lunedì 18 ottobre 2010

IL CUORE E LA MILZA


Il ricordo della percezione del mio corpo nell'infanzia è il ricordo di una struttura invisibile.
Quando si è fanciulli , si è solamente spirito indomito e forza prorompente che si lancia nel mondo.
Il mondo è costituito dal cortile sotto casa: misterioso e sconfinato.
Da bambina non sapevo d'essere costituita da varie parti di carne, ossa e muscoli, poichè questi rispondevano all'unisono al sogno ed al bisogno.

Ora individuo i miei organi posizionati nella loro sede specifica ed ad essi presto un'attenzione maniacale. Curo il mio viso con creme rassodanti e antirughe .
Lo scruto allo specchio come elemento estraneo da me, ma che determina la mia giornata . Non manco di proteggere il busto dal freddo e i piedi dall'acqua.
Sono fatta di tanti pezzettini debolissimi. Ora lo so. E tutelo ognuno in maniera esclusiva.
E poi c'è la mia anima.
Pulsa davvero la mia anima in assonanza con questo mondo crudele? Con queste anime maligne? Con questa assenza di cuore? Con queste putride esibizioni del male?
Davvero la mia anima che s'accende d'impulsi improvvisi e magici, che rallenta il passo attratta da visioni dolorose e celesti , davvero non è che una vibrazione di una spinta maligna che si chiama natura?
La stessa natura che uccide, spezza e soccombe sotto i colpi del suo stesso oscuro vigore?
Non posso fermarmi, dunque? Se non neutralizzando il mio desiderio, la mia compassione, la mia misericordia?
E cosa ne è del mio corpo ? Questo, dapprima vagava nel mondo come fantasma giocoso e muto, ora s'aggrappa disperatamente alla mia anima per recuperare quella invulnerabilità che ha perduto.
Ma l'anima, che non vuole esserne la sua dimora, non ascolta le sue afflizioni.

venerdì 15 ottobre 2010

SPLENDIDO SPLENDENTE


Quando si parla di " turismo" si pensa subito a qualcosa di velleitario, a qualcosa di superfluo.
No signori. Il turismo è un'attività importante che influisce in modo determinante nell'economia della Nazione e delle città.
Quindi, per farla breve, ogni tipo di scelta diretta a promuovere il turismo è una scelta che interviene sull'economia della città.
Ma non sorridete dicendo: " Lo sappiamo già , cristo"
Non è così scontato.
Per esempio: cosa può fare un ufficio IAT?
Vorrei interrompere qui il post per aspettare la vostra risposta. Ok . allora: ditemi cosa fa uno IAT?
E' un ufficio ( lo dice la parola) che si occupa di dare informazioni (I) accoglienza ( A) turistica ( T)
E sembra finito qui. Che ci vuole a fare accoglienza. Allora vi pongo un'altra domanda: come si accoglie un turista?
Voi già vorreste rispondere: è facile ... c'è chi pensa che significhi : aprire e chiudere le porte dicendo " buongiorno" o " Buonasera" magari allungando una piantina topografica della città.
Un bel cavolo di niente.
Chi chiede una cartina vuole un " rapporto" con la città ed il cittadino.
Vuole sapere come si vive nella città . Vuole respirare l'atmosfera del luogo, la sua voce, il suo odore.
Il turista non è un " consumatore" nel senso del termine pratico che conosciamo: colui che compra.
Ma è una persona che vuole una relazione con la città.
Quindi: non si improvvisa un'accoglienza, non si inventa, ma si progetta, si studia, si diventa una persona accogliente, si costruisce una città accogliente.
L'accoglienza è fatta di gesti, di parole, di atteggiamenti , di stile comunicativo che si deve curare e sviluppare come si dovesse edificare un ponte per l'ingresso di una città.
Ed io, se permettete, voglio che il ponte che devo attraversare sia molto stabile e sicuro e progettato da mani esperte.
Le nostre città, così provate dalla crisi, hanno la possibilità di risorgere. Attraverso un lavoro di promozione ed accoglienza del territorio possiamo inventare nuovi lavori, nuovi profitti, una rinascita economica necessaria.
La palla adesso è nelle mani delle amministrazioni, delle istituzioni e della gente che sa fare. Insomma.

giovedì 14 ottobre 2010

OSCURO ABBANDONO

L'ho lasciato in disparte, in questi giorni.
Come se non ci fosse.
Gli ho dato da mangiare quel che capitava , ma senza attenzione e senza cura alcuna. Dunque le patatine PAI, oppure un pezzo di formaggio ed ancora, un po' di pasta avanzata nel frigo e così via. Talvolta gli allungavo un pezzo di pane acquistato frettolosamente dal panettiere all'angolo.
E poi non l'ho vestito adeguatamente. Ma sempre con quel che capitava o che trovavo abbandonato sulla poltrona : indumenti del giorno prima o chissà cosa.
Sfuggivano alle mie cure persino le sue esigenze primarie e spesso lo sorprendevo correre in bagno all'ultimo minuto e starci pochissimo.
Non gli ho permesso di indugiare lo sguardo sugli alberi intorno che abbandonavano i colori dolci dell'estate . Malgrado non dovessi occuparmi di nulla, ma proprio di nulla, lo stesso, lo strattonavo tutto il tempo impedendogli di fermarsi a parlare con gli altri oppure a godere del sole tiepido di questi giorni.
Non ho fatto solo questo. Oh no! Non solo l'ho trascurato, maltrattato, a volte ignorato totalmente, ma l'ho tormentato, riempiendogli la testa di pensieri malevoli, di idee angoscianti, di pulsioni incontrollabili. L'ho reso cieco e sordo ai suoni caldi e pacificatori dell'autunno. L'ho inchiodato al pensiero dolente del tempo perduto per rincorrere immagini petulanti e maligne.
Adesso il mio corpo è esausto. Si allontana da me e non mi ascolta.
Non asseconda più i miei giochi di guerra.
Preferisce tendere l'orecchio al lieve fruscio del vento accogliente di ottobre. Ed alla luce fioca di questo giorno incantato.

martedì 12 ottobre 2010

NON LEGGERE


Era lì. Potente ed ineludibile.
Erà lì nel fondo di un pensiero o di un movimento dell'animo oscuro, ma capriccioso e insistente. E spingeva furiosamente destabilizzando la mia immobilità curva ed inerte.
Era lì. Anzi: erano lì: miriadi di impulsi capricciosi pieni di significati e di suoni confusi nel buio sino a che pareva, a poco a poco che s'aprisse una varco, uno squarcio di luce per poi di nuovo piombare nel vuoto profondo di una esistenza senza strada.

E se la strada c'era stata , forse, per un certo periodo , alla fine voci e gesti oscuri me l'avevano fatta abbandonare per sorprendermi tra i sassi e le sterpaglie di un sentiero vergine. Perchè , allora, questi moti indisciplinati e malandrini m'avevano preso ? Perchè, ancora, li ascoltavo facendomi straziare il cuore?

Perchè non mi era possibile lasciarli andare senza che si portassero via anche una parte della mia identità pur confusa, pur scoordinata e ribelle, ma intera e dunque necessaria.
Imprescindibile.