giovedì 9 settembre 2010

A BASSO COSTO


Insomma, capita così. Uno comincia ad avere un senso oscuro di inquietudine e può SCEGLIERE: ignorare il respiro affannoso della sua anima od ascoltarla pazientemente come un genitore amorevole. In questo modo, come primo momento, si prende coscienza che non c'è una sola direzione, che possiamo spostarci, dilatarci, perchè il punto di riferimento non c'è più : posso essere una, ma anche altra. E' come essere in una casa di legno in cui tutto comincia a tremare: i bicchieri tintillano tra loro, i lampadari oscillano paurosamente, le mura scricchiolano perchè il centro della terra sta gorgogliondo di fuoco e acqua pronto ad esplodere in alto.

Sono in strada con la mia auto. C'è molto traffico. Azzardo un sorpasso. Non ci riesco. e rientro in carreggiata. Ci ri - provo ed ancora ed ancora. Ma le macchine sfrecciano nel senso opposto senza tregua. Voglio sorpassare ad ogni costo: sembra divenuta la mia unica priorità.
Ci provo ancora e per poco non rischio un frontale.
V'è mai successo di immaginare ciò che avrebbe potuto succedere? Sarebbe bastato un secondo in più, una minore attenzione, una piccola distrazione .. e bon... ecco lo scontro.
Così ho immaginato: mi sono vista raggiungere da una massa di lamiera potente ed assassina: uno schianto muto, un dolore violento e poi ecco sopraggiungere la fine. L'ho sentita premere nella carne come qualcosa di presente e probabile. Anzi: inevitabile.
Sono morta.
Il respiro spento. Il senso dell'essere congelato nell'attimo eterno della pienezza della fine. perchè la fine non ha passato. E' piena di se' e basta. L'ho percepita d'incanto come per un sussulto della coscienza inerte.
Allora ho urlato. Ho urlato più volte di dolore e spavento.
E' stato un attimo. Solo un attimo. Poi la morte immaginata è divenuta letteratura. E' divenuta un fastidioso ozio della memoria. Eppure è passata tra i miei respiri come un vento inarrestabile. Eppure ho urlato per scacciarla. In un auto metallizzata. In una tranquilla serata sulla provinciale di Alessandria.

mercoledì 8 settembre 2010

CONTO ALLA ROVESCIA

Perchè credo di avere un'identità di valore se ho potere sugli altri?
Perchè non devo fare i conti con il mio essere profondo e quindi io sono identificata dai contenuti che gli altri mi attribuiscono.
Io sono le cose che tocco, gli incontri che faccio, tutto quello in cui gli altri mi rappresentano. Io divento l'applauso che ricevo.
Esisto se il mondo intorno a me mi riconosce. e se questo è l'unico modo per avere una identità, io sono costretta a strappare agli altri lo scettro del comando. la mia forza è nella supremazia che esercito, è nella mia presenza/ apparenza tra gli altri.
Ma se io comprendo che la ricchezza si raggiunge attraverso un continuo fermento della coscienza, nell'incontro con le crepitanti potenzialità della mia anima guizzante sarò troppo interessata ad ascoltarmi per occuparmi di avere un'immagine esterna ben codificata ed accettata.
Non dovrò attendere il responso del mondo sulle domande che mi porrò perchè il mondo sarà rovesciato nel profondo più fondo dell'essere misterioso e fluttuante che mi abita.
Il trono è nel centro dell'essere. Bisogna scavare a mani nude.

martedì 7 settembre 2010

LEI NON SA CHI SONO IO


Ne avevo già scritto QUI : dovunque poso lo sguardo mi si presenta in modo spudorato l'assenza del senso del dovere, dell'attenzione per le necessità della comunità scalzati prepotentemente dalle aspirazioni narcisiste di molti, dalle loro ansie di primeggiare, d'essere visibili, di far carriera .
Il fatto accaduto a Messina non ne è che la classica goccia che ha svelato un sistema su cui si basava l'azione rivolta al bene pubblico ed alla tutela dei cittadini.
E' diventato un costume consueto quello di lavorare non per: " far funzionare le cose" ma per mettersi in luce, per permettere alle proprie pulsioni vanesie di esprimersi e di dilagare indisturbate, Insomma per giocherellare con gli strumenti della cosa pubblica, in barba al risultato finale che, se non indirizzato a realizzare in modo funzionale un servizio, ha solo veramente lo scopo di soddisfare la sete di autoaffermazione , di rivalsa alle proprie insoddisfazioni personali, alla propria smania di potere, d'esserci sempre e comunque e di comandare gli altri.
Ma l'azione di un uomo motivato da questi bisogni irrisolvibili non può essere utile alla comunità ed anzi, la svalorizza, la svuota della sua dignità più profonda.
Sono bisogni irrisolvibili perchè', quando anche se questi riuscisse a primeggiare, a valersi sull'altro, in ogni caso perderebbe la sua anima, la sua funzione più nobile che è quella di operare per il bene generale, non c'è altra ragione che possa spingere l'impegno dell'essere umano se non l'operare per l'interesse sociale.
Allora che dire a coloro che si servono di un qualsiasi ruolo acquisito per dare sfogo ai bisogni più repressi e " divertirsi" nel gioco per - verso di condottieri invincibili?
Non si può dire nulla : questa gente ha troppi problemi di personalità perchè possa migliorare ed intendere una società diversa.
Agli uomini di buona volontà ( senza retorica. Ce ne saranno, spero) non resta che arginare il flusso di queste violente necessità di potere, questi impulsi narcisisti, questi deleteri giochi di carriera non distogliendo mai l'attenzione dallo scopo vero: quello di risolvere i bisogni sociali. E Non di ricevere applausi.
Clap, Clap.
Qualsiasi riferimento a persone o fatti non è casuale.

venerdì 3 settembre 2010

LA PULCE NELL'ORECCHIO



Eccomi qua . Sto partendo con il camper . Prima di partire una piccola pubblicità occulta ( ma neanche tanto occulta) al giornale " La Pulce nell'orecchio" di Alessandria
FANTASTICI PROMOTERS
BACI