
Dunque lei non pensava, ma viveva come eterno il senso di animosità velenosa che le dilaniava la coscienza. Avrebbe potuto rassegnarsi a subire l'onda della sofferenza, lasciarla posare sul suo corpo come marea inevitabile ma passeggera, invece, decise di assecondarla, incoraggiarla e viverla perdutamente. SUONO', DUNQUE.
Gabriele, ignaro, la fece salire.
Lei aveva occultato la sua perfida urgenza sotto un sorriso amabile e mondano.
Ricorda, lei, che Gabriele aveva cominciato a farle qualche scatto a caso mentre lei conversava casualmente o sorseggiava il the che le aveva offerto. Poi l'aveva fotografata mano a mano che si liberava dei suoi indumenti a guisa di un gioco per - verso ma virtuoso e infine l'aveva presa più e più volte nella sua camera da letto di cui lei ricorda solo l'oscurità malevola ed il disordine acre e putrido.
Non ricorda altro che il pensiero incessante della ferita inferta a se stessa ed a lei quale risarcimento fittizio e superfluo di una manchevolezza inevitabile.
Pensava sempre: " E' solo un uomo" con il senso di disprezzo ed autodistruzione che premeva nelle viscere e che annebbiava la sua identità lacerata.
Tutto finì quel giorno. Lei non la vide più.
Seppe, in seguito, che lei si era trasferita in una nuova città con un nuovo amore e da lì a poco anche lei si trasferì in provincia. Non tornò mai più in quei luoghi ed in quel tempo e non vide neppure mai più Gabriele . Sino a qualche giorno fa.
Lei era nel negozio di una sua amica di città quando si accorse che l'avventore appena entrato era quel Gabriele CHE AVEVA CONOSCIUTO. Appena lo vide INSORSE inaspettato un rigurgito d'odio e di acredine creduto esaurito negli anni. Invece no. Era intatto se non raffinato dal tempo e dalla maturità imparata. Lo guardò intensamente : aveva persino lo stesso giaccone di pelle ora sbiadito e macchiato dall'uso . Il suo zoppicare non era più gradevole alla vista, ma , anzi, accentuava la sua vulnerabilità e la sua debolezza. I capelli erano grigi e spenti. Il viso ERA non sbarbato e segnato da rughe profonde. I gesti dimessi e il capo chino lasciavano intuire esperienze tristi e sconfitte cocenti. Lei invece, appoggiata allo stipite della porta oltre il bancone, aveva i modi ed il tono brillante di chi determinava il proprio passo.
Lei cercò di richiamare alla mente il giorno vissuto in quel tempo: le sue carezze esperte, la sua condotta fiera di uomo vincente. I movimenti risoluti e prepotenti nell'atto sessuale.
E d'istinto sorrise,perciò, del riso sottile e maligno di bimba cattiva.
6 commenti:
Sono quattro i candidati ufficiali alla leadership del partito democratico. TU CHI SCEGLI?
Vieni ad esprmere la tua preferenza su LIBERALVOX!
....della serie pensare solo alla promozione del proprio blog e sbattersene le palle di ciò che scrivono gli altri. Please, non ripassare mai più da me.
Mah!!! Cara la mia bimba cattiva l'esclamazione non era per te ma per quell'incredibile personaggio che si chiama liberalvox. Una specie di venditore di saponette in un negozio di gioielli.
Hai un bel po' di segreti dentro l'armadio e se la mano nella pioggia è la tua forse sei mancina e piangi come la foto.
Un racconto triste e avvolgente. Uuna favola che finisce male.
Ma Piero, sei così sicuro che sia una storia vera e non spicciola letteratura?
bellissimo racconto,complimenti,ciao antonella.
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