domenica 29 marzo 2009

ALLORA MI ADDORMENTAI

Era sera inoltrata. Avevo parlato moltissimo. Sapevo cosa dire. L'ho anche raccontato di come gli argomenti quasi zampillino dal mio ventre commosso. Ma per quante parole sgorgassero dalle mia bocca, per quanti contenuti riuscissi a dispiegare come ali di gabbiano candide e leggere sull'immensa distesa azzurra marina, sentivo che non era stato sufficiente a smuovere acque profonde e sconosciute le cui correnti m'allontanavano di più ed ancora di più come fossi goccia straniera e diversa. Sentivo che ciò che emergeva dai miei sensi ideali non potesse essere compreso dalla parola e dal gesto, ma che vi si potesse giungere attraverso altri pertugi inaccessibili al gergo ed allo sguardo.
Ma ero lì e ti guardavo senza speranza. Quello stare lì con il tuo corpo tra le mie braccia aveva già in se' l'espressione della perdita di te e del tempo che ci era destinato.
Allora compresi di come sarebbe stato inutile parlare ancora, che ogni parola sarebbe naufragata nel tempo trascorso e finito, che ogni palpito sarebbe stato un ricordo trascorso mentre invece il presente premeva nel silenzio e nel sentimento. E per questo mi addormentai al tuo fianco senza aggiungere altro.

sabato 28 marzo 2009

IL CIELO STELLATO SOPRA DI ME

I miei progetti non sono stati costruiti leggermente. Avevano il profumo lieve delle cose temporanee, ma non per questo non avevano la vitalità della partecipazione. Ciò che facciamo deve suscitare in noi una forza divina, un richiamo irresistibile. Per niente di meno intraprenderei un viaggio. Non avevo una meta precisa se non la realizzazione dell'accadimento che andavo a svolgere. La meta cancella l'andare e io avevo bisogno di essere nel movimento.
Adesso sono qui in un silenzio che pare inoperoso e immobile. Ma non è così. Non voglio pormi nell'attesa perchè aspettare rende infruttuoso l'esserci ora dove mi trovo e per scelta. L'attesa non permette che di visitare distrattamente il presente con l'ansia di non raggiungere il proprio progetto.
Non sarà così per me . Voglio invece pormi nella speranza che va verso il tempo abitata da una emozione che conosco e vivo. La speranza si pone come movimento inarrestabile e fluttuante. Non mi racconterò alcuna favola bella. Non mi annoierò con illusioni omologate. Non mi interessano. Sono volta ai tuoi segnali di adesso. Ora. All'amore che sento , ora. Non altro. Il cielo stellato sopra di me.

venerdì 27 marzo 2009

NON CI RESTA CHE RIDERNE



Alcuni miei lettori mi hanno invitato a scrivere un post divertente. ( non è facile. non riesco a trovare niente di divertente in giro) Ma alla fine l'ho trovato. Sapevo anche dove andare a cercare. In un blog di un uomo di mezza età perennemente single, che crede la donna una vipera salvo poi barricarsi dietro quelle tre ragazzine adolescenti più una pensionata che ogni tanto lo commentano. Allora ho preso uno dei suoi post ( che sono tutti della stessa risma) e .. voilà... lo commento: ( è uno scherzetto, volevo ridere un po')

Inizio del suo post

Ho sempre pensato che l'intelligenza vada di pari passo con la semplicità ( hai pensato male. Leopardi e Dante potrebbero rivoltarsi nella tomba ad una simile affermazione ma dai .. andiamo avanti) e di conseguenza con il desiderio di farsi comprendere da tutti ( questo è essenzialmente lo scopo dei servizi pubblici; è un fatto che per comprendere alcune poesie o certi testi letterari bisogna anche avere un certo grado di cultura ed intelligenza) .Al contrario utilizzare un post di mille parole per esprimere un concetto che ne richiede non più di cinquanta nasconde il tentativo di contrabbandare come cultura il poco o il niente,di sdoganarsi come intellettuale riciclando pochi concetti triti e ritriti. ( ehi allora stai parlando di te, bello, sono una ventina di righe ed ancora non abbiamo capito dove cazzo stai andando a parare) Classico esempio di ciò è innalzare a livello di poesia i fatti della vita di tutti i giorni:parlare di una banale scopata,magari consumata in una squallida stanza di motel in termini di "e poi lasciammo che la nostra linfa vitale ci percorresse l'anima sino ad insinuarsi nelle feritoie più recondite del nostro illusorio sogno"significa un concetto di sè molto alto,un pusher sbagliato oppure il desiderio di rendere unico ed irripetibile qualcosa che tutti fanno senza stare poi a costruirci castelli ( UDITE UDITE..un uomo che alla sua età definisce un rapporto d'amore una banale scopata cosa vi fa pensare? ad un uomo che ha amato mai una donna? che ha mai fatto l'amore appassionatamente, con trasporto, con tenerezza, con struggimento? ma noooo, magari ve lo vedete in una strada di periferia a contrattare una mezz'ora di ciupa danz) .
Mi immagino queste persone dal salumiere:probabilmente anche qui,mentre noi compriamo due etti di bresaola,loro "sono tutt'uno con quel braccio virile che lentamente si accanisce contro l'impotente oggetto del desiderio ormai orbato della linfa vitale,ma ancora capace di disegnare nell'aria improbabili arabeschi ad ogni fetta che cade sotto i colpi di una gelida lama". ( dipende che valore si da alle cose che si fa. Un tuo scritto potrebbe sicuramente servire per avvolgere le patate... ma faresti altrettanto con un testo del Manzoni? ) Neruda è riuscito a compiere un 'opera letteraria descrivendo una cipolla
Fino a qui nulla di male,ciascuno scrive quello che gli pare ed io non mi sono mai spinto a commentare scritti del genere(principalmente per evitare una risposta del medesimo tenore).Quello che trovo più spassoso è la lettura dei commenti degli incauti seguaci di questo Nuovo Rinascimento Letterario:si dividono grossomodo in due categorie: altri brillanti de-scrittori del nulla che incensano per essere incensati alimentando così una nefasta spirale di autoreferenzialità e persone semplici che restano affascinate dalle parole che non comprendono,specialmente se nell'insieme suonano bene,e commentano in modo surreale ma entusiastico, ( a questo punto vorrei visitare la tua cantina.. l'hai resa insonorizzata, immagino ) terrorizzati dal fatto che qualcuno possa sospettare che non ci hanno capito una mazza. ( immaginate un uomo che non sa nulla nè d'amore nè di politica. Cosa potrebbe mai capire, se non la frase: "€ 25,00 in auto - € 50 a casa " ? Impresa ardua. Capisco il suo risentimento di vivere in questo mondo di alieni in cui la gente si ama e si coccola) Potremmo chiamarla la "sindrome della corazzata Potiomkin" di fantozziana memoria.Mi raccomando,non andate mai in giro senza una scorta di "improbabili probabilità" o almeno di "una vita mai scritta, ( oddio : tra la tua vita mai vissuta , preferisco una vita mai scritta) ma che si adagia mollemente sulla propria ombra fugace". ( allora... cari lettori ed adorabili lettrici.. vi ho fatto un po' sorridere? o forse siete rimasti u po' di sasso? Forse non credete che un uomo di più di 50 anni possa pensare e scrivere e vivere una vita così? invece sì, cari lettori. Ma quel che è peggio, cari amati lettori è che l'azione di rendere on line tutto ciò ( che lascio a voi commentare in cuor vostro e nel silenzio delle vostre coscienze..) dicevo .. che quel che è più grave è il fatto che ponendolo on line, personaggi di tal fatta pensano di attribuirgli, infine, una funzione legittima. un valore catartico. Pensano in questo modo che solamente perchè pubblico ciò renda automaticamente il testo quasi ragionevole. Non vi sembra questa convinzione un po' pericolosa? Se non credete che qualche essere umano possa avere scritto questo vi posso dare privatamente il suo link. Non lo faccio pubblicamente perchè , in fondo, ho pietà di lui.
Dunque , Vi ho fatto ridere sufficientemente?
Massì.....

giovedì 26 marzo 2009

L'IDEA CHE HO DI TE

Si sbaglia, ma è necessario tornare indietro.
Non per chiedere scusa ma per comprendere se stessi e l’altro che si è ingannato.
La scrittura della propria vita porta – ineluttabilmente – a leggere una pagina che non avrebbe dovuto esserci, ma è lì, dietro ogni apparenza, a mostrare la sua inappagabile sete di verità.
Le persone hanno un intelletto, ma il cuore supera ogni torpore o arroganza della ragione.
Ci si appella alle motivazioni, ma si deve salvaguardare il proprio sentire.
E, anche quando l’errore è stato palese e insormontabile, bisogna aprire la porta di quell’unico senso che è amare incondizionatamente.
E quando incontri una persona che ti ascolta e ti rende partecipe del tuo stare lì a prendere forza dalle tue stesse azioni devi solo ringraziare il cielo che t’ha reso così fortunato.
L’amore supera il dolore, ma il dolore ha la forza del coraggio, del senso della continuità, del superare e del delimitare.
Tu, ci sei.
E questo, per me, è come ritornare all’esistenza.