giovedì 15 aprile 2010

IL MIO CORPO E BASTA.

E' successa questa cosa : in questi giorni ho indossato una bellissima maglia dallo stile molto particolare, infatti scivola lungo la schiena e lascia scoperte le spalle. Bel modello, direte voi. Ma a causa di questo suo lasciarmi libere le spalle , da due giorni, sono stata colpita da un forte male al collo . Non posso più muovermi come vorrei: ogni movimento del capo mi causa forti dolori. E' così che ho pensato:

" Ma come osa questo dolore giungere a modificare l'idea che ho di me e delle mie possibilità? "


Dunque il mio corpo non mi appartiene, è soggetto ad ordini e limitazioni che non sono io a dettare. Allo stesso tempo, questo corpo che mi compie con certezza E mi fa essere ciò che sono, diventa una cosa ancora diversa dall'organismo che pulsa autonomamente nel tempo, perchè è ESPRESSIONE della mia anima ed è quindi, l'esistenza che promuovo. Questo mi permette di essere nel mio corpo ed essere questo interamente e senza ombra di dubbio.


Ma allora cos'è questo male al collo lacerante che non mi lascia e che dimora in me anche se non l'ho chiamato e non lo voglio? Eppure non posso scacciarlo, ma anzi devo lasciare ad esso un posto all'interno di me, nel mio corpo e tra i miei pensieri permettendo che questi si modifichino in relazione a ciò che il mio corpo sente, ma che non mi appartiene e non si sviluppa nella mia anima pur modificandola.


I miei pensieri, dunque, subiscono una evoluzione non voluta. Prestano attenzione ad ogni fitta clandestina che mi significa e costruisce il mio tempo. Dunque chi sono io realmente se sono un corpo non governato da me, ma soggetto ad influenze e destini imprescindibili da ogni volontà dell'anima? Dunque cos'è questo involucro che mi fa esistere e senza il quale la mia anima non crescerebbe pulsante e appassionata e dolce e amorevole ? Ossia che fa di me ciò che chiamo il mio esistere che è poi tutto ciò che sono io. Il mio corpo e basta.

mercoledì 14 aprile 2010

SIAMO NATI PER NASCERE

Quando abbandonerai il villaggio dei padri per nascere veramente?
Pablo Neruda ha scritto: " E' per nascere che siamo nati"
E' vero che la tua individualità danza tra le cose infinite in un vortice senza indirizzo in cui nessun elemento ha la priorità , ma proprio in questo senso comune alla fine dovremo imparare a conoscere la nostra condizione. Non essere prudente, perchè non sarà nei confini tranquilli della tua anima che incontrerai ciò che questa è in grado di esprimere. Non è dunque necessario per te più che acquisire una conoscenza , imparare a pensare ciò che conosci? La sofferenza non deve trovare il senso, ma deve dipanarsi nella tua coscienza fino a confondere la sua virulenza nella dimensione della morte che ti appartiene, che tu lo voglia o no.

Non fare economia della tua inquietudine, ma scioglila dalle catene e incoraggiala a perlustrare il bosco fitto della tua anima. Non hai scelta, comunque. Colui al quale sfuggirai ora, domani ti verrà a cercare . Non avrai scampo dovunque. La tua vita ha la meta già a te destinata : ti è solo data la possibilità di sperimentare il percorso per raggiungerla. Il tuo dolore non è che il segno di una iniziazione a cui sei stato chiamato , a cui il tuo cuore ha già risposto.

La foto è di Michele Mariani

venerdì 9 aprile 2010

LISTA SIEPE : SE A TAVOLA TI PASSANO IL SALE



Ho voluto, in questo momento della mia vita , pensare a qualcosa di grande. O meglio: ho voluto immaginare, come John Lennon , un mondo migliore in una città migliore. Ma più che immaginare , ma più che sognare , ho voluto programmare una città quasi perfetta con la presunzione che attraverso l'individuazione di progetti scevri da tutti i giochi speculativi che li frenassero e liberi da condizionamenti ideologici che li appesantissero, si potesse, alfine, giungere ad una visione comune di interventi e di iniziative dirette alla città.
Novello Platone, mi arrogavo il diritto di rendere l'idea, anzi, il sogno, una speranza di tutti, una realtà condivisa.
Ma oltre questo non ho pensato che c'è poi l'essere umano che deve rendere attuativo ciò che è stato ideato ed allora devono intervenire quei precisi fattori come : la passione, l'onestà , la capacità, l'etica profonda e insita nelle azioni e nella determinazione del passo.
Il percorso è giunto al termine. Era già terminato il 29 marzo, per me.
L'ex candidato sindaco della lista " Valenza , la tua città" ormai escluso dalla competizione, Settimio Siepe, ( malgrado non sia riuscito neppure ad ottenere l'apparentamento ufficiale) domani ( sto scrivendo a notte inoltrata) farà un comunicato ai giornali sulla sua volontà di sostenere la signora Zavanone che pare si sia innamorata di alcuni stralci del programma da me stilato. Farà una dichiarazione anche sulla lista precisando non so il numero o chi della lista appoggia quanto e quando (anche se è chiaro a tutti noi partecipanti la lista quante e quali differenze sostanziali caratterizzano i componenti sia in relazione alla scelta di voto sia in relazione alla propria dedizione politica)
Non è certamente questo importante. Per quanto mi riguarda , dopo due giorni di grande abbattimento morale e di uno sconosciuto senso di svuotamento, sono riuscita a ritrovare il piacere che mi aveva spinto a lavorare per un progetto rivolto alla mia città ed ai miei cari concittadini.
Non devo pensare ad altro che al compimento di questo progetto gioioso e vitale pensato non per qualcuno in particolare, ma come risposta ad un richiamo profondo del giusto e del buono.
Ho avuto dei cattivi momenti . Qualcuno mi ha minacciato . Nel senso che, scontento delle mie dichiarazioni di privato cittadino, ha voluto approfittare del fatto che fossi una dipendente comunale per compiere intimidazioni al ruolo che ricoprivo e al servizio che svolgevo.
Qualcuno mi ha tradito. Qualcuno parlava mentendo e si smentiva parlando. Ho avuto dei momenti di grande sconforto.
Nello stesso tempo, quando penso di non aver solo spostato oggetti, spento luci o passato il sale in tavola, ma, invece, di avere sperato, elaborato, studiato la possibilità di una nuova partecipazione alla cosa pubblica e che, al di là di tutto, il progetto rimane fulgido ed attuabile come frutto rigoglioso, allora concentro la mia attenzione su questo aspetto e sul futuro. Un futuro diverso. . Migliore, insomma.

mercoledì 24 marzo 2010

COMUNE DI VALENZA: IL DIPENDENTE COMUNALE E L'ACQUA MINERALE



"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni.Questa è la base di tutta la moralità umana"

(J. F. Kennedy)


Si sente spesso dare giudizi sull'operato del Comune e si tende nelllo stesso tempo a confondere le scelte politiche di una amministrazione con IL LAVORO ISTITUZIONALE dei dipendenti dell'ente. Sono invece funzioni assai diverse.

Una buona macchina comunale per potersi muovere efficacemente ha bisogno di pianificare una strategia politica ben definita dove vi siano partecipate una migliore definizione delle responsabilità rispetto ai ruoli , dove chi ha il compito di coordinare indichi gli obbiettivi, gli strumenti ed i tempi di svolgimento dei progetti. E che compia un opera di vigilanza e di coordinamento costante e assertivo. Solo nel momento in cui una amministrazione opera in modo efficace e funzionale ci potranno essere operatori altrettanto responsabili ed efficienti.

Altrimenti è così che prosperano negli enti pubblici i " cosiddetti" lavativi: quelli che si agitano lungo i corridoi e che sgambettano senza sosta e senza indirizzo e soprattutto senza fare niente di propositivo

Credo, anzi, che un modo per sconfiggere il lassismo dipenda esclusivamente da una buona amministrazione e da una buona dirigenza. Un buon dirigente non si affida al bisogno di stare tranquillo, ma cerca di individuare le potenzialità dei suoi operatori, le loro qualità , le loro predisposizioni e impartisce i compiti ed i ruoli in tal senso.

E' necessario valorizzare al massimo le competenze e le qualità dei lavoratori pubblici, dando loro percorsi di lavoro che li mettano in maggiore risalto e che diano atto dell’importanza del loro ruolo. Sicuramente tra questi c'è sempre il tipo che non si smuoverà in ogni caso dalla sua apatia ed a nulla servirà allora neppure adottare il cosiddetto " sistema meritocratico "

Il sistema meritocratico può andare bene all'interno di una azienda in cui chi giudica il merito sia lo stesso personale che ci rimette o ci guadagna di tasca propria sull'operato di colui che deve giudicare. Altrimenti non è assolutamente possibile ( soprattutto se la posta ingioco sono i soldi dei cittadini e non i propri)

Eppure, attraverso l'azione di una buona politica, di una moderna amministrazione, di una dirigenza di valore sarà possibile giungere a promuovere la cultura della responsabilizzazione, del senso di dignità personale e di crescita psicologica che ogni individuo necessita per poter dare il meglio di se'.

Il cattivo amministratore, invece, non vuole accanto gente che pensa, che discute, che sviscera la legge, che riconosce gli intrighi , le dimenticanze, le incongruenze. Preferisce , accanto a se', il dipendente distratto, negligente che gli porta l'acqua minerale, ma non capisca un accidente di leggi e di regolamenti. Per questo, allora, proprio per questo nasce la macchietta del dipendente di ente pubblico fannullone . E'un po' come per la moglie infedele avere un marito disattento:

Un bel vantaggio. Oh yeah.