mercoledì 27 luglio 2011

TAGLIA E INCOLLA



Ma come si fa a godere delle cose? quando ti capita di far parte di un paesaggio maestoso di acqua e cielo subito  ci trovi il difetto di non  POTERLO  condividere con quella particolare persona che non c'è o non ci può essere, o è troppo lontana e chissà quando torna oppure che non vedrai più e ti  torna in mente soprattutto quando tutto intorno a te  ti stringe in uno struggente  abbraccio di vita. 
Ma torniamo a cose terra terra: appunto il collega  incapace ed incompetente. 
Dopo essersi prodigato per intrufolarsi tra le mie attività  il suo lavoro è passato  alla fin fine in sordina: nessun plauso se non degli stessi che hanno operato, ( non proprio giudizio imparziale,nevvero?) nessun suffragio del magic moment, insomma una faticaccia  inutile. Nessuno ha saputo della sua presenza  in loco, dato che aveva ristretto il suo spazio logistico per far sì che la gente sembrasse più numerosa ( magari avrà detto:"  Ho riempito lo spazio" Grazie, baby: 10 mq si  affollano come niente. Ti voglio vedere a  riempire un viale alberato  ) per quanto  la sua presenza sia stata fastidiosa e non richiesta.  

Ora è  finita ancora peggio per lui e magari non lo sa  , ma io sì.... Eh  . Lo leggerà, forse.  Appena finirò di scriverlo. Angelo d'oro.  E' stato Degradato al ruolo di amenuense, piccolo copista di paese che scrive  ciò che gli altri realizzano, che incolla e taglia come un tipografo di terza categoria e magari neppure se ne accorge . Un duo di  due  stampatori di inchiostro e colla e forbici ancora e null'altro che copiare ed incollare e tagliare e stampare. Povero . Lui non progetta, lui  incolla.  Lui non partorisce. Lui taglia il cordone.  Lui non sanguina dalla ferita : lui si   sporca del sangue altrui. Lui non realizza, ma rilega, accomoda ,  quale editore senza casa editrice, quale stampatore senza altro ruolo che quello di inchiostrare pagine pensate da altri. Degradato a impaginatore impagliato , sì, abbandonato, cacciato in un angolo di un caseggiato che sa di vernice oleosa . 

Sognava la Kultura ed ora tagliuzza le fantasie di altri, anche perchè lui  la fantasia non ce l'ha se non quella d'essere grande, e forse lo sarà : un grande scribacchino da macchine linotype degli anni 70.  Gli ci vorrebbe un po' di trementina.Sput Sput.

martedì 26 luglio 2011

PROGRESSO O PUBBLICITA'?




Si possono informare i cittadini solo attraverso i social network? E’ lecito che un amministratore pubblico,  by-passi completamente i mezzi di informazione e si dimentichi del suo stesso ufficio stampa, per comunicare con i suoi amministrati solo ed esclusivamente  attraverso Facebook.?  Il sindacato e l'ordine dei giornalisti a Firenze hanno contestato il  Sindaco Renzi che rivendicava il diritto di comunicare con i nuovi mezzi  presenti in Internet quali Face BOOk e Twitter  SPIEGANDO in questo modo la loro protesta: 
 "Perché un sindaco, quando parla come sindaco, deve parlare in modi che sono fissati anche dalla legge (a partire dalla legge 150 sugli assetti dell’informazione e della comunicazione pubblica), usando in prima battuta i giornalisti dell’ ufficio stampa istituzionale e la mediazione giornalistica che essi sono professionalmente chiamati a esercitare "
  Personalmente della mediazione dei giornalisti non credo affatto. I giornalisti hanno le loro idee e le loro posizioni politiche e riportano anche nei giornali locali la versione dei fatti secondo la loro personale impressione e tutto in perfetta buona fede, ma non per questo in modo obiettivo e imparziale.
Sul fatto che l'amministratore ha la necessità di appoggiarsi ad un personale competente  ed a conoscenza delle regole sulla comunicazione pubblica  quale la Legge 150 / 2000  sono d'accordo.
Sarebbe ancora più auspicabile che un politico e prima di tutto un amministratore pianifichi ATTENTAMENTE  le sue apparizioni ed esternazioni pubbliche proprio perchè non è affatto vero che più ci si fa vedere e ci si promuove e più si conta. Forse una ventina di anni fa  aveva una certa sua valenza positiva. Ora quella funzione l'ha persa.
 Il cittadino  ormai ha raggiunto un grado di capacità  critica ed è sempre più diffidente verso i ruoli di vertice. Il presenziare ogni situazione pubblica senza avere uno scopo essenziale , una necessità evidente,   causa l'effetto contrario:  il cittadino perde la fiducia , comincia a considerare l'amministratore un presenzialista vanesio e non lo ascolta più.

Invece bisogna dosare  la propria presenza e le stesse promulgazioni personali perchè  altrimenti possono trasformarsi in una sorta di  arma a doppio taglio.

Queste non solo non aiutano a informare ed  a farsi capire  dalle persone , ma anzi, a lungo andare  creano in queste,  ostilità e malfidenza.
Una sovraesposizione è contro producente:
sovrattutto se non si è un personaggio autorevole
più ci si va vedere e piu' le proprie debolezze sono messe in luce. 
Il lavoro di un amministratore è dietro le quinte . Il tempo è appena sufficiente per individuare le soluzioni e non ne può restare per mostrarsi.

 Produrre fatti concreti,  risultati positivi e divulgarli   in base ad un progetto di comunicazione e diffusione  degli interessi pubblici  è un servizio  diretto al cittadino. 

Non dimentichiamo che è proprio per questa ragione che si amministra: per gestire un servizio , per essere al servizio della gente. Dobbiamo dirlo?


giovedì 21 luglio 2011

TUTTI INNOCENTI


Non ci sono più colpevoli in Italia. il politico che ha intrattenuto rapporti con la mafia,  il marito che tradisce la moglie sistematicamente e la sgozza su una stradina di campagna,  la madre  perfetta ma emotivamente disturbata e la cugina volgare e presenzialista  e così via. Nessuno conosce l'errore,  in una rivendicazione sfrenata al ruolo di vittime e di perseguitati che ci vuole tutti ingenui e sprovveduti ma mai colpevoli. 
La mia coiffeur pour dames non è da meno. Mi tinge  i capelli di nero poi dice che l'avevo chiesto io, il che non è è proprio possibile dato che in tutti questi anni non avevo mai chiesto di tingermi i capelli di nero e poi non solo non riconosce l'errore, ma al momento di farsi  pagare mi carica  l'importo dovuto con la spesa  sostenuta per rimediare all'errore effettuato da lei.  Ma non solo: al ritorno a casa mi accorgo che la competente professionista si è dimenticata di avvisarmi di avermi lasciato dei residui di ciocche nere dietro la testa,  a macchia di leopardo, in una posizione strategica , quel che si dice : lontana dagli occhi e da ogni possibile rivendicazione. Ingenua? O sprovveduta del mestiere? Mah.
 Dato che il  suo coniuge  ( della di lei, coiffeur) mi legge tutte le volte che arriva nel suo negozietto di preziosi  ( scarsa clientela,  deduco) glielo dica pure: "Ha perso una cliente di vecchia data , se questo può mai servire  di lezione a gente che non vuole  crescere. "
Perchè l'errore non è nulla . E' la mancanza del superamento dell'errore che è grave. Essere colpevoli può essere una condizione transitoria se si è in grado di valutare la deviazione, riconoscerla come un  frutto della propria decisione e muoversi oltre di essa per vincerla.   L'errore avviene perchè effettuarlo è la strada più conveniente nell'immediatezza dell'evento. Ma a lungo andare l'errore impegna ingenti risorse  morali  per mantenere lo status raggiunto con l'errore. E' questa posizione che ci rende colpevoli più dell'errore commesso. E' quindi il disconoscimento dell'errore preservandone la sua condizione.
L'innocenza non ha lacrime e non si deve giustificare. La colpevolezza deve mostrare il lato che commuove e che strazia per sopravvivere. Ed è un lavoro che tende i nervi e rattrappisce l'anima. 
L'innocenza non deve raccontarsi perchè è nell'azione pura ed essenziale  come il buio significa la notte.  L'innocenza non deve essere convincente perche si apre al mondo quale realtà sobria ed urgente.
La colpevolezza racconta e mistifica perchè  deve creare un'etica inesistente e fraudolenta.
Per questo non è l'errore che mi farà cambiare coiffeur, ma la mancanza di coscienza dell'errore che non ne permette la risoluzione e che impedisce all'innocenza di recuperare il dominio perduto in questa Italietta  senza pudore e senza vergogna.
Perchè io dico invece che non solo nessuno è innocente, ma che tutti, proprio tutti siamo colpevoli. Colpevoli di sbagliare e colpevoli di accettare gli errori come un atto inevitabile, come un sopruso a cui non ribellarsi, di cui tacere.
Bisogna darci un taglio. E tanto per cominciare lo farò alla mia messa in piega.


lunedì 18 luglio 2011

I DIRITTI CALPESTATI

"Grazie" ad un articolo di Panorame inititolato "Invalidi scrocconi" e a uno dell'Espresso sulle case famiglia nasce in Diario di Spes contra Spem la rubrica destinata al diaologo e al confronto sui diritti dei più deboli: non solo disabili, ma anche poveri ed immigrati ecc ecc ecc. Gestita da A. Bidini ospite di Casablu ex ex caporedattore della rivista "IlGabbiano"...
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