lunedì 18 gennaio 2016

I FURBETTI DEL CARTELLINO ED I FURBETTI CHE CE LO RACCONTANO







In questi giorni, la Stampa ed i media hanno voluto trasformare  la vicenda di un pugno di dipendenti pubblici  ( che dopo aver timbrato il cartellino di entrata invece si recavano a fare sport o ad aiutare il marito presso  il banco della frutta )  in una sorta di  modus operandi  diffuso tra i funzionari pubblici quando invece si sarebbe dovuta  raccontare  per quella che era: una vicenda che riguardava un numero esiguo di lavoratori in tutta Italia. 
Sarebbe stato come accusare tutti i padri di famiglia di picchiare a sangue il proprio figlio una volta sorpreso uno solo di questi a commettere tale vergognosa azione oppure, ancora meglio, a condannare chiuque tiri uno scappellotto al proprio figlio per quanto deprecabile sia. 
Io vorrei davvero analizzare  questa presa di posizione e della stampa e della politica ( alla quale non è parso vero che l'interesse popolare avesse trovato un  capro espiatorio che potesse distrarre    gli italiani da nefandezze peggiori come l'evasione fiscale,  la corruzione  nella vita politica nazionale ed ancora altro. 
Può qualche brutta immagine di alcuni dipendenti pubblici che truffano prima di tutto sè stessi e poi la pubblica  amministrazione, servire per creare per tutto il settore pubblico un così brusco cambiamento verso la riduzione se non l'annullamento dei diritti della difesa (probabilmente al di fuori della Costituzione stessa) ed un immediato licenziamento che non esiste nemmeno nel settore privato?

Più di altre, questa pare una vera e propria demagogia politica che il Governo utilizza per fare vedere la propria presunta "autorevolezza" nei confronti di chi "sgarra", ma che non incide minimamente sui comportamenti civici e soprattutto che non  interviene davvero sull'efficienza del servizio pubblico. 

Forse che basta la semplice timbratura nel rispetto dell'orario di lavoro per rendere più agile ed efficace la pubblica amministrazione? 
E se poi durante l'orario, dopo avere regolarmente timbrato, il dipendente non "produce" nulla? 

Solo apparenza e nulla nella sostanza per motivare, incentivare e sollecitare chi da anni lavora nel pubblico e che quasi dieci anni non ha un contratto rinnovato, con un potere d'acquisto sempre minore ed un aggravio fiscale altissimo che compensa tutti coloro che, non avendo una busta paga dove tutto è registrato, continuano a fare dell'Italia un paradiso di evasori fiscali.

Un Governo che non vuole colpire chi evade, che anzi riduce le tasse per i grandi patrimoni e che compie solo gesti e proclami dimostrativi. 
 E'  stato puntato il dito contro il pesce piccolo che timbrava ed usciva senza considerare che questo sarebbe stato esclusivamente un problema disciplinare ed un caso isolato se davvero chi ha il potere ed il dovere di controllare avesse tempestivamente richiamato il singolo ad una maggiore correttezza .

Sembra che nella pubblica amministrazione si dia maggiore valore ad una strisciata di badge piuttosto che alla capacità di essere produttivi ed efficaci  nel proprio lavoro , invece ,  al di là della presenza contata al millesimo,  è necessario che la politica restituisca dignità al lavoratore pubblico  cominciando a   rispettare  le Legge che prevede  un contratto rinnovato, uno stipendio adeguato ai tempi , che prevede un obbligo alla formazione ed all'aggiornamento e non solo ad una strisciata che può appagare solo  chi guarda il dito anzichè la luna. 
 In Inghilterra per esempio gli impiegati del servizio pubblico possono lavorare a casa metà delle ore lavorative e riescono ad essere competitivi ed efficaci anche senza recarsi tra quattro mura istituzionali . 
Dunque, non è certo la timbratura solerte  che fa di un funzionario pubblico una persona capace e funzionale  ma un suo impegno ed una sua  dedizione non solo formale ma concreta e sostanziale che soprattutto dia dei risultati evidenti. 
Vogliamo affrontare davvero questo problema? Chiediamoci dove erano in questi mesi i controllori, se il lavoro veniva svolto , quali erano gli obbiettivi fissati e quali erano stati raggiunti. 
Molte volte gli obbiettivi non si danno perchè è faticoso come è faticoso fare i corsi di formazione, come è faticoso rinnovare i contratti come è faticoso prendere in mano seriamente la gestione del servizio pubblico ed è pure faticoso riflettere se i passaggi di questi ultimi venti anni che hanno creato soprattutto  tanti  ruoli apicali hanno davvero migliorato il servizio pubblico. 
Anni fa bastava molto meno per far sì che i sindacati replicassero a muso duro, ora neanche questo.  

giovedì 19 novembre 2015

IL TEMPO NON ARRIVA MAI SOLO




 A quel tempo , avevo tre anni,  mio padre  si era comprato una cinepresa superotto e si dilettava a fare i filmini.  
Aveva srotolato lo schermo e spento le luci.
Quando il motore DEL PROIETTORE  si accese  per la PRIMA VOLTA,  lo schermo si illuminò ed apparve  uno scenario misterioso,  l'immagine  di una cucina  che non  avevo mai visto . 
Per mio padre,  tutto era  motivo di gioia. 
Almeno,  allora . 
Disse pieno di entusiasmo: 
" eccoTi qui ."
E indicò un bimba che gattonava sopra delle piastrelle bianche .  
Pensai subito: " non sono io "
 Io sono nata qualche giorno fa, ricordo 
.Ho la mia esistenza in mente con certezza. 
Non potevo essere in una casa sconosciuta, in un  tempo che non mi apparteneva. 
Protestai a lungo: Non sono io . Non sono io. 
Non appartengono a me quelle gambe grosse e la testa china a guardare cosa? Il pavimento. 
 Il film era scuro, le immagini sbiadite. 
Ero stata in  quella casa senza la mia consapevolezza?  Ero stata maneggiata, sollevata da terra, trasportata in un altra casa , adagiata in un altro letto  senza che  io avessi avvertito il fatto che ciò stava accadendo ?  Dunque la mia vita non era sempre stata la coscienza di essere viva? La vita dunque  era fatta di angoli psicotici , di identità incontrollabili, una specie di  anelito mortale fatto però di respiro, come un germoglio che si apre al sole ancora embrione e muto al richiamo del calore e quindi alla percezione responsabile  delle sensazioni ? 
E non era questo un evento che  l'umanità avrebbe dovuto percorrere a ritroso per recuperare l ' inconsapevolezza primordiale?   
 " Non sono io"  dissi ancora  Quel filmato mi  ispirava una preoccupazione premonitrice. 
Sapeva di morte anche se ero appena nata.  
Ma quando davvero era iniziata la mia esistenza ? Non riuscivo ad andare all'origine. 
Avevo la sensazione  che qualcuno mi avesse rubato il tempo,  m'avesse strappato dalla testa il pensiero di ieri , mi avesse ucciso in parte lasciandomi  appena l'idea di un palpito pieno di incubi oscuri. 
Di presagi maligni.  
Ma c'era mio padre.  E fino a che c'era lui avrei avuto chi poteva proteggermi. 
Di quel tempo,  il tempo delle vulnerabilità  e delle inabilità,   il fruscio della sua figura sottile seppure lunga  e slanciata  come grattacielo,  era l'unico punto di riferimento nel labirinto dei luoghi e delle ore indistinte. 
 Spesso sentivo  tutte le donne della casa   parlare della  bellezza di mio padre : dei  suoi occhi verdi,  grandi e profondi, dei suoi denti candidi e forti e splendenti, delle sue grandi capacità professionali, la sua bonarietà,  il suo essere un pittore straordinario. Scherzoso, passionale , emotivo.  
Invece mio padre era soprattutto  come me: una persona  insicura e fragile. Aveva moti di grande generosità, ma brevi, e spesso trattenuti e  contraddetti dalla necessità di preservare se' stesso  dai pericoli e dagli affanni. 

lunedì 26 ottobre 2015

2015 - RITORNA LA FESTA DI HALLOWEEN A VALENZA !


RITORNA LA FESTA DI HALLOWEEN
“DANZA, MISTERO E MAGIA”



Sabato 31 Ottobre, attesa sempre di più, di anno in anno, ritorna la Festa di Halloween a Valenza, tra danza, mistero e magia, dove la paura si unisce al divertimento. 

A partire dalle ore 17,00 le vie del centro si riempiranno di bambini ed adulti mascherati i quali, tra un “dolcetto o scherzetto” e l'altro, potranno assistere alle esibizioni di danza preparate per l'occasione ed eseguite in Piazza XXXI Martiri dagli allievi di alcune scuole di danza valenzane (Valenza dansè, Vietata Riproduzione, GMA Dance Academy, Fusion Line).

Ad offrire ulteriori momenti di intrattenimento sarà il Mago Pancione che presenterà il suo “Baule magico”, uno spettacolo per tutti, con magie, giochi curiosi, pupazzi dispettosi e tanto, tanto divertimento! Nel suo baule segreto, il Mago Pancione custodisce alcuni fantastici esperimenti magici che appassioneranno e divertiranno bambini e adulti di tutte le età. 

Nato come “Street Theatre”, il Baule Magico riesce a creare un’atmosfera di grande coinvolgimento e allegria, in qualunque spazio scenico e in ogni situazione. Uno spettacolo divertente e misterioso, che stupisce i bambini e meraviglia anche gli adulti.


A chiudere la festa, un carro mascherato partirà da Piazza Gramsci ed attraverserà Corso Garibaldi, come momento di apertura di un ricco e numeroso corteo, per giungere in Piazza XXXI Martiri, cuore della festa.

Sempre in piazza saranno anche allestiti diversi stand con truccabimbi, per creare un'atmosfera festosa e di partecipazione. Sarà presente la Croce Rossa e la protezione Civile che ringraziamo!!!




La manifestazione è organizzata dall'Assessorato al Commercio e Turismo, in collaborazione con l'Associazione Pro Loco, i commercianti, le scuole di danza cittadine, e con l'ausilio dei Volontari della Protezione Civile.

Per informazioni: U.R.P. - 0131 945246 - urp@comune.valenza.al.it


domenica 11 ottobre 2015

LA VITA ERA COMINCIATA


La prima immagine della mia esistenza nel mondo fu la grande terrazza della casa. Mi pare di aver avuto tre anni. 

Era una grande terrazza al piano terreno di una città con salite e discese . La mia realtà era tutta lì e la città era Perugia. 
Il palazzo condominiale sul retro si trovava  al piano terreno mentre nella facciata davanti era  nel sottoscala.
Ma la mia vita era soprattutto in  questo grande terrazzo. qui ho imparato ad andare nel triciclo ed era bello pedalare avanti ed indietro in questo grande spazio.  
Mia madre  non aveva la lavatrice per questo chiamava delle signore a lavare le lenzuola. Queste lavavano  nella vasca ed io  ero molto interessata a questa attività tanto che rimanevo tutto il tempo a guardare. 
Mi ero fatta l'idea  che fosse un lavoro che mia madre non voleva fare, che fosse un lavoro poco edificante invece il motivo era solo che  aveva l'artrosi alla schiena ma questo a tre anni non lo sapevo. 
Di tutte le donne che  erano passate dalla casa  una mi piaceva in modo particolare . 
Era magra e molto alta, oppure ero solo io che la vedevo alta. Aveva mani grandi ed  indossava sempre un vestito leggero a fiori piccolissimi . China sulla vasca   chiacchierava sempre amabilmente  facendo battute simpatiche. Pensavo fosse vecchissima , ma ora posso benissimo rappresentarla sui 30 anni. 
Di lei, l'ultimo ricordo che ho  non è piacevole. 
Ero nel piazzate davanti alla casa dove spesso con le mie sorelle andavamo a cercare degli amici per giocare . Ad un certo punto mi sento tappare gli occhi con forza e rimanere nell'oscurità più completa. Ho subito provato un balzo al cuore.  Poi la presa si scioglie e la signora con i  fiori piccolissimi si palesa davanti a me ridendo. Ma ero troppo piccola per conoscere quel gioco e mi spaventò  a morte. 
Non so come  giunse la lavatrice, un oggetto che mi piacque da subito.

Allora mia madre, qualche volta, per uscire portava delle scarpe rosso scarlatto . Erano scarpe lucide e con un tacco  molto alto. Quando le indossava mi  sembrava un 'altra donna. Non mi sembrava più la mamma dolce che vedevo in casa. Una mattina vedendola allontanarsi con quelle scarpe fui felice di rimanere a casa. Rappresentavano  per me il male supremo e le ho sempre odiate. 
 Quel tempo , oltre la grande terrazza e il cortile davanti alla casa c'era una collina poco distante piena di papaveri e fiori gialli. Ora la collina è stata spianata per far posto a  numerosi palazzi condominiali. 
Ma allora erano prati che puntavano al cielo e con le mie sorelle spesso ci arrampicavamo in cima a raccogliere erbe e fiori. 
Sembra in effetti strano che a tre anni ( le mie sorelle ne avevano rispettivamente due e cinque ) girassi da sola eppure allora sembrava una cosa molto naturale. 
Anche questa collina  mi lascia un ricordo amaro. 
Mi ero seduta sulle pieghe di un prato scosceso e mi gustavo le voci delle persone  e dei giochi intorno, quando dall'alto dei ragazzi fecero rotolare una grossa pietra che fermò la sua corsa proprio contro la mia gamba . Subito sentii un dolore atroce. Un  dolore mai provato prima nella mia vita. Fu soprattutto quello, l'incontro con il dolore, che mi sconvolse. Perchè alla fine, non credo che fosse stata poi una gran pietra dato che mi misi a correre a perdifiato verso la casa. Quindi niente di rotto.
Corsi, corsi, piena di dolore e paura e sgomento fino da mia mamma dove invece trovai una signora anziana , chi era non ricordo , una parente, credo,  e mi accolse tra le sue braccia , mi  fece impacchi con l'aceto. e restai lì ancora piangente ed addolorata.
 Credo proprio che fu in quell'istante che presi coscienza con grande ansia, che  l'esistenza non mi avrebbe tutelata e protetta . Insomma
 La vita era cominciata.