mercoledì 28 agosto 2013

I RICICLATI DELLA PICCOLA POLITICA






Nel panorama politico italiano il riciclaggio è pratica comune, soprattutto in questi ultimi anni. Tangentopoli è stato l'inizio che ha travolto tutti. Si è cominciato a far credere di aver cambiato tutto per cercare di non cambiare niente. Lo hanno fatto dapprima in sordina e poi via via sempre più  apertamente fidando della distrazione degli italiani alle prese con il loro vivere quotidiano. 
Abbiamo cattiva memoria o forse scarso interesse. 
Questo fa il gioco dei più ostinati , quelli che  vogliono essere seduti ai piani alti  a tutti costi sia per denaro che per il gusto di maneggiare il potere. 

 Sono dappertutto , non crediate,  sia nelle grandi aule dei traslatlantici che nelle piccole stanzette di periferia di paesi anche sperduti tra le campagne della nostra Italia.

Non perdiamoli di vista. 

Si camuffano e non solo in senso  metaforico.
 Nell'era dei social net work li trovi anche su twitter o su face book con i nomi più disparati ( tipo: politica alternativa, la voce del popolo , la democrazia vera ecc. )  che dicono l'opposto di quello che fanno  sotto mentite spoglie cercando una innocenza politica lungi da essere in grado di  rappresentare , ma in questi casi la faccia come il culo è assolutamente indispensabile. 

Questi aspiranti al "cambio di casacca"  od ancora meglio all'" operazione di candeggio della propria camicia" hanno tutta la mia disistima. Apprezzo maggiormente chi ha opinioni diverse da me  e cerca di promuoverle con trasparenza e sincerità, piuttosto di  chi cerca  un  vergognoso equilibrio tra la conservazione dello scranno e  il grande lavorio dietro le quinte per boicottare l'apparato  di cui fanno  parte. 
Poveri esseri umani senza spina dorsale! 
Una vita all'insegna del raggiro , della mistificazione, dell'inganno perdendo una dignità forse mai conosciuta. 
Perchè , credo, che il tempo delle chiacchiere , delle adulazione, delle tresche di cortile debba finire. 
Caro aspirante al cambio di casacca è tempo di dare prova delle proprie capacità al di là di come la pensi sulla foca monaca.
 Capacità non ne vedo. Dunque perchè ostinarsi ad occuparsi della cosa pubblica? 
Esiste la pesca nei fiumi o le passeggiate lungo i canali insieme al proprio  affezionato pet. 
 Oppure ancora la coltivazione di amicizie  senza la febbre  di potere che ti spinge ad ingannare il prossimo per dei consensi che,  alla fine,  dove  portano ? 

martedì 27 agosto 2013

LE OMBRE LUNGHE DELLA SERA

Ho come una ostinazione all’efficienza. 
Faccio.


E quando faccio posso non pensare , posso non patire. La passione è lontana dalla concretezza. E’ fatta di spasimi e di sregolatezze. E’ fatta di recriminazioni, di rinunce e di autocelebrazione
Non ne ho più il tempo.

Faccio.

Nella luce argentata delle mura e dei volti che mi ruotavano intorno ,  io mi adoperavo a spostare oggetti, a disinfettare, con una stizzosa mania all' igiene per compensare la mia inettitudine, la mia incompetenza.

E mentre faccio non c’è altro posto che per il movimento di mani, di occhi , di silenzi e di luci che si spengono e si accendono.
Faccio.

Ma oltre a fare mi cimento in indicazioni, in direttive che diventano spesso sopraffazioni. 


Faccio. Perché l’inazione mi mette davanti alla mia desolazione. Alle mie colpe.

Noi siamo colpevoli. Inutile negarlo.

Noi sbagliamo. Noi esseri umani . Ho raccolto la mia parte di colpa sulle spalle . Non la posso allontanare. Per questo non posso che rimediare con la mia operosità, con la mia creatività .

In ospedale una ragazza assisteva sua madre . L’abbracciava continuamente. Baci , carezze, parole dolci. Ricordi. 
Le prendeva la mano. La madre l’accarezzava , ma non parlava. Lei ripeteva il suo nome. Baci , carezze, abbracci. La luce grigia ci avvicinava e riempiva la stanza dell'ospedale.  Dalla finestra si spegneva un’estate indifferente.

La ragazza mi cede la poltrona. Io l’accetto. Siamo uniti da una solidarietà di inconcludenti.

Non penso. Faccio. Le garze sterili, il disinfettante. Le richieste continue di cose e di informazioni.

Eppure non potrei stare in un altro posto con altrettanta tranquillità. Il silenzio mi rasserena e i respiri mi incantano.

Sono colpevole. E potrei solo, dico davvero, potrei solo consolarmi pensando di condividerla, di accoglierla tra le braccia come una cosa inevitabile.

Sono colpevole. Perché la vita è una condanna e lo dimentico sempre.  Perché la vita è un istinto irrazionale. Perchè ho ascoltato aspirazioni lontane, tronfia e felice,  mi sono distratta , allontana dalla concretezza, dalla purezza del palpito del cuore nell’illusione di trattenere invece che cedere.

Vorrei stare sempre qui.
 Vorrei fare il lava piatti . 
Vorrei essere la mendicante ai piedi della chiesa, con il foulard sopra i capelli e la veste scura tra le gambe. A testa china ,  col il piattino tra le ginocchia piegate.
Mi rincuora la televisione con le sue vicende di animali: falchi colombi e pitonesse. Guardo le immagini come fossero un  racconto per addormentarsi.