lunedì 26 marzo 2012

IL SUO RESPIRO


Denso. Morbido . Si muove all'unisono col cielo . E' lontano ma s'avvicina ora   violento  ora distratto , confuso  tra il vento e  la roccia. Non è mai dove lo guardi : si sposta  continuamente davanti a te vacillando compatto e gommoso  tra le gocce e la schiuma bianca che lo avvolge.E tu che lo guardi non sei il più forte . La terra è sua , lo spazio gli appartiene . Ci sarà ancora domani la sua spinta  misteriosa , avanzerà innalzandosi nell'aria , sarà molto più alto di te, molto più grande . Tu  sarai forse la polvere bagnata che lo raggiungerà tra i flutti rombanti, sarai il vapore che lo circonda nebbioso , oppure sarai un piccolo , duro scoglio . Sarai  materia immobile , consumata  come una roccia   senza nome , sarai travolto quale sasso levigato dalla carezza penetrante dell'acqua.  Trascinato e avvolto dal suo abbraccio.  Il tuo sguardo non lascerà alcuna impronta nella sua pelle  di acqua e vento . In tanti abbiamo cercato di fermare la sua voce , di trattenere il suo respiro. Di ascoltarne  il richiamo. Di condividerne il viaggio.

lunedì 19 marzo 2012

LA SALA DI ATTESA



Attendo davanti alla sala operatoria. Qualche anno fa mi ero arrabbiata con mio padre e mia sorella che non avevano aspettato con me. Ricordo che avevo urlato un poco al loro ritorno: 
"Voi dovevate rimanere qui ad aspettare!" Perchè per me l'attesa doveva essere  esplicata proprio nel luogo esatto della separazione, esattamente  dietro il muro che divide il malato da chi , privilegiato , ha il compito di portare sulle proprie spalle il peso delle preoccupazioni. 
Le cose da allora sono molto cambiate. Ho dovuto poi attendere mio padre tante volte oltre il muro della sala operatoria, trascinandomi nel corridoio per ore ed ore. Ho dovuto accompagnare il suo corpo privo di vita  nella barella. Ho dovuto smettere di  arrabbiarmi, di parlare, di lamentarmi.  Ma ci sono sempre muri oltre i quali attendere, ci sono sempre preoccupazioni di cui farsi carico. 
Avevamo atteso io e mia sorella   durante il lungo periodo di malattia di mio padre , ora sono io che attendo mia sorella che esca dalla sala operatoria.
Aspetto senza alcun pensiero in testa.  Attendo come fosse un compito indispensabile, come fosse un  dono., come fosse la mia sola prerogativa.  Attendo senza sofferenze , senza  rivendicazioni.
Un tempo avevo rimproverato  mio padre e mia sorella di avere abbandonato i loro posti di responsabilità, ma ora so che non era così.  Che essi avevano atteso in altri posti  che non erano i miei. E che l'attesa non è mai un luogo ma sempre una disponibilità dell'animo che tende all'altro ovunque egli sia. Ma presto , molto presto l'attesa sarebbe stata ripagata. 

            Some Where Over the Rainbow

I colori dell'arcobaleno così belli nel cielo
sono anche sui visi delle persone che passano
vedo degli amici che salutano
dicono "come stai?"
in realtà stanno dicendo "ti voglio bene"
ascolto i pianti dei bambini
e li vedo crescere
impareranno molto di più
di quello che sapremo
e penso tra me e me
"che mondo meraviglioso!"

un giorno esprimerò un desiderio
su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole
saranno lontane dietro di me
dove i problemi si fondono come gocce di limone
lassù in alto, sulle cime dei camini
è proprio lì che mi troverai
da qualche parte sopra l'arcobaleno
ci sono i sogni che hai osato fare,
oh perchè, perchè non posso io?
 

lunedì 5 marzo 2012

INCAZZATO PERSONALIZZATO





 Ci sono, è un dato di fatto, persone che non sanno lavorare. Ci sono, tra queste molto spesso, va a sapere perchè , persone che ricoprono ruoli dirigenziali. Non sempre vengono smascherate perchè bene o male il lavoro va avanti e la loro incompetenza  si perde tra i vari rivoli del settore di cui fa parte e che magari governa. 
 Ci sono, tra queste alcune persone, che , non  solo non sanno lavorare , ma  patiscono che qualcuno lo sappia fare . Patiscono in modo viscerale le intelligenze che incontrano.   Non crediate che queste persone siano  persone felici.   Dietro quel loro ghigno da  piccolo capo di periferia hanno magari , il coniuge distratto,  amicizie scarse. E peggio ancora  hanno ricordi di momenti orgiastici  ormai , lontani e stranieri. Credo che di queste persone, una volta svestiti i panni professionali rimarrà ben poco. Gente noiosa, mediocre , affatto brillante . saranno dimenticate molto presto. I danni causati presto riparati , le vicende che l'hanno viste protagoniste un sogno dimenticato, i loro passi nella città saranno ignorati. 
Sappiano queste persone, che, malgrado non impegni tutto il mio tempo ad almanaccare come può fare qualcheduno , sono una che non molla, che resiste, che si da da fare E che scriverà se sarà il caso ai giornali, su Internet. Insomma. Alcune persone hanno il tempo  da spendere io chi invece  l'intelligenza ed il coraggio.  E poi  ho anche una sana incazzatura che mi da la forza necessaria.  Guarda un po'.

sabato 3 marzo 2012

GENOVA PER NOI

Genova per noi

che stiamo in fondo alla campagna

e abbiamo il sole in piazza rare volte

e il resto è pioggia che ci bagna.

Genova, dicevo, è un’idea come un’altra