
martedì 5 maggio 2009
lunedì 4 maggio 2009
GESU' ERA UN BLOGGER

Questo post non intende criticare. Sarebbe facilissimo prendere una frase a caso di questi blogs e divertirsi a mortificarla.
Farò ben altro. Giustificherò lo scrivere e il raccontare. Nietzsche diceva:" La solitudine con un grande pensiero è insopportabile." Perchè diventa impossibile lasciare esclusivo ciò che tormenta il nostro animo e muove appassionatamente la nostra vita interiore.
Ad un certo punto hai bisogno di rivelare e spiegare con parole chiare e comprensibili , la tua sofferenza. Non riesci a tenerla per te ( il che sarebbe meglio, si diventa così patetici a raccontare un dolore sentito) ma la vuoi dispiegare come pergamene medioevali sulle piazze del popolo e diventare il banditore di questa tua cattiva novella. Vuoi distribuirla a manciate. Vuoi sventolare da un aereo lo striscione dei tuoi lamenti. Così che tu possa lasciarti andare e cadere a terra e spegnerti finalmente liberata, svuotata, consumata. Ti pare che popolarizzare una tua compulsione sia la scappatoia migliore al supplizio.
Ti pare che mostrare il vaso colmo della tua anima traboccante possa scoperchiare altre anime simile alla tua . Possa veramente farti acquisire una condivisione di dolore e di palpiti.
Gesù non era il salvatore. Gesù era un blogger. Aveva bisogno di dissoterrare il pensiero fremente del suo animo e di renderlo parlante e pubblico. Di dare valore ad una emozione altrimenti indefinita e muta.
Eppure questa speranza è un ' illusione.
Ho diffuso la disperazione. Ho propagandato l'emozione fluente e inarrestabile. Ma non me ne sono liberata affatto. Non è come svuotare un recipiente. E neppure come una distribuzione di pani e pesci. Il sentire è solitario e indicibile. Parteciparlo è un miracolo.
domenica 3 maggio 2009
CAMERE SEPARATE
.....................................................................................................Ristorante Nettuno- Borgio Verezzi (SV)
Lui era andato ad una gita. Avrebbe preso il pulmann. Lei poteva immaginare il percorso veloce e lo spazio autostradale pieno di sole, pieno di persone. Si sarebbe portato ancora più lontano. Ancora più lontano. Aveva forse una valenza maggiore? No, davvero. No. Ma questo ulteriore accrescimento della distanza l'aveva chiamata all'ordine della vita sociale che si muove ed assegna i ruoli. Lei non ne aveva. Non in questo frangente. Non in quel luogo nè in quell'autobus. Lei, invece, avrebbe preso l'auto, sarebbe andata al mare con gli amici. Lei era sempre altrove. E se questo, a volte, aveva la sua attrattiva magica, ora non riusciva che a vedere la diversità di posizioni e di partecipazioni. Lei avvicinava il pensiero, si spingeva oltre le immagini, ma ciò che vedeva poteva essere solo vagheggiato. C'era? Per lei. E cosa invece oltre la sua adesione profonda al legame, la sua dedizione al desiderio ?Era l'assenza, dunque, un sottrazione di valore ? Ma sentì subito che non era così. Perchè il legame si stabilisce tramite le emozioni. Queste trasfigurano il mondo come visto da un cannocchiale. Si può attingere a dimensioni inesplorate del proprio spirito. A forze nuove. Ma lei lo sapeva benissimo. Aveva con se' delle risorse sconosciute. Non sapeva fino a quando avrebbe pensato d'averlo accanto, non sapeva fino a quando avrebbe immaginato di attraversare le vie della sua città rumorosa, ma questo incantesimo bastava. Quando giunse al mare, lei lo vide quasi cavalcare le onde leggere e schiumose in quell'acqua limpida e rigogliosa, in quella giornata di sole ardente.
venerdì 1 maggio 2009
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