Per questo bisogna ascoltarsi attentamente nell'agire perchè l'atto non è fuori di noi, ma ci rappresenta intimamente. Bisogna rallentare i modi, approfondire il confronto col nostro SE' nell'accingersi all'incontro con l'altro. Io sono ciò che faccio. Nell'atto mi muovo e forgio l'istante eterno della mia anima.
lunedì 31 agosto 2009
TU SEI IL MODO CHE SEI
Per questo bisogna ascoltarsi attentamente nell'agire perchè l'atto non è fuori di noi, ma ci rappresenta intimamente. Bisogna rallentare i modi, approfondire il confronto col nostro SE' nell'accingersi all'incontro con l'altro. Io sono ciò che faccio. Nell'atto mi muovo e forgio l'istante eterno della mia anima.
domenica 30 agosto 2009
EROS E' AMORE

Non so separare, non so accantonare niente della mia persona dal momento che presto attenzione oltre me all'altro o le altre manifestazioni dell'universo.
Non comprendo, dunque, chi si allontana , sapendo perfettamente il motivo della defezione, stabilendo di non avere desiderio. Allora mi rendo conto che non c'è mai stato. L'amore non ha definizioni di sorta, perchè è un evento che si muove e si esprime nel proprio spirito e nel gesto del proprio corpo. SICURAMENTE NON PUO' SOLO IDENTIFICARSI ESCLUSIVAMENTE NEL DESIDERIO. Mi sorprende come sia facile allontanare se' stessi dal proprio desiderio e lasciare ad esso uno spazio privo di identità e di pathos. Eppure avviene. E avviene ed avviene ripetutamente sottraendo all'individuo la sua capacità di perdersi nell'altro e di vivere pienamente con tutto se' stesso fatto di anima e carne immacolata. Perchè l'eros trascende l'uomo e la sua immagine , crea e fantastica l'emozione che suscita l'incontro . Solamente in questa partecipazione totale l'eros si sviluppa e ci sostiene. Chi non si pone in questo senso , ammaliato dalla facilità della spinta del desiderio perde un'occasione: l'occasione di scoprire se' stessi e di rivelarsi nella propria pienezza. Un vero peccato. Davvero. Un peccato mortale.
Ma peggio per lui.
venerdì 28 agosto 2009
CHI SONO?

martedì 25 agosto 2009
LA DOMANDA ETICA
Mi è capitato d'essermi meravigliata di certe disumanità (quando per umanità si intende l'attenzione ed il riconoscimento da parte degli altri della specificità che siamo che è imprescindibile da noi e non intercambiabile ) Non parlo solo di amici o amanti che tradiscono e non ti dicono la verità , ma proprio della sensazione d'essere irrilevanti e quindi non necessari o meglio ancora che non sia presente negli altri un modello virtuoso a cui fare riferimento per l'incontro con l'altro .
Vado discutendo, senza ritegno e senza un reale scopo , di questo mio senso morale che mi preme nelle viscere come un istinto animale.
Chiedo: " Perchè mi hai fatto questo?" e percepisco nel mio sterile lamento una domanda a cui non si può rispondere. Il senso morale non può essere un bisogno , ma un urgenza profonda come il battito del cuore.
La domanda morale non può essere stabilita nè nutrita di progettualità . Il senso etico del nostro stare al mondo con gli altri , per quanto dalla nascita siamo posizionati in una collettività e da lei ci sentiamo tutelati, è sempre una cosa individuale, che si elabora nella ricerca dell'azione corretta e nel comportamento da adottare.
Il senso morale non può che svilupparsi nella domanda della sua esistenza, nell'impegno dell'azione, nell'incertezza del gesto che deve essere pensato, riconosciuto dall'essenza profonda di noi stessi. Messo in discussione, anche.Patito.
Non si tratta di demonizzare l'errore. L'errore conosce lo stesso sentiero del giusto, ne condivide i clamori, ma non il dubbio.
Per questo, soprattutto per questo ci può servire essere il più possibile trasparenti a noi stessi, partecipi con la nostra vera coscienza agli altri e quindi non mentire e non mentirsi. non mistificare e camuffarsi dietro verità organizzate.
domenica 23 agosto 2009
CAMOGLI










giovedì 20 agosto 2009
LA CRUDELE VERITA' E L'INEVITABILE MENZOGNA

Mi chiedo se sia facile.
O meglio : se è facile capire, per chi AGISCE, se i suoi gesti sono sinceri oppure no.
Non so come ci si muoveva in altri tempi.
Di sicuro questa società s'è creata delle verità immutabili e non negoziabili. Chi sta in questo mondo se le trova abbarbicate alla propria vita tanto da sentirle e crederle proprie.
La verità del mondo diventa un rimedio al suo dolore e da un senso all'esistenza collettiva e sociale.
Sento dire: " meno male non mi sono sposato" e chi lo dice crede d'essere sincero.
Sento dire" Sono contento d'esser solo" " sto benissimo " " sono onesto"
Si costruisce, l' uomo, una risposta a domande che non vuole più porsi, a sofferenze che non sa gestire. Non ne ha la forza. Non sempre ne ha l'indole mentale.
Questa maschera diventa la sua vita autentica indistinguibile dall'illusione, priva di qualsiasi speranza. Qui vi regna il silenzio (ANCHE SE CI SONO MOLTE PAROLE) . Il dubbio non ha possibilità di svilupparsi.
Questo è l'uomo , oggi, con questo sguardo allucinato, con questa certezza comportamentale che lo rende sincero e lo fa sentire libero. Ma non è questo, non è questo.
D'innanzi a queste virtuose apparenze c'è una voce ombrosa e crudele che invita all'incontro con la potenza della natura, del cosmo intero . E' una voce crudele, ma ridondante di pulsioni ardenti, di abissi misteriosi e affascinanti, di cupi e malvagi messaggi , di astrazioni sublimi e potenti. Di verità lampanti , quindi, di luce nuova che si vede solo quando siamo in grado di strapparci dal giogo delle convinzioni acquisite, delle idee indiscutibili. Dalla paura.
Ma non è un traguardo facile da raggiungere. L'esistenza ci pone altre strade che sono più agevoli.
Allora succede che si diventa sordi e si crede d'essere nel giusto per non soffrire, non indagare. non svelare.
Si tende a irrigidirsi sulle proprie posizioni chiuse e ottuse e ci si blocca ad un livello di sviluppo che si concentra essenzialmente sulla superficie apparente degli eventi, verso i quali quindi si tende a mettere in atto comportamenti di controllo e di manipolazione proprio per evitare di essere da questi eventi dominato e sopraffatto. Si diventa perpetratori della propria stessa nevrosi. Tutto questo in perfetta buona fede.
L'uomo si sente inadeguato, non amato, non apprezzabile e diventa così proprio perchè maschera la sua alienazione , la nega tanto da non potersene più liberare. Fa parte di lui e la sua autenticità si esprime in tal senso. Si inganna senza accorgersene.
Come possiamo parlare di autenticità, di verità e di speranza?
mercoledì 19 agosto 2009
ESSERE VISTI

martedì 18 agosto 2009
THE LOVELY GIRL AND HER BEST FRIEND
NON C'E' PIU' TEMPO

lunedì 17 agosto 2009
STORIA DELL'AMORE CHE NON E' MAI UGUALE - ULTIMA PARTE

Dunque lei non pensava, ma viveva come eterno il senso di animosità velenosa che le dilaniava la coscienza. Avrebbe potuto rassegnarsi a subire l'onda della sofferenza, lasciarla posare sul suo corpo come marea inevitabile ma passeggera, invece, decise di assecondarla, incoraggiarla e viverla perdutamente. SUONO', DUNQUE.
Gabriele, ignaro, la fece salire.
Lei aveva occultato la sua perfida urgenza sotto un sorriso amabile e mondano.
Ricorda, lei, che Gabriele aveva cominciato a farle qualche scatto a caso mentre lei conversava casualmente o sorseggiava il the che le aveva offerto. Poi l'aveva fotografata mano a mano che si liberava dei suoi indumenti a guisa di un gioco per - verso ma virtuoso e infine l'aveva presa più e più volte nella sua camera da letto di cui lei ricorda solo l'oscurità malevola ed il disordine acre e putrido.
Non ricorda altro che il pensiero incessante della ferita inferta a se stessa ed a lei quale risarcimento fittizio e superfluo di una manchevolezza inevitabile.
Pensava sempre: " E' solo un uomo" con il senso di disprezzo ed autodistruzione che premeva nelle viscere e che annebbiava la sua identità lacerata.
Tutto finì quel giorno. Lei non la vide più.
Seppe, in seguito, che lei si era trasferita in una nuova città con un nuovo amore e da lì a poco anche lei si trasferì in provincia. Non tornò mai più in quei luoghi ed in quel tempo e non vide neppure mai più Gabriele . Sino a qualche giorno fa.
Lei era nel negozio di una sua amica di città quando si accorse che l'avventore appena entrato era quel Gabriele CHE AVEVA CONOSCIUTO. Appena lo vide INSORSE inaspettato un rigurgito d'odio e di acredine creduto esaurito negli anni. Invece no. Era intatto se non raffinato dal tempo e dalla maturità imparata. Lo guardò intensamente : aveva persino lo stesso giaccone di pelle ora sbiadito e macchiato dall'uso . Il suo zoppicare non era più gradevole alla vista, ma , anzi, accentuava la sua vulnerabilità e la sua debolezza. I capelli erano grigi e spenti. Il viso ERA non sbarbato e segnato da rughe profonde. I gesti dimessi e il capo chino lasciavano intuire esperienze tristi e sconfitte cocenti. Lei invece, appoggiata allo stipite della porta oltre il bancone, aveva i modi ed il tono brillante di chi determinava il proprio passo.
Lei cercò di richiamare alla mente il giorno vissuto in quel tempo: le sue carezze esperte, la sua condotta fiera di uomo vincente. I movimenti risoluti e prepotenti nell'atto sessuale.
E d'istinto sorrise,perciò, del riso sottile e maligno di bimba cattiva.
STORIA DELL'AMORE CHE NON E' MAI UGUALE - TERZA PARTE

Lei passava ore ed ore a lisciarle i lunghi capelli e tra le mani riconosceva il calore della propria pelle ed i movimenti familiari dei suoi fianchi. Le sue dita leggere attraversavano sentieri conosciuti e amati da sempre come se quel luogo e quel tempo non potessero che essere l'unico luogo e l'unico tempo da vivere e di cui dissetarsi. Era nel suo corpo eppure era un' altra da lei, poteva quasi respirare all'unisono tanto rispondeva il suo palpito a quello di lei, tanto le era noto il fremito.
Ma un pomeriggio lei non venne all'appuntamento. E neppure il giorno dopo ed il giorno ancora successivo.
Andò a casa di lei che l'accolse, ricorda ancora, in accappatoio serena e sorridente. Lei, quindi, Disse: " Ma, cara Ceci, Devo stare con il mio uomo"
Lei ascoltò dapprima senza parlare, ma anche in seguito, mentre parlava di fiducia, di legame, di incontro, di comunione, nello stesso tempo sentiva che ciò che era successo era grondante di autenticità e di logica, quella logica che prevale nei ruoli stabiliti, nei comportamenti acquisiti.In quel vivere sociale che non riconosceva dedizioni diverse e che sentiva ostile ciò che non comprendeva. Era la voce di un accordo indiscutibile.
Lei ripeteva tra se' : " Il suo uomo" e le pareva il suono come scandaloso. e le pareva l'epiteto come un ingiuria infamante e distruttiva.
Si sentì soffocare dall'odio. L'incanto oramai era svanito. Era stata ricondotta ad un ruolo che non aveva chiamato, era stata costretta ad indossare un abito ripudiato.
Ella stessa era stata respinta ed annullata. Non era nulla. Non era un uomo, sicuramente.
Uscì dalla casa correndo sulla strada. Era l'ombra dell'amore che la indirizzava: ossia un odio lacerante e doloroso.
Le parole riecheggiavano nella sua mente in modo ossessivo e mistificante. Pensava: " E' il mio uomo" pensava ancora " E' il mio uomo" e mentre ripeteva come cantilena infantile la frase odiosa che l'aveva ferita, si accorgeva che andava trasformandosi in altro. Era diventata infatti una frase del tipo: " Lui è solo un uomo" e ripeteva: " Lui è solo un uomo" rivestendo le sillabe di significati puerili e inoffensivi.
Ancora pensava: " ma lui è solo un uomo" ma nient'altro che un senso di odio e di vendetta maligna le occupavano la mente,Ripeteva ossessivamente: " Ma lui è solo un uomo" e null'altro se non un senso di disfatta incolmabile riempiva il suo cuore. Con queste premesse criminali lei suonò il citofono di Gabriele......proprio lui, proprio di quell'uomo per cui era stata così profondamente ferita.
domenica 16 agosto 2009
STORIA DELL'AMORE CHE NON E' MAI UGUALE - SECONDA PARTE

Lei ricorda ancora quel viaggio a Firenze insieme. Ricorda i pellegrinaggi tra le piazze e le vie splendide di quella città. Ricorda ancora le notti insonni fatte di racconti di illusioni e di desideri.
Al ritorno lei l'aveva accompagnata a casa con la sua auto. Erano state così bene insieme che s'era fatta cupa e scontenta davanti al suo portone.
Lei, allegramente aveva appoggiato i lunghi capelli biondi sulla sua spalla e l'aveva esortata:
"Dai salutami, cara"
Lei l'aveva baciata sulla guancia per il consueto commiato diventato il rito della loro separazione, ma quella volta lei non s'era allontanata e non era scesa dalla sua auto. Invece, aveva detto seriamente: " ma solo così mi saluti?"
Fu in quell'istante, dunque, che riconobbe come per una folgorazione tempestiva ma in qualche senso tardiva ,infine ,quel che era lei e quel che significava l'ardore del loro gioco e di quell'emozione.
Fu in quel momento prezioso che lei seppe d'essere esattamente ciò che lei si aspettava e voleva e c'era e dunque sentiva profondamente nell'eternità del sentimento fattosi gesto , fattosi carezza.
Non poteva e non voleva negare il richiamo ed il sogno anche se l'avrebbe condotta in luoghi di inquietudine ed incertezza: s'avvicinò alle sue labbra per il loro primo bacio di passione e d'amore.....
sabato 15 agosto 2009
STORIA DELL'AMORE CHE NON E' MAI UGUALE- parte prima

Lei, invece, era dolcissima.
Aveva i capelli biondi, sottilissimi e gli occhi celesti. A quel tempo lei soffriva di bulimia: si gonfiava in poche settimane per sgonfiarsi nel medesimo tempo e diventare molto magra.
Erano giorni miracolosi per la loro amicizia. Poichè si sapevano diverse una dall'altra, potevano palesare la loro individualità senza timore di doversi immedesimare con le urgenze di una delle due.
Quanto lei era dolcissima tanto l'altra era ruvida e sobria, ma nello sguardo e nell'attenzione che prestava alla loro amicizia lei dimostrava una vulnerabilità disarmante.
Il tempo era anche quello del dubbio, dell'inquietudine. Era il tempo della delusione.
A lei, che ora ricorda, pare che quel tempo non sia ancora finito. Perchè non bisogna smettere di idealizzare la propria realtà per poterla costruire conforme alle nostre aspirazioni.Perchè la stabilità non paga la perdita della speranza. Lei raccontava appassionatamente le sue speranze e lei , che era più rassegnata, scuoteva la testa e spesso sorrideva malinconicamente.
A quel tempo avevano entrambe un boy friend. Una aveva una relazione tranquilla, stabile con un ex compagno di scuola. L'altra aveva appena conosciuto Gabriele, un fotografo freelance con l'aspetto del bel tenebroso. Questi aveva il passo claudicante , il risultato dei postumi lasciati da un incidente di moto, che invece di conferirgli un aspetto sgraziato, lo rendeva, se mai fosse stato possibile, più fascinoso e inquietante.
Lei non dava troppa importanza a quelle relazioni. Erano, per lei, come una cornice di sfondo alle emozioni che sgorgavano inarrestabili dalla sua anima. Erano, per lei, un movente per le loro conversazioni intime ed appassionate durante tutti quei lunghi pomeriggi estivi......
giovedì 13 agosto 2009
LE GIOIE DELLA VITA

Vabbè, vabbè… le ferie (si sa) portano un po’ di svaccamento .. si pensa meno e si scrive anche peggio . In questo caso: no. Ho voluto compiere un atto ponderato e culturalmente di spessore: ossia farmi scattare questa foto.
C’è un antefatto: un assiduo e vecchio lettore si è lamentato che le mie foto hanno in comune sempre la stessa posa. Quale posa sia non l’ha detto. ( non gli è bastato vedermi in camper, moto, che suono la batteria, a letto, in sala, in ufficio, in cyclette ecc.ecc.)
In ogni caso ciò che ha scritto ha un fondo di verità drammatica. Perciò ho voluto andare al nucleo del problema.
Ho compreso alfine: per chi è avvezzo a visitare siti con immagini femminili deve essere un po’ frustrante guardare il mio blog.
Avevo pensato, per emulare tali immagini (senza avere la presunzione di poter mai giungere agli stessi risultati), di farmi una piccola cultura sulle foto nel web : qui le donne vengono ritratte su grate di acciaio a testa in giù oppure rovesciate su pendii artificiali, con le braccia attaccate a rami alti e cose simili.
Non posso arrivare a tanta raffinatezza, ma lo stesso ho voluto accontentar il lettore insoddisfatto.
Ecco a te mio caro e vecchio lettore : un' immagine originale in una posa diversa dalle altre e te la cedo senza alcun pagamento di diritti di copyright.
Cosa vuoi... ognuno ha le sue piccole gioie : la mia è di darti qualche momento di autentico godimento. Una crocerossina telematica, insomma.Non so, caro, potrebbe richiamarti alla mente " Il postino suona sempre due volte"
mercoledì 12 agosto 2009
domenica 9 agosto 2009
IL PESCE E IL PESCATORE

Odio queste cose. La scenetta della coppietta felice mi fa andare sui nervi. Tutta invidia potrebbe dire qualcuno. Un po' sì, ma anche perchè sento che non è certamente questo che fa UNA COPPIA.
Siamo sommersi di questi amori liquidi. Ci si impresta per poco e non ci si impegna su nulla. Non si investe e si dimentica ciò che si era detto. Ma questo è un altro discorso. Ora parlo di cose leggere e divertenti.
Dicevo : Mentre guardo meditabonda la coppietta, m'accorgo che lo sguardo è ricambiato insistentemente dal bel tenebroso giocherellone. Corre e nuota, ma intanto tira l'occhio nella mia direzione di osservatrice spudorata. Diciamo: di sperimentatrice. Infatti, sarà la noia della giornata in spiaggia, sarà che è un periodo che provo uggia per tutte le storie amorose, che decido di fare un piccolo esperimento.
Avviso, naturalmente, il mio accompagnatore per non incorrere a mia volta in UN incidente diplomatico: " Senti , faccio un esperimento su quel tipo" Il mio accompagnatore sbuffa, ma riprende a leggere il giornale.
Mi accomodo meglio sull'asciugamano. guardo e guardo ancora . Mi alzo e mi bagno. Mi siedo e guardo ancora.
Quando mi alzo una seconda volta e m'avvicino alla riva lui, che correndo è inciampato ai miei piedi, mi fa scivolare tra le mani un biglietto. Torno all'asciugamano col mio piccolo bottino. E' il numero di cellulare. Esperimento riuscito.
Occhio, ragazze , il mondo è pieno di pescioloni e magari li accompagniamo in spiaggia proprio noi.
sabato 8 agosto 2009
NOTO
Andrò, Enzo, dove mi hai detto. All'oasi faunistica senz'altro. Non potrò andare a Scicli che è proprio fuori il mio percorso. Ora sono a Isola delle correnti. E' la punta più a sud della Sicilia. Sono in un campeggio sul mare. La sera è amabilmente ventosa. Il fruscio dell'acqua è vicinissimo. Stasera sto bene.
venerdì 7 agosto 2009
IL REGNO DELLE DUE SICILIE
Io, che in questi giorni mi alzo alle sei manco dovessi andare in ufficio, m'ero subito messa all'opera per preparare la colazione dopo una doccia quasi fredda nel camper. Ho cominciato ad addobbare il tavolino all'esterno con ogni tipo di cibo : pane, marmellate, burro , biscotti probiotici e integrali misura poi caffè caldissimo e latte nella sua brocca. Era tutto così perfetto.
Persino le piccole mosche di granaio davano un tocco giustamente agreste a quella tavola imbandita. E la colazione era andata bene.
Abbiamo deciso di trasferirci in Sicilia.
Subito un piccolo incidente sulla strada ha rallentato la marcia. Un camioncino posteggiato male ci ha fatto saltare lo specchietto laterale.Poi abbiamo perso le chiavi, e la Salerno - Reggio Calabria che è quella che è, inutile lamentarsi.
Sul traghetto ho ritrovato la mia perduta serenità. Osservare la terra che si faceva sempre più vicina mi dava un senso di dominio della nave e di me stessa: ero colei che invadeva un territorio, ma nello stesso tempo questa terra separata dall'Italia invece me la rendeva più fragile e più fraterna di altre regioni . E poi il mare: questo mare gigantesco e schiumoso e profondo e scuro e che ci lega e che ci allontana. Questo mare è lo stesso mare di Genova è il mare nostrum. Cioè mio, la mia terra, in fondo, benchè lontanissima ma vicina ed accogliente mentre s'apriva all'acqua ed alle sue imbarcazioni. Penso che è per questo che gli isolani hanno quel piglio selvatico e diffidente ed il comportamento altero : sanno d'essere in una terra completamente vulnerabile all'invasione da parte di tutto ciò che arriva dal mare. L'assenza di frontiere rende frontiera la terra stessa . La fa vivere perennemente sulla difensiva. Cerca una corazza nei modi e nei costumi.
Giardini Naxos : è solo una tappa. La prima impressione: rispecchia l'Italia di oggi con la sua confusione , la sua tracotanza, la sua ostentazione, la sua falsa opulenza, i suoi rifiuti in eccedenza ma ai quali siamo ormai abituati. Quasi di contorno a locali di gran classe. Sorseggi il drink ad un metro da una montagna di sacchetti di spazzatura.
Domani via via. Non fa per me. Domani ultima tappa: Capo Passero.
Caro diario di bordo ho tanta malinconia. Sono straniera e sorella di ogni luogo ed da ogni luogo vorrei allontanarmi; credo che finirò per bruciarti in un camino come facevano le nostre nonne : peccato per i tuoi cristalli liquidi.
mercoledì 5 agosto 2009
PADULA : IMMAGINI INEDITE


Lo so lo so, potrei postare tutto un bel discorsetto sulla storia della certosa di Padula e dei suoi certosini: tipo che agli inizi del 1800 la Certosa fu requisita da Napoleone (lui i preti non li poteva vedere ed in Italia che era piena zeppa di conventi ha fatto che chiuderli e devastarli tutti e buonanotte) e poi che durante la seconda guerra mondiale venne usata come campo di prigionia. Potrei persino scrivere dell’ampio terreno/ PARCO che la circonda e c’è da domandarsi come mai i posti migliori finisce che provengono sempre da proprietà ecclesiastiche. So tutto : il mio boy friend mi ha tormentato per l’intera mattinata durante la visita all'’edificio decantandomi date e qualità delle opere ed affreschi raffigurati .
Vi rimanderò a siti che già ne parlano a sufficienza. Non sarebbe niente di inedito, insomma. Per questo preferisco postare immagini uniche di Padula: ossia di me medesima all’interno di questo bellissimo agricamper. Un campo immerso nel verde: agriturismo I TRE SANTI ( ignoti, credo) .
Una cosa carina è stata la visita alla casa di Joe Petrosino, non tanto per la casa e gli oggetti in esposizioni che ispiravano un non so che di commovente misto ad un senso di straziante emozione pensando a chi s'era preso la briga di presentare Petrosino come un Italiano alla mandolino e merletti, ma dicevo per la custode nonchè guida del museo che, avendo preso il suo incarico come una sorte di missione ha persino esclamato: " ehi! Non voglio nessuno alle spalle: statemi tutti davanti e fatevi vedere. "
martedì 4 agosto 2009
LE TERME DI SATURNIA E LA VITA FINO IN FONDO

L'ingresso costa € 22,00 a testa più il costo dell'ombrellone e la sdraio ( € 7,00 + € 4,00 ) più il costo dell'ingresso alla sorgente che ti fanno pagare perchè è nel giardino dell'albergo e patiscono avere la plebe che gira tra i tavoli del ristorante. Facendo un rapido calcolo l'ingresso viene a costare per quattro persone ben € 124,00, e poi si deve considerare che devi anche mangiare e bere una volta dentro. Per accedere alla sorgente ti danno un biglietto apposito e devi passare all'interno di una specie di bunker tipo ingresso di banca. Lo fanno per scoraggiare la gente a spingersi sino a lì, dato che per Legge non possono inibire l'accesso alla sorgente.
La sorgente è suggestiva. Perchè se vai sott'acqua puoi vedere milioni di piccole bolle argentate che risalgono in superficie. Insomma uno spettacolo quasi fiabesco. E poi diciamo, che è un po' come seguire una certa filosofia di vita: solo se tocchi il fondo puoi conoscere le meraviglie che ti riserva l'universo. e questo è quanto.
( massì ho il portatile con me )