mercoledì 12 luglio 2017

SENZA SCARPE

 Cammino senza scarpe.
O quasi. 
Cammino con  Ciabatte  striscianti.
Di stoffa.
Le porto schiacciandole col tallone. La pressione ha consumato il colore. E' opaco .
Sono sempre senza trucco.
Senza parole.
Senza taglio nei capelli
Lasciati alla rinfusa in testa  o peggio  ancora legati  stretti   con  fermagli di ferro.

Ho raccolto da terra  tutte le mie lacrime. Si erano mimetizzate   tra quelle  che avevo sparse per il tuo tradimento . per il tuo abbandono di tanti anni fa. 
Ma  quelle erano altre lacrime perché ti potevo odiare . Erano forti . Rigogliose. Sapevano di rivalsa . Di vendetta. 
Non sapevo che ci saremmo lasciati  altre volte . 
Non sapevo che ti avrei amato ancora. 

 In questi mesi ho atteso.
Ho atteso che il dolore si placasse  dopo essermi scoppiato nel cuore lanciando i suoi lapilli pungenti attorno a me.  
Ho imparato a non pensarti e questo è  già stato un esercizio molto utile.
Ho governato il mio corpo con grande pignoleria. 
Ho  dominato i pensieri  orientandone l’indirizzo e l’intensità. 
Ora forte 
ora piano 
Ora niente.
 Sono frugale. 
Cerco di non  torturare  i miei muscoli  obbligandoli ai tacchi alti o alle gonne strette .Alle scollature insidiose. Ai battibecchi irragionevoli. 
Invece indosso  vestiti larghi  da non toccare la pelle. 
Sono morbida. Non  sforzo i tendini, ma li rilascio quietamente. 
Per attutire i colpi .
Sono accomodante. Perché non ho necessità di educare gli altri ad un etica maggiore.
Sono senza ambizioni e presunzioni ed ho gli stessi risultati di quando mi agitavo nel mondo piena di speranze di salvarlo. 
 Sono una spettatrice accondiscendente e  indulgente ma anche molto distratta.  
I miei ricordi,  ancora dolorosi,  li tengo assopiti in fondo alla mia  anima, ma quando qualcuno di loro  vuole emergere  titubante ed incerto  lo lascio girovagare per qualche attimo come fosse una necessaria punizione per essere sopravvissuta .
Presto li lascero' liberi.
 Quando starò meglio.
Allora ti rivedrò, caro amico,  sorridere del tuo sorriso magico. 


lunedì 15 maggio 2017

giovedì 13 aprile 2017

QUEI GIORNI

In tutti questi anni, da quando ci siamo conosciuti  sono stata convinta che i nostri destini avrebbero proceduto all'unisono.
Da subito le nostre differenze ci costrinsero ad attriti anche violenti. Tu eri molto più grande di me e credevi che questo  fosse un motivo per considerarti più saggio. 
Abbiamo provato sulla nostra pelle che gli anni non aggiungono saggezza ma , invece , sottraggono energie e speranze. 

Ma non voglio nascondere il punto essenziale della mia sofferenza . 
Potrei scrivere su  quanto mi manchi e sulle  telefonate che non ci sono più tra di noi, le passeggiate e tutto questo nostro non comprenderci che ci univa alla fine in una comunione fatta di separazioni .

Potrei dire e  ci farei anche una bella figura dell'amore che mi univa a te come un motivo per vivere.  
ma basta.  Il motivo della mia sofferenza è ben altro. 
Ho spesso in mente i giorni in cui ti ho abbandonato.
 Quando i medici dopo per giorni averci cantato la canzone dell'ottimismo del " adesso ci siamo qua noi" invece si misero a dire candidamente e spudoratamente con lo stesso tono goliardico   : non possiamo fare niente " 
Non mi meravigliai, ma sentirlo dire è un colpo al cuore. 
  Lui non sapeva , perchè? ma diavolo! perchè non voleva sapere. 
Era scritto dai primi giorni , ed io da scolaretta della prima ora sapevo  da un pezzo. . Eppure  anche io mi cibavo della sua presenza per dirmi : ecco , è qua è vivo, dunque. Basta. E' vivo. 
E delle facce di grembiuli bianchi senza cuore non protestavo mai. 
ma poi era arrivato il giorno. 
Io giorno in cui hanno detto che loro non potevano fare nulla , neppure mentire  come avevano fatto finora, potevano. 
ed io,  cosa ho fatto io? 
Ho girato i tacchi e sono andata a casa. 
Non sono più tornata in ospedale. Ho atteso nel mio letto , nel mio capezzale . Ho atteso un miracolo. Ho atteso che morisse immaginando che morisse. Sapevo che moriva.
Soprattutto perchè non avrei avuto la forza di mentire come hanno fatto bene i camici bianchi.
Perchè la vita finisce prima , finisce quando ti dicono che non hai un futuro. ed allora persino il presente ti sembra una farsa. 

Oh non mi inganno.  So bene di non essere una vedova  piangente e che il mio dolore non è santo.  è soprattutto il  rimorso che dilania il mio respiro ogni volta che si muove nel mio petto silenziosamente e senza deciderlo mai.
 Ho abbandonato l'amico fraterno perchè mi stava abbandonando perchè il dolore è sempre " solo"  e la sofferenza non da spazio ad ampie camere e poi, perchè, diciamolo,  perchè siamo  tutti stronzi. 
Perchè la vita rifugge la morte il che è veramente ridicolo, alla fine. 

Cosa aggiungere. 



mercoledì 15 marzo 2017

CESARE : MARTIN MYSTERE IL PANE QUOTIDIANO E TUTTO IL RESTO CHE C'E' DI TE






non voglio lasciarlo andare via senza raccontare che persona indispensabile è stata  Cesare per  quelli che hanno avuto l’occasione di incontrarlo.
E soprattutto per me. 

Io l’ho incontrato nei primi anni 70 . era un ragazzone con tanta barba nera. 
Era allegro.  Faceva tante battute spiritose. 
Era giovane . Adesso  ci vediamo tutti così ,  senza energia  e senza felicità, ma un tempo era diverso. 

Da allora è sempre stato per me una spiaggia su cui attraccare . 

Lui diventò l’amore della mia adolescenza  , una adolescenza interminabile. 
 Poi divenne  l’amico più caro . Quello appunto dove rifugiarsi dopo la tempesta . E ce ne sono state tante di tumulti di acqua e sabbia . tanti errori e sfaceli. 
 Non giudicava mai.  
Lui diventò lo zio, come lo chiamavo per ridere quando camminavamo per le vie del centro e lui si girava a destra ed a sinistra a guardare le ragazze    Poi  è diventato  anche il mio terzo figlio  quello più grande ma anche più refrattario ai consigli. ed ultimamente, in questi ultimissimi giorni era diventato  mio padre . Malato .debole. indifeso
Ma anche nella malattia devastante  e dolorosa Cesare non si lamentava mai. Stoicamente accettava la trasformazione maligna  del suo corpo senza una protesta , senza un lamento.
La sua speranza era di tornare a casa dove aveva lasciato sua  mamma. Il suo pensiero era di non dare dispiacere a sua mamma. La  sua vita è stata dedicata alla famiglia. A suo padre. A sua madre principalmente ed a suo fratello.  Per la sua famiglia ha rinunciato a viaggiare  cosa che le piaceva molto ed anche a crearsi una famiglia.
Durante un incidente di macchina mentre la croce rossa lo portava in ospedale il suo primo pensiero era quello di avvisare la mamma. Che non rimanesse sola.
Era un fanatico collezionista di fumetti. 
 Ha scritto un libro.  Il libro  intitolato" Martin Mystere segreti e mysteri in trent'anni di avventure"  di Cesare De Sarro. Cercatelo. Troverete la sua pignoleria , la sua minuziosità ordinata. La sua personalità puntigliosa. . La sua solitudine. Le sue amicizie 
La sua passione lo aveva spinto a scrivere un libro cronologico sulle pubblicazioni e le apparizioni di questo personaggio. Ma la sua eredità  non è sicuramente  solo in questo bel libro che ha scritto .
E' dentro di me nelle cose che ci dicevamo  in quello che in tutti questi anni abbiamo fatto insieme e  quanto mi ha aiutato nei miei periodi più bui. 
Un amico fraterno
Adesso siamo tutti soli senza di lui . Il mio smart non suona più con la sua faccia. E lo faceva tutti i giorni tanto da diventare il mio pane.

Come farò senza di te caro zio?