giovedì 29 settembre 2011

IN MEMORIA di PAOLA SCAGLIONE





Quando muore una persona,  qualsiasi cosa si dica diventa patetica e  inutile. Perchè non può chiarire il senso di disorientamento e di  dolore che  causa l'accadimento.
Quando muore una persona, al di là del mistero terrificante che accompagna l'evento,  è come se  la stessa mano maligna ti sottraesse una parte dei tuoi anni ormai monchi di quegli episodi che appartenevano a te e a lei,  ossia  a quella persona che è scomparsa.   
Ecco,  " scomparsa" è il termine che meglio identifica l'assenza oscura, la notizia devastante che non si può controllare, che non puoi pianificare.
 E' altro dalla malattia e dal lungo calvario della sofferenza fisica che rimane, pur nel martirio,  vibrante e vitale.
Oh, è vero che la morte ci accompagna ogni istante, che fa parte di noi e incombe come  destinazione inevitabile, ma rimane sempre al margine della strada e pare non ci debba mai incrociare: è qualcosa che appartiene ad altri, agli sconosciuti viandanti che appunto come esseri separati e stranieri, possono  avere caratteristiche che non ci interessano e non ci feriscono mai. Che non possono interferire coi nostri piani strabilianti.
Invece la morte  é lì per noi, soprattutto per noi anche se muta e trasparente.  E' parte integrante delle tue storie. Si appropria della  tua speranza  di  ritornare indietro.   Perchè se la vita scorre, come si dice, tu ti illudi sempre di poterti voltare all'improvviso e riprendere vecchi discorsi o vecchie abitudini ,di riprendere a scherzare con gli altri come facevi qualche tempo fa e a sorridere su questioni che una volta ti davano gioia. In tutto questo, la presenza delle  persone con cui dividi ed hai condiviso la vita è essenziale. 
Senza di loro nulla può ritornare ed il ricordo è solo un racconto immaginato.  
Diventa un sogno pauroso e la memoria  si trasforma in un inganno di una mente ormai mutilata.
La morte mi ha portato via una cara persona con cui ho diviso dieci anni di ufficio.
Quegli anni sono finiti. 
Scacciati dalla storia, irrimediabilmente. Chissà dove sarai, cara, Paola. Chissà  dove sono finite  le nostre  lunghe conversazioni  nei momenti della colazione e quei guizzi improvvisi di ingegno  giocoso che accompagnavano i tuoi sguardi ed il tuo cuore! E' così che si muore? Portando via pezzetti di anima di chi ha vissuto con noi?

sabato 24 settembre 2011

E' QUI LA FESTA?




Insomma, C'è STATA  un'altra serata andata deserta  fatta eccezione per gli amici e parenti della protagonista, che aveva , per l'occasione, imbandito la tavola di dolcetti e vino, così, alla buona,  per un rinfresco tra amici.
Erano presenti , dunque, una decina di persone più quelli stipendiati che bene o male ci dovevano stare  e le luci,  i microfoni , l'impianto,  la stampa dei manifesti, la pulizia finale e quant'altro per allietare una festa che aveva tutta l'aria di essere privata con  la  presenza della madre, la sorella il marito della sorella , il cugino primo e consorte,l 'amico  della zia della cognata.
Tanto per la cronaca , ad una festa di compleanno, a casa mia, c'era venuta più gente ma tant'è...non c'è nulla da dire....  lui si ostina a farle lì le sue  festicciole, lì proprio nel loco che considera casa sua ed invece non lo è affatto casa sua . E' altro  : è invece casa  di  quel che si  definisce sovrano: il cittadino.
Sento che qualcuno prima o poi sarà costretto a dirglielo, o cominceremo davvero  a realizzare  tutte  le nostre liason in questo luogo:
Quando, finalmente  giungerà quel giorno tanto atteso,   spero che lui dismetterà i panni del signorotto di campagna, quello  che riceve gli ospiti  nel Palazzo storico della città e fa il padrone di casa anche inadeguato, anche disorientato anche arrogante e misogino, insomma quel che è sempre stato ; però ora con la crisi  tutto pesa molto di più.
Quando ,dunque, cercherai di pensarla in maniera meno personalistica per quanto riguarda gli interessi della comunità, bella stella d'oro? O meglio ancora: quando comincerai a pensare?
Non è più la stagione di riservare il salottino per pochi intimi,  come t'avevano abituato  i tuoi protettori, dove tu puoi sciorinare la paginetta di scolaro mediocre alle sedie vuote davanti a te,   ma invece è urgente  ragionare in termini di interesse della collettività,  e coinvolgere tutte le forze sociali e culturali presenti nel paese  e cominciare a porsi il problema   di cosa la comunità chiede, cosa vuole sapere , cosa più le preme in questo momento storico   ed  è un'altra cosa da quella che presenti n modo così estemporaneo  tenendo fuori tutti e tutto dal tuo orticello senza  insalata da raccogliere nè semi da innaffiare.
Dov'erano le associazioni culturali e sociali coinvolte? Dov'erano i rappresentanti cittadini ? In altro luogo dove la cosa pubblica si respira e si  gestisce.Non da te dove ancora  marchi a fuoco i cavalli con la falce ed il martello tanto per stabilirne la proprietà privatissima.

( Sì, LO SO, I MIEI POST  STANNO DIVENTANDO SEMPRE PIU' SCADENTI, MA COME SI FA? A  METTER LE MANI NEL FANGO CI SI SPORCA PER FORZA LE MANI) 

venerdì 23 settembre 2011

IL DI - RETTO - RE ( AL DIRETUR )





COL GIACCONE LARGO E STINTO / FA L’INTELLETTUALE FINTO /  

 PERCHE’ NOI CHE LO SAPPIAMO /     GIA’ DA UN PO’ NON CI ILLUDIAMO /

QUACHEDUNO ANCOR CI CREDE / E’ IL MISTERO DELLA FEDE   /

CERTO  LUI  DI QUALITA’ /A CERCARLE,  NON NE HA

SI DECLAMA DIRETTORE /  E'   UNA LAUREA AD HONOREM? /

 PIEGA IL CAPO COI POTENTI / GIRA  DOVE VANNO I VENTI /  

  PERCHE’ ALTRO NON SA FARE / NON SA SCRIVERE O STUDIARE /   

DI PROGETTI NON NE FA /    DI LAMENTI IN QUANTITA’ /

SCRIVE LETTERE INQUIETANTI /   PARLA MALE DEGLI ASTANTI /  

SOFFRE DI INFERIORITA’ /      DI ARROGANZA MORIRA’ /  

ORGANIZZA POCHE COSE / E SON TUTTE ASSAI NOIOSE

CHIUSO DENTRO LA SUA  TANA / PASSA   LI'  LA  SETTIMANA

ESCE POI DALLO STANZONE/ SOL PER CHIUDERE IL PORTONE

DA UN PO' NOIA IL SUO AMBULARE /  E SOVENTE IL SUO BELARE

 MA FINCHE’ SI TROVA QUA / ALTRA SCELTA NON CI DA/

CANZONARLO A TUTTE L’ORE   /   VIVA VIVA IL DIRETTORE!!!


martedì 13 settembre 2011

GOLDEN CITY ED IL SELVAGGIO WEST



Già un anno fa  avevo intravisto  nella vita Valenzana una sorte di dinamica da selvaggio west in questo post QUI.
Da allora molti degli   interlocutori sono cambiati.Ma il nostro amato Sindaco Sergio Cassano ha colto, con la prontezza del suo ingegno sottile e la velocità della sua mano d'artista, lo spirito un po' banditesco ed un po' rudimentale di un epoca barbara., ma mai definitivamente accantonata.  Ecco illustrata , senza veli e misteri ,la realtà crudele e farisaica di una città  di frontiera attraverso i fumetti.
In questa città  aperta  tutti si improvvisano eroi o poeti. Ognuno si protesta vincitore e ribelle, nessuno si professa  congiurato o sovvertitore. Così che il cantastorie diventa paladino di una idea un tempo sempre canzonata  e si da all'alcool per non vedere la sua nuova immagine riflessa negli occhi allibiti dei presenti che cerca di evitare in tutti i modi.
Imbraccia il fucile, ma è solo una farsa per gli sprovveduti perchè  lui, le risorse in suo possesso  non le sa usare , e preferisce continuare a millantare un lavoro intellettuale lungi dal possedere neppure quando si adagia  molle e sfaccendato  nei  lunghi tramonti nel west, quando il sole s'appoggia nelle acque impetuose e selvagge di questa città incantata,  e lui si dondola tra scartoffie e oblio.  alcuni viandanti credono stia pensando invece sogna di allargare il suo ranch  con altre camerette in stile liberty.
Molti si chiedono: " ma non era lui che batteva gli speroni al passaggio dei vari  John Rassel , Luis Rugger , Max Mensel ? Certo che era lui, dei quali  era il fidato scagnozzo , ( soprattutto dell'inconcludente George Manfred)  ma ora confonde lo sguardo  fraudolento  tra la sabbia ed il vento del selvaggio west rinnegando il suo passato per un pugno di dollari.
Ed intanto marchia il territorio come un cane fa con la sua urina , come l'avvoltoio si posa sul ramo secco del deserto in attesa di appropriarsi della carcassa del nemico troppo tempo assecondato ma sorvegliato a vista sotto  il tiro dei suoi  artigli ben celati sotto le piume di uccello nero.
Ma anche lui ha un territorio tabù.. Non si avvicina al Saloon Salera, ancora luogo incontaminato dai suoi sporchi giochi di potere,  dove si vive  con gli altri , dove la gente lavora e progetta e beve e mangia e gli artisti hanno l'occasione di creare una buona musica, ma soprattutto il Saloon Salera, è il luogo  dove le persone si incontrano per costruire un futuro migliore, liberando i propri stivali dalla  grigia polvere  della strada percorsa. Posto magico, isola felice:   da chi potrà mai essere gestito se non da una donna?  pioniera della nuova vita nel west, non più basata sul terrore e il ricatto, ma sulla tutela della persona e l'impegno a rendere questa terra meno inospitale, ma soprattutto a liberarla dai personaggi che ancora infestano  , con le loro scorribande,  questo territorio benedetto da Dio.

I Fumetti sono opera  dell'incomparabile   Sergio Cassano

domenica 11 settembre 2011

LA CONSOLANTE CONSUETUDINE


Domani posterò delle vignette satiriche e caricaturali che il nostro Sindaco ha voluto realizzare per raccontare in maniera ironica la vita del Comune  e dei suoi dipendenti.
Subito, a scanso di equivoci, dirò che  a me queste vignette  sono piaciute molto. E domani  dirò il  perchè.
Questa foto l'ho fatta due ore fa  per immortalare il mio vestito nuovo comprato al Bunpat ( è una tradizionale festa della città in cui i commercianti cittadini svuotano i  magazzini e offrono a buon  prezzo i loro prodotti. ) Il vestito è molto carino ed il prezzo era veramente di occasione.
Il tema di questo post è appunto improntato sulle  consolanti consuetudini. Un po' tutti noi , immagino,  abbiamo delle piccole abitudini che rendono la giornata più accettabile. Queste azioni , ripetute come un rito all'interno della nostra giornata , diventano la corazza che ci protegge  dalle frustrazioni che  subiremo inevitabilmente nelle ore successive.
Ora : la mia  rassicurante consuetudine inizia al mattino prestissimo.  In quel momento i miei gesti devono essere sempre gli stessi nello stesso tempo con la stessa concentrazione, con la stessa lentezza morbida e muta. 
Mi alzo e porto il pc portatile in bagno. Lo accendo mentre mi lavo  il viso ed i denti. Mi metto una maschera sul viso e faccio pipì leggendo le mail per  cercare risposte a certi annunci inviati in questi giorni . Leggo , quindi, i titoli  dell' ANSA . Solo i titoli. Caso mai fosse successo qualcosa di grosso non me lo voglio perdere. Poi  Spengo.  
Mi lavo la maschera dal viso , passo la crema ed un apparecchietto simpatico per praticare la vacum terapia.
Quindi sveglio mio marito sempre dicendo: " ma ancora dormi? " E' un rito questa mia frase. Mi piace .  Mi vesto in un 'altra stanza riservata solo a me.Che è un vero casino. Mi trucco svogliatamente. Non mi piace truccarmi e metto solo la matita nera negli occhi, il fard. Il rossetto lo metterò dopo colazione.
Vado in cucina e chiamo la mia meravigliosa gatta. " Bella!!! " Si chiama Bella. Come altro potrebbe chiamarsi?  E' bellissima.  Anche  ora i gesti sono sempre gli  stessi di ogni giorno: la gatta salta sul tavolo mentre io lavoro per lei. Preparo l'acqua fresca, aspetto che beva un po'. Lei beve pochissimo. Poi Scelgo accuratamente il suo cibo. Meglio manzo? Forse sardine? O carote e fegato? . Quando ho deciso , verso il contenuto in una scodella ,  aggiungo la crema vitaminica. E Finalmente poso tutto in terra. Guardo Bella mangiare per qualche minuto. E' così intimo e passionale quel momento di cibo e silenzio, e lo condividiamo con vera gioia animale.
Allora penso a me. Le pastiglie vitaminiche, l'acqua. Poi preparo in sala il tavolino basso , alla giapponese.  Si trova davanti al televisore. E' qui che la mia consuetudine consolante prende veramente  corpo. Apparecchio con cura scegliendo  biscotti , corn flakes , brioche , i dolci particolari per mio marito, il miele per me, il dolcificante per lui. Preparo il caffè con tanto macinato. Mi piace forte e cremoso. Scaldo il latte e verso i liquidi nelle tazze gemelle. Mio marito passa per andare in bagno e mi dice che sono vestita bene , che sono carina: anche questo serve per far andare meglio  la giornata
Quando è tutto pronto e mio marito è arrivato vestito e sveglio del tutto  accendo il televisore sulla rassegna stampa di  sky. Ecco qua.  Il sole filtra beige dalle finestre e la notizie, a guisa di piccole raffiche veloci , giungono a noi.    E noi  facciamo qualche commento leggero e gustiamo il caffè insieme a questa  mattina che ci vedrà magari discutere su questo e quello senza più sorridere tanto. Per questo il momento è sacro e fa di ogni giornata un tempo  più sopportabile.

giovedì 8 settembre 2011

CUOR DI LEONE E LE COSE DA FARE


 Cuor di Leone  non fa che smentire se stesso. Piccolo. Scrive che non vuole più vederci e poi eccolo qui sempre presente accanto a noi  presso il tavolo delle trattative anche se con  il profilo più  mesto e confuso che mai.
Caccia fuori il suo fogliettino: il fogliettino delle cose che farà nei prossimi mesi. Dolcezza. Vi immaginate, miei sempre  adorabili e pazzi lettori, che il fogliettino contenga  un testo ampio ed  argomentato? Immaginate male:  ci presenta  con orgoglio solo  quattro righe e in  tre   sono elencate delle  attività completamente  organizzate da associazioni estranee al suo servizio. Beato lui.
Beato lui perchè, malgrado sia così inetto, incompetente, inadatto, inoperoso povero pippo ,  non lo sa  e saltella come un pollo . 
Quando parla, malgrado dica poco e male  alla fine  si gusta soddisfatto la saliva che ha utilizzato per sciogliere la lingua  arsa dal fiato che ha consumato e gli pare d'avere compiuto il suo destino: essere presente con un discorso  compiuto nel mondo degli adulti. 
io gli dico: sii coerente. Non venire quando ci sono io , come hai promesso.  Non avevi , forse , scritto che non avresti sopportato ulteriormente questa situazione ponendo in calce alla patetica missiva un  altrettanto patetico e lacrimevole  "  Con amarezza" ? Cosa ne è stato dei tuoi propositi di non    affiancarci? Sii uomo e mantieni le promesse fatte in modo così struggente e poetico.  Stacci lontano. Non sentiremo la tua mancanza . Non hai pensato nulla, non hai progettato nulla . Cosa vieni a fare?  Potremo, senza indulgere ancora,  andare direttamente dal produttore al consumatore senza passare da un portavoce che non ha voce: ossia tu. E che dire delle tue mille lettere? Quando le scrivi sono felice. Dirai: perchè? 
Perchè ti svelano . Mica è facile capire al volo come sei fatto dal tuo modo di camminare, dallo sguardo torvo e svirgolo  con cui ti presenti. Non è mica facile capire dalle poche parole che pronunzi  quanto tu sia incompetente e nevrotico.  La fisionomia non tradisce  la psicopatia che ti dilania. Invece le tue lettere aprono nuovi orizzonti a chi ancora non aveva percepito il malessere che ti muove. Sono la testimonianza della tua inettitudine. Ciccio bello, scrivi ancora . dai.  Fammi godere.



lunedì 5 settembre 2011

MANOVRA FINANZIARIA 2011 E SINDACATI A SEGUITO



La commissione bilancio del Senato, che ieri ha approvato la legge di bilancio, sposta il tiro sul diritto del lavoro e vota a maggioranza un comma che, se approvato, semplificherebbe il ricorso ai licenziamenti anche nelle aziende con più di quindici dipendenti.
Si tratta di una modifica sostanziale all’articolo 8 della finanziaria. In sostanza, si prevede che la contrattazione aziendale possa derogare agli accordi e a leggi dello Stato (come lo statuto dei lavoratori). I contratti sottoscritti a livello aziendale o territoriali potranno «operare anche in deroga alle disposizioni di legge che disciplinano» il lavoro. La novità non si applica ad alcune categorie, come le donne incinte, in procinto di sposarsi o in congedo per la malattia di un figlio.
Il sindacato si appresta allo sciopero martedì 6 settembre.
Ma lo smantellamento dei diritti dei lavoratori e persino della pubblica amministrazione è iniziato già da un ventennio.
Ho ritirato la mia tessera sindacale un bel po' di anni fa, quando i sindacati hanno cominciato ad accettare qualsiasi condizione e firmavano qualsiasi contratto, dalla nascita di  figure strapagate  all'interno della pubblica amministrazione  alle  piccole mancanze di tutela per una minoranza di lavoratori che non prevedevano il coinvolgimento della massa.
Da allora molti dei  rappresentanti sindacali si sono dati alla politica  presentandosi candidati alle Regioni , ai Comuni alla Provincia. E questo è emblematico per un ruolo che dovrebbe essere in qualche modo di controllo e di vigilanza  degli amministratori e quindi di netta contrapposizione culturale.  Sembrerebbe, dato l'enorme emigrazione dagli scranni dei rappresentanti sindacali a quello degli amministratori pubblici , che ci sia invece una segreta e inquietante  commistione.
Ma, direte, questo può sembrare il solito lamento populista che non porta a nulla.
Non lo vuole essere. Non serve al lavoratore assentarsi dal lavoro quelle otto ore per rintanarsi il restante del tempo in una rassegnazione muta e accondiscendente .  Un'opera di tutela e di confronto non può avere  delle assenze e addirittura delle complicità così equivoche come quelle  che il  sindacato ci ha abituato a vedere  in tutti questi anni.
Quindi non sciopero. Non sciopero perchè non posso privare i miei figli di una somma di denaro  indispensabile , ora.  Non sciopero perchè si devono trovare altre forme di confronto, di protesta, di coinvolgimento.  Di partecipazione. Non sciopero perchè i sindacati non mi hanno convinto in questi anni. Che i loro rappresentanti  diano prova di autenticità, di sincerità , di convinzione non traslocando sempre  dopo qualche anno di militanza ( direi  morbida e lasciva)  dalla parte  a cui si  contrappone.
Mi sento usata, trascinata, messa da parte ma cotta  a puntino. Non mi piace questa manovra , ma anche meno l'attività maldestre e equivoca dei sindacati , che lasciano correre che si distraggono, che approvano e nascondono la mano. Si fanno i fatti loro per tanti mesi all'anno  e ritirano due volte l'importo nel mese di dicembre.
Ed anche se tutto questo è avvilente, degradante  non posso associarmi a questa protesta tardiva, confusa e indetta da chi, facendo troppi errori , ha contribuito  al verificarsi di questa condizione.





giovedì 1 settembre 2011

DA LEGGERE

Piero Bevilacqua


«Ma la sinistra non c'è» titolava mestamente un suo editoriale Valentino Parlato, a proposito della risposta del Pd alla prima manovra del governo. E' inevitabile, tutte le proposte moderate mostrano la corda, quando
le contraddizioni della realtà si fanno estreme.  l'espressione di Parlato oggi dovrebbe assumere un significato più largo e in parte diverso. Ci sono altre assenze non volute e non meno importanti. Non c'è la sinistra cosiddetta radicale in Parlamento, che pure esiste nel Paese e nelle   amministrazioni locali, e tuttavia non può fare sentire la sua voce in sedelegislativa.
Ma soprattutto non è rappresentata e non ha voce unitaria la sinistra dei movimenti, dei comitati per i referendum, delle migliaia di organizzazioni territoriali, dei blog, dei comitati studenteschi, delle donne, e insomma di tutto quel vasto arcipelago che non solo è stato protagonista delle lotte negli ultimi anni, ma è emerso come volontà politica unitaria alle recenti elezioni amministrative e ai referendum.

La contraddizione qui è ancora più marcata, perché questo soggetto plurimo e frammentato ha immesso nello stanco dibattito pubblico i temi di una nuova cultura politica, coinvolgendo in una critica radicale non solo il berlusconismo, ma la strategia trentennale del capitalismo mondiale che va sotto il nome di neoliberismo.

Ora il problema è quale risposta organizzare di fronte a quella vera e propria "vendetta di classe" come è la manovra governativa nella sua pur non definitiva architettura. Come rendere di nuovo protagonisti le donne e gli uomini che hanno mostrato una capacità di far politica anche fuori dei partiti e che oggi non sono

nei luoghi in cui si prendono decisioni rilevanti. E non c'è dubbio che una prima trincea su cui mobilitarsi riguarda la difesa dei risultati referendari, su cui più volte ha richiamato l'attenzione Ugo Mattei. Ma proprio tale urgenza mi spinge a riflettere su almeno due rischi che incombono sui nostri tentativi.

Il primo di questi è senza dubbio di farsi logorare in una lotta di semplice difesa dei risultativi legislativi raggiunti. Il secondo è il pericolo di disperdersi in una infinità di rivendicazioni diverse, non unificate da un
obiettivo di ampia portata e mobilitante. La politica dei movimenti si fa sempre con l'energia di un qualche potente motore autonomo.
Ora a me pare evidente che oggi il problema dei problemi, in Italia come in gran parte del mondo, sia il lavoro: la sua mancanza, la sua precarietà, i sui diritti  violati. Nel 2010 nel nostro Paese si contavano 2,2 milioni di disoccupati e almeno 7-8 milioni di precari. Non c'è, si può dire, famiglia con prole adulta, di qualunque ceto, dalle Alpi alla Sicilia, in cui non si ponga il problema lavoro,soprattutto per i giovani. Su tale terreno la sinistra tradizionale e la Cgil si mobiliteranno.

Ci sarà probabilmente uno sciopero generale, si svolgeranno grandi manifestazioni negli spazi simbolici consueti. Sforzi organizzativi e politici importanti, certamente. Io credo, tuttavia, che oggi occorra inoltrarsi in una nuova frontiera di mobilitazione, capace di trascinare i cittadini più durevolmente nell'agorà della discussione partecipata. Non possiamo riempire per un giorno le piazze d'Italia e poi tutti a casa. Non basta più, sia come forma di lotta, che come modalità di elaborazione dei contenuti. Né è più sufficiente limitarsi a denunciare la precarietà di vita che angoscia i nostri ragazzi. Benché tale denuncia acquisti oggi, dopo i fallimenti che « il lavoro flessibile» in Italia ha dovuto registrare anche in termini di sviluppo, una forza dirompente.

Essa mostra senza più schermi la vergogna di una classe dirigente che ha puntato sull'immiserimento della nostra gioventù per tenere in moto il processo di accumulazione capitalistica. Il profitto di oggi a tutti i costi, anche a costo di compromettere il futuro dei propri figli. E tuttavia è necessario mostrare idee alternative. Occorre dunque fare tesoro della esperienza stessa dei tanti comitati  di lotta, che discutono e si mobilitano periodicamente sul territorio - un modello di partecipazione che ha trovato un'estensione e un'applicazione simbolicamente efficace nel movimento M-15 in Spagna - ma che ora progettino nuove possibilità di lavoro.

Io credo infatti che sia possibile offrire occupazione a centinaia di migliaia di ragazzi valorizzando le aree interne della Penisola, sviluppando l'agricoltura biologica di piccola scala, sfruttando produttivamente la
forestazione, tramite i lavori di manutenzione urbana, curando i beni culturali e il paesaggio, ecc. La finalità di simili iniziative non è solo creare occupazione promuovendo economie e servizi di elevata qualità sociale, ma fare emergere nuovi gruppi dirigenti, specie fra i giovani, che debbono al più presto sostituire una generazione di politici palesemente inadeguata.

Ebbene, sono convinto che simili iniziative conseguirebbero più vantaggi. Innanzi tutto, possono raccordare una varietà ampia di tematiche (dalle energie pulite all'Università) e di rivendicazioni attorno al tema centrale del lavoro. Possono inoltre mettere insieme, nel territorio, forze importanti e spesso inerti per assenza di progetto: sindacati, associazioni, amministratori locali, ricercatori, presidenti di parchi, le forze politiche interessate e sopratutto i giovani. Il loro protagonismo è essenziale e la rete, com'è noto, offre uno strumento attivo di partecipazione. Per i giovani coinvolti la riflessione sulla disoccupazione deve trasformarsi in occasione di creatività sociale, una opportunità di formazione civile e politica. Io penso che tale sforzo di concertazione su obiettivi mirati debba metter capo a quelle che chiamerei - con una vecchia espressione del movimento contadino - le Assisi del lavoro. Assemblee in cui si delineano alcune linee generali di azione. Iniziative a scala regionale, che possono magari unificarsi in seguito, ma che devono muoversi entro spazi
territoriali definiti. In Calabria, in autunno, alcuni gruppi politici,sindacalisti, intellettuali proveranno a progettare qualcosa del genere. In questa regione, la sinistra a cui allude Parlato, si è disintegrata. E i problemi sociali sono enormi.

Ora, è evidente che non tutti gli obiettivi occupazionali individuabili nelle Assisi sono a portata di mano. Alcune attività sono produttive e si autofinanziano, altre necessitano di un minimo sostegno pubblico. Inoltre
richiedono tempo e le condizioni in cui si verranno a trovare milioni di persone nei prossimi mesi saranno, com'è prevedibile, drammatiche. Ebbene, io credo che le Assisi, perché abbiano anche un forza politica immediata, debbano porre al centro delle loro rivendicazioni un obiettivo unico ben definito. Un obiettivo semplice, comprensibile a tutti, in grado di caricare l'intera gioventù italiana di una forza politica dirompente. Questo obiettivo è il reddito universale di cittadinanza. Tema, com'è noto, assai dibattuto e controverso. A mio avviso si tratta di una rivendicazione storicamente ormai necessaria. La nostra società ha sempre meno bisogno di lavoro per produrre merci e servizi, e tuttavia, mentre pone nel reddito la base della cittadinanza e della stessa vita delle persone, condanna chi ne è privo all'angoscia quotidiana. E questi condannati sono ormai tanti, crescono di giorno in giorno.
Occorre cominciare a separare la percezione del reddito dalle attività produttive. Non possiamo più attendere lo sviluppo che creerà finalmente la piena occupazione.
Questa è una nostalgia utopica dei vecchi sviluppisti. Oggi saremmo in una diversa condizione se l'opposizione organizzata del movimento operaio avesse potuto utilizzare l'enorme incremento della produttività del lavoro dell'ultimo mezzo secolo per un dimezzamento della giornata lavorativa. Meno lavoro per ognuno, più occupazione per tutti. Ma così non è stato e i rapporti di forza attuali, la cultura dominante, non rendono praticabile il progetto. Ma il reddito di cittadinanza sì, è un obiettivo alla portata, un grimaldello potente in grado di sollevare una forza d'urto formidabile contro le attuali classi dirigenti. Non solo perché in alcuni Paesi d'Europa è attivo da tempo. È probabile che diventi una condizione di sopravvivenza dello
stesso sistema, che ne cambi strutturalmente la natura. Il capitale è un mostro dalle mille vite. Ma ha un punto di fragilità insormontabile: per realizzare profitti, le merci sempre più abbondanti che produce in ogni angolo del mondo, deve venderle. Altrimenti anche il rutilante sopramondo finanziario che lo sovrasta si sgonfia. Come una bolla, per l'appunto.

Nel suo Finanzcapitalismo, Luciano Gallino ha ricordato che nel 2009, in piena crisi, sono stati spesi in pubblicità, nel mondo, poco meno di 550 miliardi di dollari. Consigliamo sommessamente di passare il danaro direttamente ai consumatori. 

D'altra parte, restando all'Italia, il gruppo di Sbilanciamoci.info ha mostrato, con la sua contromanovra quante risorse si possono ricavare, in una società opulenta, qual è l'Italia, nonostante tutto. La ricchezza trabocca, ma dalle mani di pochi. E tuttavia sarà sempre più difficile per chiunque, se si abbraccia un tale obiettivo, replicare che «non ci sono i soldi», mentre lo Stato centrale, tanto per fare un esempio, sperpera ingenti risorse per una guerra lontana e da gran tempo perduta.