martedì 11 gennaio 2011

VERRA' LA MORTE ED AVRA' I TUOI OCCHI

In questo periodo mi capita spesso di svegliarmi durante la notte . Bon.

Questa non pare una notizia molto originale. Chissà a quanti, direte voi, capita di svegliarsi nel cuore della notte ed anche, magari, di non ri - addormentarsi più e non per questo ne fanno articolo da romanzo.

Ok, lo so, ma non cominciate a rompermi il cazzo con le vostre rimostranze che non è giornata.

Insomma, fatemi finire ( adoro litigare con l'altro io fuori di me soprattutto quando ho bisogno di scaricare la mia, pur adorabile, furente aggressività)

Dicevo, appunto, che mi sveglio sopraffatta dall'oscurità più completa e subito, appena mi sveglio, mi appresto ad alzarmi ed ad andare in bagno. Ora, da un po' di tempo, questa azione , banale ed in qualche senso, consueta, pare sia seguita da una sensazione di impotenza fisica e di conseguente sorpresa immediata di avere, invece , conservato le forze che mi permettano di ergermi in piedi sulle mie gambe ancora vigorose e capaci di tal gesto.
Ho come l'idea, insomma, che il riposo notturno abbia causato in me dei cambiamenti irreversibili quali un invecchiamento precoce oppure una improvvisa malattia degenerativa che, quindi, mi sorprendesse, appena sveglia, in queste mie tristi e nuove condizioni.
Come se nell'intervallo di tempo della mia coscienza vigile mi fossi trasformata in un altra me , più debole e più vulnerabile.
Sempre decido di cercare la mia immagine nello specchio con il timore che rifletta una faccia diversa da quella con cui mi ero coricata. Una immagine degenerata, appesantita e deturpata da espressioni cruente e sgraziate, quindi che riveli di me una realtà sfiorità, sconfitta, inaccettabile.
E' un attimo: perchè lo specchio mi rimanda l'immagine del mio volto nel suo consueto aspetto delicato e armonioso ( e, devo dire, delizioso) senza quei cenni severi e rabbiosi che mi sentivo addosso.
Mi dico: " Non è successo nulla" ma con l'ansia di chi ha la consapevolezza di nascondere un'ombra inquieta e scellerata tra le pieghe di un anima invisibile e segreta.

( la fascetta carinissima che vedete al braccio è veramente un ornamento che impreziosisce il mio aspetto solare e gioioso)

lunedì 10 gennaio 2011

TRIPPA PER GATTI


Eccoci all'inizio di una nuova settimana che, parafrasando Guccini , è diversa tutti i giorni e tutti i giorni uguale a se stessa.
Intanto, ringrazio i miei lettori affezionati che non mi lasciano nemmeno di notte, che mi leggono per quasi ventiquattro ore, come testimonia la mia statistica degli ingressi. Certo, non tutti mi leggono perchè mi amano, molti mi leggono per scrivere messaggi scioccherelli, di quelli che fanno intendere di non avere capito un' emerita mazza DEI MIEI POST, ma tant'è.. anche quelli fanno numero: un po' come quando cerchi voti in parlamento: un numero è un numero, niente di più che questo, perchè stare a questionare sul valore intrinseco della persona che lo rappresenta?
Anzi, diciamolo, a me diverte pensare a quell'anonimo che alle tre di stanotte, si prende la briga di commentare sul mio blog con l'intento di dire una cattiveria per farmi arrabbiare , ma non ce la fa perchè,come dice Lucy nel fumetto LINUS: "non è importante che si parli male di me: l'importante è che io sia popolare."
E sono talmente popolare, sembrerebbe, da far compiere operazioni acrobatiche ed alquanto fantasiose per impedirmi di lavorare.
Ed io,ALLORA, dico: " Fai pure, impegnati in questa azione , infine ,mica poi tanto complicata DA REALIZZARE in un ente pubblico, dove lo stipendio non si decurta con il carico di lavoro . "
Ma, se rifletti un tantino, ma solo un poco , credimi che, qualora riuscisse il gioco di mettermi a riposo, tutto ciò non può portare a nulla.
( tranne che a farmi riposare)
L'invidia, come dice Umberto GaLimberti ( che non è un personaggio di farmville, come probabilmente saresti portata a pensare) è un tentativo disperato di salvaguardare la propria identità, minacciata dal confronto con gli altri.
Ma la società purtroppo si regge, in gran parte, sul confronto sociale ed a questo non si pùò sfuggire.
Il proprio valore non si misura cercando di svalutare gli altri, ma attraverso la realizzazione di iniziative utili e costruttive. E sono quelle , oggi, le grandi assenti. E la loro assenza rivela l'inconsistenza di un progetto e di una riflessione CREATIVA di chi, invece, ha il dovere di fare.
Il resto, come diceva il buon Califano, è trippa per gatti, ossia sorci tuoi.
Buon appetito.

domenica 9 gennaio 2011

IL TUO VIAGGIO


Non sono stata io per prima a salpare verso mari sconosciuti , ad aprire varchi nell'oceano burrascoso ed oscuro , senza cedere alle esortazioni che volevano arrestarmi e condurmi a lidi più quieti?

Allora il fuoco aveva lasciato alle mie spalle, inevitabilmente, una vasta terra bruciata .

Non sarebbe stato possibile presupporre un impeto glorioso senza lo sterminio di antichi guerrieri, vecchie strade, di boschi fitti ed aggrovigliati, di sterpaglie inutili.

Ho attraversato templi e castelli sacri in un cammino di solitudine e speranze.

Col tempo, Il fuoco aveva cicatrizzato e cauterizzato le mie ferite. Sembrava che il vento fosse calato.
Ma , non sapevo che una nuova energia misteriosa e straniera mi stava per travolgere.
Non mi appartiene e non mi riguarda. E' tua.

Nessuno può udire la voce che , ora, ti chiama.

Nessuno può vedere il fuoco che, ora, ti scuote.

E' un altro oceano e non mi piace affatto.
Ma quale diritto ho di arrestare la potenza del calore che sprigiona la tua anima?

Sarò la terra bruciata che ti lascerai dietro. Sarò un richiamo impercettibile fatto di immagini ricorrenti, ma mute. Sarò la sagoma inerte che lascerai sul molo .

Non voglio essere altro, in verità. Non posso, d'altronde. Non ne avrei neppure il tempo , presa come sono ad accogliere il mio demone che crepita nelle viscere palpitanti ed indomite. Ognuno ha la propria sirena che canta nel cuore, in solitudine si percepisce il suo anelito giocoso.

sabato 8 gennaio 2011

ANIMA VECCHIA


I figli non amano i genitori. Nelle migliori delle ipotesi rispondono ad un'ansia ancestrale che chiama legame la visione del decadimento di se'stessi attraverso l'immagine di chi ti ha generato.
I figli non perdonano mai i genitori. Non ricordano quando, ma i genitori in passato, hanno interrotto quell'attività fantastica che era l'unica ragione della loro vita.
I genitori, dal canto loro, non hanno alcun merito nello sviluppo dei figli.
Nonostante il loro intervento, i figli sono cresciuti autonomamente e diversamente da come volevano. Sono diventate altre persone. Adulti sconosciuti ed ostili.
Anche se amano la stessa musica la cantano con un intento che rinnega le stagioni gloriose che l'hanno ideatA.
Anche se parlano , le loro parole battono sentieri che non hai mai voluto attraversare.
Sentieri noiosi.
I genitori soffrono, ma è inevitabile. I genitori odiano, ma è del tutto naturale.
I genitori ed i figli si incontreranno solo al capezzale per condividere il dolore di una separazione compiuta ormai da tempo .