non il tuo. 
Perchè tu non hai corpo.
L'ho sempre saputo. Ora ci stai. Nel corpo, intendo.  Quieto. Confuso. Assonnato. Ascolti il freddo e ci cammini dentro stringendoti al giubbotto. 
Senza alcuna mia responsabilità hai attraversato percorsi che mi hanno condotto  in  vicoli ciechi . Pieni di ostacoli.. Seguivi il desiderio ben sapendo che  per poterlo raggiungere  era necessario che ti sfuggisse ad ogni passo , ma tu no, tu no, sempre dietro. Volevi indovinare l'arcano.  Volevi scovare il segreto della follia del corpo. Della voglia che prende e ti lascia  senza seguire ragione, no, non la ragione comune, non la ragione comprensibile alla mente, Oh mio demone,  ti trascinava un' altra ragione di cui non  conosco  nè l'origine  nè il movente!
L'altra sera me ne stavo nella sala d'attesa del mio dentista. Sapevo che  eri con me  dal battito inquieto del cuore, dal  mio  sguardo trasognato che  viaggiava nella stanza. C'eri. Ma eri assorto e distratto.
Perchè, poi,  ti sei interessato a quell'uomo entrato quasi inavvertitamente nella stanza e senza far alcun rumore? 
Tu l'hai visto. Hai  diretto lo sguardo, l'hai indirizzato senza incertezza. Hai preso il suo di sguardo.  L'hai intercettato con determinazione  guerriera. Era bello.  Per quanto tempo l'hai trattenuto?  M'è sembrata un' eternità. Hai guardato intensamente, intento ad intercettare il minimo respiro, il più piccolo gesto. Alla fine  hai risposto, non so  a quale domanda e la  voce  suonava  armoniosa  come non l'avevo mai sentita. Era la mia voce , ma eri tu che la  generavi.  
 Cosa hai trovato negli occhi e nel corpo od ancora meglio nel demone  dell'altro? 
Non lo voglio sapere. T'ho lasciato fare, ma poco. Quando pensavi d'avere, come al solito, vinto la tua battaglia allora ho tirato le redini con tutta la forza  della mia volontà stremata  ma decisa a non  farsi  prevalere e t'ho fermato..
 Ho preso il mio corpo e sono uscita. E tu con me, hai abbandonato , senza poterne nulla, l'oscura ed enigmatica ispirazione  che m'aveva rapito. 



giovedì 27 ottobre 2011

DIRIGENTE A CHI?





L’organizzazione degli uffici, l’accessibilità anche in via telematica ai servizi, la programmazione e  progettazione delle attività, l’applicazione delle norme di semplificazione e di digitalizzazione dell’amministrazione, l’esercizio delle funzioni di garanzia e di controllo, dipendono prevalentemente dalla dirigenza e dalle modalità di reclutamento, formazione e nomina della stessa.
Infatti  DOPO Tangentopoli  sorge la necessità di organizzare in modo differente la pubblica amministrazione.

La Legge 241/90, il D.lgs. 29/93, la Legge 59/97, la Legge 445 del 2000  la Legge 80/97, il D.lgs. 286/1999, la Legge 150/2000, il D.lgs. 300/2000, il D.lgs. 165/2001 ( RIFORMA BRUNETTA) , rappresentano l’architettura normativa chiamata a disegnare  i nuovi rapporti con il servizio pubblico istituzionale.
Le disposizioni sopra ricordate sono le componenti più significative, Infatti si è finalmente resa cosa ordinaria  l’accesso del cittadino al procedimento, la customer satisfaction, l’autocertificazione; delegificazione, la semplificazione, lo snellimento dei procedimenti (conferenze di servizio, sportelli unici), l’individuazione, resa nota al cittadino, di un “ responsabile unico del procedimento”, le carte dei servizi, la comunicazione pubblica (URP, uffici stampa, portavoce);

Doveva esserci almeno nelle intenzioni  una chiara  distinzione tra politica (compiti di indirizzo) e amministrazione (compiti di gestione), identificazione degli interfaccia tra i soggetti dell’indirizzo politico e i
soggetti della gestione .

Nel sotto-sistema amministrativo: riduzione dei vincoli normativi per quanto riguarda organizzazione e funzionamento delle amministrazioni, abolizione dei controlli esterni e introduzione di misure di valutazione (controllo strategico, controllo di gestione,valutazione dei dirigenti), nuovi meccanismi di programmazione degli organici, di reclutamento e selezione del personale, identificazione della nuova figura del dirigente pubblico e istituzione del “ruolo unico” rivolto ad assicurare la mobilità dei dirigenti e l’incontro tra domanda e offerta delle professionalità dirigenziali, l’affidamento del pieno governo delle necessarie risorse finanziarie, tecnologiche e umane ai dirigenti  responsabili delle linee operative, il collegamento delle forme di retribuzione accessorie ai risultati raggiunti.
Se all’inizio del percorso delle riforme amministrative la direzione era quella della riduzione dei costi, a causa della gravissima crisi finanziaria registrata dal nostro Paese negli anni 90, ma in seguito  emersero subito obiettivi più ambiziosi:

“rilancio della primarietà del servizio rispetto alle problematiche dell’amministrazione interna; passaggio dall’amministrazione giorno per giorno a logiche di programmazione delle priorità, degli obiettivi, dei livelli di servizio; attenzione ai risultati e alle performances e non solo alle procedure; forte orientamento dell’attività verso i bisogni e le attese degli utenti”
L’idea dell’innovazione è penetrata, ma senza progetti chiari; si è, però, attenuato il senso del servizio pubblico; la mobilità c’è, ma solo sotto la spinta di esigenze personali; le retribuzioni  dei dirigenti rispetto a quelle di tutti gli altri dipendenti pubblici che pur lavorano  allo stesso ritmo sono   lievitate di anno in anno sino ad allargare la forbice di 3 punti a 1.  ( €1.000,00  -  € 3.000,00)
La dirigenza rimane la figura centrale nel modello di governance del settore pubblico: almeno dal  punto di vista normativo.
Le dinamiche a cui assistiamo ci mostrano una dirigenza attenta ormai esclusivamente ai “sentimenti” della politica, più che ai principi di imparzialità e buon andamento, fragile e qualvolta isolata.   Insomma una  figura assente che  si manifesta ormai come longa manus del vertice politico e come tale chiamata a rispondere delle risorse utilizzate in termini di consenso e non di efficienza ed efficacia, rendendo l’amministrazione permeabile a pressioni ed esigenze particolari. ( insomma ci si chiede se  sia sufficiente A QUESTO PUNTO  la presenza del solo amminstratore politico  che si rapporti direttamente con il dipendente , almeno si risparmierebbe una   bella cifretta)
La presenza di professionalità adeguate e qualificate rischia di rimanere circoscritta ed emarginata da un insieme di regole, comportamenti, politiche che pongono su un secondo piano la buona amministrazione e l’efficacia della spesa a favore di logiche formali, corporative e di basso consenso che contribuiscono quotidianamente ad accelerare il processo di crisi del settore pubblico.

La contrattualizzazione del rapporto del lavoro del 1993 e la privatizzazione della dirigenza miravano a valorizzare la funzione gestionale nel rispetto dei principi di efficienza ed efficacia, distinguendola dal processo di programmazione,indirizzo e controllo. Ma nei fatti è stata solo un impegno di spesa che grava nella pubblica amministrazione non poco.


La dirigenza tradizionale,  non è certamente in grado di interpretare questo nuovo ruolo, riproponendo un modello burocratico di gestione e preferendo, di fatto, una valutazione “politica” alla valutazione sulle competenze e sugli obiettivi.

I tentativi normativi di riforma prodotti da oltre 30 anni hanno mirato ad una“managerializzazione” della figura dirigenziale  tale da farlo divenire un "operatore di azienda  che tira la carretta dove vuole il titolare" anzichè una figura di tutela del servizio pubblico. 
Una competenza ed una preparazione idonea potrebbe compensare questa situazione di impasse in cui è caduta la pubblica amministrazione. Ma quando il Dirigente è incapace? ( e ce ne sono tanti poichè non spesso sono assunti senza alcun tipo di prova selettiva)

 Come possiamo avere Dirigenti capaci?

La qualità della dirigenza, relativamente alla professionalità, all’autorevolezza e all’etica che ne  caratterizza l’azione, dipende fortemente dalle modalità di selezione e dalle regole che governano la carriera e il conferimento degli incarichi.

A monte vi è, però, un problema di disegno e di individuazione delle posizioni dirigenziali negli ultimi anni create non in un’ottica funzionale ma per assicurare strutture a uomini di fiducia, al personale soggetto a revoca dell’incarico o a nuovi ministri o assessori. Il proliferare di tali strutture coniugato con un sistema di nomina poco selettivo ha compromesso ulteriormente l’autorevolezza e l’indipendenza di tale figura, soprattutto, come vedremo, rispetto alla gestione del personale.

La normativa oggi prevista prevede delle procedure concorsuali pubbliche a cui possono accedere i funzionari, spesso dello stesso Ente, e una procedura speciale di corso concorso riservata i migliori laureati adottata di rado. ( laurea specialistica ecc:)

Nella realtà i concorsi pubblici sono stati sempre meno frequenti e si è preferito attivare percorsi speciali, come le nomine a termine e i concorsi riservati a determinate categorie.
Un altro modo per controllare la dirigenza già nella fase del reclutamento e di “condizionarla” dal momento dell’instaurazione del rapporto è quello di procedere all’assunzione attraverso concorsi riservati, previsti da specifiche norme legislative o regolamentari. Si tende, in tal modo, a sottrarre alla concorrenza del concorso pubblico i “propri” dirigenti e funzionari, dando così un’immagine fortemente negativa della funzione e del sistema di governo della dirigenza.

Ma soprattutto il divario che si è creato tra le figure dirigenziali e l'intero apparato amministrativo che lo affianca   risulta essere ingiustificato, dato il ruolo che ormai, di fatto , la dirigenza sta assumendo.
Non pare, però che vi siano in previsioni riforme per  riconoscere  tale  discrepanza.
Insomma:  coraggio, il meglio è passato.