
Lei era immersa in quell'aria calda del pomeriggio. Era fatta di ventre morbido, di gambe lunghe e sottili e nude appena sfiorate da una gonna corta che si sollevava ad ogni passo volto all'ufficio.
Lei era fatta di quell'estate ardente perchè il sole penetrava nella pelle e traspirava con lei dai pori vellutati del suo corpo. Lei era una parte dell'universo che emanava quello strano calore proveniente chissà da dove e per quanto tempo. Infatti si chiedeva per quanto tempo.
Per quanto tempo la pelle leggera avrebbe accolto il fuoco estivo di quelle ore radiose e nuove, di quel periodo rigoglioso, di quella stagione che nasceva vulgente nei fiori rossi e tra le foglie accese? Non pareva forse che tutto quel sole miracoloso, ed il vento accogliente, e la luce tra i germogli fossero sconvenienti come un evento eccedente?
Non pareva, in fondo, di consumare il passo lieve e lo sguardo invisibile tra la natura che sbocciava fertile e prepotente ?
Lei si guardò attorno senza respiro. Quella ricchezza evidenziava la sobrietà del suo stare al mondo trascinata in un incanto non meritato e non condiviso. Oh fosse stata la sua strada bagnata di nebbia grigia e silenziosa! Fosse stato il suo passo diretto in un sentiero fangoso e oscuro e faticoso!
Invece.. invece l'universo cantava e lei era germe inconsapevole di un epilogo freddo e malinconico.
Il suo cuore era di ghiaccio.