
C'era nell'aria di quella sera estiva il profumo tiepido dell'erba arsa al sole per l'intero giorno.
Dalle persiane aperte lei ascoltava distratta tutti i suoni della strada.
Gli scooter schizzavano velocemente e due donne al balcone si passavano lamentele sul tempo afoso.
Lei, invece, stava distesa, nuda, tra le lenzuola e guardava i tetti delle case di fronte. C'era nell'aria ROSEA di quella sera una nuova intenzione.
Lui intanto, andava e veniva dalla stanza mettendo in ordine senza parlare. E lei si chiedeva se sempre si può discutere sulle proprie emozioni. Misurarle e giudicarle. Ma sapeva, in ogni caso, che se anche avesse deciso di inseguire le lusinghe delle sue aspirazioni, sarebbe stato faticoso e improduttivo. Non voleva pensare a quelle cose in quella strana sera.
Lei quasi toccava con mano l'atmosfera della stagione miracolosa che si apriva al vento gioioso nella città. C'era una luce così fluente e magica.
Qualche tempo fa, in una giornata così, lei si ricordava di un incontro meraviglioso.
Pensò allora, sorridendo : " Massimo..." e si rivide col suo vestito giallo ocra mentre camminava abbracciata a Massimo per le strade di Milano.
Era felice.
Lei aveva pensato che avrebbe ricordato per sempre, ma veramente per sempre, quella sera fantastica.
Aveva voluto fissare nella sua mente il lungo viale alberato di quel tranquillo quartiere milanese con i suoi edifici alti uno di fronte all'altro divisi da cortili larghi e silenziosi. Lei s'era affacciata, dopo l'amore, al suo balcone e proprio in quel l'istante l'aria estiva l'aveva raggiunta come alito fantasma sulla pelle sudata.
Lei aveva custodito l'incanto di quella luce calda, di quell'attenzione ardente. Ma la visione chiara del momento vissuto straziava l'animo in una morsa feroce.
Il ricordo era giunto, dunque, ma pieno di quel fervore dolente e rassegnato delle cose irreversibilmente perdute.
Il suono era altro da lei ed il tempo non era in quell'estate senza speranza.
Lei era altrove racchiusa nella sua solitudine e nella trasfigurazione della sua memoria confusa tra le lenzuola.
Dalle persiane aperte lei ascoltava distratta tutti i suoni della strada.
Gli scooter schizzavano velocemente e due donne al balcone si passavano lamentele sul tempo afoso.
Lei, invece, stava distesa, nuda, tra le lenzuola e guardava i tetti delle case di fronte. C'era nell'aria ROSEA di quella sera una nuova intenzione.
Lui intanto, andava e veniva dalla stanza mettendo in ordine senza parlare. E lei si chiedeva se sempre si può discutere sulle proprie emozioni. Misurarle e giudicarle. Ma sapeva, in ogni caso, che se anche avesse deciso di inseguire le lusinghe delle sue aspirazioni, sarebbe stato faticoso e improduttivo. Non voleva pensare a quelle cose in quella strana sera.
Lei quasi toccava con mano l'atmosfera della stagione miracolosa che si apriva al vento gioioso nella città. C'era una luce così fluente e magica.
Qualche tempo fa, in una giornata così, lei si ricordava di un incontro meraviglioso.
Pensò allora, sorridendo : " Massimo..." e si rivide col suo vestito giallo ocra mentre camminava abbracciata a Massimo per le strade di Milano.
Era felice.
Lei aveva pensato che avrebbe ricordato per sempre, ma veramente per sempre, quella sera fantastica.
Aveva voluto fissare nella sua mente il lungo viale alberato di quel tranquillo quartiere milanese con i suoi edifici alti uno di fronte all'altro divisi da cortili larghi e silenziosi. Lei s'era affacciata, dopo l'amore, al suo balcone e proprio in quel l'istante l'aria estiva l'aveva raggiunta come alito fantasma sulla pelle sudata.
Lei aveva custodito l'incanto di quella luce calda, di quell'attenzione ardente. Ma la visione chiara del momento vissuto straziava l'animo in una morsa feroce.
Il ricordo era giunto, dunque, ma pieno di quel fervore dolente e rassegnato delle cose irreversibilmente perdute.
Il suono era altro da lei ed il tempo non era in quell'estate senza speranza.
Lei era altrove racchiusa nella sua solitudine e nella trasfigurazione della sua memoria confusa tra le lenzuola.