carissimo Enrico Maria Papes
grazie grazie per la bellissima serata, per la cena vegetariana e tutte le cose che hai condiviso con noi.
e parole leggere e calde soffiate nell’orecchio. Mi mescolo con te e mi confondo: la tua figura mi sovrasta interamente. I tuoi sensi danzano con armonia sopra di me. Non ho una storia adesso: sono corpo, cosce, seno, sedere. Sono sangue, sospiro e gemiti . Sono il silenzio oltre la musica. Sono fatta di braccia lunghe e mani grandi. Fletto le mie ali di angelo caduto in una città assediata ed espugnata. Da questa posizione non riesco che a vedere te : i tuoi capelli chiari scintillano alla luce dei fari. Disponi di me infine ed io ti contengo arrendevole anche se mi dico:" non è questo!"." Non è questo....." Ma è una vecchia storia che non ricordo più. 
Di ritorno in questa dolce terra. Di ritorno.
Non sto male.
Cammino lenta e sola nel lungo viale di fianco al mare. La luna crescente è luminosa.
La luna è straordinariamente lucente. Io registro con un po’ di meraviglia di non stare male, non ho ansie. Non soffro la mia solitudine. Cammino e guardo il mare scuro, lontano. Ho molte cose da ricordare. Ero qui bimba . Avevo la spensieratezza che la nostra infanzia ci regala. Cosa farei mai ora senza questo anelito lontano? senza questo suono antico di serenità perdute? Sono tornata qui a cercare i passi, a cercare il momento in cui questo suono, questo sorriso non ha avuto più valore per me. Scomparso. Inutile. deleterio. Cammino lenta e le persone davanti e dietro mi circondano. Hanno le loro cose continue i loro rumorosi impegni. Dove? Li inseguo con gli occhi e persino non mi infastidiscono. Per un po’ facciamo la stessa strada Mi superano mi calpestano ridono e corrono. Non li amo ma non li invidio. Adesso sono protesa ed in attesa del mio dolore. Attendo tra i i miei passi silenziosi, ..la mia schiena dritta il mio sguardo tra i rami dei pini e l’oscurità intorno . Ma il dolore non arriva. Il dolore mi sta risparmiando stasera. Ho cercato la mia terra . La mia terra mi difende. E’ piena di luna . E’ piena di me. Ed io sono stranamente tranquilla. Cammino ancora adesso separata dal mondo in mezzo alla pineta. Sono veramente sola. Gli altri non esistono neppure come rumori. Sono con la mia ombra proiettata davanti a me a indicarmi il sentiero. Sono tra i pini scuri ed il trepitio delle cicale . Non so, mi dico, non so per quanto tempo la mia solitudine mi sarà così cara. Non so per quanto tempo non sarò ap
pagata dalle cose che faccio. Non so quanto tempo aspetterò ancora. Ma c’è stato. C’è già stato questo momento di estasi. Ero qui, proprio qui tra questi alberi. Potrei chinarmi e cercare tra gli aghi di pino e la terra ciò che distrattamente, negli anni e nelle vicende, ho perduto. Potrei illuminare la strada con una piccola lucerna e piegare la mia schiena tra i rovi e le sterpaglie per perlustrare ogni piccolo anfratto. Potrei sperare di trovare, Di ritrovare o di inventare una nuova gioia. Tutta per me. Potrei ora che sono sola, immaginare di non esserlo. Potrei vedere in fondo, ma proprio in fondo a questo sentiero una immagine. Una idea . sarebbe quella che voglio perché è proprio questo che vorrei che fosse.