martedì 19 ottobre 2010

DAMMI OGGI IL MIO PANE QUOTIDIANO



Quando iniziai a lavorare per la pubblica amministrazione essere un dipendente pubblico significava essere una persona stimabile ed affidabile.
Ora, dopo anni di campagna denigratoria contro il dipendente pubblico ed un po' di azioni incongruenti da parte di pochi , essere dipendente pubblico sembra significare automaticamente essere un fannullone.
Non è così , vi assicuro. All'interno della pubblica amministrazione ho incontrato moltissime persone competenti, preparate, scrupolose. Affidabili.
Ho avuto a che fare anche con gli eterni lavativi, con gli sfaccendati ed anche con chi ricopriva alte funzioni di cui non era affatto competente. Ma il torto maggiore non era certamente loro. Era di chi gestiva le risorse interne all'ente. La colpa era di chi non si avvedeva o non voleva avvedersi del lavoro incompiuto, delle inesattezze, delle deficienze, dell'inefficienza dello specifico dipendente.
E' invece necessario credere quanto sia importante adottare un metodo funzionale a gestire le risorse del servizio pubblico. Raramente si nasce fannulloni: lo si diventa, perchè spesso si fa un lavoro di cui non si conoscono gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Ci si sente demotivati, strumentalizzati e quindi frustrati nelle proprie ambizioni e aspirazioni. Dunque, i lavoratori non sono pedine da utilizzare, ma devono essere percepiti come valori con cui confrontarsi, come risorse necessarie e preziose , come collaboratori invece che come meri subordinati con cui ostentare il proprio dominio.
Per far sì che all'interno dell'ente si lavori in modo funzionale è necessario che un coordinatore possa:
1) Porsi degli obiettivi chiari e non velleitari
2) individuare e selezionare il personale per questo o quell'incarico.
3) Addestrare e formare il personale per ciò che necessita all'ente

4) Condividere la meta da raggiungere e i valori prefissi. Il Coordinatore non dovrà far cadere dall'alto un lavoro con un ordine perentorio, ma permettere al personale di appassionarsi al progetto responsabilizzando la sua funzione.
5) Mettere il personale in condizione di lavorare al meglio. E questo è possibile se non vi sono ruoli confusi, dove non è ben chiaro a quale ufficio spetta fare cosa.
Il coordinatore farà in modo che si superino gli atteggiamenti competitivi incoraggiando a lavorare in squadra con ognuno un compito precipuo che non vada a intralciare il lavoro dell'altro. Esempio: ma lo devo fare io o tu? Ricordiamoci: se vi sono rivalità tra uffici la responsabilità è di chi coordinando non sa fare squadra, attribuendo le stesse mansioni a più uffici:
" ma quel lavoro era di mia competenza!" " No, il capo lo ha dato a me!!! "
6) Riconoscere l'impegno assunto ed il risultato raggiunto con l'affidamento ad ulteriori incarichi ( sistema premiante) Non avere paura che le sue capacità possano oscurare quelle degli altri o le sue in particolare. Bisogna ricordarsi che l'obiettivo è il benessere del cittadino non il proprio prestigio personale. Capita che un dipendente viene messo da parte quando opera bene perchè si ha paura che si metta troppo in luce.
Quello che più lamentano i dipendenti pubblici è quello di essere sotto - utilizzati e di non essere valutati adeguatamente.
Il tono minaccioso, autoritario e padronale potrà gratificare momentaneamente colui che ne fa sfoggio, ma a lungo andare penalizza l'ente e lo stesso individuo che lo ha adottato in modo indiscriminato.

In questi giorni il mio grillo parlante non mi sta leggendo come DOVREBBE.
Spero che questo post possa essere motivo di dibattito e di condivisione.
Al mio grillo parlante consiglio di leggere anche il post : Non me ne frega niente della Carfagna fulgido cattivo esempio su come l'uomo si faccia le idee sulla donna.

lunedì 18 ottobre 2010

IL CUORE E LA MILZA


Il ricordo della percezione del mio corpo nell'infanzia è il ricordo di una struttura invisibile.
Quando si è fanciulli , si è solamente spirito indomito e forza prorompente che si lancia nel mondo.
Il mondo è costituito dal cortile sotto casa: misterioso e sconfinato.
Da bambina non sapevo d'essere costituita da varie parti di carne, ossa e muscoli, poichè questi rispondevano all'unisono al sogno ed al bisogno.

Ora individuo i miei organi posizionati nella loro sede specifica ed ad essi presto un'attenzione maniacale. Curo il mio viso con creme rassodanti e antirughe .
Lo scruto allo specchio come elemento estraneo da me, ma che determina la mia giornata . Non manco di proteggere il busto dal freddo e i piedi dall'acqua.
Sono fatta di tanti pezzettini debolissimi. Ora lo so. E tutelo ognuno in maniera esclusiva.
E poi c'è la mia anima.
Pulsa davvero la mia anima in assonanza con questo mondo crudele? Con queste anime maligne? Con questa assenza di cuore? Con queste putride esibizioni del male?
Davvero la mia anima che s'accende d'impulsi improvvisi e magici, che rallenta il passo attratta da visioni dolorose e celesti , davvero non è che una vibrazione di una spinta maligna che si chiama natura?
La stessa natura che uccide, spezza e soccombe sotto i colpi del suo stesso oscuro vigore?
Non posso fermarmi, dunque? Se non neutralizzando il mio desiderio, la mia compassione, la mia misericordia?
E cosa ne è del mio corpo ? Questo, dapprima vagava nel mondo come fantasma giocoso e muto, ora s'aggrappa disperatamente alla mia anima per recuperare quella invulnerabilità che ha perduto.
Ma l'anima, che non vuole esserne la sua dimora, non ascolta le sue afflizioni.

venerdì 15 ottobre 2010

SPLENDIDO SPLENDENTE


Quando si parla di " turismo" si pensa subito a qualcosa di velleitario, a qualcosa di superfluo.
No signori. Il turismo è un'attività importante che influisce in modo determinante nell'economia della Nazione e delle città.
Quindi, per farla breve, ogni tipo di scelta diretta a promuovere il turismo è una scelta che interviene sull'economia della città.
Ma non sorridete dicendo: " Lo sappiamo già , cristo"
Non è così scontato.
Per esempio: cosa può fare un ufficio IAT?
Vorrei interrompere qui il post per aspettare la vostra risposta. Ok . allora: ditemi cosa fa uno IAT?
E' un ufficio ( lo dice la parola) che si occupa di dare informazioni (I) accoglienza ( A) turistica ( T)
E sembra finito qui. Che ci vuole a fare accoglienza. Allora vi pongo un'altra domanda: come si accoglie un turista?
Voi già vorreste rispondere: è facile ... c'è chi pensa che significhi : aprire e chiudere le porte dicendo " buongiorno" o " Buonasera" magari allungando una piantina topografica della città.
Un bel cavolo di niente.
Chi chiede una cartina vuole un " rapporto" con la città ed il cittadino.
Vuole sapere come si vive nella città . Vuole respirare l'atmosfera del luogo, la sua voce, il suo odore.
Il turista non è un " consumatore" nel senso del termine pratico che conosciamo: colui che compra.
Ma è una persona che vuole una relazione con la città.
Quindi: non si improvvisa un'accoglienza, non si inventa, ma si progetta, si studia, si diventa una persona accogliente, si costruisce una città accogliente.
L'accoglienza è fatta di gesti, di parole, di atteggiamenti , di stile comunicativo che si deve curare e sviluppare come si dovesse edificare un ponte per l'ingresso di una città.
Ed io, se permettete, voglio che il ponte che devo attraversare sia molto stabile e sicuro e progettato da mani esperte.
Le nostre città, così provate dalla crisi, hanno la possibilità di risorgere. Attraverso un lavoro di promozione ed accoglienza del territorio possiamo inventare nuovi lavori, nuovi profitti, una rinascita economica necessaria.
La palla adesso è nelle mani delle amministrazioni, delle istituzioni e della gente che sa fare. Insomma.

giovedì 14 ottobre 2010

OSCURO ABBANDONO

L'ho lasciato in disparte, in questi giorni.
Come se non ci fosse.
Gli ho dato da mangiare quel che capitava , ma senza attenzione e senza cura alcuna. Dunque le patatine PAI, oppure un pezzo di formaggio ed ancora, un po' di pasta avanzata nel frigo e così via. Talvolta gli allungavo un pezzo di pane acquistato frettolosamente dal panettiere all'angolo.
E poi non l'ho vestito adeguatamente. Ma sempre con quel che capitava o che trovavo abbandonato sulla poltrona : indumenti del giorno prima o chissà cosa.
Sfuggivano alle mie cure persino le sue esigenze primarie e spesso lo sorprendevo correre in bagno all'ultimo minuto e starci pochissimo.
Non gli ho permesso di indugiare lo sguardo sugli alberi intorno che abbandonavano i colori dolci dell'estate . Malgrado non dovessi occuparmi di nulla, ma proprio di nulla, lo stesso, lo strattonavo tutto il tempo impedendogli di fermarsi a parlare con gli altri oppure a godere del sole tiepido di questi giorni.
Non ho fatto solo questo. Oh no! Non solo l'ho trascurato, maltrattato, a volte ignorato totalmente, ma l'ho tormentato, riempiendogli la testa di pensieri malevoli, di idee angoscianti, di pulsioni incontrollabili. L'ho reso cieco e sordo ai suoni caldi e pacificatori dell'autunno. L'ho inchiodato al pensiero dolente del tempo perduto per rincorrere immagini petulanti e maligne.
Adesso il mio corpo è esausto. Si allontana da me e non mi ascolta.
Non asseconda più i miei giochi di guerra.
Preferisce tendere l'orecchio al lieve fruscio del vento accogliente di ottobre. Ed alla luce fioca di questo giorno incantato.